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Sara: tra Covid e mille tribolazioni, mio marito ed io siamo riusciti a trasferirci negli Stati Uniti

Sara Manfroi USA

Sara: mio marito ed io siamo riusciti a trasferirci negli Stati Uniti

A cura di Maricla Pannocchia

Grandi appassionati degli Stati Uniti, Sara e il marito Alessandro, a un certo punto hanno deciso di tentare la fortuna partecipando all’estrazione della Green Card, la residenza permanente. “Il primo anno non è andata bene”, racconta Sara, “ma, con nostra grande gioia e sorpresa, il secondo anno siamo stati estratti.”

Da lì al trasferimento vero e proprio, però, la strada è lunga, e questo vale particolarmente per chi, come Sara e Alessandro, è incappato in un mondo in chiusura, per via della pandemia da Covid. “Alla fine, abbiamo ottenuto la nostra intervista all’ambasciata di Napoli 4 giorni prima della scadenza”, racconta la donna.

Adesso la coppia vive a Tulsa, Oklahoma, “perché mio fratello abitava già qui e, per ricominciare in un Paese straniero, abbiamo deciso che avere una persona cara vicino ci avrebbe aiutati. Inoltre, potrò insegnare l’italiano alle mie due nipotine!”

Le difficoltà ci sono state, soprattutto all’inizio, ma Sara e Alessandro non si sono persi d’animo, hanno trovato lavoro e hanno iniziato a scoprire la zona. Sara ha anche aperto la pagina Facebook “Sara’s discoveries in the U.S.A.” nella quale condivide racconti, emozioni e scoperte. “Siamo due persone piene d’idee e progetti”, conclude la donna, “e, in primis, vogliamo dedicarci all’aspetto lavorativo. Per quanto mi riguarda, voglio anche esplorare il più possibile, e incoraggiare anche altre persone a farlo!”

Ecco come fare per andare a vivere in America: i documenti necessari e molto altro!

Ciao Sara, raccontateci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Mio marito Alessandro ed io siamo nativi di Bondeno, cresciuti tutti e due nel contesto ristretto di un piccolo paesino della provincia di Ferrara, in Emilia Romagna. Io ho 34 anni e Alessandro ne ha 40.

Com’è iniziata la vostra passione per gli Stati Uniti?

La passione per gli Stati Uniti è iniziata nel 2016 quando, per il matrimonio di mio fratello con una ragazza texana, sono venuta qui da sola in Oklahoma, precisamente a Tulsa. Ne sono rimasta subito folgorata.Quella di mio marito è iniziata poco dopo quando, un anno più tardi, mi chiese di sposarlo, e così decidemmo di celebrare il nostro “sì lo voglio” proprio in California, sulla spiaggia di Santa Monica, a Los Angeles.

Tre dei nostri amici sono venuti con noi e insieme, dopo la celebrazione, siamo partiti per un on the road lungo tutti i parchi dell’ovest americano, percorrendo più di 4000 miglia.

Da lì la nostra passione per gli U.S.A. è cresciuta sempre di più così ho iniziato a documentarmi sui luoghi da esplorare, sulle curiosità e, perché no?, su tutto quello che riguardava la vita negli States.

Quali sono stati i passi successivi?

Venni a conoscenza della lotteria che il governo degli Stati Uniti fa ogni anno, mettendo in palio più di 50.000 Green Cards (è una residenza permanente) per tutto il mondo, così abbiamo iniziato a partecipare.Il primo anno non andò bene, ma comunque ci servì nel prepararci psicologicamente e finanziariamente a un salto del genere. Il secondo anno, invece, con nostra incredibile gioia, siamo stati estratti.

Come funziona il procedimento dal momento dell’estrazione a quando siete potuti effettivamente andare negli Stati Uniti?

Purtroppo fu un vero e proprio ammattimento per tanti di noi che partecipammo perché proprio quell’anno il mondo stava andando incontro a una pandemia.

Donald Trump chiuse tutti i consolati e nessuno ebbe più la propria intervista, congelando per molti mesi la possibilità di poter ricevere per sempre la propria Green Card.

Il vero e proprio problema era che tutto doveva svolgersi entro 12 mesi dall’avvenuta estrazione, allo scadere di questa la possibilità di riceverla sarebbe andata persa, così iniziarono gli stress, l’inviare mille documenti, le corse contro il tempo, ben due cause legali con lo Stato americano e per un pelo riuscimmo a ricevere la nostra intervista. Mancavano quattro giorni alla scadenza e ricordo che pensai tra me e me che quello doveva essere proprio il nostro destino.Il giorno prima dell’intervista ci recammo alla visita con un medico per accertare che fossimo di sana e robusta costituzione e ci fecero molti esami medici, prelievo del sangue e raggi X e molto altro.

