Angelica: abbiamo lasciato l’Italia per l’Uruguay

A cura di Maricla Pannocchia

Per via del marito uruguayano, a un certo punto è stato quasi naturale per Angelica, di Rovereto, lasciare un’Italia che la faceva sentire stressata per via della pressione di uno stile di vita serrato, alla volta dell’Uruguay. Ecco che la coppia, con dei bambini piccoli, si è trasferita in un terreno di proprietà, lontano dalla capitale. Angelica racconta sia i momenti di gioia (vedere la bioluminescenza nell’oceano o i figli cavalcare) sia le difficoltà, affrontate principalmente durante i primi due anni. In quest’intervista, quindi, abbiamo modo di conoscere più da vicino un Paese di cui non sentiamo parlare molto spesso per capire come trasferirsi lì o, semplicemente, come organizzarvi una vacanza meravigliosa.

Ciao Angelica, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao a tutti, mi chiamo Angelica, ho 44 anni e sono italiana, precisamente di Rovereto (in provincia di Trento). Sono cresciuta in una famiglia amante dei viaggi e della cultura e, fin da piccola, ho avuto la fortuna di conoscere moltissimi posti meravigliosi, sia in Italia sia all’estero. Nonostante questo, non avrei mai pensato di finire a vivere così lontano da casa!!! Infatti, da 8 anni mi sono trasferita con mio marito e i miei figli in Uruguay!

Cosa ti ha spinta a lasciare l’Italia?

A volte avevo pensato di fare qualche esperienza lavorativa all’estero per unire, come si suol dire, “l’utile al dilettevole”… poter guadagnare, visitare posti nuovi e, perché no?, imparare magari una lingua straniera. Però al tempo ero molto timida e un po’ spaventata da questa prospettiva. Nel frattempo mi sono fidanzata con il mio attuale marito e l’economia italiana purtroppo ha iniziato a vacillare, così abbiamo iniziato a valutare un “piano di fuga” nel caso le cose dovessero peggiorare. Avevamo qualche risparmio e così ci siamo comprati un pezzo di terra in un paesino agreste dell’Uruguay.

Perché proprio l’Uruguay?

Mio marito è uruguayano e era arrivato in Italia qualche anno prima per conoscere i luoghi dei suoi avi (lui è discendente italiano) e poi, siccome in quel momento c’era lavoro e si guadagnava bene, si è fermato. Ci siamo conosciuti e, come nei film, è scoccato il colpo di fulmine. L’anno dopo ci siamo sposati e poi abbiamo avuto tre bambini. Io, quindi, ho iniziato a fare la mamma a tempo pieno, ma mantenere una famiglia con un solo stipendio cominciava a essere dura…già non potevamo permetterci le nostre uscite fuori porta, poi nemmeno uscire a cena… valeva la pena vivere così? Eravamo stressati dal ritmo frenetico e serrato, dai conti da pagare…e così abbiamo iniziato a sognare l’Uruguay. Il terreno lo avevamo, potevamo finalmente avere una casa tutta nostra, in mezzo al verde, con ritmi più lenti. Era davvero allettante. Nonostante ciò, ci abbiamo messo un po’ a decidere, ma poi alla fine siamo partiti.

Come sei stata accolta dai locali e com’è la tua vita quotidiana nel Paese?

Abbiamo deciso di trasferirci in dicembre perché in Uruguay inizia l’estate così le bambine (Nico era un bebè) avrebbero avuto tempo di abituarsi prima di iniziare la scuola (a marzo). Il paesino (circa 2500 abitanti), che si chiama Nuevo Berlín, essendo stato creato da una colonia tedesca, è in mezzo ai campi in un luogo tranquillo sulle rive del fiume Uruguay. Un vero paradiso per crescere dei bambini, ma ovviamente c’era il rovescio della medaglia…la gente ci guardava con diffidenza e, siccome venivamo dall’Italia, anche con una certa invidia pensando che fossimo molto ricchi. Tutti mi facevano la stessa domanda: “Italiana? E che ci fai qui?”. Per fortuna c’erano anche persone carinissime che ci hanno aiutato nei primi tempi e a cui ci siamo legati. Con l’inizio della scuola, poi, pensavo sarebbe andata meglio. Sono una persona molto socievole quindi pensavo che mi sarei fatta molte amiche tra le mamme. Mi dicevo, “E’ gente latina, molto aperta, sarà facile”. Invece è stata una vera delusione. Qui ognuno rimane nel suo giro di amicizie e non si sforza per conoscere persone nuove. È difficilissimo andare oltre al “buongiorno” e al “buonasera”. Per me è stato un trauma. Mio marito andava al lavoro, le bimbe a scuola ed io restavo sola col piccolo tutto il giorno. Mi facevo lunghe passeggiate lungo il fiume e mi godevo la natura. Ma volevo poter fare qualcosa! Ho iniziato a vendere vestiti e oggetti al mercatino delle pulci domenicale. Vedevo gente e mi tiravo un po’ su. E guadagnavo pure qualche soldo, che non era male. Col tempo ho trovato lavoro come insegnante d’italiano e quella è stata la svolta.

