Alessandra: sono venuta a Santa Monica per sfondare nel mondo del cinema

A cura di Maricla Pannocchia

Chi, guardando i films di Hollywood, non ha mai sognato di trovarsi proprio lì, sulle lunghissime spiagge di Santa Monica o in eleganti quartieri di Los Angeles? Alessandra, 36enne originaria di Bolzano, è sempre stata appassionata di recitazione e, dopo un’esperienza di studio in California, per imparare l’inglese, che è stata molto positiva, ha deciso di tornarci per inseguire il suo sogno di diventare attrice.

“Le persone a me care non sono state tanto stupite dal trasferimento quanto dal mio voler studiare recitazione” racconta Alessandra, “Certo, sapevano che era il mio sogno di sempre, e infatti mi hanno appoggiata. Provenendo da una piccola realtà, mi sono sempre vergognata di avere un sogno così grande.”

Il costo della vita a Santa Monica o Los Angeles è molto alto rispetto a quello che c’è in Italia e, come racconta Alessandra, “Ciò si rivela nel fatto che l’americano medio fa due o tre lavori per vivere e abita con altre persone.” Al momento, Alessandra sta studiando recitazione presso un conservatorio (i costi partono da 11.000 dollari per un anno e possono arrivare a molto di più, in base alla scuola scelta e alla sua fama) ma è pronta, per il futuro, a spostarsi anche fuori da Los Angeles. “Ci sono molti attori europei che lavorano in produzioni americane pur non vivendo qui” racconta la donna, “Adesso che ho imparato a muovermi meglio da sola e che ho superato tante difficoltà, sento di essere pronta a muovermi in base a ciò che mi riserverà il destino. Quel che è certo, è che continuerò a inseguire il mio sogno perché qui, prima o poi, se lavori duramente e hai stoffa, ti verrà data la tua occasione.”

Alessandra Rosa

Ciao Alessandra, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni… 

Ciao, per prima cosa mi presento con il mio vero nome, mi chiamo Alessandra Rosa (ma tutti mi chiamano Ally), sono di Bolzano e ho 36 anni.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia? 

Qualche anno fa ho deciso di lasciare l’Italia per seguire il mio sogno di diventare attrice e di ricevere quindi un training attoriale nella città dei films e delle serie tv. Cercando informazioni sulle scuole, ho trovato un conservatorio di recitazione a Los Angeles, che era indirizzato anche a studenti internazionali.

Vivi a Santa Monica da 3 anni. Come mai hai scelto di trasferirti proprio lì? 

Il conservatorio che frequento inizialmente si trovava a Santa Monica, città che ho sempre amato per i suoi colori e le vibes positive. Ora il conservatorio si è spostato a Culver City ma io ho deciso di restare a vivere a Santa Monica perché è dove mi sento più a casa.

Puoi raccontarci di più di quest’esperienza al conservatorio di recitazione?

Frequentare questa scuola mi permette, in primis, di concentrarmi sulla mia passione e di capire il lavoro e le tecniche che ci sono dietro il mestiere dell’attore e, in più, mi da l’opportunità di conoscere gente e culture da tutto il mondo essendo, appunto, una scuola aperta anche agli stranieri. All’interno di questa scuola ci sono diversi acting coaches davvero competenti, pieni di passione, che t’insegnano passo dopo passo come costruire un personaggio e come stare davanti a una telecamera. Studiamo ogni tipo di tecnica, da Stanislavski a Stella Adler passando per Strasberg, Uta Hagen ecc. Facciamo lezione d’improvvisazione e impariamo come analizzare un copione.

Che consigli daresti ad altre persone interessate a vivere un’esperienza simile? 

Se dovessi dare un consiglio direi sicuramente di fare delle ricerche prima e, magari, di venire a vedere la città e la realtà di qui prima di considerare un trasferimento definitivo. Io ero già venuta qui nel 2014. Vi ho trascorso 6 mesi con EF per studiare la lingua, quindi, posso dire che già avevo un’idea di come fosse vivere qui, anche se molte cose sono un po’ cambiate da allora.

