A dispetto di ogni apparenza, non vi sono cose che siano, per definizione, prive di un significato per così dire “sentimentale”, di matrice squisitamente razionale. Non esistono esperienze, che siano avvicinabili senza andare a disturbare la regione più bassa del proprio corpo, limitandosi al solo uso della testa (per quanto possa essere una sapientissima testa!). Non c’è sapienza, insomma, che non trovi conferma nel cuore.

Partire attraverso le cose

I criteri matematici, si animano per effetto di secoli di ricerche e di studi appassionati, di notti passate su scrivanie illuminate da chiare lampadine alogene, e prima ancora, assai prima, dalla debole e calda fiamma di una candela o di un fuoco scemante, amorevolmente attizzato. Il pistone di una motore o qualsiasi altro pezzo di assemblaggio, non è metallo battuto, non è fredda meccanica, è il risultato di moltissimi tentativi, di prove, verifiche col fiato sospeso, magari stringendo la mano di un collega; è fatto di delusione per l’intoppo ed esaltazione per il prodotto finale funzionante; è l’emozione del primo uomo, del primo bimbo, che si è trovato su una vettura, è l’invidia della gente per strada, l’ammirazione; è il sogno di un padre di famiglia degli anni 50, il suo sacrificio, il senso di ricompensa racchiuso nel sorriso della propria moglie, accomodata sul sedile del passeggero, con un foulard variopinto poggiato intorno al collo ed a cingerle il capo.

Il computer, con il quale tutti lavoriamo ogni giorno, è una storia di impegno e di servizio, di nuovi assetti economici e di utilità fruibile a domicilio; è il compiacimento del pensionato che sperimenta l’ebbrezza del pagamento online della bolletta della luce, senza rimpiangere le scale “ammazza vecchietti” e le chilometriche code nei meandri di immensi uffici postali; è la gioia di una madre che versa una lacrima ritrovando oltre lo schermo il proprio amato bambino-trentenne, partito alla volta di “Chissadove”, ricordandogli di mangiare e di coprirsi bene. Semplici azioni come studiare un teorema, salire in macchina o controllare l’e-mail, possono diventare viaggi, percorsi, che si compiono addentrandosi nelle cose, e prima ancora dentro se stessi; sono una mappa geografica della storia umana, ritrovata nelle sue più elementari e pratiche manifestazioni!

Non c’è cosa, oggetto, studio, testimonianza, corpo, che non rechi con sé anche un pezzo di storia, di sentimento, di passione, di dedizione e di bellezza. Ogni passo del proprio cammino, può trasformarsi in un’esperienza unica ed irripetibile, in un’avventura senza fine, se solo gli si permette di esserlo. Vivere, allora, diventa un modo alternativo di sperimentare la realtà, un cammino libero da quella pesante benda che una specie di sortilegio dell’orologio continua a gettare sopra gli occhi; un sentiero che si percorre inforcando lenti bifocali, per scovare ogni minimo dettaglio nella propria integrale bellezza.

Per chi sceglie di sperimentare una tale impresa, per chi rifiuta il compromesso, è necessario imparare a procrastinare, mettere da parte il comodo fascino del pret a porter, diventare selettivi; bisogna saper declinare tutto ciò che è meccanicamente producibile, mettersi in lista d’attesa in aeroporto (anche solo in senso figurato!) per il primo volo disponibile verso destinazioni ignote, in uno stand-by che può durare giorni, mesi, anni, ma che si conclude sempre con un biglietto in mano, se solo si ha la pazienza di attenderlo. Dire di no alla mentalità del “fare le cose, perché vanno fatte”, è oggi una atto di fede e di coraggio, è una valigia provvista di tutto l’occorrente, di bikini e di passamontagna, per partenze incombenti ed indefinite, viaggi che, in ogni caso, non potranno mai lasciare delusi!

Partire attraverso le cose

Nelle verdi distese della partecipazione emotiva, la colazione del mattino ritrova i sapori di Timbuctu; la corsa in autobus, alzandosi per cedere il posto ad una persona anziana, sbirciando curiosamente il giornale del vicino, scambiando qualche parola di cortesia, diventa l’allegro pellegrinaggio per Santiago de Compostela; una serata in discoteca ci avvicina alle danze degli aborigeni taiwanesi; il dono per il compleanno di un amico, ci riporta al genio di Goethe ed alle pianeggianti meraviglie della sua Germania.

Sono luoghi e fatti che, quando si è in viaggio, si è sempre attenti ad immortalare, ma che sfuggono alla percezione, proprio quando li si potrebbe ritrovare nelle piccole esperienze di ogni giorno. Sono vicende impresse su di un’unica pellicola, che parte, inevitabilmente, dal sentimento: il minimo comune denominatore di ogni uomo, cultura e percorso, individuale e collettivo. Viaggiare, prima di ogni altra cosa, vuol dire avere un approccio emotivo alla vita; si può farlo continuamente, sia prendendo un aereo per New York che restando nel posto di sempre, basta volerlo!

L’auspicio, che rivolgo a tutti coloro che poseranno gli occhi su queste semplici righe, è quello di sapersi appassionare sempre, studiando la contabilizzazione delle vendite e la partita doppia, e salendo su una nave per la Sardegna; stendendo il bucato, facendo una semplice doccia o passeggiando all’aperto; che possano trovare ogni sera mezz’ora di tempo per leggere “Senza famiglia” alla propria nonna o “Ventimila leghe sotto i mari” ai propri figli. Ogni piccola azione può diventare un viaggio straordinario oltre i confini del mondo, per effetto del magico potere della partecipazione emotiva, che si posa sul sentiero come polvere di stelle, per restituirgli i colori che più appassionano chi lo sta percorrendo.

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Mariarosa Rao

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