Vivere in condominio e aiutarsi

Di Enza Petruzziello

Da nemici a validi alleati nella gestione delle spese. Sono i vicini di casa, croce e delizia di quanti vivono in un condominio o in un complesso residenziale. Quante volte ci siamo lamentati di loro? Magari perché troppo impiccioni, oppure per via del rumore che proveniva dalle loro abitazioni e che disturbava il nostro sonno. Eppure i nostri dirimpettai possono rappresentare una fonte importante nella gestione e condivisione delle tante spese che ogni mese dobbiamo affrontare. Se l’abitudine all’aiuto reciproco tra vicini era una condizione tipica del passato – scomparsa col tempo a favore di una corrisposta indifferenza – quello a cui stiamo assistendo oggi è però un ritorno all’era del baratto, dello scambio di risorse, competenze e tempo tra vicini di casa. Vuoi la crisi, vuoi la voglia di ottimizzare le spese, ci si aiuta sempre di più.

A svelarlo è un’analisi condotta da Immobiliare.it secondo cui il 22% dei condomini risulta essere collaborativo. Una sorta di sharing economy che oltre al mondo del lavoro, dove viene usata per progetti di impresa basati sulla condivisione, può essere applicata anche alla vita quotidiana e al settore immobiliare in un’ottica di risparmio e miglioramento della qualità della vita in casa. Un’economia collaborativa in cui al centro ci sono le persone, che con le loro competenze, mestieri e conoscenze si danno una mano e si sostengono. Capita spesso, infatti, soprattutto a chi vive da solo di trovarsi in difficoltà a portare a termine qualche piccola faccenda domestica, che, per quanto banale, richiede un minimo di competenze. Piccole riparazioni, mobili da montare o spostare, rubinetti che perdono. O ancora, si può aver bisogno di una babysitter, di un ripasso di inglese in vista di un periodo all’estero, di una bicicletta usata. Tante piccole questioni per cui spesso non vale la pena di rivolgersi a un’azienda vera e propria: quello che serve è il genuino aiuto di un vicino di casa.

Il sondaggio ha proprio evidenziato come allo stereotipo dei vicini chiusi nel proprio mondo e con cui scambiarsi a malapena un saluto, si possa accostare un sistema di mutuo sostegno e supporto. È stato chiesto a un campione di mille individui, distribuiti sul territorio nazionale, residenti in un condominio, se avessero sviluppato almeno un’attività di aiuto reciproco con i vicini: ebbene, ha risposto affermativamente il 22% del campione. L’obiettivo è risparmiare e, al contempo, migliorare la qualità della vita in casa. Ma in quali contesti si applica questo principio di supporto collettivo? Innanzitutto nelle attività pratiche: il 44% di chi dichiara di vivere in un condominio collaborativo vede messe a disposizione nel suo palazzo competenze professionali, gratuitamente o a prezzo scontato. Dai piccoli lavori di idraulica alle riparazioni del pc, dal cucito ai servizi di estetica. A seguire, con il 36,9%, troviamo lo scambio di oggetti inutilizzati: dai vestiti ai libri, dagli elettrodomestici ai pezzi d’arredamento che non si usano o semplicemente non piacciono più.

Non si parla, però, solo di oggetti: emerge anche la tendenza al supporto in caso di bisogno, per curare gli animali (indicato dal 23,7% del campione), gestire i bambini (il 16% degli intervistati si alterna con i vicini per accompagnarli a scuola e il 5% condivide la babysitter o bada ai figli del dirimpettaio se questi non può) e aiutare gli anziani (ai quali si fa compagnia o la spesa).

Anche la tecnologia, nei condomini collaborativi, può essere condivisa: stando alle risposte del sondaggio il 16% dichiara di condividere la password (e la bolletta) dell’ADSL con i vicini e il 5,7% afferma di ridurre i costi per l’accesso ai servizi di TV on demand (come Netflix o Infinity) facendo a metà con chi abita nel palazzo.

Interessante scoprire poi che molte attività connesse al verde e alla pulizia degli spazi comuni vedono la collaborazione dei vicini: il 6,8% dice di curare a turno il giardino condominiale o di annaffiare le piante del vicino quando questo è in vacanza, mentre il 5,7% dichiara di pulire o gestire a turno la spazzatura condominiale. Addirittura, ci sono condomini con un orto collettivo. C’è anche chi ha organizzato un sistema di controllo notturno delle case durante le vacanze, chi ha creato gruppi di acquisto, alimentare e non, e chi organizza attività ludico-ricreative per adulti e bambini.

Ma come si comunicano queste iniziative o le richieste di aiuto e favori? Stando alle risposte, a vincere è il passaparola: vi ricorre il 57% di chi è inserito in una rete di supporto condominiale. Ma non solo: il 21,9% ha un gruppo WhatsApp per raggiungere tutti velocemente e il 19,3% utilizza la bacheca nel portone di casa. Solo il 7% usa il portinaio come tramite per queste comunicazioni, mentre il 5% ha optato per un gruppo Facebook.

Un bel modo, dunque, per risparmiare e ottimizzare le proprie risorse. Un modello di vicinato collaborativo da prendere come esempio, perché no, anche per le attività commerciali.