Allo stesso tempo, a un certo punto bisogna anche buttarsi e vedere come va perché, finché non proviamo, non avremo mai una risposta. Il tutto è diverso da persona a persona. Dipende anche da quanto uno è adattabile. Bisogna aver ben chiaro che tipi di sacrifici si è disposti a fare per poter restare qui a lungo, anche in base a quella che è la vita della persona in quel momento. Molto dipende dalle finanze e possibili entrate di partenza, perché ricordiamo che negli Stati Uniti non esiste il visto studente/lavoratore. Quindi, soprattutto se si è già in età adulta, bisogna tener conto della possibilità di non avere un posto proprio e di dover magari condividere gli spazi con persone che non si conoscono, con culture diverse dalla nostra.

Quali sono, indicativamente, i costi coinvolti per studiare recitazione lì? 

I costi delle scuole e della vita a Los Angeles sono decisamente diversi da quelli a cui siamo abituati in Italia, e lo dico nonostante io venga da una delle città con costo della vita più alto in Italia. Ogni scuola, in base anche a quanto sia famosa e rinomata, ha un determinato prezzo ma, generalmente, si parte dagli 11.000 dollari l’anno per arrivare anche a 60.000 o 75.000. Ovviamente, non sono scuole paragonabili fra loro.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta? 

I miei amici e parenti hanno preso positivamente la notizia e non credo che ne siano stati particolarmente sorpresi. Come si dice qui, “They had it coming” (“Se lo sentivano”). Da quando sono rientrata dalla mia prima esperienza di sei mesi in California, ho sempre espresso il desiderio di tornarci. Forse ciò che più li ha scioccati è stato sapere che volevo studiare recitazione. Nonostante fosse il mio sogno fin da bambina, venendo da una piccola città con una mentalità non sempre incline ad abbracciare grandi sogni e progetti, non avevo mai avuto il coraggio di esprimere questo mio desiderio ad alta voce. Ne ero imbarazzata, temevo il giudizio delle persone e che potessero demolire le mie speranze e aspettative. Fortunatamente, ho avuto il supporto di tutte le persone che contano per me. Sia dalla mia famiglia sia degli amici ho ricevuto la comprensione nel voler quantomeno provare a fare qualcosa che amassi, per non ritrovarmi, un giorno, a vivere di rimpianti. Ho ricevuto anche ammirazione per il coraggio di mollare tutto ciò che conoscevo e trasferirmi in un altro continente senza alcun appoggio. Spesso tendo a demolirmi, pensando che ad oggi non rispetto ciò che la società si aspetta da una donna di 36 anni, ma poi i miei amici mi ricordano che non tutti hanno il coraggio di fare un salto nel buio simile.

Come ti sei organizzata prima della partenza? 

Per quanto riguarda il prepararmi a venire a vivere qui è una domanda che ricevo spesso da persone sui gruppi Facebook dedicati agli italiani all’estero o che vogliono trasferirsi. Mi viene chiesto spesso come ho fatto, chi mi ha aiutata, se ho pagato qualcuno ecc. La verità è che ho fatto tutto da sola. Passata la parte burocratica, per il resto mi sono sempre buttata un po’ all’avventura. Magari prenotavo una stanza per il primo mese, giusto per avere un appoggio appena arrivata, ma poi ho sempre pensato che fosse meglio cercare sul posto la soluzione adatta. Non sono mai stata una viaggiatrice meticolosa. Sono il tipo di persona che prepara la valigia per andare via un anno la sera prima  Rendo meglio quando sono un po’ sotto pressione, quindi, nel momento in cui mi serve qualcosa o devo affrontare un problema, cerco la soluzione. Devo dire che, finora, tutto ciò mi ha fatta crescere molto. Ho imparato ad arrangiarmi e ad avere spirito d’iniziativa in qualsiasi situazione.

Vivere negli Stati Uniti non è semplice. Puoi raccontarci il tuo percorso burocratico? 

