La nuova vita di Monica e Francesco

A cura di Nicole Cascione

Monica Perna e Francesco Iannello, originari della Brianza, vivono da qualche anno a Dubai, dove hanno fondato AUGE – International Consulting, un’azienda di e-learning tra le pioniere ad aver accettato pagamenti in cyptovalute.

Monica inoltre è ideatrice del metodo di insegnamento online dell’inglese basato su una variante che definisce Globish, mentre Francesco è stato da poco al Crypto Dubai Expo 2022.

Si raccontano in questa intervista.

Chi erano Monica e Francesco prima di Dubai?

In realtà noi, Monica e Francesco, siamo coinvolti nel mondo della comunicazione e della formazione da svariati anni e in Italia eravamo già imprenditori. Avevamo una nostra azienda che è vissuta per quasi dieci anni, che si occupava, appunto, di comunicazione e formazione. Avevamo una squadra ed era proprio un’azienda tradizionale con vari collaboratori. Servivamo sia imprese presenti a livello territoriale, quindi imprese di piccole e medie dimensioni, ma anche grandi aziende internazionali, che si occupavano appunto di comunicazione e formazione. Dal punto di vista della comunicazione seguivamo tutti quelli che erano i vari strumenti e canali di comunicazione, sia online che offline.

Quindi seguivamo la comunicazione sui social media, ma anche la cartellonistica e la stampa su svariati formati, dal volantino ai cartelloni. E dal punto di vista della comunicazione, è interessante sapere come siamo partiti, ovvero agganciando delle collaborazioni con i Comuni della zona. Noi siamo originari entrambi di Monza e Brianza e da subito, appena abbiamo iniziato ad affacciarsi al mondo della formazione, i principali Comuni della provincia di Monza e Brianza, prima, ma poi anche i Comuni della provincia di Como, della provincia di Milano e di Varese, hanno iniziato a contattarci per chiederci di organizzare dei corsi di formazione. Principalmente si svolgevano in orari serali o nella mattinata del sabato presso le sale comunali.

Ci davano proprio in dotazione degli spazi nell’ambito dei palazzi comunali, stanze all’interno delle biblioteche dove svolgevamo corsi di formazione. Anche in questo caso siamo partiti io e Francesco per poi inglobare all’interno del nostro team dei docenti che lavoravano insieme a noi. Abbiamo senza dubbio un forte ricordo di quegli anni, delle giornate veramente molto piene, soprattutto perché inizialmente eravamo solo in due ad occuparci di tutto. Iniziavamo a lavorare la mattina alle 7:30 8:00 e la sera terminavamo a mezzanotte. Eravamo sempre impegnati perché ogni sera eravamo in un comune diverso e questa è una cosa che ricordo con un sorriso. Poi abbiamo dovuto coinvolgere delle altre persone proprio perché non riuscivamo più a gestire le numerose richieste.

Durante il giorno avevamo i nostri lavori: io, sia nelle scuole dove insegnavo che nell’ Università; allo stesso modo, Francesco ha una lunghissima carriera come consulente all’interno di una importantissima multinazionale americana. Io, dopo le Università italiane, ho iniziato poi ad insegnare anche all’interno delle aziende e, quindi, avevamo veramente delle agende molto molto fitte ed eravamo abbastanza itineranti ritrovandoci ogni sera ad insegnare in un comune diverso. Nel 2015 c’è stato l’EXPO e la nostra attività ha subito ancor più un’impennata per la richiesta di corsi di formazione per la lingua inglese. Ma anche poi per le materie informatiche è aumentata a dismisura. Dunque, quando eravamo in Italia abbiamo vissuto un periodo diverso ma certamente molto molto intenso.

La nuova vita di Monica e Francesco: pionieri dell’e-learning a Dubai  

Quando e perchè ad un certo punto avete deciso di trasferirvi e perchè avete scelto proprio Dubai?

