La felicità si trova nelle cose più semplici

Avevo bisogno di uscire dalla mia zona comfort e fare un’esperienza forse più grande di me, per guardare il mondo con altri occhi. Oggi, a tre mesi dal mio ritorno nella mia calorosa casa, sono tornata con un bagaglio stracolmo di ricordi e di immagini che ho voglia di condividere. Ho trascorso sei settimane con i bambini poveri di Maracanaù nelle vesti di educatrice anche se per loro ero la loro tia (zia).”

La felicità si trova nelle cose più semplici

Credo fortemente nel potere dell’educazione perché è uno strumento che aiuta a prendere decisioni migliori nella vita di ognuno di noi. Dopo una lunga ricerca con la mia AIESEC manager Federica, tra i tanti progetti che offre l’organizzazione ho deciso di partire per la prima volta per il Brasile per partecipare al progetto Gira Mundo. Per sei settimane, insieme ad altri due volontari, ho lavorato in una ONG chiamata Emmaus Amor e Vida che si occupa di riabilitare bambini di età dai 4 ai 17 anni che provengono da realtà estremamente povere.

In realtà mi risulta difficile definirlo un lavoro; ogni mattina, quando scendevo dalla macchina con cui ci accompagnava Leon, il nostro tutor, vedevo quei bambini che ci aspettavano a braccia aperte e impazienti perché volevano a tutti i costi partecipare alle attività organizzate da noi. Eravamo proprio noi quelle persone che riempivano le giornate quei bambini che in alternativa, avrebbero cercato intrattenimento rovistando nella spazzatura, in mezzo alla strada. Questo è stato decisamente il momento in cui ho realizzato che io ero lì e stavo facendo la differenza e che ogni giorno stavo portando un cambiamento nella vita di quei bambini.

Quell’entusiasmo e quel buon umore che i bambini mi trasmettevano mi spronavano a fare sempre di più per loro e quindi ingegnarmi con idee sempre più originali e con lezioni sempre più dinamiche: dai giochi competitivi, alle lezioni su come riciclare i materiali e a quelle alla scoperta del mondo o a tornei sportivi. Tutte attività che miravano a trasmettere la voglia di sentirsi parte di un qualcosa a cui appartenere.

Prima che arrivassi in Brasile non avrei mai immaginato quanto mi sarei potuta affezionare e legare a quei criancas (bambini), eppure, l’ultimo giorno ad Emaus, quando Rillary mi ha chiesto, aggrappandosi al mio braccio: “Tia, domani torni, vero?” mi sono commossa e ho preso atto che stavo lasciando alle spalle delle persone che avrebbero in realtà continuato a far parte della mia vita e tanta saudade (nostalgia), oltre che una nazione coloratissima, colma di allegria e gente sempre sorridente.

Anche se il progetto Gira Mundo è giunto a termine, questa magnifica esperienza che ho vissuto la definirei un punto di partenza; dopo aver visto dei bambini sorridere per una semplice carezza, dopo aver vissuto tra persone per le quali è inimmaginabile camminare per le strade senza sentirsi in pericolo o semplicemente trovare un piatto caldo a tavola ogni giorno, ho appreso cosa si cela veramente dietro il significato di “avere bisogno” e ho scoperto una nuova me; meno materialista, più tollerante e più matura.

Ringrazio il mio fratello ospitante Vinicius e la sua mamma Vilanì, poi Leon, che ogni giorno si preoccupa di non lasciare soli i bambini di Maracanaù, Gleidson che si è sempre assicurato che tutta l’esperienza andasse per il meglio e tutti gli altri membri di AIESEC Fortaleza, il mio amico Zeca che mi ha fatto scoprire il vero lato del Brasile, Antonin e Aron con cui ho condiviso tantissimo e tutti gli altri volontari, che come me hanno avuto il coraggio di chiudere gli occhi e iniziare questo viaggio fantastico.

Tiziana Uliano