Quando si viene negli Stati Uniti con un visto studente F1, la scuola manda un documento che si chiama i20 per poter far domanda all’ambasciata americana/consolato per il visto. Ci sono un paio di tasse da pagare (generalmente la procedura può costare tra i 500 e 600 Euro) e un modulo da compilare sul loro sito ufficiale. Il questionario è lunghissimo e devo dire che, a parte chiedere tutto sulla tua istruzione, esperienza lavorativa, famigliari ecc., include diverse domande curiose per sapere se hai mai preso parte ad attività criminali. Una volta completata questa parte, si prende appuntamento in ambasciata o al consolato per l’intervista. Forse questa, la prima volta, può sembrare la parte più angosciosa, soprattutto perché si sentono un sacco di storie e miti ma, in realtà, ogni volta in cui ho fatto questo iter, tutto è andato sempre molto liscio, soprattutto quando si va per studio e si può dimostrare di potersi sostenere finanziariamente per la durata degli studi, raramente ci sono intoppi (ma tutto può succedere). Per il governo, è importante vedere che chi fa domanda ha un forte legame con il proprio Paese, come famiglia o proprietà, qualcosa che provi che la persona sia intenzionata a rientrare una volta finiti gli studi.

È stato facile adattarsi allo stile di vita lì? 

Adattarsi allo stile di vita qui credo che sia stato più semplice all’inizio di quanto non lo sia ora. Appena si arriva tutto è nuovo ed eccitante, c’è cosi tanto da vedere e da sperimentare, si conoscono molte nuove persone e si ha l’entusiasmo di quando si comincia una nuova avventura. A parte lo shock iniziale sui prezzi, direi che mi sono adattata e trovata bene sin da subito. Magari la prima settimana ci si può trovare un po’ spaesati ma è una sensazione che a me è passata in fretta. In più, essendo amante del cinema da sempre, per me venire a Los Angeles ha rappresentato la realizzazione di uno dei miei sogni più grandi e, quindi, solo trovarmi nelle ambientazioni che ero abituata a vedere soltanto sul grande schermo, mi dava una forza vitale immensa. Diversa è invece la mia percezione oggi perché, a un certo punto, la magia svanisce e tutto diventa la normalità, per cui si fa più caso alle cose che non vanno.

Com’è una tua giornata tipo? 

La mia giornata tipo può consistere in una o due lezioni di recitazione, la ricerca di provini e registrazione di self tapes per candidarsi alle varie audizioni, studio e un po’ di attività fisica all’aperto. Da circa 6 mesi, ho cominciato a fare volontariato per un’organizzazione che salva gatti dalla strada o da canili/gattili che praticano l’eutanasia. Devo dire che questa aggiunta nella mia routine quotidiana ha apportato un cambiamento decisamente positivo sia perché amo gli animali sia perché avevo bisogno di fare qualcosa che non fosse finalizzato solo a me stessa ma che mi desse l’opportunità di focalizzare le mie energie su altro, di poter contribuire in qualche modo a fare qualcosa di buono. La strada della recitazione è fatta di mille no e un sì ogni tanto qua e là, lo si mette in conto quando s’inizia, e può essere dura continuare a credere in sé stessi e trovare la motivazione per andare avanti, per quello è fondamentale trovare altre cose nella vita che siano importanti per noi e che ci diano soddisfazione.

Quali sono le tue ambizioni lavorative e come mai pensi che Santa Monica sia il posto ideale in cui nutrirle? 

La mia ambizione, sinceramente, è di trovare la serenità, indipendentemente dal risultato. Sicuramente l’idea di potermi mantenere solo grazie al lavoro di attrice sarebbe il raggiungimento più grande da un punto di vista lavorativo ed è importante puntare sempre in alto ma sono consapevole che la strada è lunga e la competizione è tanta. Non sono mai stata interessata alla fama o a guadagnare cifre da capogiro, quella parte di questo lavoro non m’interessa o attira particolarmente. Vorrei poter lavorare con persone di talento, imparare ed essere ispirata da loro. Non credo che Santa Monica o Los Angeles siano gli unici posti in cui poter realizzare questo sogno. Se questo lavoro mi portasse da qualche altra parte nel mondo non mi tirerei indietro. L’importante è continuare a lavorare duro, ovunque ci si trovi.

Hai già avuto esperienze sul set in America? 

Ho avuto un paio di esperienze su set importanti, con ruoli decisamente minori, ed esperienze con films studenteschi. Come ricordavo prima, qui non esiste il visto studente/lavoratore quindi le cose che si possono fare sono limitate ma, al momento, sto facendo il mio opt, che è un documento che permette di lavorare legalmente per 12 mesi, solo ed esclusivamente nel proprio campo di studi. Scaduto l’opt, si vedrà. L’obbiettivo sarebbe di passare dal visto studente al visto 01, che mi permetterebbe di essere ingaggiata come attrice fino a un massimo di 5 anni.