Sei professoressa di lingua e cultura italiana e ami diffonderle. Quali sono gli episodi in merito che ti sono rimasti più nel cuore?

Dopo quattro anni, ho ricevuto una proposta di lavoro davvero bellissima. C’era un progetto dell’ambasciata per insegnare lingua e letteratura italiana nelle scuole e cercavano docenti. Io ho il diploma magistrale, ma qui era difficilissimo produrre tutti i documenti che servivano a renderlo valido per lavorare come maestra. Avevo cercato lavoro anche in molti altri ambiti, ma la città dista 40 km e coi bimbi piccoli era davvero ingestibile. E qui in paese vanno per conoscenze… certo, a Montevideo avrei potuto lavorare alla scuola italiana (lì il mio diploma è valido) ma noi viviamo a 300 km di distanza quindi per me quello è stato un vero miracolo!

L’accoglienza delle colleghe il primo giorno è stata fantastica ed è continuata per tutto l’anno, con un affetto genuino. Mi hanno fatta sentire subito parte del gruppo ed è stata una sensazione bellissima! Finalmente, al di là della famiglia, avevo trovato il mio posto in questo Paese! E vedere l’entusiasmo con cui i bimbi si avvicinavano alla nostra lingua era davvero appagante. L’episodio più bello di tutti è stato quando, a fine anno, i bambini mi avevano preparato un cartellone tutto scritto in italiano e avevano persino fatto una petizione per chiedere che l’anno seguente ci fossi ancora io come insegnante!!! Ora lavoro anche via Zoom con gli adulti e la settimana scorsa ho fatto una supplenza. Le signore del gruppo sono rimaste così contente che volevano restassi io al posto dell’altra professoressa! Sono soddisfazioni.

Hai dovuto affrontare delle difficoltà? Come le hai superate?

I primi tempi qui in Uruguay (i primi due anni diciamo) sono stati davvero difficili. La casa era tutta da finire ( la “scatola esterna” l’ha costruita mio suocero, che ha sempre lavorato nell’edilizia, ma il resto lo abbiamo fatto noi) e abbiamo vissuto per un periodo senz’acqua corrente (andavamo da mio suocero con i secchi), con una sola lampada per tutta la casa, e con i pavimenti di terra battuta. Quando pioveva, fuori c’era fango ovunque ed io, abituata alla mia cittadina tutta pulita e ben tenuta, uscivo di testa. Ho pianto molto, ho avuto attacchi di panico, ma non ho mai mollato. Ero e sono tuttavia convinta della mia scelta. Qui si può vivere una vita con un ritmo più umano e questo non ha prezzo. E poi, ogni mattone che mettevamo, ogni rubinetto da poter aprire o luce da poter accendere, erano una vera vittoria. E, in effetti, si apprezza tutto molto di più quando si conosce il sacrificio che c’è dietro alle comodità che diamo troppe volte per scontate. È stata una bella scuola di vita. C’è da dire che l’affiatamento e l’unità che ci sono nella mia famiglia sono stati fondamentali per superare i periodi più difficili e le tensioni senza arrivare a tirarci i piatti o peggio!!! E ora, quando raccontiamo a qualcuno di quel periodo, riusciamo persino a riderci su.

Come hanno reagito famigliari, amici e parenti davanti alla notizia del tuo trasferimento?

Quando abbiamo raccontato la nostra decisione di partire ai nostri cari ovviamente ci sono state reazioni diverse. Chi ci dava dei pazzi e chi ci diceva che facevamo bene, vista la situazione, e che, se avessero potuto, lo avrebbero fatto anche loro. In ogni caso, però, poi alla fine tutti ci hanno appoggiati. Poi per fortuna, grazie alla tecnologia, ora è molto facile restare in contatto e questo di certo aiuta a combattere la nostalgia.

Sei innamorata dei viaggi. Cosa rappresentano, i viaggi, per te?

