Sara e Lorenzo (The Travelization)

A cura di Maricla Pannocchia

Se ti piace seguire i travel Influencers, probabilmente hai già sentito parlare di Sara e Lorenzo, in arte The Travelization, con un blog di viaggi molto attivo e migliaia di followers su Instagram. Oggi, i due ragazzi – coppia nella vita oltre che nel lavoro – partono spesso dalla loro amata Bologna per esplorare il mondo.

“Organizziamo viaggi di gruppo e collaboriamo con molte realtà, anche se in questo senso siamo molto selettivi perché ci teniamo a promuovere solo progetti e luoghi che siano in linea con i nostri valori e che pensiamo possano essere davvero utili ai nostri sostenitori”, spiegano Sara e Lorenzo che si dividono i compiti, perché “Questo lavoro è molto faticoso. Tanta gente pensa ancora che non sia un vero lavoro ma questo accade perché non ha idea di cosa sia realmente.”

Non per niente, Sara e Lorenzo lavorano durante ogni viaggio e, a parte 7 giorni di crociera in Polinesia durante il viaggio di nozze, hanno sempre il telefono con loro. “Crediamo che sarebbe bene stare senza social per almeno un giorno a settimana,” dice la coppia, “Tuttavia, le nostre vacanze non sono mai tali ma sono dei veri e propri momenti di lavoro. È proprio lì, infatti, che lavoriamo più del solito.”

A chi sogna di diventare travel blogger o Influencer, Sara e Lorenzo suggeriscono di non avere fretta – “noi ci abbiamo messo 3 anni a consolidare il progetto, non 3 mesi” -, di essere sé stessi, umili e autentici. Fra i progetti futuri della coppia sempre in movimento ci sono diversi viaggi di gruppo – a cui potete partecipare anche voi, se volete – e altri viaggi in collaborazione con diverse realtà, “Mostriamo viaggi in Paesi ambiti dalle persone con itinerari insoliti e in molti li copiano o li usano per trarre ispirazione per i loro viaggi lì. Crediamo che questo sia uno dei nostri punti di forza.”

Sara e Lorenzo (The Travelization)

Ciao ragazzi, raccontateci qualcosa di voi. Chi siete, da dove venite…

Ciao a tutti! Siamo Sara e Lorenzo, in arte “The Travelization”. Siamo una coppia nella vita e anche nei viaggi da ormai 9 anni. Siamo entrambi bolognesi DOC.

Quali percorsi di studi avete fatto e come siete arrivati a fondare il vostro, ormai celebre, The Travelization?

Abbiamo conseguito entrambi la laurea magistrale: Sara in Fashion Management, Lorenzo in Comunicazione Pubblica e d’Impresa. Proprio da un esame di quest’ultima di Lorenzo è nata l’idea del blog. Lorenzo doveva infatti creare un blog a proprio piacimento, così lo ideò a tema viaggi, sua grande passione, e, una volta conseguito l’esame, si è unita anche Sara. Da quel momento, ci siamo dati tempo 3 anni per provare a farlo diventare un lavoro a tutti gli effetti, impegnandoci giorno dopo giorno sempre di più. Alla fine, siamo stati ripagati dei nostri sforzi.

Da dove nasce questo nome? Qual è la vostra visione su Instagram, sul blog e su tutti gli altri canali?

La scelta del nome non è stata affatto banale e ha richiesto settimane. Volevamo un nome che fosse immediato, internazionale e che ci rappresentasse il più possibile. Un giorno stavamo ascoltando “Californication” dei Red Hot Chili Peppers e abbiamo pensato subito al nome “Travelization”, come a racchiudere tutto il mondo dei viaggi in un’unica parola. Ce ne siamo innamorati subito e abbiamo immediatamente comprato il dominio online e bloccato il nome su Instagram.

Riguardo proprio a Instagram, possiamo dire che questo è il nostro social di riferimento, quello su cui siamo maggiormente presenti e sul quale pubblichiamo ogni giorno. Negli anni è cambiato molto, lo ammettiamo, e non sempre quei cambiamenti ci hanno entusiasmati, però ci troviamo benissimo e crediamo che, al momento, non esista un social in cui si riesca a legare in maniera così massiccia con la propria community.

Anche sul blog, poi, siamo molto attivi e cerchiamo di pubblicare almeno 1 articolo a settimana, anche se non sempre è facile vista l’alta quantità di viaggi e di attività che il nostro lavoro comporta. Tuttavia, siamo nati come travel bloggers e questa è una parte fondamentale per noi, che non vogliamo trascurare.

