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Mollano tutto per vivere in barca a vela ai Caraibi: la storia di Federica e Marco

Mollano tutto per vivere in barca a vela ai Caraibi

Lontani dal consumismo, dal traffico, dagli orari di lavoro rigidi. Federica e Marco quattro anni fa lasciano tutto per vivere in mare sulla loro barca a vela, la Seacale II, alla ricerca di una vita semplice e vera. Si incontrano per la prima volta sui banchi di scuola, lei come alunna lui come professore di matematica. Ma passano 20 anni prima di rincontrarsi e innamorarsi. Oggi sono ancorati ai Caraibi, nelle bellissime isole Grenadine. Ecco cosa ci hanno detto.

Di Enza Petruzziello

 

Più libertà, senza costrizioni e senza vincoli di tempo. Per Federica e Marco, rispettivamente di 46 e 69 anni, la vita in barca è soprattutto questo. Sarda lei, abruzzese lui ma sardo di adozione, si incontrano sui banchi di scuola. Eh no, non come compagni di classe, ma come professore e alunna. Federica si innamora di Marco all’istante ma aspetta vent’anni prima di dichiararsi. Rintraccia il suo “prof” di matematica su Facebook tredici anni fa e da allora succedono mille cose.

Marco, oltre a farla innamorare di lui, le trasmette anche l’amore per la vela portandola in Corsica con la loro prima barca di otto metri. In questa occasione Federica ha modo di assaporare la vita semplice. Scalza, in costume, col vento tra i capelli comincia a sognare una vita diversa dal suo lavoro in ufficio da segretaria, libera, in mare.

Passano anni ma il sogno di vivere in barca in giro per il mondo rimane e così iniziano a cercare una barca più grande per affrontare l’Oceano. Quella barca la trovano in Galles, la loro Seacale II, la loro casa. Quattro anni fa Federica lascia il suo lavoro da segretaria, Marco va in aspettativa in attesa della pensione e inizia il loro grande viaggio.

Arrivano alle Canarie dove ci restano per tre anni, fermi anche a causa della pandemia, ma sognano il grande salto, la traversata atlantica. E arriva anche quella! Ed eccoli qui, a raccontarci la loro storia dai Caraibi, ancorati nelle splendide isole Grenadine. Il grande sogno? Arrivare in Polinesia, e nel frattempo godersi questa meraviglia.

Federica, Marco, la vostra è una storia pazzesca, a dimostrazione che l’amore non ha età. Ad unirvi, però, anche un altro amore, quello per la barca a vela. Come nasce questa passione e soprattutto l’idea di vivere in mare?

«Marco naviga a vela da sempre, da quando aveva 20 anni. Girava la Grecia con una piccola barchetta a vela YC 14 piedi, 4 metri e venti. Ha sempre vissuto le sue estati al mare e sin da piccolo andava per mare con la barchetta del padre, appassionato di pesca. Ha sempre avuto barche, sia a motore che a vela e ogni estate scappava dalla città per un viaggio di uno o due mesi, sia solo che in compagnia. Federica ci arriva un po’ più tardi, all’età di 34 anni, quando Marco le propone di fare una crociera da Stintino, nel nord Sardegna, fino a Propriano, Corsica, con una piccola grande barca di 8 metri, un’ILARIA 27 di nome Siroman. La traversata dura 9 ore con Federica al timone e lì scatta la passione per la vita in mare».

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Federica cosa hai provato la tua prima volta al timone di una barca?

«Per la prima volta mi sono sentita libera, senza troppe costrizioni, senza tempo. Bellissima la sensazione di andare scalza. Poi man mano che il rapporto con Marco si consolidava, cominciamo a sognare una vita diversa, lontani dal consumismo, dal traffico, dagli orari di lavoro rigidi. All’inizio era solo un sogno poi cominciamo a parlarne più seriamente; Marco inizia a guardare in internet barche in vendita di seconda mano e trova un Nicholson 38, 11 metri, Seacale II, la nostra attuale casa. É stato amore a prima vista».

Che cosa non vi piaceva delle vostre vecchie vite a tal punto da mollare tutto e partire?

