La storia di Brì e la sua avventura in giro per il mondo

Lei si chiama Brì. L’ho “trovata” per caso su internet e ho cominciato a seguire il suo blog Trotamundos, un viaggio alla fine del mondo.  Partita con 5 magliette, 7 mutande e i soldi della letterina di Babbo Natale sta percorrendo un viaggio in giro per il mondo. Un’avventura che poi si è trasformata in esperienze di vita e che continua ancora. Ora si trova in Slovacchia dove sta per aprire un ostello pronto ad accogliere e a far sentire a casa i viaggiatori che passeranno dalla città di Nitra.

Leggete l’intervista e seguite Bri sul suo blog, sono sicura che non vi lascerà indifferenti.

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La prima cosa che mi ha colpito del tuo blog è il titolo “Trotamundos Un viaggio alla fine del mondo” Perché dici “alla fine del mondo”?

Prima di partire “fine del mondo” coincideva con Ushuaia, già in fondo alla Patagonia. Era lì che il mio viaggio di un anno sarebbe terminato, era lì che sognavo di arrivare dopo la traversata atlantica e Cuba. Invece dopo Cuba non sono mai arrivata in America Latina, e il viaggio ha preso tutta un’altra strada (e durata!). La Patagonia resta il “sogno ultimo”, la ragione che mi ha spinto a partire ma che è ancora lì che mi aspetta. Nel frattempo, nel mezzo si sono aperte tante parentesi nelle parentesi, opportunità che ho colto al volo e che mi hanno portato a vedere posti, conoscere persone e fare esperienze che non erano nei piani ma che nemmeno avrei mai pensato di fare. Ed è così che, da limite geografico, “fine del mondo” è diventato un limite temporale, l’unico vero vincolo che abbiamo nella vita su questa terra. E la speranza è che quest’avventura – che da viaggio si è trasformata in vita – termini alla fine dei miei giorni, la fine del mio mondo.

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Ho letto in qualche tua intervista che spesso viaggi in autostop oppure a piedi…da che cosa è dettata questa scelta?

Viaggiare lentamente è l’unico modo per immergersi nelle culture, per avere il tempo di conoscerle e scoprirle. L’autostop invece prima di tutto è divertente, perché sei sul ciglio della strada col tuo cartone con scritta la destinazione e intanto ti prodighi in smorfie, faccine, mimiche (tutto questo specialmente quando si è in due) per far sorridere gli autisti. Molto spesso si fermano anche, ma regalare buonumore è già un’energia che ti torna indietro, ed è fondamentale quando aspetti un passaggio per 3 ore e non puoi permetterti di buttarti giù. E seduta su ogni sedile ascolti storie di vita, le tradizioni dei paesi che attraversi e conosci nuove persone con le quali quasi sempre resti in contatto.

Torni mai in Italia anche solo per qualche periodo tra un viaggio e un altro? Se si, che cosa ti piace e che cosa ti da fastidio quando rientri?

Dopo il primo anno lontano da casa, adesso che sono in Europa cerco di tornare in Italia ogni 6 mesi. Mi piace ritrovare la famiglia e gli amici, le serate semplici a bere un bicchiere di vino seduti sul pavimento, i posti dove sono cresciuta, il “mio” mare d’inverno. Quello che – più che infastidirmi – mi dispiace, è quando mi sento chiedere: “Ma quando torni alla vita normale?”. Come se questa non lo fosse, solo perchè diversa. Come se avessi passato 25 anni sabbatici e ora finalmente avessi scelto di vivere. Scegliere porta a delle responsabilità (per esempio il fatto che non puoi più prendertela con nessuno se il lavoro che fai non ti piace) e a delle conseguenze (per esempio, essere felice).

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Dove ti senti più a casa?

Potrei rispondere che casa è tutto il mondo, che ovunque ho trovato una famiglia che aspetta un mio ritorno. Se da una parte è vero, dall’altra questo è possibile perché per trovarsi sempre bisogna non perdersi mai. Per questo devo molto alla mia terra, il Salento, che mi ha dato radici forti come i suoi alberi di ulivo. Ed è lì il solo posto al mondo che chiamo davvero “casa”, alla strada della fontana di un piccolo paese, dove l’inverno si accende il caminetto per cuocere il pane sulla brace.