Oltre a essere travel bloggers siete anche esperti di comunicazione digitale, content creators, copywriters e social media managesr. Potete spiegare ai nostri lettori come vi siete formati in questi settori?

I nostri studi sicuramente ci hanno fortemente indirizzati verso questa strada. Le nostre università erano già orientate verso questa tipologia di studi e ci hanno fornito gli strumenti utili per intraprendere questo percorso. Poi, ovviamente, non sono mancati corsi di aggiornamento, lettura di libri e articoli specializzati su Internet riguardo al mondo dei social, del web e della comunicazione. Mentre, anche se può sembrare strano, non abbiamo alcun background come fotografi: siamo completamente autodidatti, anche per quanto riguarda l’editing.

Ci sono delle parti di questo lavoro che amate da impazzire (immagino che il viaggio in sé sia una di queste ) e altre che fate solo perché “vanno fatte”?

Diciamo che per chi ama viaggiare come noi questo è il lavoro dei sogni e che non cambieresti con nulla al mondo, e infatti per noi è così. I pro sono davvero tanti. Al di là del viaggiare spesso, che per noi è fondamentale ed è quasi ossigeno, ci piace molto interagire con la nostra community, così come non avere mai una giornata uguale a quella precedente (e anche il non avere orari ed essere indipendenti aiuta molto). Possiamo dire, inoltre, che la fase di organizzazione per noi è tanto bella quanto il viaggio effettivo. Siamo maniaci dell’organizzazione e poter cominciare a vivere il viaggio già prima di partire per noi è bellissimo.

Naturalmente, ci sono anche dei contro e il principale è che i viaggi che facciamo non sono mai vacanze, come pensano un po’ tutti, ma sono, anzi, i momenti in cui lavoriamo maggiormente. Spesso questi viaggi sono molto intensi ed è capitato che, dopo una serie di viaggi di fila, avessimo bisogno di staccare perché il fisico chiedeva di fermarsi. Tuttavia, ci teniamo ancora a dire che per noi è un piacere nel bene e nel male: ogni lavoro ha pro e contro ma, se si fa il lavoro dei propri sogni e lo si fa volentieri, allora tutto è molto più semplice.

Torniamo agli esordi. Quando e come avete deciso di fondare The Travelization? Pensavate che avrebbe avuto il successo che ha oggi?

Come spiegato in precedenza, The Travelization è nato tra i banchi universitari, in particolare da Lorenzo, ma già con l’idea di farlo diventare un lavoro a tempo pieno insieme a Sara. Sinceramente, quando abbiamo iniziato sentivamo di poter dire la nostra e che magari saremmo davvero potuti diventare conosciuti e apprezzati nel nostro ambito. La svolta è stata indubbiamente il Coast to Coast di 40 giorni che abbiamo fatto come viaggio post laurea dopo 6 mesi dall’apertura del blog e del profilo Instagram. In quell’occasione, tantissime persone hanno cominciato a seguirci. Queste persone avevano capito che i nostri viaggi potevano essere davvero molto interessanti e d’ispirazione.

Qual è, secondo voi, il “segreto” del vostro gran numero di sostenitori (312.000 solo su Instagram)?

Sarà una banalità ma essere sé stessi, genuini e umili ripaga sempre. Alla base, ovviamente, c’è un grande impegno nella creazione dei contenuti e nei racconti dei viaggi, però queste caratteristiche sono per noi imprescindibili, se si vuole intraprendere questa strada.

Poi, sicuramente, un altro fattore che ci contraddistingue è il fatto di visitare spesso e volentieri mete che in molti sognano di vedere, con itinerari particolari e insoliti che magari le persone vogliono replicare. Ci siamo accorti che questo è un altro fattore importante, per il quale la gente ci segue volentieri.

 

Al giorno d’oggi, molte persone vogliono diventare travel bloggers o travel Influencers ma quelli che riescono a mantenersi con queste professioni sono ancora pochi. Secondo voi, qual è il “segreto” per farcela?