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Poi venne il giorno dell’intervista. Vollero sapere qualsiasi aspetto della nostra vita: gli studi intrapresi, i nostri lavori, lo stato finanziario con annessi certificati, quali erano le nostre passioni, se eravamo persone dinamiche, perché volevamo trasferirci negli Stati Uniti e dove, che percorso volevamo intraprendere una volta lì…

Dopo 20 minuti di lunga attesa, il console decise che eravamo idonei per poter ricevere la nostra Green Card.

Ci fecero giurare con la mano destra alzata e si congratularono con noi. Uscendo dall’ambasciata americana a Napoli eravamo pervasi da 1000 emozioni ma comunque consapevoli che la parte più dura sarebbe iniziata da lì in avanti.

Certo è che non è facile per due persone già ben stabilite in una nazione, con una carriera lavorativa più che avviata, un’abitazione propria, circondati da amici e parenti, fare due valige e partire per l’ignoto.

Parlaci di Sara’s Discoveries – in the USA…

Poco prima della partenza ho aperto una pagina su Facebook, che si chiama, Sara’s Discoveries – in the USA, per poter lasciare qualcosa… video, foto e spiegazioni di quello che ci stava accadendo. Un aiuto per chi volesse intraprendere il nostro stesso percorso o più semplicemente un passatempo per le persone che volevano scoprire cose nuove sugli U.S.A.!

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla vostra scelta?

Non dicemmo nulla ai nostri parenti fino all’ultimo, in primis perché fino al giorno dell’intervista non eravamo sicuri al 100% di ricevere questa possibilità e poi perché mio marito non voleva caricarli di forti stress inutili, non essendo sicuri che il sogno si sarebbe realmente avverato. Ovviamente, sia i miei parenti/amici sia i suoi non erano molto contenti, ma non per noi, semplicemente perché sapevano che la separazione ci avrebbe fatto soffrire da entrambe le parti.Sei mesi dopo l’intervista al consolato, siamo partiti in una valle di lacrime, attorniati da amici e parenti venuti a salutarci. Per me è non è stato per niente facile. Fu una vera e propria odissea perché dovemmo preparare tutti i documenti di viaggio anche per le nostre due micie, che volarono con noi in cabina, sotto i nostri sedili (era fuori discussione farle mettere in stiva). Il resto furono due valige e tanti documenti da portarci dietro. Abbiamo sistemato e chiuso la nostra casa e ci siamo assicurati che tutto fosse in ordine, anche grazie ai parenti che ci hanno dato una mano.

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Avete mai avuto dei dubbi?

Sì, poco prima della partenza io (Sara) ebbi dei dubbi, non mi sentivo di fare un salto del genere, ma non tanto per le difficoltà che avrei dovuto affrontare, ma perché mi pesava troppo il fatto di dovermi allontanare dalle persone a me più care. Mio marito mi rincuorò, e anche grazie alla forza che mi diede, partimmo.

Qual è stata la vostra prima meta negli Stati Uniti?

La nostra prima meta è stata Tulsa, una piccola cittadina, dispersa nella Tornato Alley, nel centro esatto degli Stati Uniti. Questa scelta fu ponderata, decidemmo di trasferirci qui, proprio per la vicinanza con mio fratello che ci risiede già, con sua moglie e le figlie (le mie due meravigliose nipotine).Pensammo che per poter ricominciare in un luogo completamente nuovo un po’ di appoggio sarebbe servito e anche perché mio fratello non sentì ragioni, ci voleva lì perché la zia potesse insegnare un po’ d’italiano alle sue bellissime bambine!

Ricordi come hai vissuto i primi giorni lì?

Durante i primi giorni qui mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Nonostante questa mia grandissima passione per gli U.S.A., la mia sensazione era sempre di essere fuori luogo. Per fortuna tante cose nuove mi stavano intorno e questo riusciva a distrarci (parlo anche per mio marito) rendendoci felici, incuriositi e un poco spensierati.

Dopo un primo periodo di adattamento e giri per avere il Social Security Number, trovare un’auto, iniziare a studiare per la patente e molto altro, decidemmo di metterci a cercare lavoro.

Come ti sei mossa per cercare lavoro?

Capii subito che per migliorare la lingua, ma anche per un aspetto finanziario, dovevo mettermi all’opera per cercare lavoro, così mi buttati sulla ristorazione, sapendo che questo tipo di attività poteva darmi contatto con più persone possibile e aiutarmi a migliorare la lingua. È un lavoro che mi sta dando tante soddisfazioni, lo conosco bene perché già intrapreso in giovane età e mi sta aiutando molto nel migliorare il mio parlato!

Questo però è solo un punto di partenza perché ho deciso di rimettermi a studiare per trasformare un’altra mia grande passione in realtà, ovvero, vorrei diventare una guida turistica (siete i primi a cui lo dico, oltre a mio marito) e, nel mentre, dato il mio bagaglio di studio triennale in accademia artistica come performer di musical, poter crescere, studiare e lavorare qui, nella terra dove è nato il musical.

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E per quanto riguarda Alessandro?

