Spedizione “Greater Patagonian Trail”

A cura di Nicole Cascione per Voglio Vivere Così Magazine

Laura e Marco: 2 Cuori in Cammino. Tornati da poco più di un mese dalla loro ultima spedizione sulla “Greater Patagonian Trail”, ci raccontano la loro avventura, gli incontri e le difficoltà che hanno dovuto affrontare durante il tragitto. Un viaggio in un territorio difficile e spopolato, privo di quelle infrastrutture a cui siamo abituati in Europa, affrontato con fiducia e determinazione.

Laura, Marco, siete da poco tornati dalla vostra spedizione sulla “Greater Patagonian Trail”. Una curiosità: qual è la prima cosa che avete fatto appena tornati a casa?

Potrebbe sembrare un cliché, ma la prima cosa che abbiamo fatto è stato abbuffarci a casa dei nostri genitori. Abbiamo gustato abbondantemente e ripetutamente la cucina e l’ospitalità cilena, ma i piatti della mamma sono sempre il massimo!Dopo aver salutato la famiglia, siamo tornati nella nostra casa sulle Prealpi Orobie per preparare il nostro Bed&Breakfast per la stagione estiva, attività che ci permette di viaggiare durante il periodo invernale.

Come e in cosa vi ha cambiati quest’avventura?

Non è stata la prima volta che abbiamo affrontato viaggi lunghi, ma è stata sicuramente la prima volta in un territorio difficile e spopolato come la Patagonia Argentina e Cilena, dove non c’è nemmeno l’ombra delle infrastrutture a cui siamo abituati in Europa.Abbiamo affrontato un trail molto impegnativo sia fisicamente che logisticamente, abbiamo dovuto campeggiare “into the wild”, potabilizzare l’acqua e cucinare sul fuoco i nostri pasti, portandoci tutto quello di cui avevamo bisogno sulle spalle.Abbiamo affrontato il vento della Patagonia, il freddo, la neve, la pioggia con fiumi ingrossati e ponti spazzati via al sud e il caldo torrido, i tafani e la mancanza d’acqua nella zona dei vulcani.Spesso il “trail” potevamo seguirlo solo con il GPS ed improvvisando alternative dove i sentieri non c’erano più. Questo e mille altri problemi mi fanno sintetizzare il tutto in una singola frase: “Fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità!”

Greater Patagonian Trail

Cosa vi è mancato di più in questo periodo lontani da casa?

Anche in questo caso potrebbe sembra un cliché: le nostre famiglie, soprattutto nostro nipote che cresce letteralmente come un fungo.Per fortuna la tecnologia ci viene incontro: il nostro Garmin inReach ci permetteva di mandare e ricevere messaggi usando la rete satellitare Iridium in qualunque parte del mondo, non economico ma benvenuto.Il blog aggiornato quotidianamente da Laura permetteva alle nostre famiglie e ai nostri amici di stare tranquilli nonostante le nostre peripezie.

Ci raccontate qualche aneddoto curioso capitato durante il viaggio?

Un giorno, distrutti dopo l’attraversamento di un deserto vulcanico e la discesa ripidissima in una valle lussureggiante, abbiamo campeggiato vicino ad un simpatico signore catalano dai capelli bianchi.Chiacchierando, si è presentato come Eduard Jornet dicendoci che forse avevamo sentito parlare di suo figlio: Killian Jornet. Lui stava girando un documentario sulla zona.Ovviamente noi, da esperti della mutua, non ne avevamo mai sentito parlare. Immaginatevi che figura abbiamo fatto quando, tornati dopo qualche giorno alla civilità, abbiamo scoperto chi fosse.Se non lo sapete neanche voi guardate Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/ K%C3%ADlian_Jornet_i_Burgada

Ci sono mai stati dei momenti in cui avete pensato: ma chi ce l’ha fatto fare?