Troppe persone al giorno d’oggi vogliono e pretendono che il successo arrivi subito, dopo una manciata di post pubblicati e di viaggi fatti. Non funziona così, nemmeno per coloro che con un paio di reels diventano virali e prendono 50.000 followers in poche settimane o mesi. Servono le qualità che abbiamo detto prima (umiltà, dedizione, rispetto) ma anche tanta pazienza e la giusta dose di gavetta. Noi, infatti, abbiamo impiegato quasi 3 anni a farlo diventare un lavoro a tempo pieno, non 3 mesi come vorrebbe la maggior parte di chi prova a entrare in questo mondo, e abbiamo fatto diverse collaborazioni non retribuite prima di pretendere, giustamente, di farci pagare.

Ci sono degli errori che avete commesso all’inizio del vostro percorso e che volete condividere con i nostri lettori?

Sbagliare può succedere a tutti, anche ai migliori. L’importante è capire quali sono gli errori e imparare dagli stessi, cercando di non commetterli più. Agli inizi, più che altro sbagliavamo nel voler andare a tutti i costi in un luogo solo per scattare la foto perfetta da pubblicare su Instagram, magari allungando la strada di 2 ore o alzandoci sempre prima dell’alba per lo scatto perfetto, stressandoci troppo. Con il tempo, abbiamo capito che non ne vale proprio la pena e che sì, vanno bene alcuni scatti patinati, ma che comunque non vogliamo più impazzire solo per una foto da pubblicare. Le esperienze vanno fatte solo se davvero le vogliamo fare per noi stessi.

Avete anche un’Instagram Academy, pensata proprio per chi vuole migliorare e crescere sul famoso social, non solo nel mondo dei viaggi. Vi va di parlarcene meglio?

Instagram Academy è nata durante il primissimo lock-down a marzo 2020. Quello è stato indubbiamente il nostro periodo più buio, perché avevamo appena aperto la Partita Iva e i clienti per cui lavoravamo ci hanno subito rescisso i contratti. Eravamo quindi entrambi a casa senza entrate e senza la possibilità di viaggiare. Non ci siamo persi d’animo, però, e abbiamo voluto creare qualcosa che potesse essere utile non solo nella nicchia dei viaggi ma a 360 gradi. Pensavamo a qualcosa indirizzato a chi voleva trasformare la propria passione in un lavoro, o semplicemente capire come sfruttare Instagram al meglio. Ci abbiamo lavorato per oltre due mesi e, alla fine, abbiamo partorito questo corso che, ad oggi, conta più di 1200 iscritti in 4 anni e tantissime dirette e aggiornamenti che abbiamo fatto sui nostri canali privati per continuare a sostenere chi ha comprato il corso e ha creduto in noi.

Parliamo un po’ di viaggi. Quali Paesi avete visitato finora?

Ad oggi abbiamo fatto più di 100 viaggi da quando siamo insieme, in ogni continente e facendo esperienze assurde, ma anche dormendo in luoghi unici e insoliti. Abbiamo davvero fatto tantissimi viaggi in tutto il mondo, anche se ci fa un effetto strano non essere mai stati insieme in città italiane come Torino, Firenze o Napoli, per visitarle come si deve. Dobbiamo assolutamente rimediare!

So che, fra i vostri viaggi preferiti, ci sono gli on the road negli Stati Uniti. Come mai?

Non nascondiamo che gli Stati Uniti siano la nostra meta preferita nel mondo. C’è chi ha il mal d’Africa, chi il mal d’Asia e noi abbiamo il mal d’USA. Il fatto che ogni Stato sia diverso dagli altri e che in ciascuno di essi ci sia così tanto da esplorare (sia se ami le città sia se preferisci la natura) ci piace da morire. Inoltre, noi siamo grandi amanti dei viaggi on the road e guidare negli States è qualcosa che non ha prezzo. Abbiamo già percorso alcuni itinerari iconici ma vogliamo farne sempre di più e almeno un OTR all’anno negli States cerchiamo di farlo. Quest’anno, ad esempio, siamo già stati in California percorrendo la Pacific Coast Highway da San Francisco a Los Angeles ma in estate torneremo e faremo un OTR più strutturato tra vari Stati ancora top secret

Che consigli dareste a chi vorrebbe pianificare un on the road lì?

Sul blog abbiamo scritto diversi articoli in cui diamo consigli su come pianificare e organizzare al meglio un OTR. Diciamo che il consiglio principale riguarda la macchina, ovvero sceglierla con l’assicurazione totale per evitare qualsiasi rischio. Per il resto, dipende molto dai gusti personali e dal budget che si ha a disposizione. Noi ,personalmente, consigliamo di passare qualche notte nei classici motel all’americana, quelli che si vedono nei films (ma che, ve lo assicuriamo, non sono horror come si pensa). Sono davvero caratteristici e permettono di risparmiare qualcosa. Infine, consigliamo sì di pianificare un itinerario di massima ma anche di farsi anche trasportare dagli imprevisti e dal momento, perché spesso sono proprio le cose che ci capitano per caso a rendere il viaggio ancora più magico.