Per quanto riguarda mio marito, c’è voluto un po’ più di tempo perché trovasse un’occupazione idonea al suo tipo di bagaglio lavorativo. In Italia lui è stato impiegato per più di venti anni in azienda di strumentazione industriale con il ruolo di sviluppatore software ed esperto in sistemi di rilevazione gas. Qui, per riuscire a ricoprire ruoli in compagnie di grandi dimensioni, ha dovuto sostenere diversi colloqui e utilizzare molto tempo per questo scopo.

Come valuteresti il rapporto costo/qualità della vita?

Il rapporto costo e qualità della vita in Oklahoma è ottimo perché, tra gli Stati americani, è quello meno dispendioso.

Che cosa puoi dirci riguardo al prezzo medio degli alloggi e alla ricerca di un lavoro?

I prezzi per gli alloggi sono aumentati un po’ rispetto a qualche anno fa ma, comunque, sono sempre più bassi rispetto alla media degli Stati Uniti.

Per quanto riguarda la ricerca di un lavoro, con il senno di poi forse consiglierei a chi sta leggendo e vuole intraprendere un trasferimento, Stati un po’ più dinamici e un po’ più “famosi“ per noi expats, come la Florida o New York, dove magari è possibile inserirsi più velocemente.

Che cosa si fa per divertirsi e anche a livello artistico e culturale a Tulsa?

Qui a Tulsa ci sono un sacco di attività ma, un po’ come in tutti gli Stati Uniti, la cosa più interessante è che questa città viene attraversata dalla famosissima Route 66.

E’ veramente bellissimo esplorare tutti luoghi storici che le stanno intorno.

Ci sono tanti italiani lì?

No, essendo uno Stato centrale gli italiani qui sono veramente pochi. Non ci sono comunità, ma ho scoperto che, non molto lontano da qui, c’è un paese composto solamente da persone italiane, con tante tradizioni ancora presenti. Sarà uno dei prossimi post che metterò sulla mia pagina Facebook!Come valuteresti servizi come mezzi pubblici e sanità?

Per quanto riguarda i mezzi pubblici sono ottimi, gli ospedali anche, ma c’è un aspetto molto importante da non trascurare ed è avere una buona assicurazione sanitaria che possa coprire un eventuale bisogno.

Quali sono, secondo te, i vantaggi e quali gli svantaggi del vivere a Tulsa?

I pro di vivere qui, almeno per quanto riguarda il mio punto di vista, sono:

– L’aspettò finanziario. Se ci s’impegna, si possono avere molte soddisfazioni lavorative e di crescita professionale.

– Per quanto riguarda me e dico solo me è che, in questi luoghi, sono attorniata costantemente da ciò che mi attira di più, la mia fantasia riesce a lavorare e riesco a creare, nelle cose che scrivo, nel mio lato avventuriero, nelle mie scoperte, nella danza, nella recitazione e nel canto e in tutto quello che può essere artistico.

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I contro sono veramente dolorosi per quanto mi riguarda e sono:

– L’essere lontana d i miei amici e dai miei familiari, che sono sempre stati la mia forza e io per loro. Anche se ci sentiamo costantemente questo vuoto non potrà mai essere colmato.

Che cosa consiglieresti a chi sta pianificando il primo viaggio negli Stati Uniti?

Beh, come primo viaggio negli Stati Uniti io consiglio assolutamente la California e il giro on the road di tutti i parchi dell’Ovest (come potrei non consigliarlo? Oltre a essere meraviglioso, è lì che mi sono sposata).

Un posto fuori dai soliti itinerari turistici, che mi ha veramente lasciata senza parole, è la Valley of Fire, un parco statale vicino a Las Vegas. Eccezionale con le sue rocce rosse e la possibilità di scoprire e vedere, a pochi minuti di camminata, dei veri e propri reperti storici, i petroglifi, disegni lasciati sulle rocce dalle antiche tribù indiane del posto.

Che cosa ti ha insegnato, per ora, quest’esperienza?

Questa esperienza mi ha insegnato a distaccarmi dalle cose materiali.

Ho imparato a portarmi dietro poche cose ma essenziali. Ho lasciato andare il superfluo, almeno fino ad ora, e spero di continuare così, perché mi ha fatto veramente bene.

Un’altra cosa molto positiva che mi ha lasciato questa esperienza è stato un riavvicinamento maggiore a quella che è la mia parte spirituale e a Dio. Senza di Lui, non saremmo mai riusciti a superare le grandi difficoltà a cui siamo andati incontro.

Anche le nostre famiglie, seppur lontane, sono state veramente di vitale importanza. Senza di loro non ce l’avremmo fatta.

Progetti futuri?

Alessandro ed io siamo sempre state persone piene di gioia per la vita e qui ancor di più siamo pieni di idee e progetti. Sicuramente il primo di tutti è di crescere a livello lavorativo. E, per quanto mi riguarda, esplorare ed esplorare a più non posso, scoprendo cose e posti nuovi e, perché no?, aiutare gli altri a farlo!

Per seguire e contattare Sara:

La mia pagina Facebook : Sara’s Discoveries – in the USA

La mia pagina Instagram : lamanfro

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