Il giro del mondo a bordo di una Fiat Uno

Di Enza Petruzziello

«Prendete l’auto della nonna, munitevi di scatolette, cerotti e colla vinilica. Cercate una meta ad almeno 10.000 km da casa. Avete realizzato il Team 241!». Si presentano così, sulla loro pagina Facebook, i ragazzi che compongono questo folle team: Giovanni Veronelli, imprenditore 38enne di Lainate; Alessandro Cini, 40enne restauratore di Pavia e Daniele Valera, informatico 42enne di Rho. La loro mission? Realizzare il giro del mondo a bordo di una Fiat Uno. Il sogno è di arrivare a Betim in Brasile allo stabilimento Fiat.

In undici anni hanno macinato migliaia di chilometri, attraversando continenti e visitando posti bellissimi. Risparmiando il più possibile e partendo durante le vacanze invernali ed estive. Il Team nasce ufficialmente nel 2007, per affrontare il “Mongol Rally”, una corsa di beneficenza che da Londra arriva a Ulan Bator in Mongolia con utilitarie di cilindrata massima mille. Ulan Bator viene raggiunta dopo un mese di viaggio e dopo molte difficoltà. L’anno successivo tentano con poco successo il giro del Mar Nero, funestato da eventi bellici, e concluso con un bel giro per Europa dell’Est a bordo di vecchie auto sovietiche. Il 2009 è l’anno della riscossa: il team corre fino a Duchambe, Tajikstan, su una Hunday Accent presso l’associazione Sword Teppa, e nel 2010 ha il via la prima edizione del Silk Road Race. Arriviamo al 2011 quando partecipano al “Dogon Challenge”, da Milano a Bamako, su una Peugeot 106 che parte solo a spinta, meravigliosa corsa poi sospesa a causa della guerra in Mali.

Da allora sono tanti gli eventi a cui prende parte il Team, che al momento conta su una potentissima Zaz 968 ucraina e su una Fiat Uno del 1987, che sta rombando per Europa e Oriente, in attesa di quello che chiamano il “Grande Viaggio”. «Il grande viaggio è il giro del mondo che vorremmo completare a bordo della nostra Fiat Uno. Dopo aver fatto diverse esperienze con varie auto in Europa, Asia e Africa abbiamo deciso di “alzare l’asticella “ per solcare tutto il globo terraqueo», racconta il Team.

Il giro del mondo a bordo di una Fiat Uno: l’impresa del Team 241

Oltre a voi tre, da chi è composto il Team 241?

«Ci sono anche altri amici che si sono messi al posto di guida della Fiat Uno che noi chiamiamo scherzosamente “Cessa” perché è una Uno CS del 1990 prodotta in Brasile. Il Team 241 è aperto a chiunque voglia impegnare del tempo a portare avanti l’impresa ma al massimo sull’auto ci si può stare in 3».

Nato nel 2007 per partecipare al Mongol Rally, sono ormai 11 anni che correte in giro per il mondo. Che cosa vi ha spinti ad iniziare questa avventura?

«Siamo sempre stati tutti appassionati di viaggi, auto e moto ed una giorno leggendo online un articolo riguardante il MongolRally ci si è accesa contemporaneamente la lampadina a tutti e 3 e siamo partiti subito con l’organizzazione, siamo anche orgogliosi del fatto che siamo stati il primo team tutto italiano ad essersi iscritto al MongolRally e ad averlo completato. Una passione diventata così forte che successivamente ci siamo messi direttamente noi ad organizzare dei charity rally per piccole utilitarie con destinazione Tajikistan (Silk Road Race) e Mali (Dogon Challenge)».

In che modo riuscite a conciliare le vostre vite “normali” e quindi anche professionali con la vostra missione e passione?

«Per chi è dipendente si cerca di “risparmiare” giorni di ferie per tutto l’anno e di usarli tutti in blocco e per chi è libero professionista si cerca di incastrare gli impegni, se non si riesce ci si organizza con “staffette” nel senso che ci si da il cambio sulla Uno volando nell’aeroporto piu’ vicino previsto dalla road map della tappa».

Viaggiate a bordo di una Fiat Uno soprattutto durante le vostre vacanze estive ed invernali. Ogni anno fate un piccolo “pezzo”, lasciando la macchina e riprendendola l’anno dopo. Ma come si svolgono praticamente i vostri spostamenti?

«L’unico modo per completare un giro del mondo “a rate” con lo stesso veicolo è una sfida organizzativa e burocratica. Ogni paese ha delle regole doganali e tempi di importazione temporanea senza pagare dazi (in genere 1 anno) e la nostra rotta dipende anche da questo; avremmo voluto ad esempio entrare in Cina ma è praticamente impossibile con l’auto di proprietà e bisogna oltretutto conseguire una patente cinese. Per trovare un garage temporaneo per la Uno ci piace parlare con i nuovi amici che ci facciamo durante il viaggio e ad esempio in Russia la macchina è stata ospitata in un garage di alcuni ragazzi meccanici appassionati di corse drifting, la nostra piccola utilitaria italiana suscita sempre molta curiosità e spontanea ospitalità».