Ho sempre amato i viaggi. Dico sempre che se vincessi la lotteria ( peccato che non gioco ) farei il giro del mondo. Di questo ringrazio tanto i miei genitori per avermi portato in giro ovunque già da piccolissima. Ed io, che per fortuna ho un marito che condivide questa passione, ho fatto altrettanto con i miei figli. Le vacanze in tenda con culla al seguito erano una cosa normale, mia figlia più grande ha fatto il primo volo oltreoceano a sette mesi… Cerco di trasmettere loro la curiosità per le piccole cose che ogni luogo può offrire. L’apertura a cibi, culture e usanze diverse. La consapevolezza di quanto ogni esperienza ci possa arricchire e aprire la mente. E i frutti si vedono! Per esempio, l’ultima volta al museo di storia di Montevideo, mio figlio di 8 anni, che adora l’Antico Egitto, è rimasto affascinato per quasi 2 ore ascoltando a bocca aperta tutto ciò che il padre gli spiegava sui vari reperti. Normalmente in due ore un bimbo della sua età farebbe il giro di tutto il museo! In genere facciamo in modo che l’esperienza di viaggio inizi ancora prima di partire. Decidiamo la meta in base ai tempi che abbiamo, poi cerchiamo, anche insieme ai ragazzi, tutte le cose interessanti da fare, vedere (e mangiare!) in quella zona. Facciamo in modo che ce ne sia un po’ per tutti i gusti così che ognuno di noi sia soddisfatto e contento. Non mancano anche le fughe a 2 all’opera o in altre attività, che riserviamo per quando saranno più grandi per poterle apprezzare.

Ti è mai capitato di sentirti in pericolo?

Una volta, quando ero adolescente. Ero a Roma con mio padre, siamo saliti su un autobus sovraffollato e siamo rimasti separati. Un vecchio ha iniziato ad allungare le mani. Ho messo il borsone in mezzo per evitare che raggiungesse il suo scopo, ma non sapevo né come sfuggire a quella situazione né come avvisare mio padre. È stato orribile. Mi sono sentita in pericolo anche a Buenos Aires. Era la prima volta che visitavo l’Argentina ed avevo sentito tanti racconti su quanto sia pericolosa in certe zone. E, in effetti, dopo soli 5 minuti che eravamo sul treno hanno rubato due biciclette praticamente sotto i miei occhi. È successo tutto così in fretta. I proprietari erano disperati perché il treno è ripartito e quindi non potevano cercare di recuperarle. Io ero seduta lontano da mio marito perché era tutto pieno. Continuavano a salire persone a chiedere l’elemosina o vendere qualsiasi cosa. Sbirciavo di continuo nel riflesso del vetro perché quelli dietro di me avevano cercato di sfilarmi uno zaino da sotto il sedile. Per fortuna mio marito li ha visti e mi ha avvisata in tempo. Giuro che non vedevo l’ora di scendere da quel treno. Infine in Tunisia, dove ho partecipato a un’escursione nel deserto. L’autista dello sgangheratissimo autobus guidava come un pazzo e ci è mancato poco che finissimo in un dirupo! Tutti si sono messi a urlare. All’ultimo, con una manovra in extremis, è riuscito a controllarlo ma sono stati secondi di paura.

Angelica Uruguay

Che cosa consiglieresti alle persone che vorrebbero cambiare vita ma non sanno da che parte cominciare?

Prima di tutto pensateci su. Partire all’avventura non è per tutti. Bisogna valutare i pro e i contro, avare un capitale minimo di partenza, valutare le possibilità lavorative in loco, il costo della vita, la burocrazia, ecc.

Preparate un piano delle tempistiche che richiederanno i vari passaggi (imballare le vostre cose, eliminare il superfluo, lasciare casa, chiudere le utenze, lasciare il lavoro e la scuola, fare tutti i documenti, ecc.) ma soprattutto si deve capire se si è davvero pronti a cambiare vita. Lasciare famiglia, amici, abitudini, cibi, lingua non è per niente facile. L’entusiasmo dato dalle novità poi passa e bisogna reinventarsi in un ambiente che non si conosce e in cui, in particolare agli inizi, si è soli. Una cosa da non sottovalutare quando si pensa a dove trasferirsi sono i costi degli eventuali viaggi per le visite a casa. Se andate dall’altra parte del mondo e siete una famiglia come noi, non potrete certo andarci spesso perché diventerebbe molto costoso. Noi, per esempio, siamo tornati in Italia una sola volta quattro anni fa, ma per ora, con i prezzi attuali dei voli, non ci possiamo permettere di viaggiare in 5 e non sappiamo quando potremo tornare a vedere i luoghi e le persone care. Se potete andate nel nuovo Paese almeno una volta prima di trasferirvi lì, così vi fate un’idea. Se siete convinti, allora lanciatevi!!!

Quali sono le esperienze più belle che hai vissuto in Uruguay?

Vedere la bioluminescenza nell’oceano credo sia stata una delle esperienze più emozionanti della mia vita. L’avevo vista solo nei documentari in televisione, ma dal vivo è magica! Anche il santuario dei leoni marini nella riserva di Cavo Polonio è impattante. Vederli liberi, nel loro habitat naturale, a migliaia e a pochi metri da te, fa un certo effetto. E poi vedere i miei figli che non erano mai montati a cavallo trottare a pelo (senza sella) come se fosse la cosa più normale del mondo! E poi, più grandi, vederli sfilare accanto al padre con i vestiti tipici nelle feste folkloristiche.