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La scelta del trasferimento si è presentata come risultato di una serie di fattori. Dal punto di vista lavorativo, abbiamo capito che avevamo bisogno di lavorare su una nuova strada parallela, e questo accadeva nel 2016-2017. Come dicevo prima, l’anno di Expo 2015, l’impennata di richieste ci ha portato ad includere nuove persone all’interno della nostra squadra, ma le distanze rappresentavano sempre un limite. Il fatto che ogni sera fossimo in un comune diverso e che ingaggiassimo persone che si recassero in posti diversi iniziava a diventare un limite. Quindi abbiamo cercato di capire come poter essere onnipresenti e ben presto ci siamo resi conto che il web sarebbe stata la soluzione perfetta.

Attraverso l’apprendimento a distanza, online, potevamo essere contemporaneamente in più posti. Così, ben presto diventiamo pionieri della formazione online: se pensiamo che poi in Italia l’e-learning è stato legittimato con l’arrivo del Covid, nel 2020, noi invece i primi passi nella formazione a distanza li muoviamo nel 2016-2017 quando ancora in Italia c’era molta reticenza nei confronti di questa cosa. Ricordo benissimo che quando iniziai a proporre alle Università italiane la possibilità di tenere dei corsi a distanze e modalità online, la loro risposta era sempre “No Monica, è impossibile, è una cosa che non si può fare assolutamente!”. Le stesse persone che mi rispondevano così sono state le prime a chiedermi suggerimenti durante i mesi del Covid su come poter gestire l’insegnamento a distanza.

Quindi, dicevo, nel 2016-2017 iniziamo a comprendere che appunto l’E -Learning è sicuramente una strada per riuscire a insegnare a un maggior numero di persone senza doverci spostare. Iniziamo allora a creare la nostra struttura nell’ambito della formazione a distanza. In quel periodo studiavo, seguivo corsi e facevamo tantissimi viaggi negli Stati Uniti d’America dove chiaramente l’insegnamento a distanza era invece una realtà già più consolidata. Affacciarsi al mercato americano è sempre una buona idea per anticipare i trend e le mode e noi iniziammo ad andare svariate volte in America investendo molto nella nostra formazione, sia in termini di tempo che in termini di denaro. Ci rendiamo conto, così, che possiamo svolgere la nostra attività praticamente ovunque ci troviamo perché, una volta creato l’assetto della formazione a distanza, non ci sono più vincoli di spazio né vincoli territoriali.

Quindi, questo grande limite degli spostamenti che ostacolava la nostra capacità di fare impresa si dissolve nel momento in cui costruiamo un’infrastruttura online. A tutto ciò si aggiunge anche un aneddoto di carattere personale, poiché, negli stessi anni, io e Francesco avevamo acquistato quella che sarebbe stata la casa dei nostri sogni, la casa della vita dove avremmo vissuto secondo l’ottica tradizionale. Iniziamo a farla ristrutturare perché noi siamo sempre stati molto amanti dell’immobiliare, dell’arredamento, e ci è sempre piaciuto molto guardare i programmi in cui veniva cambiato completamente il volto di una casa.

Ed ecco che, mentre facciamo questo grande passo, ad un certo punto, l’impresa che stava facendo i lavori di ristrutturazione scompare dopo aver ricevuto lauti anticipi e senza aver portato a compimento il proprio lavoro. Inizia per noi, in quel periodo, una fase di periti in tribunale e quant’altro in cui cerchiamo chiaramente di riappropriarci delle somme che erano state versate a questa impresa senza però ottenere nulla purtroppo. Diciamo che la situazione va molto per le lunghe e, alla fine, col fatto che questa impresa era gestita da una persona completamente nullatenente, svanisce questo progetto. Nello stesso tempo prende invece piede e inizia a consolidarsi sempre di più questa struttura online che avevamo messo in pista pochi mesi prima.

