Federico Cicchi, il giro del mondo senza prendere aerei

Come ti è venuta l’idea per questo viaggio intorno al mondo?

Ho sognato un viaggio di questo tipo fin da quando ero bambino. Mi è sempre piaciuto viaggiare e solo l’idea di uscire di casa per prendere un treno mi metteva eccitazione. Sono cresciuto guardando alla televisione il programma ”Jonathan Dimensione Avventura” e da ragazzo non mi perdevo una puntata di “Turisti per caso”. La decisione di non prendere aerei è maturata tre anni e mezzo fa, al rientro dal mio ultimo viaggio in Spagna. Avevo appena concluso il Cammino di Santiago, percorrendo a piedi più di 800 Km. È stata un’esperienza illuminante, probabilmente la più importante della mia vita. Ho deciso che muoversi lentamente è un bel modo di viaggiare e così è nata l’idea di questo viaggio.

Raccontaci un po’ come è stata l’organizzazione pratica.

La prima cosa a cui ho dovuto pensare è stata la prenotazione della nave cargo per il Brasile. Ho dovuto comprare il biglietto circa otto mesi prima della partenza. Questo tipo di viaggi sta diventando sempre più richiesto e i posti a disposizione sono limitati. Una volta comprato il biglietto il punto di non ritorno era stato superato. La seconda cosa sono stati i vaccini. Ne ho fatti quattro: febbre gialla, epatite A, epatite B e antitetanica. Il vaccino per la febbre gialla non è obbligatorio per chi viaggia in Sud America, ma era necessario per imbarcarsi sulla nave. Il vaccino combinato di epatite A e B richiede tre iniezioni, la seconda a distanza di un mese dalla prima e la terza a distanza di cinque mesi dalla seconda. Mi sono dovuto muovere per tempo ed effettuare la prima iniezione circa sette mesi prima della partenza. Poi è venuto il momento di preparare lo zaino. Come riempirlo dipende dalle esigenze di ognuno e dal tipo di viaggio. Personalmente consiglio di non partire mai senza un sacco a pelo, un cambio estivo e uno invernale, una scorta di medicine e una giacca a vento che ripari dalle intemperie. Tutto il resto è facoltativo. Io viaggio sempre con una macchina fotografica digitale, un taccuino e una penna. Infine, è sempre utile partire con una buona assicurazione sanitaria che copra anche le spese per il rientro in Italia in caso di problemi. Fortunatamente non mi sono dovuto preoccupare di chiedere nessun visto. Come cittadino italiano posso viaggiare tranquillamente in tutto il continente americano. I visti per l’Asia li richiederò alle ambasciate al momento opportuno.

Federico Cicchi, il giro del mondo senza prendere aerei

Avevi qualche risparmio quando sei partito e hai stabilito un budget?

Ho cominciato a pianificare questo viaggio circa tre anni fa. Un altro ragazzo italiano, Stefano Spaggiari, ha compiuto questo stesso viaggio spendendo circa quindicimila euro. Stefano ha viaggiato per quasi due anni e ha visitato anche molti paesi africani. Io ho in mente di viaggiare per circa un anno e mezzo senza passare per l’Africa, così ho preso come stima circa 12.000 euro. Una volta stabilito il budget mi sono dovuto preoccupare di come raggiungerlo. A quel tempo non avevo praticamente nessun risparmio e la prima cosa che ho fatto è stata quella di ridurre le spese. Ho cominciato vendendo la mia auto. Rinunciarvi non è stato un problema visto che a Milano, la città dove ho vissuto negli ultimi quattro anni, i mezzi pubblici sono molto buoni. Con la vendita dell’auto ho avuto un’entrata extra e ho completamente eliminato sia le spese fisse (assicurazione e bollo) che quelle vive (benzina e manutenzione). Ho cambiato palestra, scegliendone una più economica. Ho diminuito le uscite serali, preferendo le cene in casa con gli amici alle serate al cinema o in discoteca. Ho cominciato a fare la spesa nei supermercati più economici e a scegliere i prodotti che costavano meno. Infine, negli ultimi due anni ho passato le vacanze estive a Firenze, la mia città natale. Con tutti questi piccoli sacrifici sono riuscito a risparmiare circa 300-400 euro al mese.

