In viaggio dentro se stessi
Cambiare lavoro a volte non basta, bisogna scavare di più dentro se stessi per ritrovare la propria dimensione autentica e ritrovarsi.
Accade nella vita di ognuno di noi a volte di non sentirsi bene nel presente, di stare con la testa tra le nuvole magari proprio nei momenti che dovrebbero essere piacevoli e spensierati, mentre si è con gli amici, con la famiglia, con il partner oppure al lavoro quando serve essere concentrati.
Se questo ti comincia ad accadere frequentemente non lo sottovalutare è segno che c’è qualcosa nella tua vita da guardare e forse da cambiare.
Guardare non significa, giudicarsi, interpretarsi o condannarsi. Guardare significa sospendere il proprio giudizio e vedere come in televisione o in un film cosa sta accadendo senza emettere sentenze, e poi fermarsi, raccogliersi sentire le proprie sensazioni ed emozioni senza paura.
Dentro e fuori da noi abbiamo molte più risorse di quanto pensiamo.
Si può tentare di farlo da soli, ma non è sempre facile. E’ capitato anche a me e non sono ancora del tutto fuori, ma almeno sono in viaggio.
Nel 2005 decisi di cambiare lavoro, ero dirigente sindacale di una grande organizzazione confederale, ma mi sentivo stretto, non riuscivo a ritrovare la passione di una volta e allora via, dopo quasi 20 anni ho cambiato lavoro e sono tornato come si dice nel gergo “sindacalese” in “produzione” nel mio caso nel servizio da cui provenivo, il sistema bibliotecario di una grande città.
Il caso ha voluto che per una serie di motivi una bella e grande biblioteca di periferia fosse rimasta senza direttore e nessuno ci voleva andare, pensai: “perché no”, era un bel salto, ma il cambiamento era assicurato e una nuova sfida mi attendeva.
Dopo circa sei mesi mi accorsi che sì il lavoro andava bene e la biblioteca anche, le soddisfazioni ed i riconoscimenti non mancavano, ma c’era sempre qualcosa in me che mi portava , appunto, altrove. Sia sul lavoro che in famiglia.
E allora decisi un’ esperienza di cui avevo sempre avuto timore, la psicoanalisi, una psicoterapia psicoanalitica.
Come racconta Sara Gamberini in questo stesso sito nell’articolo “IN VIAGGIO SUL LETTINO. LA PSICOANALISI CAMBIA LA VITA ?” è una “ … strada da prendere per raggiungere il proprio inferno..”
Una strada difficile dove è fondamentale scegliere un professionista (donna o uomo che sia) serio e non andare dal primo che capita, e scegliere sentendo dentro di te che chi hai di fronte potrà aiutarti e sceglierlo anche come persona.
Quando ho iniziato ero nel fuoco di mille contraddizioni, arrabbiato con il mondo che mi negava ciò che volevo.
Poi le parole, i sogni, i silenzi, le mille frasi ripetute, la pazienza e la franchezza dell’analista, il girare e il rigirare per tanto tempo su blocchi, paure, ansie, speranze, passato, presente e futuro e soprattutto essere ascoltati senza giudizio etico o morale, come direbbe Nietzsche “aldilà del bene e del male”.
Si impara la sincerità con sé stessi, nel luogo dell’analisi ci si può permettere di dire tutto ciò che si sente, il proprio vissuto, quello che sbattuto in faccia ad altri farebbe davvero molto male e fa male anche a noi. Ma così lentamente si ricostruisce il proprio interno e il proprio esterno, è un processo lento difficile penoso e doloroso, ma necessario.
Io sono in questo viaggio da un pò è inizio a intravedere qualcosa di nuovo. Barlumi di serenità e di speranza, una accettazione non rassegnata di ciò che sono e sento lentamente una forza che nuovamente arriva e mi fa intravedere la possibilità di vivere in modo migliore.
Non è una ricetta miracolosa, è un processo lungo e pieno di ostacoli, ma noi tutti sappiamo, anche se sembra banale dirlo in una società che ti promette tutto e subito, ma poi te lo nasconde, che strade facili e tutte in discesa per il cambiamento non ci sono, io credo, che tutto cambia, dentro e fuori di noi, quando partiamo da noi dall’accettare ciò che siamo.
E accettare ciò che siamo significa guardarsi fino in fondo e senza timore, vedere dove siamo e cosa abbiamo, apprezzarlo e ripartire. Non siamo perfetti, siamo umani, deboli, fragili e la forza interna nasce da questa profonda consapevolezza.
Potremo scegliere la vecchia strada o una nuova, ma se sappiamo chi siamo non avremo paura di noi stessi e non proietteremo sugli altri ciò che non ci piace di noi, perché conoscendoci riusciremo ad amare di più il nostro intero e tutte le nostre parti.
Ecco per concludere vorrei dire per primo a me stesso quando ci si sente altrove, ascoltati, e se non riesci da solo intraprendi questo viaggio di ascolto con chi può esserti compagno di viaggio.
Le strade sono tante quella che io ho scelto è una, perché come saprete di scuole di aiuto oggi è pieno internet e il mondo, ma questo potrebbe essere materia di un altro articolo. L’importante è, se pensiamo che ci serva, sceglierne una e iniziare il viaggio.
Antonio Trimarco