Pensi che gli stipendi siano in linea con il costo della vita? 

Gli stipendi qui sono molto diversi da quelli che ci sono in Italia. Di media, ad esempio, un/una cameriere/a può prendere sui $2500 al mese, ma anche il costo degli affitti è molto diverso da quello medio nel nostro Paese. Quello che generalmente si paga in Italia per un quadrilocale, qui si paga per un monolocale. E parliamo solo di affitti. I costi delle case meglio lasciarli stare. A ciò bisogna aggiungere il costo della spesa e delle attività, per non parlare dell’assicurazione medica. L’americano medio fa due, se non tre, lavori diversi. É difficile che una persona si possa mantenere da sola, pagando un affitto con un solo lavoro in un ristorante o in un negozio.

Ecco perché tantissimi americani abitano con dei co-inquilini, nonostante siano già in età adulta e con un lavoro fisso. Una realtà che probabilmente verrebbe vista un po’ male in Italia ma che qui è la normalità. Ovviamente parliamo solo di Los Angeles, non di tutta la California o degli Stati Uniti per intero. Qui, inoltre, il divario fra ricchi e poveri è immenso. La situazione dei senzatetto è sempre più grave e non serve andare in zone “malfamate” per vedere questa realtà. La si trova davanti alle case da 7 milioni di dollari.

Puoi dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune? 

Qui tutto costa tutto dieci volte di più rispetto all’Italia. Per la benzina credo siamo abbastanza in linea con i prezzi dell’Italia, in base anche a quale si sceglie e a dove si va a farla. Al momento, per la benzina standard siamo tra i 5 e i 6 dollari a gallone. Per il cibo vale la stessa cosa. Dipende da dove si fa la spesa. In supermercati come Erewhon, dov’è tutto bio e dove fanno la spesa le celebrità, con $100 dollari si esce con 5 cose, ma in supermercati come Trader Joe’s o Ralph si può fare una spesa decente senza spendere cifre assurde. Resta il fatto che la qualità dei prodotti non è neanche paragonabile a quella italiana e vale per tutto. La qualità del made in Italy qui ce la scordiamo.

Come ti sei mossa per cercare un alloggio? 

Come accennavo prima, ho prenotato una stanza per il primo mese su Airbnb, giusto per avere un appoggio, e poi ho cercato sul posto. Il primo anno ho cambiato sistemazione 5 volte, fino a che non ho trovato quella giusta, in cui sono tuttora, che mi fa sentire a casa. Non credo che si possa trovare la sistemazione definitiva prima di partire, a meno che uno non si trasferisca con la propria azienda e non gli venga già fornito un alloggio. Quando ci si trasferisce in un nuovo posto, ci si deve dare il tempo di conoscere la zona, i vari complessi, i prezzi, i servizi ecc. Almeno per me, il primo periodo di “instabilità”, in cui pagavo solo mese per mese, è stato fondamentale per permettermi di continuare a cercare il posto giusto per me. Tuttavia, non credo che dove vivo ora sarà dove vivrò in futuro. È sempre e comunque una sistemazione temporanea.

Quali sono i prezzi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto? 

Eh, a Los Angeles è difficile dirlo. Non c’è una media, i costi possono cambiare tantissimo da zona a zona, se parliamo di tutta la contea di Los Angeles. Sicuramente, le zone di Hollywood, Beverly Hills, Venice, Santa Monica, Westwood, Brentwood ecc. sono tra le più costose. Uno studio oggi si aggira sui $2300 al mese. Una stanza privata con bagno privato in appartamento condiviso sui $1700/$1800 mensili. Come dicevo, l’americano medio fa due o tre lavori contemporaneamente e condivide gli spazi. Se parliamo di vivere bene e spendere il giusto secondo i nostri standard direi che Los Angeles non è la città ideale perché, comunque, è necessario vivere in zone sicure. Io per mantenermi qui ho fatto due prestiti in banca, per i primi anni avevo una casa in affitto di proprietà a Bolzano, che di recente ho venduto. Anche per questo motivo considero il mio futuro a Santa Monica molto incerto al momento. Ora che ho i mezzi per spostarmi e so come muovermi un po’ ovunque, sto valutando di spostarmi fuori da Los Angeles, per pagare meno.

