Brexit, tra incertezze e ritardi si fa sempre più tesa la questione Gibilterra

Di Gianluca Ricci

 

Anche se sul futuro della Brexit non c’è ancora nessuna certezza, un aspetto nei rapporti fra la Gran Bretagna e l’Unione Europea è comunque già stato modificato, e non di poco conto, ovvero le procedure legate alla gestione dell’intricato nodo geopolitico di Gibilterra.

Un primo risultato Brexit l’ha già ottenuto, indipendentemente dall’approvazione delle corrette modalità di applicazione: ora le trattative nelle questioni transfrontaliere avverranno fra il governo inglese e la Spagna, che in questo modo torna a recitare un ruolo da protagonista nello scacchiere strategico europeo.

Il primo passo sarà quello di stringere accordi bilaterali per regolamentare questioni che da anni affliggono i rapporti fra quel territorio e i suoi confinanti, ovvero i controlli doganali e il contrabbando.

Difficile, anzi impossibile, che la Gran Bretagna pensi di disfarsi del suo territorio d’oltremare, ma ora che la Spagna è stata investita dell’autorevolezza piena per gestire contatti e accordi, nemmeno a Londra sono più tanto sicuri che la situazione possa continuare a mantenersi così com’è.

La Rocca che un tempo segnava i confini del mondo allora conosciuto passò sotto la corona britannica nel 1713, in seguito alla stipula del trattato di Utrecht, sancito per porre fine alla guerra di successione spagnola.

Ma molte altre volte nel corso della storia il suo destino parve lì lì per modificarsi in via definitiva, anche se l’enclave rimase saldamente in mano britannica: prima ci provò il dittatore Franco, con scarso successo, poi addirittura due referendum democratici, uno nel 1967 e uno nel 2002, ma anche in questo caso le scelte degli abitanti di Gibilterra furono chiaramente a favore della Gran Bretagna.

I nodi irrisolti di questo complesso rapporto sono rimasti tali anche dopo la Brexit, soprattutto dopo una Brexit realizzata in modo maldestro come è accaduto qualche settimana fa.

Innanzitutto l’operatività dell’aeroporto, su cui da anni Spagna e Gran Bretagna litigano ad ogni atterraggio, ma anche la cogestione degli spazi marittimi antistanti Gibilterra, che Londra considera sue acque territoriali.

Su questo particolare si sono giocate logoranti guerre di nervi, durante le quali unità navali spagnole hanno sfidato la flotta inglese all’ancora presso la Rocca, e non solo: qualche anno fa gli spagnoli hanno persino provato a bloccare l’ingresso di un sottomarino americano nel porto, creando i presupposti per un incidente diplomatico a stento placato da politici e funzionari europei.

Oggi tutto ciò sarebbe più facilmente superabile, visto che le responsabilità decisionali sono tornate in capo ad un unico soggetto, ovvero la Spagna: che però pare non voler rinunciare a rivendicazioni annose che potrebbero portare ad un raffreddamento nei rapporti con gli inglesi.

La richiesta di gestione congiunta degli spazi marittimi e di quelli aerei non trova sponde favorevoli negli interlocutori britannici.

Tutto sta ora nel verificare quali saranno le modalità con cui la Gran Bretagna deciderà di allontanarsi dall’Unione Europea: perché, lo si voglia o no, quello scoglio a capofitto tra Atlantico e Mediterraneo è diventato una nuova frontiera fra l’Europa e un Paese estraneo, con tutte le conseguenze del caso.

Gli inglesi dovranno rassegnarsi a cedere qualche posizione se vorranno continuare a svolgere un ruolo propositivo all’interno di un continente che hanno voluto abbandonare politicamente, ma a cui appartengono fisicamente, persino nelle enclave più lontane.