Il progetto squadre B per rilanciare i giovani

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Non sempre è facile, per un calciatore giovane, inserirsi all’interno di un contesto collaudato di una grande squadra e riuscire a esplodere. Molte volte, ragazzi che fanno benissimo in Primavera, faticano e non poco prima di arrivare a mostrare le stesse doti anche nel calcio dei grandi. Il motivo risiede nel fatto che, nella stragrande maggioranza dei casi, i giovani vengono gettati nella mischia e vengono visti come dei fenomeni fin da subito, dando loro delle pressioni maggiori di quelle che un ragazzo con delle qualità, ma molto giovane, non dovrebbe avere.

Quante volte abbiamo sentito dire che un ragazzo aveva le sembianze del nuovo Maldini, Scirea o Pirlo, salvo poi tutte le aspettative andare in fumo?

In Italia molte volte si criticano le società perché non permettono ai giovani di esordire ed esprimere il loro potenziale fin da subito. Ma quanto è importante, per un calciatore, avere un impatto con il calcio professionistico in una lega più bassa e capire fin da subito cosa significa giocare nei campi di provincia ed entrare in un contesto molto competitivo?

Sicuramente è quello che si sta cercando di fare attraverso il progetto delle squadre U23. Ad esempio, la Juventus ha messo in vetrina alcuni giovani molto interessanti, come Grigoris Kastanos, Matheus Pereira, Nicolò Fagioli e Stepy Madvididi, in una stagione con non pochi problemi per la compagine di Zironelli, che però sta formando e forgiando giovani talenti in un campionato molto fisico, competitivo e con poche possibilità di sbagliare.

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In questo modo, non si è protetti dalla campana di vetro che si ha nelle formazioni giovanili, in cui il risultato non è così importante e in cui la società pensa, ovviamente, più a proteggere e crescere il proprio calciatore, piuttosto che a fargli provare l’ebrezza della competizione.

Può essere un vantaggio, per un calciatore, giocare prima in una squadra di una serie minore e poi fare il grande salto? Ci sono due scuole di pensiero. C’è chi pensa che, per un calciatore giovane, sia meglio stare nella propria società, soprattutto se importante, per imparare dai grandi calciatori, nonostante questo significhi scarso minutaggio. Altri, invece, credono che sia meglio per un giovane crescere semplicemente calcando il campo e giocando quanti più minuti possibili.

Le squadre B cercano di coadiuvare entrambi gli aspetti: da un lato i calciatori giocano con continuità, dall’altra, invece, sono a stretto contatto con i grandi e possono allenarsi assieme a campioni che possono alleviare la loro crescita.

In questo momento, la sola Juventus ha aderito al progetto, ma nei prossimi anni ci potrebbero essere altre società, in primis Inter e Milan.