I nemici del cambiamento: le abitudini

Ciao cari amici di Voglio Vivere Così, e ancora buon anno. Che sia un anno pieno di cambiamenti…purché voluti! Abbiamo visto nei pezzi precedenti della rubrica l’importanza di fare chiarezza a proposito di come vogliamo vivere e come stabilire ed inseguire obiettivi e cambiamenti specifici.

Adesso che abbiamo deciso che vogliamo cambiare, ma soprattutto cosa cambiare, adesso che abbiamo chiarito a noi stessi quali sono gli aspetti da modificare per essere delle persone migliori, per vivere meglio, per amarsi di più, arriva la parte meno facile. Non vi voglio spaventare o farvi desistere, ma decidere di cambiare qualcosa ed avere chiara la direzione non basta.

Bisogna FARE, AGIRE! Passare dalle idee alle azioni, dalle parole ai fatti. E come per ogni altra cosa importante della nostra vita, non saranno solo rose e fiori. La strada per la libertà e la felicità, ci porterà a combattere una battaglia contro alcuni nemici che si opporranno alla nostra volontà di cambiare e si frapporranno tra noi e la miglior versione di noi stessi.

Ma niente paura, come in tutte le battaglie, se conosciamo il nemico abbiamo più possibilità di vincere. I nemici più agguerriti che incontreremo nel nostro percorso saranno tre. Abitudini, paura dell’ignoto e superbia.

Al termine di quest’articolo e del prossimo conosceremo meglio questi nemici ed avremo gli strumenti per sviluppare delle contromisure per batterli senza troppe sofferenze.

Iniziamo a parlare delle abitudini. Le abitudini sono i principali agenti limitanti dello sviluppo personale in termini di cambiamento.

Definiamo, innanzitutto, la personalità come ciò che appare di noi agli altri: si esprime attraverso atteggiamenti, approcci e comportamenti. Bene, le abitudini rappresentano l’80% della nostra personalità (quindi dei nostri comportamenti). Abitudine significa reagire sempre nello stesso modo al presentarsi di una situazione tipica. Non uso a caso la parola reagire.

Le persone fortemente abitudinarie sono guidate dal modello stimolo-reazione. Al sopraggiungere di uno stimolo esse mettono in campo quasi automaticamente una reazione consolidata, convalidata dalle innumerevoli esperienze precedenti.

E’ questo che rende le abitudini tanto forti: derivano dal saper fare, e il sapere fare ci rende sicuri. Un’abitudine è automatica: siamo in grado di fare qualcosa senza pensarci e quindi di fare anche altro contemporaneamente.

Le abitudini

Ovviamente, proprio per queste caratteristiche, non tutte le abitudini sono desiderabili. Il fatto di reagire sempre nello stesso modo limita il campo di scelta delle nostre possibilità senza che ce ne accorgiamo. Alla lunga finisce che smettiamo di cercare alternative, ma ci concentriamo sul consolidare ed eseguire al meglio ciò che esprimiamo abitualmente.

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Lo sforzo dovrebbe essere, invece, quello di passare dal modello stimolo-reazione ad un più funzionale modello di pensiero dove al sopraggiungere di uno stimolo riusciamo a valutare diversi tipi di azione e scegliamo il migliore, il più funzionale alla situazione. Per fare ciò è necessario raggiungere un adeguato livello di consapevolezza di noi e di ciò che ci circonda, dobbiamo esercitare creatività e intuito, e continuare ad essere allineati ai nostri principi e valori. Questi aspetti ci aiutano a sviluppare diverse alternative tra le quali scegliere l’azione migliore.

Banalizzo e cerco di chiarire con un esempio.

Se al sopraggiungere di uno stimolo come la fame io reagissi sempre automaticamente cucinando un piatto di pasta al pomodoro, non potrei sopravvivere a lungo.

Questo è il modello stimolo reazione, dove l’abitudine è cucinare sempre pasta, perché mi viene bene, perché ormai sono un esperto, e perché non so cucinare altro, né voglio imparare a cucinare altro e non mi interessa nemmeno sapere molto di più dello stimolo-fame che sento.

Se invece al sopraggiungere della fame cominciassi a ragionare in altri termini, domandandomi, ad esempio, che ore sono e se quindi sia meglio una merenda veloce o un pranzo sostanzioso. Cosa devo fare dopo aver mangiato? Devo lavorare? Andare a fare sport? Andare a dormire? Cosa posso mangiare che non mi faccia male alla salute?

Cosa posso cucinare con gli ingredienti che ho nel frigorifero? Cosa posso cucinare per consumare gli ingredienti che stanno scadendo, visto che un mio valore è quello di non sprecare mai il cibo?

Così facendo creiamo diverse possibilità per soddisfare lo stimolo della fame, ma in modo creativo, ecologico per noi stessi e attinente ai nostri valori. Sto uscendo dall’abitudine di reagire sempre cucinando pastasciutta. L’esempio, ripeto, è volutamente banale, ma credo esemplificativo. Tanta gente ragiona così quando deve riempire un buco nello stomaco, ma non lo fa per questioni altrettanto importanti o forse di più.

Molte persone reagiscono sempre nello stesso modo ad una discussione con il proprio partner, magari urlando e tenendo il muso, molti di noi reagiscono sempre allo stesso modo quando discutono con un capo o con un proprio subalterno. Siamo consci di questo, infatti poi ci pentiamo e diciamo ‘finisce sempre così. Dovrei cambiare!’ oppure ‘io lo sapevo che sarebbe finita così, perché so come sono fatto’.