A quel punto, iniziamo a chiederci perché restare in Italia dal momento che il sogno della casa era sfumato e, dall’altra parte invece, il lavoro ci stava dimostrando che avremmo potuto vivere ovunque? Diciamo che tra le varie destinazioni che abbiamo preso in considerazione, Dubai risultava essere la prescelta. Avevamo trascorso lì un paio di settimane a Capodanno per incontrare un nostro amico che si era trasferito sul posto da poco tempo. Quando arrivammo a Dubai senza dubbio fu amore a prima vista, per Francesco nell’immediato. Per me lo fu quando siamo ritornati in Europa e abbiamo iniziato a visitare altri posti per valutare varie destinazioni. In quei mesi abbiamo comunque girovagato un pochino per capire dove altro avremmo potuto vivere, ma nessuna città reggeva più il paragone con Dubai.

Quello che avevamo visto qui non era presente da nessun’altra parte. Tanto che decidiamo di prendere la coraggiosa decisione di tornare a Dubai e nel 2018 iniziamo a cercare casa qui. Dubai era piena delle classiche villette americane che io e Francesco avevamo sempre sognato! A quel punto, ci rendiamo conto che quella era la nostra seconda chance! Una cosa che non dimenticherò mai è che, entrando nella community in cui viviamo ancora oggi, ormai da cinque anni, la prima cosa che notammo fu un grande cartellone con scritto “This is the place where you can start your new life!” (questo è il luogo dove puoi iniziare la tua nuova vita). Lì decidemmo di firmare il nostro primo contratto di affitto e organizzare il trasferimento.

Dalla Brianza a Dubai dove avete fondato AUGE – International Consulting. Raccontateci qualcosa a riguardo.

Bene, credo di aver risposto in parte nella precedente domanda ma ci tengo a sottolineare che sicuramente io e Francesco continuiamo a sentirci fieri rappresentanti del territorio brianzolo e soprattutto dei valori che il territorio brianzolo conserva e di cui siamo veramente molto orgogliosi perché fanno ormai parte di noi. La Brianza è un luogo noto per essere un’area popolata da grandissimi lavoratori e un’area molto nota per l’artigianato, ricca di persone che hanno, con grande sforzo e sacrificio, raggiunto importanti successi. Tantissime delle aziende della Brianza sono in realtà nate da alcuni piccolissimi artigiani che oggi sono arrivati al successo. Loro sono la dimostrazione che la costanza, lo sforzo e il sacrificio, persistente e continuo, alla fine portano risultati. Questo è sicuramente un grandissimo valore che le nostre famiglie ci hanno sempre insegnato in maniera molto molto forte.

Io vengo da una famiglia di grandissimi lavoratori. In realtà, la differenza tra la Brianza e Dubai non è poi neanche così abissale perché Dubai è una città che corre, Dubai è una città che vuole sempre primeggiare, è la città che vuole raccogliere primati da Guinness World Records. È una città che è gestita da una squadra, perché così poi si definiscono, di ruler che ambiscono costantemente all’eccellenza e quindi è una città che corre e vuole sempre raggiungere il massimo.

Comunque questo è uno spirito che si respira non solo nella città di Dubai ma in tutti gli Emirati. Infatti, è molto coesa la visione di tutti gli Emiri che governano i vari Emirati. Se non corri, Dubai ti lascia indietro, la città ti schiaccia perché non puoi permetterti di stare qui e poltrire e far nulla dal mattino alla sera, a meno che tu non sia un turista, è chiaro! Ma se vivi nella città di Dubai, se vivi negli Emirati Arabi Uniti, non c’è posto per i fannulloni, non c’è posto per chi non ha voglia di fare niente, non c’è posto per chi si aspetta la pappa pronta. Qui non ci sono benefici, non ci sono aiuti da parte dello Stato e ti devi pagare tutto. Lo Stato fa molto per gli emiratini, una minuscola parte che non arriva neanche al 20 % della popolazione totale, ma non per gli espatriati come noi.