Organizzate anche viaggi di gruppo per la vostra community. Come funziona il “dietro le quinte” di questo aspetto del vostro lavoro?

I viaggi di gruppo sono una parte importantissima del nostro lavoro e, ormai dal 2019, cerchiamo di organizzarne sempre di più, ultimamente almeno 4 l’anno. Ci piace coinvolgere la nostra community a partire insieme a noi, così da poter conoscere dal vivo alcune delle persone che ne fanno parte e farle viaggiare, non solo virtualmente, ma anche fisicamente, in luoghi da sogno.

In questi anni abbiamo avuto un’agenzia con cui collaboravamo e che recentemente abbiamo cambiato ma, in ogni caso, i termini sono sempre gli stessi. Noi esprimiamo la nostra preferenza per alcune mete in cui vorremmo portare le persone durante l’anno e l’agenzia fa il possibile per accontentarci, sempre se il rapporto qualità-prezzo è onesto. Solitamente ciò che proponiamo va in porto, magari con qualche aggiustamento da parte dell’agenzia, per strutturare al meglio l’itinerario e includere anche esperienze a cui noi non avevamo pensato.

Quali sono i prossimi viaggi di gruppo in programma? Di solito, non ripetete i viaggi di gruppo, perché?

A maggio andremo a New York per una settimana, mentre a fine settembre in Sudafrica, in entrambi i casi con più di 20 persone al seguito. Nel mentre, stiamo organizzando un viaggio per fine agosto e uno per metà novembre, che sono ancora top secret.

Non ripetiamo quasi mai le mete dei viaggi di gruppo fondamentalmente perché siamo noi i primi ad avere bisogno di nuovi stimoli e di raccontare viaggi diversi e non sempre e solo gli stessi itinerari e le stesse esperienze. Ad esempio, l’anno prossimo pensiamo di cambiare il viaggio in Lapponia, che negli ultimi 3 anni abbiamo proposto ripetendo sempre la stessa formula. Potremo andare sempre alla ricerca dell’Aurora Boreale nel Nord Europa ma non in Finlandia. Inoltre, il fatto di non ripetere i viaggi di gruppo rende questi ultimi unici e speciali e le persone sono ancora più motivate a non farsi scappare un’occasione per partire insieme a noi.

Molte persone pensano ancora che, chi lavora sui social, non faccia un “vero lavoro”. Qual è la vostra opinione in merito?

Lo abbiamo accennato in precedenza. Purtroppo è un pensiero comune ma coloro che lo dicono lo fanno perché non hanno mai provato, nemmeno per un giorno, a mettersi nei nostri panni. Non è un caso che tutti coloro che sono venuti in viaggio con noi ci hanno confessato che una vita così per loro sarebbe insostenibile e che non riuscirebbero mai a farcela. Se davvero la nostra professione fosse così facile, allora tutti vorrebbero intraprendere questa strada, ma non è così. A chi ha questo pensiero su di noi e su dei nostri colleghi, suggeriamo di passare una giornata insieme a noi e capirà subito che la nostra vita ha sì dei grandi vantaggi ma che è anche altrettanto stressante e faticosa e per nulla semplice, se si vuole svolgere il lavoro nel migliore dei modi.

Come avete affrontato il periodo del Covid?

Per noi è stato il momento in cui siamo risorti dalle nostre ceneri. Come detto in precedenza, ne abbiamo approfittato non per piangerci addosso ma per rimboccarci le maniche e creare qualcosa di utile per gli altri. Inoltre, è stata per noi l’occasione che aspettavamo da tempo di riscoprire le bellezze della nostra regione e dell’Italia in generale. Porteremo con noi i ricordi meravigliosi del Trentino, delle colline del Prosecco, dei borghi medievali emiliani, della Costiera Amalfitana e del nostro road trip di 3 settimane in Sicilia.

Nonostante i primi mesi siano stati difficili, siamo contenti perché è proprio da quel periodo che in Italia si è cominciato finalmente a prendere più sul serio la nostra figura. Infatti, da quel momento, siamo letteralmente esplosi e le richieste di collaborazione da allora sono state sempre più frequenti. Senza il Covid, probabilmente la mentalità italiana sarebbe rimasta ancora chiusa, se non per poche realtà.