Federica: «Ho sempre lavorato alle dipendenze come segretaria, ma non era la mia vita. Sono uno spirito libero e ho sete di avventura. Sin da piccola ho desiderato una vita alla scoperta di nuove terre, culture, lingue e stando seduta alla scrivania questa mia sete non veniva saziata. Sono anche una persona che non bada alle mode, lontana dal consumismo, e dalla realtà patinata. Ecco, forse mi ero proprio stancata di questo: volevo una vita vera, semplice, a volte difficile (perché in mare non sai mai cosa trovi) ma comunque vera. Questa nuova vita mi ha insegnato ad apprezzare il silenzio, la bellezza della natura, la bellezza di una notte stellata e silenziosa in navigazione notturna dove hai tutto il tempo per riflettere su te stessa».

Marco: «Non mi piaceva il ritmo veloce delle nostre vite, un ritmo che ti consuma tutto e quando te ne accorgi è troppo tardi. Volevo tempo per pensare, leggere, studiare, riflettere, conoscere nuovi modi di vivere».

Che cosa, invece, avete trovato nella vostra nuova vita in mare?

Federica: «Come dicevo ho trovato una vita vera, semplice, e ho imparato la pazienza. Apprezzo i tempi morti, la vita lenta. Ho trovato tanta serenità e sono molto più riflessiva, prima ero decisamente più impulsiva e nervosa».

Marco: «La vita in mare è semplice. Devi prendere decisioni e non devi sbagliare; ti toglie i pensieri cattivi, l’affitto, le bollette, le multe, il caro-vita, e ti dà però altre preoccupazioni, più accettabili».

Da un ufficio e una cattedra al mare aperto, un bel salto! Come sono stati gli inizi di questa tua nuova avventura? In che modo vi siete preparati? Avete frequentato dei corsi per navigare oppure già conoscevate le tecniche di vela?

Federica: «Sono arrivata alla vela tardi (34 anni), ma il passaggio alla vita in mare è stato molto naturale in effetti. Sono sempre stata un’avventuriera e quindi affronto le nuove avventure come sfide, non senza timore però. Non ho mai fatto corsi, ma mi sono sempre affidata agli insegnamenti di Marco che naviga da quando ha 20 anni quindi ho appreso a navigare (ma c’è ancora molto da imparare) facendo pratica con lui e vivendo in mare sulla nostra Seacale».

Marco: «Prudenti. Non conoscevo la barca e andavo alla scoperta dei suoi difetti e dei suoi pregi. Pian piano abbiamo messo a punto la barca, anche se non si è mai davvero a punto, e abbiamo navigato. Mai fatto corsi, autodidatta con una discreta esperienza accumulata nel tempo. Molte letture e molto studio individuale».

Qual è stata la vostra prima navigata? Che sensazioni vi ha trasmesso?

Federica: «La mia prima navigata è stata in Corsica, estate 2012. Partenza da Stintino sino a Propriano, costa Ovest della Corsica. Dieci giorni bellissimi, un sogno. Con la nostra piccola barchetta Siroman di 8 metri e venti, la nostra reggia. Avevo con me una piccola sacca con dentro due costumi, due magliette, due pantaloncini e un vestitino per la sera a terra. E un solo paio di infradito. Stupendo viaggiare con niente, solo il necessario. Una sensazione di libertà infinita. Pensare solo a fare snorkeling, cucinare il pesce appena pescato, stare al sole ad asciugarsi, leggere e dormire beati senza pensieri».

Marco: «La prima navigata impegnativa con Federica è stata quella dal Galles alla Spagna: due giorni per l’impegnativa traversata della Manica, poi tre giorni per attraversare il golfo di Biscaglia, da Ouessant, in Bretagna, a Viveiro, in Galizia. Sensazione di essere piccoli piccoli in un mare che lentamente ci mette alla prova, ma anche la sensazione di poter condurre la barca ovunque».

Come vi dividete i compiti in barca tu e Marco?