Che cosa ti hanno insegnato i viaggi?

Con uno schiaffo all’ego, la dignità dell’essere umili. Viaggiare in autostop, per esempio, è un po’ una sfida perché quello “figo” non sei tu che chiedi il passaggio: tu sei già “aperto a tutto” e non hai niente da perdere. Tu il grande passo l’hai fatto il giorno che hai deciso di partire, tutto il resto è venuto di conseguenza. Ma la persona che accosta per farti salire, che decide di prendere su uno sconosciuto, è lei che sta spezzando la sua routine, che accetta di correre un rischio. E senza avere niente in cambio. Per me, ognuna di queste persone è un mito. Gli eroi sono quelli che restano e che riescono a non murarsi vivi nell’abitudine di ogni giorno. Sono quelli che non restano indifferenti al mondo intorno ma che la vista di una matta con un cartello sul ciglio della strada gli strappa ancora un sorriso.

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I tuoi viaggi li programmi oppure davvero lasci che sia l’universo, il susseguirsi delle cose a guidarti?

Diciamo che parto da una vaga idea generale. La prima è stata andare in America del Sud (dove per esempio non sono mai arrivata ma che mi ha portato ad attraversare l’Atlantico in barca a vela e passare un anno nei Caraibi), la seconda fare l’Europa dell’est in autostop e l’ultima (per ora) viaggiare imparando nuovi mestieri e chiedendo ospitalità in cambio delle competenze mie e del mio compagno. Di solito decido solo la prima meta, solo in questo modo posso davvero lasciarmi guidare e seguire le strade che giorno per giorno l’istinto mi porta a scegliere. Tutto il resto, viene da sé.

Sei una persona spirituale?

Non direi, mi piace pensare che ognuno di noi sia artefice di se stesso e della propria vita. Prendo in prestito le parole di De Gregori, che lo spiegano perfettamente: “ognuno è fabbro della sua sconfitta e ognuno merita il suo destino”. Credo nel “volere è potere”, per quanto questo irriti alcune persone, agli occhi dei quali gli altri “possono”, mentre loro no. La mia risposta è che se vuoi veramente qualcosa troverai una STRADA, altrimenti troverai solo una SCUSA.

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Ora dove ti trovi?

Al momento sono in Slovacchia, precisamente nella città di Nitra. Qui, io e il mio compagno stiamo mettendo in piedi un ostello, che si chiamerà Nitra Glycerin Hostel. Dopo tanti viaggi dove ho lavorato alla pari negli ostelli, ho accumulato abbastanza esperienza per non partire da zero. E, soprattutto all’inizio, questo mi ha permesso di guadagnare tempo. E poi, dopo essere sempre stati ospitati, sentivamo il bisogno di avere un posto nostro dove potessimo ospitare a nostra volta. Insomma, una casa fatta da viaggiatori con amore per altri viaggiatori!

Hai mai avuto paura?

Non è che in viaggio si diventi coraggiosi, ma più attenti. Il rischio fa parte della quotidianità quindi in un certo senso sei più preparato ad affrontarlo. Forse è per questo che non mi sembra di aver quasi mai avuto paura in nessuno dei miei viaggi. Dico “quasi” perché c’è un momento che fa eccezione, ed è stato il ritorno da Cuba in barca a vela: improvvisamente ci siamo ritrovati a dover cambiare rotta perché la nostra incrociava quella di un ciclone. Eravamo solo in due, l’autopilota rotto, la vela di prua strappata per il troppo vento, il mare burrascoso che rendeva la navigazione scomoda e la tempesta continua. La “fuga” dal ciclone è durata 17 giorni, pochi in meno delle traversata. Ma il mare era tranquillo ed eravamo in sei a dividerci i turni di notte!

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Che cosa consiglieresti a una persona che vorrebbe intraprendere un percorso simile al tuo?

Ai giovani vorrei dire di non aspettare che sia troppo tardi. Ai meno giovani, che non è mai troppo tardi 🙂 Non aspettate di essere pronti. Non si può essere preparati davanti a qualcosa che non si conosce. Pronti lo si diventa quando non si più scegliere.

www.trotamundos.it

www.facebook.com/nitrahostelslovakia