Tutto il restante 80% della popolazione che vive negli Emirati Arabi Uniti è composto da espatriati e nessuno fa niente per loro. Quindi se vivi lì è perché sei stato assunto da un’azienda o perché ti sei creato la tua realtà imprenditoriale oppure perché sei un freelance che guadagna determinati importi. Non c’è posto per chi si aspetta degli aiuti. Qui devi essere al passo con la città, devi correre, devi ambire all’eccellenza se vuoi cogliere ciò che Dubai è in grado di offrirti. Ecco perché, in realtà, il nostro spirito brianzolo di grandi e instancabili lavoratori si sposa perfettamente con gli standard della città di Dubai.

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Monica, nel sito ti presenti così “Sono Monica Perna e sarò la tua Mentore ed English Coach, e ti dò il mio più grande benvenuto nel mondo del Metodo AUGE, dove imparare l’inglese non significa solo imparare una lingua, ma fare una nuova esperienza di vita!”. In cosa consiste il Metodo AUGE? E in cosa differisce dagli altri?

Mi piace definirmi English Coach and Mentor perché quello che faccio all’interno della mia Accademia non è semplicemente insegnare una lingua, ma insegnare una lingua che diventa uno strumento di crescita personale. Quindi, imparare una lingua non viene visto semplicemente come una skill che poi aggiungi al tuo curriculum alla voce inglese invece di indicare che si ha un livello scolastico. Imparare una lingua vuol dire fare un grande lavoro su noi stessi, imparare una lingua vuol dire, innanzitutto, accrescere l’autostima in sè stessi perché vuol dire riuscire a fare qualcosa che fino ad oggi non sei mai riuscito a fare. Io insegno ad un pubblico adulto e, quindi, a persone che fino ad oggi si sono sempre considerate negate nei confronti della lingua inglese.

Una delle espressioni che mi viene detta più spesso è “Monica io sono una Mission Impossible, una missione impossibile, tu puoi aiutarmi? Dimmi che c’è ancora una strada!”. Quindi, intanto imparare una lingua non significa semplicemente aggiungere una skill al proprio curriculum, ma riuscire appunto a crescere personalmente e professionalmente in termini di autostima e consapevolezza delle proprie capacità attraverso uno strumento che appunto è la lingua inglese. Uno strumento che oggi tutti dovrebbero padroneggiare perché è obbligatoria per vivere in un mondo globalizzato e soprattutto per darsi delle chance sul lavoro, nel business e nella vita. Per lavorare in maniera autonoma oggi, quindi, l’inglese senza dubbio rappresenta un Must. Moltissima parte dei miei percorsi è legata al Mindeset, ovvero alla mentalità, all’approccio della gente nei confronti della lingua.

Cosa fa l’italiano medio? Inizia un percorso, si rende conto che dopo un paio di settimane ancora non ci sono questi grandi risultati, quindi abbandona lo studio e inizia a fare altro. Ogni volta che si arrende e lascia lo studio dell’inglese poi deve sempre ripartire da zero e quindi ha questa perenne sensazione che in realtà non ci sono mai progressi: fa due passi avanti e poi ne fa quattro indietro, poi ne fa tre e ancora cinque indietro. Quindi, a loro sembra sempre di rimanere ancorati e impossibilitati a progredire, impossibilitati ad andare avanti. In realtà, la chiave per sbloccare tutto questo è cambiare il modo di vedere le cose e approcciarsi all’inglese in maniera completamente diversa ma, soprattutto, iniziare a credere nelle proprie capacità in maniera completamente diversa.

Ora, io non sono una di quelle persone che professa il “credi in te stesso e ce la farai, e basta”. No, io preferisco dire: credi in te stesso, applicati, segui un metodo e mantienilo con costanza, vai avanti per la tua strada. Quindi diciamo che non ho questo approccio, se così vogliamo chiamarlo, al 100% Zen, che crede solo in certe convinzioni, modi di dire, ma chiaramente confido in un metodo e nell’eseguirlo in maniera costante e perseverante. Quello che faccio all’interno della mia Accademia è dare un metodo e insegnare alle persone come seguirlo mantenendo dei livelli di motivazione alta, ma non solo. In realtà, infatti, più che la motivazione alta, è importante la disciplina perché poi alla fine quello che fa il successo non è tanto la motivazione quanto la disciplina. Le persone che hanno successo nella vita, i vincitori delle Olimpiadi sono, sì motivati, ma sono in primis disciplinati.