Spesso, la gente ha un’idea un po’ patinata di Los Angeles e dintorni, specialmente inerente al mondo del cinema. Puoi raccontarci com’è veramente? 

Come accennavo prima, all’inizio è tutto bello, tutto nuovo e tutto stimolante. Ti ritrovi circondata di palme, sole, oceano, surfisti e tutto quello che caratterizza il panorama californiano che si vede nei films. Los Angeles è anche una città molto competitiva, dove quasi tutti vengono a cercare di realizzare i loro sogni di attori, musicisti, registi, sceneggiatori ecc. Tutti hanno il loro talento e tutti arrancano per farsi notare. È una lotta per gli americani, che devono competere con altre migliaia di persone con le loro stesse caratteristiche ma avendo dalla loro parte la padronanza della lingua e degli accenti americani, figuriamoci per gli stranieri. Se non sei americano, farsi strada tra i nativi di qui aggiunge un ostacolo in più, anche perché le questioni “visti e sponsor” aggiungono sempre difficoltà in più e anche costi non indifferenti.

Proprio perché tutti vengono qui per sfondare in questa industria, le persone tendono a essere molto concentrate su sé stesse e poco sul prossimo. C’è molto “egocentrismo” da quel punto di vista e ciò rende difficile creare rapporti solidi e di sostanza. Un po’ come la città, molte cose si riducono a tanto sfarzo e poca sostanza, almeno per noi italiani. È molto comune qui conoscere persone che dopo 5 minuti si comportano come se fossero i tuoi più cari amici, facendo programmi per i prossimi mesi ma poi non avrai mai più notizie da parte loro. Le persone in superficie sono tutte molto amichevoli, quindi, se si viene qui come turisti o si passa una giornata di relax tra ristoranti, negozi e spiaggia, l’esperienza non può che essere positiva e rallegrante ma se si vuole andare un po’ più a fondo diventa più difficile. Come in qualsiasi posto, non può essere tutto perfetto, ogni città ha i suoi pregi e difetti, bisogna valutare se il gioco vale la candela secondo i propri obiettivi ma questa è una decisione molto personale.

Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate? 

Le principali difficoltà sono state, appunto, nell’ultimo anno, quando la mancanza di certe cose ha cominciato a farsi sentire. In primis, la mancanza degli affetti – amici, famiglia ecc. -, anche perché è da un anno e mezzo che non torno a casa. Mi mancano proprio i rapporti come li viviamo noi. Ci sono alti e bassi, in base alle persone che si conoscono, ma ci sono sicuramente molti momenti in cui ci si può sentire un po’ soli, anche se si è fra la gente, perché, come dicevo, tutti sono concentrati su sé stessi e sul loro scopo. A livello economico ci sono stati alti e bassi in base alle mie finanze che provenivano dall’Italia per cui anche lo stile di vita in certi casi ne ha risentito molto, rendendo la lontananza da casa ancora più difficile.

Da poco più di un anno ho perso l’assicurazione sanitaria che avevo fatto dall’Italia in quanto ho dovuto fare l’iscrizione all’AIRE (Italiani Residenti all’Estero) e, quindi, ogni volta che mi sono ammalata o ho dovuto affrontare una questione medica, ho dovuto pagare tutto di tasca mia e i costi non sono bassi. Per una visita all’urgent care (una via di mezzo tra il medico di base e la guardia medica) sono almeno $160 dollari, a cui poi bisogna aggiungere le medicine e qualsiasi procedura decidano di fare. Fortunatamente, l’unica volta in cui ho dovuto fare una lastra ero ancora coperta dall’assicurazione perché tra quello e la prestazione del medico (sì, al Pronto Soccorso si paga anche quella) è arrivato un costo totale di più di 3000 dollari. Di recente, ho avuto un piccolo spavento quando mi sono recata da un dermatologo (anche lì, visita di quasi 200 dollari per stare dentro 10 minuti) per quello che credevo fosse un brufolo e invece mi sono trovata a dover fare una biopsia per il carcinoma basale, diagnosi plausibile che mi è stata confermata anche dalla mia dermatologa di fiducia di Bolzano. Fortunatamente, è risultato benigno ma tra procedura ed esame istologico sono partiti altri 400 dollari quindi un totale di 600 dollari andati via così nel giro di 10 giorni. Una spesa che certamente non mi aspettavo ma la notizia di benignità ha fatto passare l’amarezza del conto da pagare. Sicuramente certe cure che noi diamo per scontate (e che, devo dire, in Alto Adige funzionano anche abbastanza bene) dopo un po’ cominciano a farsi sentire. Quando si sta male, doversi preoccupare anche del lato economico è l’ultima cosa che si vuole fare. In più, sicuramente comincio a sentire la mancanza della genuinità dei nostri prodotti, ma quella non credo di poterla definire una difficoltà, è più che altro un compromesso a cui bisogna scendere a patti se si vuole vivere fuori dall’Italia.