Come hanno accolto amici e parenti questa tua avventura?

Gli amici e la maggior parte dei parenti hanno accolto positivamente la mia scelta. C’è anche chi mi considera sciocco per aver lasciato il lavoro in questo periodo di crisi, ma la mia filosofia è sempre stata quella di lavorare per vivere e non di vivere per lavorare. Per i miei genitori è stato diverso. È normale che sia difficile per loro accettare questa decisione. Soffrono, ma sono contenti per la mia avventura perché sanno che sto realizzando il mio sogno.

Apertura mentale e curiosità sono, senza dubbio, i bagagli essenziali per un’esperienza di questo tipo. Cos’altro ti porti dietro, a livello mentale?

Per un viaggio di questo tipo bisogna essere preparati ad ogni evenienza. In genere non prendo molte informazioni sui posti che visiterò perché mi piace la sorpresa. Le uniche due cose di cui mi informo sono le condizioni sanitarie e politiche. Sfruttare l’esperienza delle altre persone è un altro consiglio che mi sento di dare a tutti. Prima di partire ho letto molti libri e in alcuni ho trovato utili suggerimenti. Faccio un esempio. In Sud America le malattie principali a cui bisogna stare attenti sono la malaria e il dengue. Entrambe sono trasmesse dalle puntura delle zanzare. Le guide sono piene di consigli su come prevenire queste malattie: applicare repellenti sulla pelle, indossare vestiario che copra le braccia e le gambe, dormire in locali forniti di zanzariere o aria condizionata. Nell’ultimo libro che ho letto un viaggiatore consigliava di prendere anche una pasticca d’aglio almeno una volta al giorno per tenere lontante le zanzare. Mi è sembrato un buon consiglio, così ho deciso di seguirlo.

Federico Cicchi, il giro del mondo senza prendere aerei

Ci sono stati mai momenti in cui hai avuto paura?

Per il momento non ho dovuto affrontare situazioni critiche che mi abbiano realmente spaventato o preoccupato. Ho avuto paura prima di partire, soprattutto quando ho comunicato alla mia azienda la decisione di lasciare il lavoro. È stata una scelta radicale e mi è occorsa tutta la mia motivazione e determinazione per andare avanti.

Per un viaggiatore come te cos’è la solitudine?

Sono abituato a stare da solo perché sono figlio unico. Però c’è una cosa che non mi piace fare da solo: mangiare. Provo un certo senso di solitudine e cerco sempre di trovare qualcuno che mi faccia compagnia. Quando non ci riesco mi distraggo ascoltando un po’ di musica.

Come cambia il concetto di tempo viaggiando come fai tu?

Non ci sono più orari da rispettare e il passare del tempo è dettato solamente dal proprio corpo. Il tuo corpo ti dice quando mangiare e quando è il momento di riposare. Niente più orari d’ufficio e niente più appuntamenti di cui preoccuparsi. Si è veramente liberi. Nel lungo periodo il tempo si trasforma, si dilata. In una settimana ti succedono tante di quelle cose che hai la sensazione che sia passato molto più tempo. Sono in viaggio da quasi tre mesi ma mi sembra di essere in viaggio da un anno. Un mio amico una volta mi ha detto che viaggiare è come vivere all’ennesima potenza. Ha ragione.

C’è uno stato d’animo particolare che fa da sottofondo ai tuoi giorni?

L’essere libero, completamente. Senza vincoli.

Persone, luoghi, profumi, colori. Ci sono immagini particolari legate a ciascuno di questi elementi?