«Io penso alla pulizia della barca, a cucinare, a governare, fare la lavatrice (a terra quando sbarchiamo da qualche parte), all’economia domestica in generale. Sono quella più oculata tra i due e tengo i conti di casa. Sono anche il timoniere di bordo, a Marco non piace molto stare al timone. Marco pensa ai lavori di manutenzione ordinaria quotidiana (c’è sempre qualcosa da fare a bordo) ma lo aiuto anche io (es. entrare in piccoli spazi dove lui non riesce); quando si tratta di rifare carena una volta all’anno (pulizia scafo e ridare l’antivegetativa) allora i lavori sono divisi equamente e lavoriamo entrambi».

Parlateci della vostra nuova barca, la Seacale II. Come l’avete trovata? E come si struttura?

«Seacale II è un Nicholson 38 piedi (circa 11 metri e mezzo) del 1968 e l’abbiamo trovata in Galles, a Milford Haven. Marco l’ha cercata per circa un anno (voleva quel tipo di barca, classica, con la chiglia lunga) su internet e una volta trovata abbiamo fissato l’appuntamento per andare a vederla. Appena l’abbiamo vista abbiamo capito che era la barca per noi. É molto romantica, interni in legno, molto raccolta e intima. Ha due alberi e si compone così: due cabine, una a poppa (la nostra dove dormiamo) e una prua (ora ripostiglio, ma quando arrivano amici la svuotiamo e diventa la loro cabina), un salottino con cucina dove passiamo buona parte delle nostre giornate e dove io studio e lavoro, e un bagno. Ha un pozzetto centrale coperto quindi siamo sempre riparati dal sole e dalle intemperie, dove stiamo con gli amici a chiacchierare».

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Passiamo agli aspetti pratici. Tu e Marco come riuscite a mantenervi economicamente?

«Marco è in pensione da due anni e ora viviamo della sua pensione che ci basta ampiamente. Non abbiamo spese fisse di ormeggio perché qui ai Caraibi non esistono porti e noi siamo ancorati in baia, gratuitamente. Con quei soldi facciamo la spesa, qualche volta andiamo a mangiare fuori e altre piccole spese. Io ho sempre lavorato nella mia vita come segretaria fino a quando non ho mollato tutto per iniziare la vita in mare. Ora sto studiando e facendo pratica per avviare la mia attività di copywriter freelance e social media manager (strategie comunicative e gestione social) perché voglio comunque avere la mia indipendenza economica e contribuire all’economia familiare. E fortunatamente sono attività che posso svolgere anche da remoto, dove voglio, con una connessione internet».

Quattro anni fa, dopo che tu Federica hai lasciato il lavoro e Marco è andato in pensione, approdate alle Canarie e rimanete, complice anche il Covid, a Gran Canaria per 3 anni. Com’è stato vivere qui?

Federica: «Le Canarie rimarranno sempre nel mio cuore perché sono stati tre anni stupendi. Come base abbiamo avuto Las Palmas di Gran Canaria, città cosmopolita dove si respira un clima internazionale molto affascinante e stimolante. La qualità di vita in tutte le isole è altissima perché la vita è lenta, rilassata, e si vive moltissimo all’aria aperta. Conosciamo tutte le isole perché le abbiamo visitate quasi tutte (ci manca El Hierro) e se penso ad un posto dove vivere la mia vecchiaia direi senz’altro Las Palmas, di fronte al mare, clima caldo primaverile tutto l’anno, gente simpatica che sorride sempre. Anche il periodo Covid lo abbiamo trascorso bene perché tutto era ben organizzato, ordinato, per il rispetto della popolazione».

Marco: «Molto interessante, gente nuova, socievole, gente di ogni nazionalità, gente che ha superato il problema dell’appartenenza ad un popolo. Il cosmopolitismo dominante è stato un pozzo di conoscenze nuove: caratteristiche delle barche, previsioni del tempo, uso del sestante per determinare la propria posizione in mare, attrezzature migliori per chi viaggia senza mete precise, cibi nuovi, usanze, e costumi di altri luoghi, lingue nuove. E inoltre la conoscenza di un manipolo di italiani che ci hanno preceduti su questa strada».