E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni? 

Soddisfazioni e gioie sicuramente dal punto di vista recitativo, aver imparato molto e aver ricevuto il consenso da persone che rispetto. Il continuare a mettermi in gioco nonostante le difficoltà e gli imprevisti. Alla fine, è anche grazie all’aver superato gli ostacoli che poi ci si sente orgogliosi di non aver mollato. Se filasse tutto liscio, non si avrebbe la stessa soddisfazione. Come insegnano gli acting coaches e gli attori di grande livello, è dai fallimenti che s’impara di più. Ed è vero. È una mentalità che all’inizio può essere difficile da accettare ma, una volta capita, si fa tesoro di tutte quelle esperienze che non sono andate come ci aspettavamo e che ci hanno messi alla prova. Se ci dicessero sempre tutti sì, non faremmo mai nulla per migliorarci. A livello personale, io da piccola o da ragazzina non sono mai stata una persona particolarmente indipendente, che si buttava da sola all’avventura. Ero la classica bambina che doveva sempre avere l’amichetta per fare le cose, anche se poi, quando mi ritrovavo a giocare da sola (sono figlia unica, quindi, è capitato spesso), ero sempre molto creativa e inventavo storie e personaggi a cui davo vita e che poi facevo vedere ai miei genitori.  Quindi, già dalla prima esperienza di 10 anni fa fino a oggi, mi sento una persona completamente diversa. Chi mi conosce da più di 20 anni, rimane sempre piacevolmente sorpreso e impressionato dal cambiamento che ho fatto. Lo devo al fatto di aver viaggiato e all’aver fatto queste esperienze da sola. Credo che tutti i giovani dovrebbero farlo, aiuta ad aprire la mente, a imparare ad adattarsi, a imparare il rispetto per le altre culture e la tolleranza. Oggi, sinceramente, sono orgogliosa del fatto di essere in grado di convivere e andare d’accordo con persone di tutto il mondo, di apprezzare tutti i colori e le sfaccettature delle altre culture e di essere una persona estremamente indipendente. Oggi, prendere e cambiare vita, città, Stato, continente, così da un momento all’altro, non mi spaventa. Sono pronta ad andare ovunque mi verrà data la possibilità di lavorare ed esprimere la mia passione.

Pensi che sia indispensabile conoscere bene l’inglese fin dall’inizio? 

No, non credo. Io lo sapevo a livello scolastico la primissima volta in cui sono venuta qui e mi ero fatta giusto qualche corso prima di partire per rinfrescarlo un po’. Ovviamente, quando sono tornata tre anni fa, lo sapevo già molto meglio ma oggi mi posso considerare fluente. Ho visto diverse persone iniziare con me con un livello molto più basso d’inglese e impararlo molto in fretta. Alla fine, quando ci si trasferisce qui, si è costretti a parlare in inglese tutto il tempo, è come se fosse un corso intensivo di 24 ore su 24, sette giorni su sette. Il mio consiglio, soprattutto se non lo si parla ancora bene, è quello di evitare di passare troppo tempo con i propri connazionali perché, anche se ci si promette di parlare in inglese, poi si finisce sempre a parlare nella propria lingua e questo può rallentare molto il progresso sia a livello linguistico sia di cadenza perché ricordiamo che anche l’accento è molto importante in alcuni ambiti,

Lavorare nel cinema americano è il sogno di molti aspiranti attori. Data la tua esperienza lì, quali sono le caratteristiche da avere, o su cui lavorare, per riuscirci? 

