Nasce la Scuola di Fallimento in Italia

Di Enza Petruzziello

Imparare dai propri errori. Ce lo dicono fin da piccoli e fin da piccoli continuiamo a commettere errori. Piccoli o grandi. Ma si può imparare dai propri fallimenti senza avere paura di fallire nella vita?

Certo che sì, e anche di più. Perché è dal fallimento che si arriva al successo. Ne è fermamente convinta Francesca Corrado tanto da aprirci una scuola, la prima in Italia.

Economista e ricercatrice, ex docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Francesca Corrado nel giro di un paio di mesi, perde due lavori, chiude bruscamente una storia d’amore e affronta la malattia del padre.

Molti probabilmente non avrebbero retto, invece è proprio l’Alzheimer, di cui soffre il padre, a spingere Francesca a cercare delle risposte, a studiare i meccanismi del cervello. Studiando si rende conto che quello che le sta succedendo può essere in realtà una svolta.

Così decide di fondare la Scuola di Fallimento per essere d’aiuto anche agli altri. Con sede a Modena, la Scuola di Fallimento è la prima che nasce con lo scopo di insegnare a perdere per vincere, e lo fa puntando sulla singolarità e le eccezioni, valorizzando i buoni errori.

In collaborazione con Stars&Cows e col sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, la scuola punta a educare all’insuccesso attraverso il gioco dove si vince o si impara, ma non si perde mai.

I moduli sono rivolti a giovani, professionisti e imprenditori che – attraverso il teatro, le tecniche di coaching e mentoring, i giochi di ruolo  e le simulazioni (per raccontare storie di cambiamento interiore)  – imparano ad affrontare le diverse fasi del ciclo dell’errore: la percezione del fallimento, l’analisi dell’errore, la consapevolezza, la sdrammatizzazione e la fiducia nel nuovo successo.

Non solo adulti. Ci sono dei percorsi anche per i ragazzi dai 6 ai 14 anni, perché il fallimento non è solo legato all’ambito professionale, ma anche personale.

A quell’età i docenti lavorano non tanto sul fallimento ma sul concetto di vittoria e sconfitta.

Attraverso il gioco è infatti possibile dimostrare che una volta persa una partita, non è una perdita in assoluto, ma è un’occasione per migliorare nella prossima sfida. I ragazzi prima sono molto tesi, poi capiscono che con la sconfitta possono rafforzarsi.

In cattedra per tutti ci sono tre attori di teatro di improvvisazione, una responsabile risorse umane, un neuroscienziato dell’Università di Udine, uno psicologo, un docente di Game desing del Politecnico di Milano, un executive coach di multinazionali e manager in pensione che affiancano come mentor gli allievi nel percorso finale.

L’obiettivo della Scuola è costruire in Italia una sana cultura del fallimento, una cultura in cui il fallimento non sia vissuto come marchio indelebile e l’errore non sia considerato uno stigma sociale invalidante ma un viaggio di scoperta di sé, dei propri limiti e dei propri talenti.

Il fallimento, secondo la fondatrice, va inteso come un feedback che ti dice se stai andando nella giusta direzione. È un’opportunità per ripensare a se stessi a quel che si desidera.

Non a caso sul sito della scuola viene riportata questa frase: «La grandezza — diceva Confucio — non si raggiunge non fallendo mai, ma rialzandosi ogni volta che si cade».

Per informazioni sui corsi e sui vari eventi organizzati questo è il sito ufficiale della Scuola di Fallimento: www.scuoladifallimento.com.