I nemici del cambiamento: le abitudini

Tuttavia non tutte le abitudini sono negative. Abbiamo abitudini buone, funzionali, e altre invece assolutamente indesiderabili, di cui vorremmo fare a meno. Non credo ci siano delle classificazioni assolute di “buone” abitudini o “cattive” abitudini.

E’ soggettivo. Pensiamo anche solo ad uno dei propositi più inflazionati, ‘dovrei mangiare meglio’: se sentiamo diversi dietologi e nutrizionisti scopriamo con sorpresa che qualche alimento che è vivamente consigliato da qualcuno è sconsigliato da altri. Io credo che l’obiettivo della nostra vita sia di viverla meglio che possiamo, quindi ognuno di noi secondo i propri principi, ideali, valori sa esattamente quali sono le proprie abitudini da mantenere e quelle da togliere o modificare.

Bene, ora proviamo a cambiare le cattive abitudini!

Prepariamo due liste, la prima delle quali contenente le abitudini che proprio non ci piacciono, quelle di cui vogliamo sbarazzarci. Procediamo così:

  1. Scriviamo le abitudini che vogliamo togliere o cambiare. Non è una cosa banale. Superficialmente potremo concludere che va quasi tutto bene, ma riflettiamoci meglio. Pensiamo a tutto ciò che ci ha limitato nel nostro successo, nel nostro benessere, nella nostra felicità e nella nostra salute. Pensiamo ai nostri momenti di frustrazione e alle ragioni di essi. Davvero non riusciamo a ricondurre nessuno di questi aspetti ad una o più abitudini?
  2. Motivazione. Una volta trovate le abitudini su cui lavorare analizziamole una per una in maniera profonda partendo dalla domanda più importante: qual è la motivazione che c’è dietro questa abitudine? Cosa ci dà questa abitudine che altre non ci danno? Scriviamo accanto ad ognuna delle abitudini quali sono le motivazioni che ci spingono a questo comportamento rituale. Identifichiamo quali bisogni soddisfa questa abitudine
  3. Alternative. Adesso che sappiamo cosa ci muove a comportarci sempre nello stesso modo e quali bisogni sono soddisfatti dall’abitudine disfunzionale da eliminare, possiamo metterci al lavoro per creare delle alternative. Troviamo qualcosa che soddisfi gli stessi bisogni, la stessa motivazione, ma che sia positiva e funzionale per noi, allineata ai nostri valori, ecologica (che non impatti il nostro delicato sistema psico-fisico). Se state pensando di sostituire dieci sigarette con tre bicchieri di superalcolici, beh forse dovete lavorarci sopra ancora un po’…ma davvero non c’è nessuno disposto a barattare dieci sigarette con una camminata di venti minuti in un parco con un amico chiacchierando di sport, di donne, di motori? Nessuna di voi donne è disposta a scambiare un’ora di costoso shopping con un’ora in un centro massaggi, che vi costa forse meno delle scarpe che tanto desiderate? Luoghi comuni, lo so, ma esemplificativi.

Ora la seconda lista che compiliamo. Le abitudini che vogliamo fare nostre. Qui la cosa è più semplice, decidiamo e AGIAMO. Vogliamo mangiare più verdura ogni giorno? Bene usciamo e compriamo verdure, realizziamo delle ricette di pietanze alle verdure, stabiliamo ogni giorno che tipo di verdure mangiare. Vogliamo praticare più sport? Bene troviamo l’attività che fa per noi, non la prima che capita, ma quella che ci piace.

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Proviamo la palestra (di solito regalano un mese di prova), la corsa, la bici, il tennis, il nuoto…insomma dopo aver trovato l’attività giusta per noi, troviamo un amico con cui condividere l’attività. All’inizio questa “alleanza” ci aiuterà a divertirci e a mantenere l’impegno fino a che questo non si sarà trasformato in una buona abitudine.

Ogni cambiamento importante è più facile da affrontare con degli alleati accanto che ci aiutano ad andare avanti e a rimanere concentrati sull’obiettivo.

Adesso che abbiamo anche la lista delle nuove abitudini da assimilare un ultimo sforzo. Confrontiamo le due liste.

C’è qualcuna delle “buone” che può aiutare a sopprimere una delle “cattive”? Mi spiego: se nella lista delle cattive ci fosse ‘accendere il pc dopo cena per controllare le mail di lavoro’ e nella lista delle “buone” avessimo messo ‘trascorrere più tempo con il mio partner’…beh, mi sembra fantastico. Facciamo in modo di ”dimenticare” il pc in ufficio, o nella macchina, nel box: ceniamo, poi chiediamo al nostro partner di sedersi accanto a noi e di parlare. Facciamoci raccontare qualcosa. Guardiamo un film. Discutiamone. O addormentiamoci. Facciamo quello che ci fa star bene.

Insomma, abituiamoci a stare bene.

Ultimissima cosa. Anche se non volete (o non avete bisogno) di modificare grandi abitudini, vi consiglio di cambiare un poco anche quelle piccole.

Cambiate ogni tanto strada per andare al lavoro o a fare la spesa, cambiate il posto a tavola, modificate l’ordine con cui fate le cose appena svegli: insomma prendiamo l’abitudine di non essere abitudinari anche nelle piccole cose, il nostro cervello ci ringrazierà.

Fabio Parietti

www.fabioparietti.it