Miti austriaci da sfatare

Di Gianluca Ricci

 

L’Austria da molto tempo prospera su alcuni simboli grazie ai quali l’associazione col Paese transalpino sorge immediata, ma in realtà si tratta di elementi nati fuori dall’Austria e solo successivamente importati e valorizzati al punto tale da essere trasformati in emblemi nazionali.

Primo fra tutti la arcinota Wiener Schnitzel, la fettina impanata e fritta corrispondente alla nostra cotoletta alla milanese: alzi la mano chi scorrendo un menù comodamente seduto al tavolo di un’osteria austriaca non si è mai fatto tentare da quella golosa voce.

Eppure pare che storicamente sia nata prima la fettina italiana: tradizione vuole che il feldmaresciallo Radetzky, dopo aver gustato a Milano una fetta di carne passata nell’uovo prima e nel pan grattato poi per essere fritta in padella, sia rientrato in Austria intimando ai cuochi viennesi di modificare la ricetta della pietanza più simile a quella che conoscesse, ovvero la fettina di vitello infarinata e messa a friggere.

Così oggi la Schnitzel è preparata alla maniera viennese, ma lo zampino ce lo aveva messo un cuoco italiano.

Stessa storia per il Valzer: nell’immaginario collettivo la celebre danza è sempre ambientata all’interno di qualche lussuoso salone in uno dei tanti scintillanti palazzi dell’alta borghesia viennese, ma in realtà il Valzer nacque nel sud della Germania alla fine del XVIII secolo e solo dopo qualche tempo si diffuse dapprima nelle aree vicine e quindi in tutta Europa, entusiasta per quel ballo che per la prima volta permetteva a uomo e donna di volteggiare abbracciati.

Che poi il Valzer abbia raggiunto sommi picchi artistici in Austria grazie a personalità del calibro di Johann Strauss è noto a tutti, al punto che sono molti che lo ritengono una specificità autoctona.

E che dire dell’amatissima principessa Sissi, sulle cui vicende biografiche furono scritti libri su libri e girati alcuni dei film più amati della storia del cinema internazionale? Elizabeth Amalie Eugenie Herzogin in Bayern, per tutti Sissi, moglie dell’imperatore austriaco Francesco Giuseppe, era in realtà bavarese: era nata a Monaco e da là si era trasferita alla corte viennese individuata dal re come moglie e madre dei suoi figli.

Che a Vienna non si sia mai trovata a suo agio lo confermano tutte le fonti storiche, ma se c’è un personaggio che oggi viene considerato austriaco al 100%, questo personaggio è lei.

Altro simbolo del Paese è unanimemente considerato il cavallo lipizzano, dal manto regalmente grigio, dal portamento nobile particolarmente apprezzato nel dressage e nell’alta scuola: lo si immagina originario di qualche allevamento austriaco, ma al contrario pare che la razza sia nativa della Slovenia.

Lo si chiama lipizzano, d’altronde, dalla cittadina di Lipizza, collocata nel Carso a pochi chilometri da Trieste: il luogo fu acquistato nel 1580 dall’Arciduca d’Austria Carlo II proprio per la presenza di questi cavalli la cui consuetudine con le rocce carsiche aveva reso i loro zoccoli particolarmente duri e resistenti.

Fu poi l’imperatore Francesco Giuseppe a irrobustirne la razza con incroci particolarmente mirati e a trasformarlo in vero e proprio simbolo dell’eleganza e della forza del suo Paese.

Molti luoghi comuni, dunque, ma verità storiche che spesso lasciano interdetti.