Non credo ci sia una formula precisa. Oggi, fortunatamente, c’è molta più integrazione, anche a livello culturale ed estetico, cosa che secondo me, invece, manca ancora molto nel cinema italiano. Credo che valga ciò che vale per qualsiasi altro mestiere. Studiare, lavorare duro, mettersi in gioco, accettare le critiche, non arrendersi o buttarsi giù davanti ai fallimenti o ai “no”. Le raccomandazioni esistono ovunque, non sono solo “un marchio italiano”, ma qui c’è la differenza che, anche se parti da zero e non conosci nessuno, se lavori veramente duro senza mai adagiarti sugli allori, prima o poi la tua chance arriva. Magari non subito, ci possono volere anni, ma arriva. Il lavoro, la costanza, la tenacia e il talento prima o poi vengono premiati. In questo ambiente, si dice che è come fare una lunghissima fila in cui aspetti il tuo turno. Questo può richiedere tanto tempo e nell’attesa molti abbandonano la fila perché si stufano, si demoralizzano o decidono che non ne vale la pena e che forse non è la loro strada. A chi resta, prima o poi verrà data la possibilità di fare qualcosa. Alla fine, dalla nostra parte possiamo solo lavorare sodo ed essere sempre professionali, poi il resto dipende dagli altri, bisogna trovare la persona giusta nel momento giusto, che ti veda e dica, “Sì, io vedo qualcosa in te”. Ci vuole anche un pizzico di fiducia nel credere che “If it’s meant to be, it will be” (se dev’essere, sarà).

Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente? 

Sinceramente cerco di non pensare mai in questi termini perché, con il senno di poi, farei tutto diversamente ma in realtà sono stati proprio gli sbagli nella mia vita ad avermi insegnato di più e a rendermi la persona che sono oggi. Ognuno ha i suoi tempi, non esiste il percorso perfetto senza intoppi. Certo, mi sarebbe piaciuto essere quel tipo di persona che trova il coraggio d’inseguire i propri sogni a 17 anni. Rimango sempre molto impressionata quando vedo gente così giovane affrontare questa esperienza, lontano da casa, dalla famiglia e dagli affetti, però è anche una generazione diversa. Per me non era il momento. Non era scritto che andasse così. Posso solo pensare al presente, a quello che sto facendo ora e a progettare per il futuro con la maturità e la consapevolezza di oggi.

Cos’hai imparato, finora, vivendo lì? 

Forse sono più interessata a scoprire cosa ho ancora da imparare… sicuramente, comunque, ho imparato tantissime cose. A ogni anno che passa, mi sento una persona diversa da quella che ero prima. A 22 anni ho perso mia mamma, che è stato un grande shock e mi ha fatto deragliare di parecchio nel mio percorso di vita, però già quell’esperienza mi ha insegnato che, prima o poi, si ritrova sempre la forza di rialzarsi. Ogni tanto, però, capita che mi ritrovi di nuovo sopraffatta dagli eventi e dimentichi che tutto passa. Stando qui, dovendo affrontare molte cose da sola, ti ricordi che anche quando ti sembra impossibile, in realtà hai la forza di affrontare tutto. Alla fine, è la vita ed è così per tutti. Infine, ho imparato a orientarmi in zone che non conosco, da bambina invece mi perdevo girato l’angolo 

Progetti futuri? 

A maggio tornerò in Italia per due mesi, dopo più di un anno e mezzo, e sarà un modo per ricaricarmi ancora di più. Ho davanti ancora un altro anno di conservatorio e poi si vedrà. Continuerò a studiare, fare audizioni e impegnarmi. Vorrei trovare un’agenzia seria che mi rappresenti. Per il resto, sono aperta a ciò che verrà. Non do per scontato che il mio futuro sia necessariamente qui a Los Angeles per fare questo lavoro, ci sono molti attori/attrici europei che lavorano in produzioni americane senza vivere negli Stati Uniti, quindi, sono pronta a spostarmi. Sto anche lavorando a un copione per un corto su una tematica che mi tocca molto da vicino ma è un progetto ancora molto agli inizi quindi non mi voglio sbilanciare.

Per seguire e contattare Alessandra:

E-mail: ally.rosa87@gmail.com

IMDB https://www.imdb.com/name/nm12757362/?ref_=ext_shr_lnk

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