Intervista a Matteo Conti, chef in Marocco

Di Enza Petruzziello

Questa è «la storia di un grande cambiamento», come la definisce lo stesso protagonista. Perché, da appendere le scarpette al chiodo a brandire mestoli e padelle in Marocco, ce ne vuole. Eppure Matteo Conti lo ha fatto e con enorme gioia e soddisfazione.

Dopo una lunga parentesi calcistica in Italia, Matteo intraprende a 32 anni la carriera di chef facendo molta gavetta e lavorando per alcuni dei più importanti ristoranti tra Parma, Brescia , Bologna e la Valle d’Aosta. Alla fine capisce che la vita di uno chef in Italia sta diventando «sempre di più incompatibile con gli altri valori della vita quotidiana».

Cosi decide di trasferirsi in Marocco dopo aver ricevuto la proposta di collaborazione di un noto ristorante di Casablanca, ricominciando una nuova vita insieme a sua moglie.

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Matteo Conti

Matteo, innanzitutto benvenuto su Voglio Vivere Così. Come tu stesso dici la tua è una storia di un grande cambiamento. Da calciatore sei diventato chef. Come è avvenuto questo “passaggio” professionale?

«Direi che quando ho iniziato a vedere che il calcio, per questioni di età, non sarebbe potuto essere il mio futuro, ho deciso di trasformare in lavoro la mia passione per la cucina. A 32 anni ci vuole tanto coraggio e voglia di mettersi in gioco».

In che squadra giocavi e come era la vita da calciatore?

«Ho giocato a Fano in serie C poi gli ultimi anni in serie D. Ho vissuto la vita di un ragazzo spensierato che dedica tutto allo sport. A un certo punto però ti rendi conto che gli anni passano e bisogna crearsi un futuro solido».

Così decidi di appendere le scarpette al chiodo e di seguire l’altra tua passione: la cucina. Come ti sei preparato a questo nuovo ruolo?

«Mia moglie è stata la prima a stimolarmi e spronarmi, poi grazie ad uno chef bresciano che conoscevo ho iniziato la mia gavetta in cucina. È stato difficile dover prendere ordini da persone molto più giovani ma io sono cocciuto e alla fine eccomi qua».

Inizialmente intraprendi la carriera di cuoco in Italia nella scuola di cucina Alma a Parma e poi collaborando con 4 ristoranti tra Brescia , Bologna, Valle d’Aosta. Che tipo di esperienze sono state?

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«Alma è il top per chi vuole fare cucina ad alto livello, le esperienze sono state tutte entusiasmanti ma molto faticose. Tante ore e tanti sacrifici».

Un anno fa la proposta di lavorare in un ristorante di Casablanca, in Marocco. Proposta che hai accettato al volo. Come mai questa scelta?

«Perché avevo fatto un’esperienza in Francia e la lingua la stavo imparando. Inutile dire che l’aspetto economico ha avuto la meglio. Mia moglie era più convinta di me, se non fosse stato per lei probabilmente non avrei seguito questa strada. Ho incontrato un team di ragazzi franco marocchini straordinari che gestivano il ristorante Boccaccio, avevano bisogno urgente e così sono partito».

A Casablanca, invece, che cosa hai trovato? Conoscevi già il posto o sei partito all’avventura? Insieme a te è venuta la tua famiglia?

«Il primo impatto non è stato dei migliori, troppo caotica e troppo grande per me che sono di campagna. I titolari devo dire mi hanno aiutato a sistemarmi coinvolgendomi in molte iniziative. Mia moglie è una stilista abbastanza affermata in Italia, per ora divide la sua vita tra Italia e Marocco, dove abbiamo una casa in pieno centro con una vista magnifica sulla moschea».

Matteo Conti chef in marocco

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«Difficile lo è ancora. La popolazione è molto rispettosa ed accogliente soprattutto verso gli italiani. Ci vedono come un popolo a cui ispirarsi. Casablanca è forse una delle città più europee di tutta l’Africa, se si vuole si trovano tutte le condizioni per poter vivere all’europea senza dover affrontare i problemi culturali islamici. Ormai vivo qui da un anno e per ora sto davvero bene: unisco il lavoro, il divertimento e il sole del Marocco. Senza contare che a sole 2 ore si può visitare Marrakech e Rabat, due fantastiche città diventate mete di trasferimento per tantissimi stranieri».

Meta di turisti, Casablanca è conosciuta per la sua affascinante architettura e per l’atmosfera unica che è possibile respirare ovunque. Ma come si vive qui? Penso alla qualità della vita, al costo, ai servizi ecc?

«Si può scegliere di vivere come si vuole, da europeo sapendo che alcuni prodotti di importazione (penso a Zara) sono un più costosi, mentre tutti i servizi sono davvero economici. I locali notturni sono davvero tanti e belli, ecco è proprio qui il punto dove vanno a finire i soldi europei. Bisogna abituarsi a contrattare tutto, niente è fissato, solo le catene europee espongono i prezzi. La qualità della vita, con uno stipendio di 2500/ 3000 euro (facili da guadagnare per un europeo con una professione), è davvero alta: si può vivere in appartamenti da sogno con vista mare o moschea nel centro economico di Casablanca, con servizi di chauffeur privati a costo praticamente zero. Insomma una vita da veri benestanti.

Per i nostri figli ci sono i licei stranieri più importanti: da quello francese a quello americano, da quello italiano e arabo. I paesaggi marittimi sono stupendi con viste mozzafiato e colline, sembrano quasi usciti dal mondo delle fiabe e permettono a questo paese di essere il giusto connubio tra modernità, relax e lavoro senza stress».

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Hai riscontrato differenze dal punto di vista professionale e occupazionale con l’Italia?

«Bisogna sicuramente adattarsi ai loto ritmi, ai ritardi, alla religione e spesso a una poca professionalità, ma per il resto sono molto rispettosi. L’Italia dal punto di vista della professionalità non ha niente da invidiare a nessuno, ma i salari e le ore lavorate sono assurde, non esistono qui».

Quali opportunità possono trovare gli italiani a Casablanca e in generale in Marocco? Insomma a chi consiglieresti di trasferirsi qui?

«Cuochi, ingegneri, informatici, professionisti artigiani come edili idraulici. C’è una disperata voglia di crescere, ma mancano le professioni e le scuole professionali. Gli stipendi per un paese in sviluppo come il Marocco per noi europei sono in continua crescita. Non solo, per gli stranieri che investono esiste un’esenzione dalle tasse per 5 anni».

Ti manca l’Italia e ci torneresti?

«Si, mi manca come mi mancano mia madre, le mie sorelle e mio fratello. Ma in 3 ore sono a casa se voglio, quindi appena posso torno. Non tornerei a viverci, almeno adesso».

Come è cambiata la tua vita da quando vivi in Marocco?

«Sono tranquillo economicamente, non sono stressato e vivo veramente la vita meno seriamente».

Per contattare Matteo conti questa è la sua mail:

Matteocontichef@outlook.it

Questi i suoi profili social: Facebook e Instagram #matteocontichef