Quindi impartire il concerto di disciplina è una delle cose che faccio dedicando tantissimo tempo ad aspetti legati al maindset, legati alla mentalità, legati all’approccio. Questa è senza dubbio una delle cose che mi contraddistingue di più. E adotto chiaramente una serie di metodologie che riescono ad andare oltre l’educazione tradizionale proprio per superare quelle barriere che le persone tendono a crearsi nei confronti dell’approccio all’inglese quali “non ho tempo”, “non ho una memoria allenata”, “non mi ricordo le cose”. Quindi, una serie di attività che vogliono essere uniche nel loro genere ma soprattutto fare breccia e smontare quei classici muri che le persone tendono ad innalzare nel momento in cui si devono cimentare in qualcosa che fondamentalmente fa loro paura, come l’inglese.

Sei l’ideatrice del metodo di insegnamento online dell’inglese basato su una variante che definisce Globish. Di cosa si tratta?

Dunque, diciamo che vengo in contatto diretto con il Globish in una città come Dubai che ospita oltre 200 nazionalità e questo la rende, quindi, una città di Expo non solo durante i mesi in cui si è tenuto Expo ma tutto l’anno, se così vogliamo dire. L’unica cosa che accomuna tutte le 200 nazionalità che popolano Dubai è proprio la lingua inglese come mezzo di comunicazione universale, un mezzo di comunicazione che acquisisce anche diverse varianti a seconda della nazionalità della persona che la parla.

Mentre in Europa siamo abituati a vedere un pochino questa autorità massima nel native speaker, la persona che è madrelingua inglese, e lo riconosciamo principalmente nell’inglese della Gran Bretagna e in parte degli Stati Uniti (dico in parte perché in Europa c’è una forte influenza della cultura britannica e quindi si tende quasi a pensare addirittura che in America si parli l’americano come se si trattasse di un’altra lingua, quando in realtà la lingua è ovviamente la stessa).

Invece a Dubai si ha la possibilità di interfacciarsi con una miriade di persone che parlano l’inglese e utilizzano appunto l’inglese come mezzo di comunicazione globale. Questa variante, che è una variante che sta al di sopra della variante dei native speaker si chiama appunto Globish ed è quella variante dell’inglese universale che oggi è fondamentalmente necessaria per comunicare con il mondo intero. Anche le persone che in Europa imparano l’inglese in realtà non lo utilizzano solo ed esclusivamente per parlare con i madrelingua anzi, nella stragrande maggioranza, non lo utilizzano mai per parlare con i madrelingua. Molti dei miei studenti usano l’inglese per lavoro perché magari l’azienda ha la casa madre in Francia o in Germania o in Lussemburgo e, quindi, utilizzano la lingua inglese come mezzo di comunicazione per parlare con altre culture ma nessuna delle culture coinvolte è madrelingua inglese.

Quindi, non ha alcun senso fossilizzarsi sull’idea che l’unico inglese corretto da imparare sia quello dei madrelingua. L’inglese che serve imparare oggi è chiaramente sempre un inglese corretto e, quindi, attenzione a non pensare che gli errori siano legittimati, anzi non lo sono, ma è un inglese che sta al di sopra di tutto e che avvolge il globo. Di qui il nome Globish, l’inglese che ci permette di comunicare con chiunque indipendentemente dalla propria nazionalità. Il Globish funziona attraverso delle regole ben precise che tengono in considerazione il fatto che nessuna delle persone coinvolte nella conversazione è madrelingua. Quello che io insegno è questa variante dell’inglese globale che tiene in considerazione una serie di varianti, a partire dalla pronuncia, che deve essere molto chiara, per arrivare alle strutture grammaticali che devono essere estremamente chiare, a una scelta del vocabolario e di sintassi, che deve essere estremamente diretta e comunicativa.