Il vostro successo si basa principalmente su Instagram. Facciamo gli scongiuri ma vi siete mai chiesti cosa fareste se, un domani, Instagram dovesse chiudere i battenti?

Questa è una domanda che in molti ci hanno posto in passato, anche i nostri genitori. Anni fa non avremmo saputo rispondere onestamente ma adesso abbiamo acquisito diverse conoscenze e abbiamo un background più corposo alle spalle, per cui sicuramente lavoreremmo ancora nell’ambito dei viaggi. Magari diventeremmo tour leaders per agenzie di viaggi o apriremmo la nostra agenzia di viaggi. Quello che è certo è che siamo talmente radicati in questo ambiente che non potremmo pensare di uscirne mai, qualunque cosa accada.

Per una giovane coppia sui 30 anni, avete uno stile di vita che, per molti, è ancora considerato “strano”. Vi è mai capitato di sentirvi chiedere come mai non avete due lavori “più tradizionali” e frasi simili?

Questa domanda nello specifico non ci sembra che ci sia mai stata fatta però ci hanno chiesto più volte se sentiamo la necessità di staccare da questo mondo, più che altro visto quanto per noi i viaggi sono lavoro a tutti gli effetti e quasi mai vacanza vera e propria. Noi, tuttavia, non siamo fatti per i lavori standard in ufficio, in cui si entra alle 9, si esce alle 18, si sta alla scrivania e non ci si muove. Ci abbiamo provato, all’inizio, ma non faceva per noi e, per fortuna, lo abbiamo capito immediatamente. In particolare, sentivamo l’esigenza di essere indipendenti e senza qualcuno che c’imponesse quanto e come lavorare. Amiamo questo lavoro anche perché ci permette di essere i capi di noi stessi e, se vogliamo lavorare fino all’una di notte ma svegliarci il giorno dopo alle 10, possiamo farlo senza problemi e non c’è soddisfazione più grande.

Avete viaggiato tantissimo, quindi, vi chiedo: 3 Paesi da vedere almeno una volta nella vita…

Oltre agli Stati Uniti che secondo noi è scontato, ci vogliamo inserire: l’Uganda, perché solo l’incontro con i gorilla nella foresta vale il viaggio ed è una delle esperienze più belle mai fatte; Il Giappone, un Paese da cui siamo tornati di recente e di cui ci siamo innamorati immediatamente sotto tutti i punti di vista e, infine, ci mettiamo un Paese vicino a noi, la Scozia, perché ogni volta che siamo andati ci ha entusiasmati e per noi rappresenta il connubio perfetto tra natura e città/villaggi da visitare ed esplorare. Senza considerare che si presta benissimo a essere girata in macchina e che racchiude scenari unici in Europa, nonché locations di Harry Potter, a cui noi siamo legatissimi.

Ci sono degli incontri, sia con i locals sia con altri viaggiatori, che porterete sempre nel cuore?

Ce ne sono diversi. Il primo che ci viene in mente è l’incontro con una famiglia che viveva nella foresta amazzonica e che ci ha ospitati, facendoci conoscere le loro usanze e tradizioni. Siamo rimasti sconcertati da come potessero vivere in una maniera così diversa dalla nostra ed essere così tanto felici, pur non avendo praticamente nulla di materiale. Questa esperienza ci ha fatto davvero riflettere e gli occhi pieni di pura gioia e delicatezza di quei bambini li porteremo sempre con noi.

Vi siete mai sentiti in pericolo?

Per fortuna quasi mai. L’unica volta in cui è successo è stato a Città del Capo, quando un local ci stava per derubare del bancomat a uno sportello in strada. Per fortuna, la polizia era nei paraggi, ha visto la scena e ha fermato il ladro, ma ce la siamo vista brutta, anche perché sappiamo che in Sudafrica la convivenza tra persone bianche e nere non è affatto facile.

Avete ricevuto anche dei premi per il vostro lavoro. Vi va di parlarcene?

Ci ha fatto molto piacere ricevere il premio di Heymondo nel 2023 nella categoria dei migliori travel bloggers italiani, perché dimostra che i blog non sono morti e che ancora sono letti da tante persone, giovani compresi. In generale, però, ai premi preferiamo le decine e decine di messaggi quotidiani che ci arrivano, molti dei quali sono di ringraziamento per aver ispirato dei viaggi o per aver consigliato luoghi ed esperienze che prima le persone in questione non conoscevano. Questi per noi sono i riconoscimenti più belli a cui possiamo ambire.

