Vivere a Ometepe (Nicaragua): la storia di Ferdinando

La pace interiore prescinde dal posto in cui si vive. Spesso si dice così. Ma nel caso di Ferdinando La Posta, nato nel ’73 a Frosinone, le cose sono andate diversamente e l’Isola di Ometepe, in Nicaragua, ha fatto la differenza. Gli ha regalato una serenità che in Italia non riusciva neanche a sfiorare, nonostante una bella casa e un lavoro soddisfacente. “Ho mollato l’Italia -racconta- a marzo dell’anno scorso, un po’ perché mi e’ sempre piaciuto viaggiare e conoscere il mondo, un po’ perché amo mettermi in discussione. E, soprattutto, perché nel Belpaese non mi trovavo più bene. Lavoravo per una multinazionale. Non mi mancava niente. Avevo tutto: la moto, la macchina, una bella casa, però ero sempre insoddisfatto. E stanco di vivere lo stress di un mondo consumistico, dove si crede che fondamentale sia piacere a tutti i costi, avere la mansarda, esibire un telefonino da cinquecento euro. Ora, forse, qui conduco una vita più semplice, non ho quasi niente, però ho trovato tanta pace. E questo èer me è fondamentale”.

OMETEPE, Nicaragua

Ma c’è stato un episodio che l’ha spinta a cambiare vita? “A gennaio dell’anno scorso 2010 -racconta- la mia azienda annuncia tagli del personale. E ci fa sapere che ci sarebbero stati incentivi per gli esodi volontari. A quel punto, prendo la palla al balzo. Lascio il mio lavoro. A Marzo ero su un aereo con direzione San Jose’, in Costa Rica.  Lì rimango per quasi un mese, girovagando. Il Costa Rica mi e’ piaciuto moltissimo. Però, é un posto già sviluppato, dove, per avviare un’azienda, servono tanti soldi. E non parlo della concorrenza spietata che c’è tra le pizzerie italiane. Insopportabile!”

Poi cosa è successo? “Dietro suggerimento di tre turisti francesi -dice-  parto per il Nicaragua, che non conoscevo per niente. Arrivo sull’ isola di Ometepe. Me ne innamoro subito. Un paradiso. Si trova in mezzo al lago Cocibolca, immenso. Due vulcani. Mi sento subito a casa mia. Gli abitanti sono  molto ospitali. L’isola ha una vegetazione ricca, e’ riserva della biosfera. A volte mi sembra di essere tornato indietro di cinquanta anni. Le strade sono di pietra, qui si cucina ancora con la legna. Maiali e galline gironzolano liberi. Un altro mondo. Il ritmo di vita e’ lento. Non sono più sottoposto alla vita stressante, che avevo in Italia. Qui tutto si fa con calma. Certo, l’isola di Ometepe non ti permette di arricchirti, ma, di sicuro, ti lascia vivere in modo intenso. Aggiungo, però, che le prospettive di crescita ci sono. Stanno arrivando sempre più turisti: nord americani ed europei. E’ una terra ancora vergine, in cui manca quasi tutto. Penso ad attività legate al turismo. Si possono organizzare  tour sull’isola. Le idee non mancano”.

Ferdinando per ora va avanti con il suo bar-ristorantino. “E’ ovvio -aggiunge- ci sono periodi di punta, altri in cui si lavora meno. Ma mi va bene. E sa perché? Lavoro scalzo e con il costume da bagno. In piena libertà, perché sono sulla spiaggia”.

Il posto è tranquillo. Non ci sono episodi di microcriminalità. Fa sempre caldo, rare sono le piogge. La vita non è cara. “Qui –dice- si può vivere abbastanza bene con 400 euro mensili”. Non ci sono molti italiani e i pochi residenti sull’isola lavorano nel turismo, nei ristoranti”.

Capitolo sanità? “Ho sentito dire -replica- che a Managua ci sono buoni medici e centri medici. Certo, in caso di problemi gravi, è meglio spostarsi nei grandi centri e ricevere un’adeguata assistenza sanitaria”. Per il resto, a sentire Ferdinando con cinquantamila euro si possono avviare attività redditizie. Tipo? “Beh -risponde- comprare un terreno e costruire un hotel. Con il passare del tempo, però, i prezzi stanno aumentando”. Meglio approfittare subito.

Si mangia bene sull’isola? Secondo il barista, sì, e soprattutto la frutta è ottima.  Si consuma molto pesce, economico. E poi, pollo, riso prodotto in Nicaragua.

Posti imperdibili? Ferdinando consiglia: un giro per il Rio Sañ Juan fino a raggiunge l’ Atlantico. Poi Corn Island, un vero paradiso caraibico. E ancora, città come Granada e Leon. Sempre nel lago Cocibolca raccomanda un salto nell’ arcipelago di Solentiname, che forse e’ anche più suggestivo di Ometepe. Per chiudere una visita sul Pacifico a San Juan del Sur, meta prediletta dei surfisti”.

Collegamenti con l’ Italia? “Si può arrivare da Managua –fa sapere- o partire dal Costa Rica, da San Jose’. Poi con un autobus si arriva alla frontiera”. Ferdinando tiene a lasciare questo messaggio ai lettori del nostro sito: “Non mi sono pentito della mia scelta. Ora vivo felice e meno stressato. L’ Italia non mi manca. Provo nostalgia per i miei cari e un po’ per la cucina e i prodotti italiani. A chi è stufo di vivere in Italia consiglio di provare, di buttarsi e ricominciare altrove. Si può fare: basta crederci, ognuno e’ artefice del proprio destino”.

A cura di Cinzia Ficco