Esperienze all’estero

Il giovane ci racconta del suo primo lavoro che si è rivelato diverso da quello che pensava. Perché ha deciso di rimanere? «Un cameriere alle Canarie prende 1200 euro, in Italia 500 a nero!»

Di Enza Petruzziello

«Ero partito per fare un’esperienza all’estero, e dopo quattro anni sono ancora qui». Paolo, lo chiameremo così, è uno dei tanti giovanissimi che ha fatto la valigia ed è partito per lavoro. Siciliano, fotografo a Fuerteventura, è oggi impiegato in un albergo. La sua storia alle Canarie inizia nell’ottobre 2015, quando dopo pochi giorni aver superato un colloquio di lavoro parte per Lanzarote accettando un’occupazione con termini totalmente diversi da quelli che purtroppo sono venuti dopo.

Ha solo 19 anni quando fa quel biglietto che lo porterà su una delle isole più belle dell’arcipelago cananario. Lui che su un’isola altrettanto bella è nato e cresciuto, sa bene cosa significhi vivere in un posto circondato dal mare. In questi anni ha modo di conoscere molto bene l’arcipelago delle Canarie: dopo aver vissuto a Lanzarote, si trasferisce infatti a Gran Canaria dove rimane 9 mesi; poi a Fuerteventura per un anno e 6 mesi, e infine 3 mesi a Tenerife.

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Hai lasciato l’Italia molto giovane, ad appena 19 anni. Come mai questa scelta radicale di vita?

«Ho voluto cambiare il mio status quo. Avevo tantissime energie senza minimamente avere l’opportunità di metterle in gioco. Inoltre quando non si trova lavoro l’autostima scende sotto livelli improponibili, e a 19 anni non si può cadere in depressione per mancanza di lavoro. Così ho deciso di lasciare l’Italia».

La tua avventura alle Canarie inizia nell’ottobre 2015. Dopo aver superato un colloquio nella tua città natale, accetti un lavoro con termini totalmente diversi da quelli che sono venuti dopo. Che cosa ti avevano promesso?

«In un primo tempo ciò che mi era stato detto, e promesso, in sede di colloquio è stato rispettato. Il problema è venuto dopo. Avrei dovuto lavorare 40 ore settimanali e così è stato, almeno fino al “cambio gestione”».

Perché, che cosa è avvenuto con il cambio gestione?

«Le persone che c’erano prima ci sono anche adesso, con la differenza che prima la gestione non era curata dalla persona che invece ora gestisce il tutto. Inizialmente il contratto è stato rispettato, in seguito le ore di lavoro si sono moltiplicate. Faccio un esempio molto banale. Se nel contratto c’è scritto che l’orario di lavoro è di 40 ore da suddividere in 6 giorni (1 libero) significa che per 5 giorni lavori 7 ore, mentre per un giorno 5. Con il cambio gestione si arrivava, invece, a lavorare anche fino a 12 ore al giorno e le ore in più non erano retribuite. La loro motivazione? «Se lavori di più fatturi di più, e quindi ti porti a casa più commissioni con la possibilità di raddoppiare lo stipendio». Una ragione in parte vera, ma per avere il bonus bisognava raggiungere un fatturato davvero molto alto e la maggior parte delle volte era impossibile arrivarci, così finivi per prendere solo il tuo salario base lavorando però il doppio. Mentre la politica aziendale di prima era: “Fattura soddisfatto”, ora è solo: “Fattura, se stai male o no non ci interessa. Devi solo fatturare”».

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Insomma una brutta esperienza che in qualche modo ti ha segnato. Come molti giovani italiani, anche tu hai fatto quella valigia riempiendola di vestiti e speranze, per una vita e un’occasione lavorativa migliore. Invece sei rimasto deluso. Ricordi che emozioni hai provato?