Quando siamo partiti da Ushuaia a fine novembre siamo stati relativamente fortunati dal punto di vista metereologico: abbiamo avuto quasi sempre la fortuna di camminare durante il giorno con un cielo coperto che a volte ci regalava qualche ora di sole (ma sempre accompagnato dal forte vento della Patagonia) relegando la pioggia nelle ore notturne.Purtroppo, dopo qualche settimana la nostra fortuna si è esaurita ed ha iniziato a piovere senza sosta; anzi, quando smetteva di piovere nevicava o grandinava; la cosa è andata avanti per settimane, costringendoci a camminare fin troppo spesso alla mercè del clima impazzito. Abbiamo raggiunto la saturazione sul Lago del Desierto dove abbiamo dovuto letteralmente attraversare una zona denominata “Lago di fango” per raggiungere il Cile.Per fortuna siamo stati calorosamente accolti a Villa O’Higgins e ci siamo riposati, rifocillati e ricaricati per proseguire il viaggio… ovviamente sotto la pioggia.

Qual è l’incontro più bello che avete fatto e quale invece quello che preferireste dimenticare?

Ci avevano avvisato che i cileni erano un popolo accogliente, ma nonostante l’avvertimento siamo stati piacevolmente sorpresi dalla disponibilità di tutte le persone che abbiamo incontrato: ci sono stati offerti ripari di fortuna, chiavi di chalet in montagna, cibo, passaggi e persino riparazioni di fortuna della nostra attrezzatura. Siamo spesso rimasti senza parole, un semplice “grazie” non era abbastanza.L’incontro che preferiremmo dimenticare in realtà è stato un non-incontro: durante il Sendero del Condor abbiamo dovuto campeggiare alle Terme di Azufre, un luogo che data l’intensa attività vulcanica della zona già di suo sembra diabolico.Qui, appoggiati gli zaini, siamo andati in ricognizione alla ricerca di un posto per mettere la tenda ed abbiamo trovato un campo di bracconieri con relative teste mozzate di animali lasciate a decomporsi alle quali si aggiungeva una situazione di degrado e sporcizia mai vista prima in Cile.Non abbiamo incontrato nessuno, ma abbiamo dormito poco.

Il posto più bello in assoluto di questo vostro viaggio?

Durante questi quattro mesi siamo rimasti a bocca aperta più di una volta, Marco ha persino rischiato di inciampare e cadere come un sacco di patate durante il Villarica Traverse per colpa del paesaggio che si spalancava davanti ai nostri occhi.Nel cuore ci sono rimasti sicuramente la Traverse del Parque Patagonia da Chile Chico a Cochrane, il Sendero del Condor (quello lungo) e la Traverse da El Chalten a Villa O’Higgins. Ognuna di queste sezioni della Greater Patagonian Trail sono state ricche di paesaggi spettacolari e difficoltà da superare che ci hanno regalato ricordi che racconteremo davanti al fuoco durante le prossime avventure.

Avete qualche suggerimento per chi volesse intraprendere la “Greater Patagonian Trail”?

Sicuramente quello di valutare bene, seriamente, le proprie capacità prima di affrontare un Trail come la GPT.Le competenze necessarie sono molte e molto varie: la capacità di navigazione e movimento su terreno ostile, attraversamento di fiumi, potabilizzazione dell’acqua e cucina da campo, logistica, primo soccorso e molto altro.Il materiale a disposizione è abbastanza completo (incluso un manuale e le tracce GPS) ma più che un “Trail” lo definirei una serie di opzioni per esplorare aree remote senza supporto.L’attrazione per l’avventura è forte, ma bisogna sempre usare le testa e tenere i piedi per terra!

Quali sono i vostri progetti futuri?

Siamo rientrati da poco e già siamo al lavoro su progetti futuri: al momento possiamo dirvi solo che uno sarà vicino ed uno lontano, ma preferiamo lasciare un po’ di suspense fino a quando non sarà tutto sicuro al 100%.

https://2cuorincammino.it

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