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Questa è la variante che poi serve a qualsiasi italiano che va all’estero in vacanza, a chi ha bisogno di comunicare nel momento in cui fa una riunione con il collega francese, a chi, incontra i nuovi amici del figlio che vive a Londra, e quindi anche a chi ha bisogno di comunicare con i native speaker perché, chiaramente, è una variante della lingua inglese che abbraccia chiunque, native speaker inclusi.

Francesco, tu invece sei creatore e leader del LEAN Marketing. Ti andrebbe di raccontare ai lettori di cosa si tratta?

La passione per l’analisi, l’informatica ed i numeri mi accompagna dall’adolescenza e negli anni si è evoluta in una professione. All’interno di tutte le aziende ed i progetti in cui sono sempre stato coinvolto, assumo il ruolo di Guida al miglioramento continuo, ispirando i miei clienti a risolvere i problemi e ad implementare soluzioni economicamente sostenibili. In quanto Coach, il mio obiettivo è quello di guidare gli Imprenditori di PMI, i Manager, i Consulenti ed i Liberi Professionisti, di business OFFLINE oppure ONLINE, che lavorano con me attraverso un percorso, attuando un lavoro simbiotico che molto spesso mi porta ad instaurare relazioni di fiducia ed intesa con i miei clienti. Ho iniziato 15 anni fa a lavorare in un’azienda italiana leader nella produzione di ruote per camion. All’inizio ero un semplicissimo operaio di linea, ma sapevo che all’interno di quella realtà potevo dare molto di più.

Perché lo sapevo? Perché avevo grinta, avevo voglia di fare, di imparare, di crescere, ma soprattutto ero determinato, non per niente nello stesso periodo, in parallelo, ho aperto la mia attività di comunicazione e formazione, la Franky studio. Ricordo ancora che il primo giorno di lavoro, durante la mia pausa pranzo, scrissi a colei che oggi è mia moglie: “Qui sembra Auschwitz, spero di trovare presto un nuovo lavoro!”. Eppure quell’esperienza è durata per ben più di 10 anni! Nel corso dei mesi, dopo aver imparato a fare il mio lavoro, ho iniziato spontaneamente ad analizzare i dati della produzione del mio reparto, con l’obiettivo di ottimizzare i processi di produzione, ridurre i tempi e soprattutto gli sprechi e questo ha avuto un grande impatto sulla riduzione dei costi. Le mie analisi sono così state presto implementate in tutti i reparti dell’azienda e dopo poco tempo sono stato promosso a Safety Manager. Ma anche allora sapevo che il mio percorso di crescita non sarebbe finito. In quegli anni l’azienda è stata acquisita da una multinazionale americana che ha introdotto i principi del Lean Management. Le mie spiccate capacità analitiche, di leadership e di gestione del personale (gestivo circa 1.500 persone e se hai mai avuto esperienza nel settore manifatturiero sai quanto possa essere difficile) mi hanno permesso di assumere il ruolo di Lean Manager.

Ho viaggiato negli Stati Uniti, parecchie volte, per formarmi dai migliori Filosofi Lean e dai Lean Manager del mondo con l’obiettivo di implementare nell’azienda in cui lavoravo le migliori Best Practice. Ma si sa, quando impari qualcosa, e vedi con i tuoi occhi i benefici di ciò che sai, non condividerli con chi ne ha bisogno è difficile. E così ho deciso di prendere il volo, e creare la mia azienda di consulenza internazionale che oggi aiuta migliaia di Imprenditori di PMI, Manager, Liberi Professionisti e Consulenti a snellire i processi aziendali, riducendo i costi e massimizzando i ricavi. LEAN Coaching è lo strumento ideale per massimizzare i risultati. Durante una serie di incontri, si stabiliscono obiettivi chiari, mappano i piani d’azione per raggiungerli, si superano convinzioni limitanti che trattengono l’imprenditore e si identificano opportunità e strategie per la creazione di una crescita esponenziale di un determinato business. Guido aziende che hanno bisogno di aiuto per andare nella giusta direzione o aziende il cui business è già maturo ma ha raggiunto un livello stabile. Le aiuto a creare un piano per la crescita esplosiva ed esponenziale senza precedenti.