L’anno scorso, invece, avete attraversato l’Atlantico fino ai Caraibi. Che viaggio è stato?

Federica: «Il viaggio in tutto è durato circa un mese e l’abbiamo diviso in due. Prima tappa da Las Palmas a Capo Verde (8 giorni di navigazione, io e Marco da soli) poi Mindelo – Martinica, 18 giorni, complessivamente 26 giorni di navigazione (io Marco e Vincent, un ragazzo francese che faceva barcastop, cioè cercava un passaggio verso i Caraibi. Una volta arrivati a Capo Verde ci siamo fermati due settimane per riposare e scoprire questo arcipelago molto bello, povero ma molto affascinante. Il primo viaggio è stato molto emozionante perché iniziava la vera avventura. Era la prima volta che facevamo una traversata di 8 giorni dove si naviga giorno e notte, senza mai fermarsi. É stato certamente duro perché i turni di guardia sono pesanti. Ci davamo il cambio ogni due ore circa, anche se avevamo l’aiuto del pilota automatico noi stavamo sempre di guardia per evitare collisioni con navi mercantili o altre barche. Ma al tempo stesso molto emozionante, soprattutto la notte, col cielo stellato. Abbiamo parlato molto tra noi, raccontato aneddoti del passato, riso, dormito. Insomma tutto nuovo da sperimentare.

La seconda tappa (quella più lunga verso la Martinica) è stata un po’ difficile per me perché avevamo un terzo a bordo, sconosciuto, che mi ha messo un po’ di tensione. Sono una persona che ha bisogno di tempo per adattarsi, a differenza di Marco che è molto accogliente e aperto. Avere a bordo con noi uno sconosciuto non mi ha fatto vivere appieno l’esperienza, ma nel complesso è stata positiva perché abbiamo trovato sempre bel tempo, vento costante che ci spingeva verso ovest, e non abbiamo avuto danni fortunatamente, cosa che invece accade a molte barche, perché si tratta di un viaggio tosto che mette sotto sforzo le attrezzature della barca.

Marco: «Una traversata molto prudente, con poche vele issate e pronti a tirarle giù in caso di necessità. Una traversata fatta di interesse e attenzione a tutti i fenomeni che abbiamo incontrato: venti forti, groppi di vento e pioggia, isole di sargassi, i comportamenti bizzarri dell’Aliseo. Insomma una traversata di studio del mare Oceano».

Adesso vi trovate nelle splendide Grenadine, arcipelago caraibico di oltre 600 isole nelle Isole Sopravento meridionali. Dove siete precisamente e come si vive qui?

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«In questo momento siamo a Bequia, piccola isola dello Stato di Saint Vincent and Grenadines. L’abbiamo presa come base fin tanto che siamo nei dintorni perché la baia dove siamo ancorati è molto protetta, c’è un bel paesino, Port Elisabeth, dove si può trovare di tutto, sempre nei limiti! Non pensiamo ai nostri supermercati giganteschi dove trovare di tutto! No, per niente, ci sono piccoli market dove però si trovano i beni di prima necessità, frutta verdura, pasta (anche la Barilla), riso e prodotti per la cura della persona. Ma c’è anche una farmacia e un piccolo ospedale che non conosciamo per esperienza diretta ma ci hanno detto che sono disponibili e professionali. Ci sono anche negozi per la nautica, ristorantini (sia turistici sia locali), piccoli bar! E poi ci sono delle spiagge fantastiche! Tutto a portata di mano, quindi per ora questo posto è il nostro posto preferito. I prezzi degli alimenti sono un po’ cari ma non possono fare altrimenti visto che devono importare tutto dalle isole più grandi (molti alimenti vengono da Trinidad, Barbados, Usa e anche UK). Qui si parla inglese e per noi è un po’ difficile (conosciamo bene lo spagnolo e il francese, l’inglese così e così) ma tutti sono molto gentili e accoglienti quindi cercano di aiutarci e ci ridono su se diciamo castronerie in inglese».

Tra un viaggio e l’altro curate anche le vostre pagine social “Vita a Bordo”. Che cosa raccontate?