«Quando ho iniziato il lavoro, la pressione era minima e si riusciva ad arrivare agli obiettivi che ti consentivano anche di mettere qualcosa da parte. La decisione di andarmene non è stata presa a cuor leggero, anzi. E la delusione è stata veramente tanta quando da parte loro non è arrivata neanche una proposta per rimanere, dal momento che i miei numeri erano abbastanza buoni».

In quei momenti, quando ti sei reso conto di essere partito per qualcosa che poi si è rivelata diversa, hai mai pensato di ritornare in Italia?

«Il desiderio di tornare c’è stato sin dal principio, ero partito per fare esperienza e non per trasferirmi definitivamente. Però l’ambiente iniziale mi ha convinto a rimanere attaccato alle Canarie piuttosto che agli affetti. Può suonare parecchio egoistico, ma la vita è mia e a volte staccarsi dagli affetti ti aiuta a crescere. Mi sono reso conto che dopo due anni tutto era cambiato e che anche io, ormai, ero diverso».

Dopo quella brutta esperienza, che cosa è successo?

«Mi sono rimboccato le maniche e sono andato avanti».

Adesso di che cosa ti occupi e ti piace quello che fai?

«Mi occupo della stessa attività di prima, solo con una differenza sostanziale: non ho pressioni! Faccio il mio lavoro e punto».

Parliamo della tua vita alle Canarie. Hai vissuto a Tenerife, Gran Canaria, Fuerteventura e Lanzarote. Possiamo dire che ormai conosci l’arcipelago molto bene. C’è un’isola che più delle altre ti ha colpito e ti è rimasta nel cuore, e perché?

«Questa domanda è quella a cui non ho una risposta! Sono tutte fantastiche e ognuna a modo suo. Sicuramente Gran Canaria o Tenerife saranno la mia prossima destinazione».

Visitate ogni anno da milioni di turisti, le Canarie piacciono per il loro paesaggio, le distese di sabbia e il mare cristallino. Ma com’è vivere qui da residente, penso ai servizi, alla qualità e al costo della vita?

«Beh, viverci è bello ti sembra quasi di essere in vacanza quando sei in spiaggia ad “arrostirti”. Inoltre puoi condurre una vita “agiata” che ti permette di toglierti qualche sfizio e concederti piccoli lussi».

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Scelte dai pensionati come buen retiro, le Canarie attraggono però anche molti giovani. Quali sono le opportunità lavorative per i ragazzi italiani?

«C’è di tutto e numerosi sono i vantaggi. In primis hai l’occasione di vivere all’estero in un posto dove esiste una tassazione molto conveniente. Trovare lavoro su una delle isole è semplice, sembra quasi di ritornare agli anni d’oro italiani. E, aspetto non da poco, gli stipendi sono a norma. Un esempio su tutti: un ragazzo che fa il cameriere – anche se parla pochissimo la lingua e conosce solo due parole di inglese – alle Canarie prende 1.200€ se non qualcosa in più. In Italia, al contrario, ne prende 500/600€ e per giunta in nero! Già questo la dice tutta. Insomma qui si vive veramente bene».

Che consigli ti senti di dare a chi come te sta pensando di trasferirsi alle Canarie in cerca di un lavoro e di una vita nuova?

«Fatelo! Però attenzione: è tutto bello, ma bisogna anche lavorare molto duramente. Soprattutto se vuoi continuare a farlo! Altrimenti ti bruci e le Canarie si trasformano da posti paradisiaci in luoghi infernali. Un altro consiglio è di imparare lo spagnolo e l’inglese (anche solo l’inglese vi dà lavoro) ma più lingue sapete e prima trovate lavoro».

Come è cambiata la tua vita da quando ti sei trasferito?

«Sono maturato tanto e soprattutto apprendo molto più velocemente le lingue».

Sei molto giovane, quali sono i tuoi sogni nel cassetto e i tuoi progetti futuri?

«Creare qualcosa di mio! Ancora non so cosa, ma qualcosa della quale potrò andare fiero un giorno».

In bocca al lupo allora!

«Crepi il lupo».