Come funziona, invece, la sezione “collaborazioni”?  Vi è capitato di rifiutare delle collaborazioni perché non in linea con il vostro brand?

Sì, in realtà capita molto più spesso di quanto non si creda. Anche agli inizi, quando in teoria non avremmo potuto permetterci di rifiutare collaborazioni, lo facevamo. Perché se noi nelle storie diciamo che non ci piace il latte o il caffè e poi un brand ci propone una campagna per promuovere lo yogurt o una macchinetta del caffè e noi accettiamo, sarebbe incoerente verso noi stessi e verso chi ci segue.

Di solito, accettiamo un 20% delle richieste di collaborazione che riceviamo. Il resto, purtroppo, lo scartiamo per motivi di tempo, coerenza o, il più delle volte, per ragioni etiche, perché per nulla in linea con la nostra visione. In passato, abbiamo rifiutato collaborazioni con zoo e acquari proprio per questo motivo, ma anche con prodotti di brand a schema piramidale. Quest’anno abbiamo deciso di dedicarci a poche collaborazioni in generale ma scelte con criterio e che pensiamo possano essere davvero utili e interessanti per la nostra community.

Che consigli dareste a chi si muove in questo mondo da poco e non sa come approcciare i brand o se accettare o meno una collaborazione?

Il consiglio cardine è proprio quello di essere sempre coerenti con le collaborazioni che si sceglie di accettare, perché ci vuole davvero poco a perdere la propria credibilità dopo una collaborazione mal riuscita. Suggeriamo, inoltre, di dedicarsi all’inizio a collaborazioni con realtà dal numero di followers più o meno simile al vostro, altrimenti rischiate di bruciarvi con realtà più affermate perché ancora non siete pronti o non avete il profilo ottimizzato al meglio.

Molte persone pensano che avere un blog e/o dei canali social relativi ai viaggi voglia dire “viaggiare gratis”. Guardando i vostri contenuti, a volte fate vedere il lavoro che dovete fare anche in loco. Vi va di spiegarlo meglio?

Viaggiare gratis o venire pagati per viaggiare è un privilegio che bisogna meritarsi e una persona se lo merita quando, in viaggio, riesce a promuovere al meglio delle proprie possibilità una determinata realtà, un luogo o un’esperienza. Non è tutto dovuto e non bisogna pensarla così, anche perché riuscire nel lavoro di Influencer per una struttura, ad esempio, fa sì che i gestori di quest’ultima magari ne parlino con altre realtà e che la voce si sparga, così che l’Influencer in futuro possa avere altre richieste di collaborazione. Pensare solo a farsi la vacanza gratis è sbagliato e, alla fine, prima o poi ti si ritorce contro. Questo è inevitabile.

Impossibile non farvi questa domanda, anzi, la faccio in particolare a Sara. Tua nonna Lina è un vero e proprio personaggio che appare spesso nelle vostre storie. Ti va di parlarci un po’ di lei? 

Nonna Lina ormai è un po’ la nonna di tutta la nostra community e a me fa tanto piacere mostrarla su IG, perché è lei la prima che si diverte quando le faccio i miei scherzi o le domande un po’ provocanti. Lei è una vera forza della natura e, sia fisicamente sia mentalmente, non dimostra i suoi 93 anni. Non ha ancora ben capito che tipo di lavoro faccio ma sa che sono sempre in viaggio e a lei so che comunque dispiace perché non mi può vedere. Quando sono a Bologna, tuttavia, cerco sempre di recuperare e almeno una volta a settimana sto con lei qualche ora e passiamo del tempo insieme. Il legame che abbiamo è unico e sono contenta che sia entrata nella vita di tante persone tramite Instagram.

Lorenzo, questa domanda, invece, è per te. Nelle vostre storie si vedono spesso i “Lorenzo consiglia”, suggerimenti dati da grande assaggiatore di cibo locale quale sei. Ti chiedo, quindi, un cibo su tutti da suggerire ai nostri lettori…

Difficile consigliarne solo uno perché, davvero, in viaggio ho avuto la possibilità di assaggiare tantissime prelibatezze. Di sicuro non è un alimento dolce, dato che non sono un patito… penso che una volta nella vita si debba assaggiare il tonno marinato della Polinesia in versione sashimi, perché io ad oggi non ho mai mangiato un pesce crudo più buono di quello. Ancora me lo sogno la notte, da quanto era buono!