Che consigli daresti a chi desidera visitare il Paese e quali, invece, a chi vorrebbe trasferirsi lì?

Sicuramente Montevideo offre molte più possibilità sia per gli alloggi sia per il lavoro e le scuole rispetto ai paesini ma è anche più cara e, in certe zone, molto pericolosa. Nell’entroterra è molto tranquillo e si può comprare un terreno o una casa intera a ottimi prezzi (il cambio ci è favorevole). La gestione dei documenti all’inizio è tutta a Montevideo e non è molto rapida. Costruire casa o aprire un’attività è molto più facile che in Italia e ci sono meno costi. Salute e istruzione sono buoni in tutto il Paese ma, ovviamente nella capitale, ci sono più possibilità. Salto e Paysandú sono i due grandi centri cittadini all’interno, offrono molto rispetto ai piccoli centri e sono più tranquilli di Montevideo. Molto dipende anche da voi. Siete più cittadini o amanti della natura? Lavorate da remoto? Che titoli avete? Sono domande importante da porvi per scegliere dove andare a parare, ma si può sempre cambiare!

Hai una filosofia di vita?

Vivi e lascia vivere… odio che mi dicano che cosa devo fare o come devo essere e chi sono io per dirlo agli altri? E poi essere grati. È difficile, non ci riesco sempre, ma ci sto lavorando. Abbiamo così tanto e lo diamo per scontato. Anche solo aprire gli occhi al mattino è un dono: vuol dire che siamo vivi! E non parlo solo delle cose positive. Per quanto dolorose siano state, sono grata anche a tutte le cose negative che mi sono successe durante la vita perché mi hanno resa ciò che sono. E l’ultima… alimenta sempre il tuo bambino interiore, non smettere mai di sognare e di meravigliarti.

Un episodio divertente che ti è successo mentre eri in viaggio…

Fidanzati da poco, era il nostro primo viaggio insieme, on the road lungo tutta la costa di Francia e Spagna fino a Barcellona. Avevamo la tenda ma la prima notte eravamo troppo stanchi e abbiamo dormito in macchina. Mio marito ha messo fuori le scarpe. La mattina dopo diluviava. La sua faccia quando si è ricordato che le scarpe erano fuori è stata uno spasso!!! Se ci penso rido ancora!

Quella volta in cui, in viaggio, hai fatto o detto qualcosa che pensavi che non avresti fatto o detto mai…

Avevo il terrore di volare ma capivo che ciò mi precludeva conoscere tanti posti meravigliosi, così ho deciso di lanciarmi Era il mio primo viaggio in aereo e l’ho fatto completamente da sola! L’amica con cui avevo organizzato la vacanza in Tunisia ha cancellato all’ultimo minuto. Stavo per fare altrettanto, ma poi mi son detta: perché perdere l’occasione? Mi sono armata di coraggio e sono partita. Ho fatto bene a vincere le mie paure perché è stata una vacanza bellissima! Ho conosciuto altre due ragazze che erano partite da sole e abbiamo continuato a scriverci per anni!

Il cambiamento per te è…

Un’avventura e l’inizio di mille possibilità. A volte, però, non nascondo che mi mette ansia perché tendo a voler tenere tutto sotto controllo. Nel personale, è anche un cammino quotidiano perché ogni giorno siamo diversi, ogni esperienza vissuta ci cambia e noi stessi possiamo cambiare il modo in cui ci poniamo davanti alle cose…

Vivere significa…

Approfittare nel migliore modo possibile del tempo che ci viene concesso su questa Terra ma senza sensi di colpa se un giorno il modo migliore possibile per me fosse fare zapping tutto il giorno sdraiata sul divano! Ci hanno inculcato un po’ troppo l’idea che dobbiamo essere produttivi ma sto cercando di ridimensionare la cosa. E, ogni volta che posso e ne sento il bisogno, mi concedo del tempo per me. Il “dolce fare niente” a volte è tutta salute, però è anche condivisione. Non mi vedrei proprio a vivere una vita in solitudine. La famiglia che ho formato è sicuramente la cosa più importante di tutte per me.

Piani per il futuro?

Tanti sogni nel cassetto, ma non è il periodo giusto. Ci piacerebbe molto aprire un’attività a conduzione famigliare, ma siamo indecisi se imbarcarci nell’impresa oppure aspettare qualche anno e, quando i figli partiranno per studiare altrove, comprare un camper e fare il giro di Argentina, Brasile, Chile e Perù…

Per contattare Angelica:

acilegna.s@hotmail.it