Sei stato da poco al Crypto Dubai Expo 2022. Che tipo di esperienza è stata? E cosa ha significato per te professionalmente?

Sono tornato al Crypto Dubai Expo 2022 rappresentando ancora una volta AUGE International Consulting che è stata pioniera fra le aziende che si occupano di E-learing nell’accettare pagamenti in cripto valute per i propri servizi. Inoltre, AUGE si differenzia da altre realtà perchè accetta ben 12 differenti tipi di moneta virtuale come Bitcoin, Ethereum, Litecoin, Polygon, Decentraland, Cosmos, Dogecoin, Tether, USD coin, Polkadot, Solana, Cardano. Questo la differenzia dalle altre aziende digital che attualmente accettano solo le monete più utilizzate quali USDC, USDT e BITCOIN.

Quest’anno sono andato al Crypto Dubai Expo perché mi piace sempre informarmi e rimanere aggiornato su tutti quelli che sono gli avvenimenti legati al mondo dell’information technology, digital e di investimenti. Uno dei miei lavori è proprio quello di investire diversificando i capitali ed uno degli investimenti che faccio riguarda il mondo delle crypto. Io sono amante degli investimenti a 360 gradi e da qualche anno sono entrato del mondo Crypto e continuo ad investire su tutte quelle che sono le criptovalute, del momento e non solo. Perché ci sono quelle forti, come può essere Bitcoin o Ethereum, e poi ci sono quelle più speculative. Quest’anno al Crypto Dubai Expo ho notato una minore affluenza rispetto allo scorso anno, ma ritengo sia abbastanza normale considerando l’attuale contesto politico ed economico mondiale a cui si lega un calo del valore delle crypto valute. Tuttavia, nonostante stiamo vivendo un momento storico particolare, tra pandemia e guerra ho visto molte realtà interessanti che hanno iniziato ad usare crypto valute e metaverso anche nella vita reale e non solo nel mondo dei giochi. Questo lo ritengo un aspetto molto positivo.

Come si vive a Dubai?

A Dubai si vive benissimo e non è un’affermazione che vuole essere scontata e che faccio semplicemente perché io ci vivo, ma oggettivamente la vita negli Emirati Arabi Uniti ha dei livelli di qualità altissimi. Il primo valore che rende altissimo il livello di qualità della vita in tutti gli Emirati Arabi Uniti, non solo a Dubai, è senza dubbio la sicurezza, vivere senza la paura che qualcuno ti voglia rubare il cellulare, la borsa o ti entri in casa o ti voglia anche solo ingannare durante una trattativa. Quindi, questo è sicuramente quello che rende la qualità della vita negli Emirati una delle top ranking a livello globale, dunque, certamente, ai vertici delle classifiche a livello globale. La sicurezza è un concetto esteso in tutto il paese semplicemente perché qui le leggi vengono osservate e applicate: se una persona ruba finisce veramente in prigione, non come in altri paesi dove la legge viene un po’ interpretata. Qui l’interpretazione, diciamo, da poco spazio all’immaginazione e se c’è una regola viene applicata.

Per esempio, durante il periodo del Covid, per fare un parallelismo, siamo stati tra i primi a introdurre l’uso delle mascherine e nessuno mai si è permesso di opporsi a questa regola che, tra parentesi, ci è stata rimossa solo qualche settimana fa. Fino a qualche settimana fa ancora c’era l’uso delle mascherine qui a Dubai e nessuno mai ha pensato di negarsi a questa regola. Oppure anche quando c’è stato il lockdown, il coprifuoco noi l’abbiamo avuto per pochissimo tempo ma nessuno ha mai osato andare contro questa regola perché c’è un doveroso rispetto delle regole che sono state fatte da chi sappiamo agisce nell’interesse dei cittadini, nell’interesse dei residenti e nel bene del paese e delle persone che ci vivono.

