Boom di medici: in Grecia tanti dottori ma poche attrezzature  

Di Gianluca Ricci

 

La crisi, la recessione, il rischio default, l’uscita dall’euro, i referendum, il governo di salvezza nazionale: una collezione di provvedimenti e circostanze che avrebbero fatto impallidire chiunque, ma dai quali la Grecia si è ora sollevata, non senza qualche ferita.

Eppure, a giudicare da certi dati, non si direbbe che quello ellenico è ed è stato un Paese in profonda crisi economica.

Sbalordisce infatti sapere che proprio là si trova il maggior numero di medici in relazione alla popolazione, 659 dottori ogni 100mila abitanti (in Italia, per dire, sono poco più di 400 e in Germania 380), nonostante il Paese abbia rischiato la bancarotta e i lavoratori statali siano stati i più esposti ai venti della crisi.

Un altro dato però aiuta a comprendere la portata del fenomeno, ovvero il livello di retribuzione media: i medici greci sono al 12° posto in Europa per stipendio (60mila euro annui all’incirca, poco meno di quello che percepiscono i loro colleghi svedesi e finlandesi, 65mila euro, la metà di quello che invece guadagnano quelli olandesi, al primo posto nella speciale classifica), il che significa che si tratta di una posizione economico-sociale di assoluto prestigio in un Paese in cui la retribuzione media degli occupati ammonta a poco più di 1200 euro mensili.

Il numero dei medici in Grecia continua ad essere elevatissimo anche in seguito ai draconiani provvedimenti presi dal governo Tsipras nei confronti soprattutto dei dipendenti pubblici.

È noto che per racimolare i miliardi necessari a soddisfare i desideri di Bruxelles e ad evitare la bancarotta, con conseguenze nefaste per l’intera area dell’euro, il governo ha imposto un taglio dello stipendio che da un iniziale 7% si è attestato su un tragico -20%, con riduzione di tredicesima e quattordicesima, trasformate in versamenti forfettari non superiori ai 1000 euro.

Nonostante poi il servizio sanitario greco abbia aumentato le tariffe e le richieste di contribuzione al punto che molti cittadini hanno dovuto rinunciare per anni alle cure mediche, i medici non sono diminuiti.

Una delle motivazioni è legata alla natura particolarmente impervia del territorio greco, che non consente di accorpare servizi comuni a causa della difficoltà da parte degli utenti di raggiungere le sedi di erogazione dei servizi.

Ancora oggi sono attivi molti piccoli nosocomi, nonostante l’imposizione della troika europea sia stata di limitare al 5% del pil il finanziamento complessivo alle strutture ospedaliere, col risultato che i medici continuano a rimanere molti, ma operano in reparti privi della strumentazione necessaria.

Ai tagli governativi si sono aggiunti infatti anche numerosi furti, che hanno lasciato gli ambulatori in condizioni tali da rendere il lavoro dei medici difficilissimo, se non impossibile.

A Larissa sono scomparsi quattro apparecchi per gastroscopia e colonscopia del valore di 15mila euro (ma ricomperarli costa 80mila euro), a Volos è sparita attrezzatura per 30mila euro e via di questo passo.

A compensare ci provano proprio i medici, che hanno aumentato le ore di lavoro senza un conseguente aumento di stipendio per poter utilizzare in modo più sistematico le poche attrezzature rimaste, ma si tratta di soluzioni tampone, a cui si potrà porre rimedio solo con una vera riforma del settore.

Riforma che però molti, medici e pazienti, attendono con grande timore.