Il giro del mondo a bordo di una Fiat Uno: l’impresa del Team 241

Immagino che le spese siano consistenti. Economicamente come vi sostenete durante i diversi rally e viaggi?

«Cerchiamo di risparmiare durante l’anno e abbiamo qualche sponsor: ringraziamo Biemme Classic di Fenegro’ (Co), Birra Etnia e Fiamberti Vini. Inutile dire che siamo sempre alla ricerca di nuovi partner che ci possano aiutare anche con attrezzature e pezzi di ricambio, di spazio per nuovi adesivi sulla carrozzeria ce ne è ancora!».

Dove siete diretti ora?

«La terza tappa partirà da Vancouver e si concluderà a Detroit, la città simbolo dell’automobile. Rimarremo negli Stati Uniti circa 2 anni poi inizieremo ad andare verso sud per affrontare il centro America».

Che sensazioni si provano a percorrere un viaggio del genere e quali differenze ci sono rispetto ai viaggi con i classici mezzi di trasporto?

«La sensazione è di essere protetti da una scatola di sardine alla quale si dona tanto amore e cure ma quando sei per strada e la gente sorpassandoti ti saluta e ti fotografa mostrando ammirazione siamo ripagati di tutto. Bisogna continuamente controllare lo stato meccanico e cercare di non stressare il motore, a volte facciamo delle tappe da 800km e la fatica si fa sentire anche su di noi».

In undici anni avete viaggiato in lungo e largo per il mondo. Che cosa vi ha colpito di più dei posti che avete visitato?

«La condizione delle strade fuori dall’Europa a volte puo’ essere disastrosa ed anche il modo di guidare in alcune nazioni è abbastanza “naif” ed a volte pericoloso. Ci colpiscono anche gli altri mezzi che incontriamo: vecchie auto sovietiche, taxi Mercedes africani con milioni di kilometri, camion militari riconvertiti, side-car; mezzi che ci appassionano a tal punto che lo scorso hanno ci siamo comprati una Lada “Zhiguli” dell’86 che abbiamo guidato fino a casa in inverno dalla Lituania per restaurarla».

C’è stato un luogo che vi è rimasto più nel cuore?

«Sicuramente la Mongolia perché ci siamo ritornati via terra dall’Italia 10 anni dopo il primo Mongolrally e sempre con una Fiat Uno che però non è rimasta in terra mongola per beneficenza ma continua la sua avventura sulle strade del mondo».

Il giro del mondo a bordo di una Fiat Uno: l’impresa del Team 241

E viceversa, quale vi ha spaventato di più?

«La Mauritania nel 2009 in quanto avevano rapito degli italiani poche settimane prima della nostra partenza. Ad un certo punto siamo stati affiancati da un pickup con degli uomini armati ma poi ci siamo accorti che era la gendarmerie che senza preavviso aveva deciso di scortarci fino alla capitale Nouakchott».

Tanti posti e anche tante culture diverse. Come è stata l’accoglienza delle popolazioni locali?

«Direi sempre molto positiva, l’importante è essere gentili e non arroganti, la curiosità che suscitiamo è naturale. Ad esempio in Mongolia l’oste di un “autogrill” sperduto ha voluto fare la foto insieme alla Uno e su un fogliettino ci ha scritto il suo indirizzo email per averla in formato digitale, ci siamo poi accorti che i caratteri mongoli erano illeggibili cosi’ l’anno successivo visto che dovevamo ripassare dalla stessa strada l’abbiamo stampata e consegnata personalmente ed il bello è che si ricordava!».

Che consigli dareste a chi come vai vorrebbe intraprendere un’esperienza simile?

«Diremmo di iniziare “per gradi” per accumulare un po’ di esperienza e per conoscere il mezzo con cui si viaggia, progressivamente poi viene voglia di andare sempre più lontano. Suggeriamo di utilizzare dei veicoli semplici e senza elettronica in grado di essere riparati ovunque. Abbiamo visto meccanici fare dei veri miracoli artigianali adattando a colpi di lima pezzi di altre auto per riparare la nostra!».

Sembra proprio che non abbiate intenzione di fermarvi, costantemente in viaggio e alla ricerca di nuovi orizzonti e di culture e nuovi mondi da scoprire. Progetti per il futuro?

«Il progetto a “medio termine” è quello di raggiungere il Brasile più precisamente Betim dove c’è lo stabilimento Fiat che nel 1990 ha dato alla luce la Fiat Uno che stiamo guidando. Non sappiamo di preciso quando ci arriveremo perchè dipenderà dalle prossime tappe. Non è escluso che poi da li la macchina venga imbarcata per l’Africa».

Per contattare Alessandro, Daniele e Giovanni e seguire i loro spostamenti in giro per il mondo questa è la pagina Facebook del Team 241:

www.facebook.com/Team241/