«Io (Federica) sono la social della coppia, mentre Marco non se ne cura molto. A me piace moltissimo raccontare i nostri viaggi anche perché ci sono persone che non possono viaggiare e ci ringraziano di poter scoprire il mondo attraverso le nostre foto e video. Racconto la nostra vita quotidiana, i lavori a bordo, la navigazione, le spiagge belle, cosa mangiamo di particolare. Un po’ tutto, senza filtri. Di solito in posti lontani dal turismo di massa, quindi raccontiamo di luoghi anche selvaggi, isolati».

Qual è il posto più bello che avete visitato e che vi è rimasto nel cuore?

Federica: «Cavoli, bella domanda! Abbiamo macinato miglia su miglia e abbiamo visto tantissimi posti bellissimi. Qui ai Caraibi sicuramente Bequia e le sue spiagge dorate ma anche Tobago Cays perché abbiamo nuotato con le tartarughe, le razze e dove ho incontrato il mio primo squalo nutrice (aiutoooooooooo). Ma ogni posto visitato è nel mio cuore, le Canarie vulcaniche, il Portogallo, la Galizia (quando abbiamo comprato la barca in Galles abbiamo attraversato la Manica, costeggiato Spagna, Portogallo e di nuovo in Spagna mediterranea). Un posto che sarà sempre nel mio cuore poi è l’isoletta di Ouessant, nella Bretagna, di fronte Brest. Qui le maree sono altissime e il mare si alza e si abbassa di 9 metri! Presa la boa, ci abbiamo messo 3 giorni prima di decidere di andare a terra col gommoncino, tanta la paura che avevamo. Era la nostra prima volta in Oceano e non avevamo mai navigato con le correnti di marea. Preso coraggio e arrivati a terra, dall’altra parte dell’isola, abbiamo trovato un porto prosciugato (bassa marea) e le barchette erano poggiate sul fondo. Dopo alcune ore abbiamo visto l’acqua tornare in porto e le barchette che cominciavano a galleggiare. Eravamo senza parole, come dei bambini curiosi che si trovano al luna park per la prima volta!».

Marco: «Non esistono posti brutti, sono tutti affascinanti, chi per un verso, chi per un altro. La sensazione più “forte” che rimane è che l’Italia non è affatto un popolo di navigatori e che molti altri paesi sono più gentili, preparati ed attrezzati della nostra povera Italia. I porti sono accoglienti e niente affatto esosi, la gente è accogliente e i cantieri sono molto meglio attrezzati dei nostri. Ma soprattutto si nota che la navigazione è proprio parte integrante della vita di questi popoli, spagnoli, francesi, inglesi, portoghesi, ed è considerata un fatto normale».

La vita in mare viene spesso dipinta come un paradiso. Ci fate un analisi obiettiva dei reali vantaggi e svantaggi di questo stile di vita?

Federica: «Vero, sicuramente non è per tutti perché è una vita di ristrettezze ma che per noi sono diventate opportunità. Esempio, devi stare attenta all’utilizzo dell’acqua e dell’energia, perché sono limitate in barca (se non sei attaccato alla colonnina in porto!), ma per me ora è una soddisfazione non sprecare niente. Mi faccio la doccia con un litro di acqua e si può fare. Viviamo ai ritmi della natura, ci svegliamo con la luce del giorno e andiamo a dormire quando fa buio. É complicato fare la spesa perché quando sei ancorato devi fare tutto col gommoncino e spesso i posti dove scendere a terra non sono agevoli, quindi tutto è più rallentato e non immediato come quando hai una macchina, parcheggi vicino al negozio e fai la spesa. A volte dobbiamo fare chilometri a piedi solo per comprare il pane. Ma ripeto, vediamo tutto come un’opportunità: fare una bella passeggiata ci tiene in forma! Questi sono gli unici “svantaggi” e poi ci sono tantissimi vantaggi: vivere nella natura, nel silenzio, solo con l’essenziale. Fai sempre nuove conoscenze perché ci si sposta sempre. E oltre alle conoscenze ti arricchisci culturalmente perché si viaggia molto.