Gestire un brand significa dover tenere di conto di molti aspetti. Come vi suddividete il lavoro?

Per fortuna essere in due aiuta molto nella gestione di The Travelization. Se Lorenzo cura in toto il blog, su Instagram Sara è la front woman. È lei a metterci spesso la faccia e anche le storie e i reels ci tiene a editarli lei perché è un qualcosa che le piace tantissimo fare e che le riesce anche particolarmente bene. La gestione delle interazioni la curiamo entrambi, in diversi momenti della giornata.

Che consigli dareste ad altre coppie che vorrebbero avere uno stile di vita simile al vostro?

Per intraprendere una carriera lavorativa come la nostra bisogna essere innanzitutto una coppia salda e con una passione smisurata per i viaggi che accomuni entrambi e non solo uno della coppia, o si rischia di compromettere il progetto a lungo andare. Non è necessario essere sempre d’accordo su tutto, anzi, lo scontro positivo è spesso utile, però bisogna essere mentalmente orientati allo stesso modo e avere una mission comune. Così facendo, sarà probabilmente più semplice riuscire a gestire una pagina in comune e farlo diventare un lavoro a tutti gli effetti, senza stravolgere la propria routine di coppia.

Avete mai vissuto all’estero? Se sì, potete parlarcene? Se no, vi piacerebbe e dove?

Pur avendo viaggiato tantissimo nel mondo non ci è mai capitato di vivere stabilmente da qualche parte. Il motivo è che entrambi stiamo benissimo a Bologna e non sentiamo la necessità e il bisogno di dover vivere all’estero. Siamo troppo attaccati alle nostre tradizioni a casa, insieme ad amici e familiari ai quali non rinunceremmo per nulla al mondo. Per noi, anche la fine di un viaggio non è mai triste perché sappiamo di tornare a casa, dove stiamo benissimo, e dove c’è Nala, la nostra gattina che ci aspetta e che non vediamo l’ora di coccolare. Se proprio dovessimo scegliere un luogo in cui abitare, probabilmente ora come ora diremmo Londra o la California. Sono mete che amiamo e nelle quali potremmo vivere in un ipotetico futuro.

Andate mai in vacanza lasciando a casa il telefono o, quantomeno, senza pubblicare nulla sui social?

In quasi 7 anni che facciamo questo lavoro è capitato soltanto per 7 giorni durante il nostro viaggio di nozze in Polinesia, mentre eravamo in crociera sul catamarano e quindi, per forza di cose, non avevamo segnale. Dobbiamo dire che pensavamo di impazzire stando senza Internet e senza farci vedere ma invece è stata una settimana splendida, durante la quale abbiamo avuto anche il piacere di condividere bei momenti con i locals e con altre coppie in viaggio insieme a noi. In futuro, ci piacerebbe provare nuovamente un’esperienza simile, stando qualche giorno senza social. Crediamo che come formula detox non sia male prendersi almeno un giorno alla settimana off quando si è a casa.

Che cosa state imparando, da questo vostro stile di vita?

Stiamo imparando sempre di più ad ascoltare il nostro corpo. Prima magari lo trascuravamo abbastanza ma adesso, se capiamo che siamo molto spossati o stanchi, sappiamo che dobbiamo rallentare e calare di intensità. Il nostro stile di vita alla lunga può essere logorante e bisogna cercare di stare attenti anche dal punto di vista alimentare. Adesso, infatti, in viaggio cerchiamo di mangiare abbastanza e di concederci pochi pasti meno salutari.

Progetti futuri?

Il bello del nostro lavoro è che è sempre in evoluzione e che non sappiamo cosa ci riservi esattamente il futuro. Pur essendo organizzatori seriali, non amiamo fare progetti a lunga scadenza ma ragioniamo anno per anno. Per il 2024, non vediamo l’ora di lanciare gli ultimi viaggi di gruppo, previsti nella seconda metà dell’anno, ma siamo pronti anche per cominciare alcuni progetti con nuove realtà del panorama turistico, che ci porteranno fuori Europa in mete da sogno.

Per seguire o contattare Sara e Lorenzo:

Sito web: thetravelization.com

Instagram e TikTok: @thetravelization