La prima persona che mi viene in mente e a cui penso spesso in questo viaggio è mio nonno Vittorio, che ormai non c’è più. Gli ero molto legato. Se devo pensare a un luogo mi viene in mente la casa di campagna dei miei genitori. Il bello di viaggiare è anche sapere che esiste un posto dove puoi tornare e quello è il mio. Il colore è sicuramente il blu. Il blu del nostro bellissimo pianeta. Il blu del mare e del cielo, gli unici due posti dove sei veramente immerso nella natura. L’olfatto non è la mia modalità sensoriale preferita e al momento non mi viene in mente nessun profumo in particolare.

Federico Cicchi, Patagonia aerei

Per un viaggiatore come te, in un viaggio come questo che cos’è l’imprevisto e come lo affronti?

Il concetto di imprevisto è legato a quello di pianificazione. Nel momento in cui si programma qualcosa la vita mi ha insegnato che c’è sempre un imprevisto dietro l’angolo. Un minimo di pianificazione è comunque necessario e quando capita un imprevisto la mia reazione dipende dal tipo di imprevisto stesso. Se devo solo rimandare qualcosa allora non mi preoccupo più di tanto e vivo serenamente quello che è successo. Per esempio, un paio di mesi prima di partire la mia nave cargo ha dovuto anticipare di circa due settimane la data di partenza. In quelle due settimane avevo pianificato di fare un’attività di volontariato in Spagna e ho dovuto annullarla. La farò al mio rientro da questo viaggio, quindi non c’è nessun problema. Se invece l’imprevisto mi costringe a rinunciare a qualcosa a cui tenevo e che per qualche motivo non potrò più fare, beh…statemi alla larga. Per ora è successo solo una volta, proprio qualche giorno fa. Mi trovavo in Patagonia e volevo vedere una colonia di elefanti marini allo stato selvaggio. Deve essere un’esperienza emozionante perché ci si può avvicinare agli animali e persino toccarli. Le agenzie richiedono un minimo di tre persone per effettuare questo tipo di escursione. Nonostante la sua bellezza è una gita che viene snobbata dai turisti e così non sono riuscito a trovare nessuno che fosse interessato. La spiaggia dove si trova la colonia dista quasi due ore in auto dal più vicino centro abitato e affittare un’auto da solo aveva dei costi proibitivi. Non mi sono arreso e finalmente l’ultimo giorno prima della mia partenza ho trovato altre due persone interessate. Abbiamo contattato l’agenzia turistica e ci sono venuti a prendere nel pomeriggio. Ormai ero convinto che tutto fosse a posto, ma ecco l’imprevisto. Dopo un’ora di viaggio l’auto ha avuto dei problemi al motore e la nostra guida non se l’è sentita di proseguire. Siamo stati costretti a tornare indietro. Era domenica e non c’erano altre auto disponibili, così alla fine ho dovuto rinunciare all’escursione. Quando succedono cose di questo tipo ho bisogno di stare solo per un po’ e cerco di rilassarmi ascoltando un po’ di musica.

Immagino che un viaggio di questo tipo sia anche un viaggio in te stesso: c’è qualcosa di te che non conoscevi e che è emerso durante questa avventura?

Più che un viaggio di scoperte per adesso è un viaggio di conferme.
La conferma che non sono fatto per lavorare ad una scrivania undici mesi all’anno, otto ore al giorno. La conferma che preferisco vivere immerso nella natura, piuttosto che in una grande città a respirare smog. Forse una cosa nuova di me stesso è emersa: mi piace viaggiare più di quanto pensassi.

Quando arrivi alla fine delle tue giornate c’è un pensiero ricorrente che ti sfiora prima di addormentarti?

Fra qualche giorno partirò con un mio amico da Ushuaia, in Patagonia, per risalire con due motorini tutto il continente americano. E’ una grande avventura e penso spesso al momento in cui finalmente saliremo in sella e accenderemo i motori.

Il sito dove potete seguire il viaggio di Federico:

www.withoutflying.it

Geraldine Meyer