Il vantaggio di vivere in barca poi è che ti sposti con la tua casa a seguito, quindi hai sempre con te le tue cose importanti, un po’ come vivere in camper. Hai poche cose importanti perché c’è poco spazio e questo per me un grandissimo passo avanti contro il consumismo che ci divora».

Marco: «Non è un paradiso, è solo una vita diversa che ti mette di fronte al fatto che il mondo non siamo noi, ma che esistono altre persone, culture, paesaggi degni di attenzione e piacevoli da vivere».

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Quali consigli daresti a chi come te sta pensando a un cambiamento radicale di vita?

Federica: «Prima di tutto analizzare bene la situazione che si sta vivendo e capire cosa si cerca dal cambiamento. Direi anche di non buttarsi a capofitto, ma affrontare il cambio vita a piccoli step perché le difficoltà ci sono: separazione dalla famiglia, capire di cosa si può vivere, imparare nuove lingue ecc. È importante iniziare dai piccoli passi come prendere lezioni di lingua, chiedere consigli a chi ha già fatto questa scelta e può condividere l’esperienza. E interiorizzare il concetto che la paura ci sarà sempre quindi capire di “non avere paura di aver paura”!».

Marco: «Non tutti sentono la necessità o hanno il desiderio di cambiare vita. C’è chi sta bene dov’è e c’è chi non si accontenta ed è irrequieto. Io sono irrequieto in cerca di quiete. Paradossalmente la trovo in barca, lontano da tutti i problemi di una vita stanziale: gli obblighi vari, la ricerca di più denaro, il traffico, i regolamenti, la crescente privazione di libertà, forse necessaria, ma difficilmente accettabile».

Siete costantemente in viaggio, affrontando spesso condizioni climatiche non facili anche per un navigatore esperto. Com’è cambiata la vostra vita da quando avete mollato tutto e siete partiti con la vostra barca?

Federica: «All’inizio tutto mi faceva paura, appena il vento diventava più forte, o le onde alte. Poi col tempo ho imparato ad affidarmi alla nostra Seacale (ha già fatto il giro del mondo col primo proprietario ed è una barca molto affidabile e marina) che sa affrontare bene anche i mari più duri. Ci sono capitate situazioni difficili ma Marco è un grande capitano e soprattutto è molto cauto. Ora mi sono abituata a certe situazioni e sono diventata più forte e soprattutto paziente (se il vento non c’è pazienza, lo aspettiamo, o se c’è mal tempo e siamo già in mare, ok, lo affrontiamo e prima o poi passerà). Sono decisamente più serena e ragiono molto più profondamente e attentamente per trovare soluzioni alle situazione più dure.

Marco: «Beh, si cambia indubbiamente, si diventa più sicuri di sé e della barca, si impara a prendere decisioni rapidamente, si impara ad accettare il risultato di decisioni errate, si apprezzano le decisioni che si sono rivelate corrette, si impara a convivere in uno spazio ristretto, si impara ad apprezzare la compagnia del tuo partner, insomma si cambia come lo impone una situazione così mobile».

Progetti per il futuro?

«Per qualche tempo, un altro anno almeno, ci godiamo i Caraibi. Sono tantissime le isole che vorremmo visitare. Poi l’idea è quella di fare il Canale di Panama ed entrare in Pacifico per arrivare in Polinesia, ma non abbiamo un progetto fisso con scadenze definite. Tutto è in divenire perché le variabili per decidere le rotte sono tantissime. Ci attirano molto le isole anche a Nord, arrivare in Repubblica Dominicana, o andare in Colombia ma ripeto, tutto è in divenire. Qui si naviga anche in base agli incontri che si fanno: magari incontri una persona che ti dice “Devi visitare X perché è un paradiso!” e tu cosa fai, non ci vai? Il mondo della navigazione è fatto di scambi di esperienze, si ascoltano tutti i navigatori e poi si valuta. Ma la Polinesia rimane un nostro punto fisso!».

Per contattare Federica e Marco ecco i loro recapiti:

Instagram: @federica_vitaabordo

Facebook: Vita a bordo

 

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