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Chi governa la città ha un unico obiettivo: fornire eccellenza in tutto, ovvero eccellenza nelle case, nelle scuole, eccellenza a livello ospedaliero, fornire eccellenza nei servizi in generale. Non si può vivere male in un contesto che ambisce costantemente all’eccellenza da tutti i punti di vista. Dubai è una città molto ben servita in cui ti senti quasi coccolato perché per qualsiasi cosa è stato creato un servizio al fine di vivere una determinata situazione nel miglior comfort possibile. Ci sono realtà che vengono a casa a farti benzina e non c’è neanche bisogno che tu ti rechi dal benzinaio. Vengono nel parcheggio del tuo ufficio, nel parcheggio del ristorante, nel parcheggio del supermercato. Questo per fare un esempio banalissimo perché per noi è un servizio che fa parte della realtà di tutti i giorni ma che può essere impensabile, per esempio, per un europeo che non è abituato a questo grado di servizio al cliente. Inoltre, le persone sono sempre molto cordiali, sono sempre molto gentili e qui è molto difficile litigare. Non si litiga, perché non fa parte neanche della cultura del posto. Ricordiamo che uno dei principali messaggi lanciati dal nostro Emiro è quello della tolleranza. Quindi, si è sempre tolleranti, sempre comprensivi nei confronti degli altri.

C’è anche un forte messaggio nei confronti della socialità, nei confronti del tollerare gli altri e nel rispettare e farsi rispettare. È molto difficile che ci siano le classiche discussioni in fila alle poste, per far un esempio, se vogliamo un po’ ricordare alcuni episodi che fanno parte della nostra italianità. Qui, queste cose non accadono. C’è un altissimo rispetto nei confronti delle donne, in più, che vengono sempre viste con un occhio di riguardo, a differenza di quanto si possa pensare. Vengono sempre fatte passare davanti alle file o viene sempre offerta loro dell’acqua e un posto dove sedersi ogni volta che si va in un ristorante, in un negozio o in qualsiasi altro contesto. C’è uno stile di vita assolutamente eccellente che si sposa perfettamente con i valori delle persone che governano questo paese che, appunto, puntano costantemente all’eccellenza.

Quali sono i vostri progetti futuri?

Se c’è un valore che si sposa al 100% con la nostra filosofia aziendale, che abbiamo sicuramente, non tanto imparato, ma reso ancor più forte vivendo qui, è il valore della costante ricerca dell’eccellenza. La costante ricerca dell’eccellenza contraddistingue qualsiasi nostra attività, ogni singolo giorno del nostro lavoro, dalla scelta dei nostri collaboratori, alle proposte che offriamo ai nostri clienti, ma, soprattutto, al metodo e alle modalità con cui offriamo i nostri prodotti e servizi e poi guidiamo i nostri clienti nella fruizione degli stessi. I progetti per il futuro sono senza dubbio progetti ambiziosi che vogliono sicuramente cavalcare l’onda di quelli che sono i nuovi trend a partire dal metaverso e, quindi, la possibilità di ricreare un metodo come il nostro, profondamente immersivo, interattivo ed esperienziale, all’interno della realtà virtuale  e aumentata del metaverso, sfruttare l’intelligenza artificiale e metterla al servizio dei nostri clienti, dei nostri studenti per dare loro la possibilità di vivere delle esperienze che vadano al di là della didattica, seppur innovativa, che già oggi offriamo ma che vuole andare ancora oltre.

Sicuramente abbiamo il progetto di esplorare dei nuovi ambiti, quindi iniziare ad affacciarci anche ad altre tipologie di clienti per poter servire un maggiore numero di persone possibili, non solo in Italia ma anche in Europa e nel mondo. Chiaramente resta nostro obiettivo anche rendere il Metodo AUGE e il nostro brand un metodo che possa aiutare il maggior numero di persone possibili, come dicevo prima, a fare della lingua inglese e, in generale, della conoscenza, uno strumento di crescita personale e uno strumento di consapevolezza delle proprie capacità.

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