Cambiare: due storie di svolta professionale

Ecco i due storie di due persone che hanno creduto di poter cambiare le cose..! e le hanno cambiate davvero…hanno saputo vedere le opportunità’ che si celavano dietro a un momento di difficolta’ professionale e le hanno colte, vediamo come.

Vi presento il caso studio di una mia cliente, laureata in sociologia a pieni voti e con molte, bellissime idee per il Suo futuro professionale ma con poca concretezza nell’indirizzarle.

Aggiungo che si tratta di una persona con uno spiccato interesse nei confronti dell’ambiente e delle organizzazioni di aiuto (all’ambiente e/o alle persone).

Non riusciva a trovare una Sua identità professionale ed una Sua collocazione perche’ continuava, erroneamente, ad orientare la Sua scelta professionale verso aziende e/o organizzazioni di business pensando che altre soluzioni non fossero percorribili.

Tra l’altro, per Lei, come per molti altri, l’associazione non profit era sinonimo di no-stipendio/lavoro gratis, ma chi l’ha detto? Inoltre, vivendo in un contesto con un’elevata densità aziendale non si era data ne’ il modo ne’ il tempo per ascoltarsi  circa l’esistenza di altre realtà lavorative in quel territorio e l’esistenza di corsi di specializzazione post universitari nell’area del terzo settore altamente qualificanti.

Lascio a Lei la parola…con queste righe:

“Cara Barbara, sono in partenza. Devo ancora finire tutti i miei compiti di questa settimana, ma li porterò con me e sfrutterò il tempo libero delle prossime settimane.

Prima di tutto grazie per l’aiuto. Quest’esperienza mi è servita davvero moltissimo.

Credo che tutti dovrebbero fare un’esperienza di career counseling perchè nella vita di tutti i giorni non si ha mai il tempo di fermare ad ascoltarci.

Sono riuscita a far tacere le voci, i rumori e tutto ciò che ci confonde, per metterci finalmente all’ ascolto di noi stessi. E quando non c’è più tutta quella confusione, è facile chiederci cosa ci piacerebbe  davvero fare nella vita, quali sono le esperienze che più ci hanno arricchito, quali sono i nostri valori di riferimento e quali sono le nostre qualità più spiccate.

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Il percorso ….mi ha aiutato a mettere non solo dei paletti, ma delle vere e proprie colonne portanti, le basi da cui iniziare a costruire una nuova vita.

Noi stessi siamo lo strumento più potente che abbiamo a disposizione e tutte le risposte che cerchiamo affannosamente fuori, in realtà sono sempre state dentro di noi, solo che non le avevamo viste. E’ un po’ come montare un mobile Ikea: se non leggiamo le istruzioni, non capiremmo mai come arrivare in fondo senza dimenticare qualche pezzo.”

Rubrica Barbara Pescetto cambiare

Adesso la mia cliente lavora per un’organizzazione no-profit…ma veniamo a noi, agli insegnamenti che si possono trarre da questo episodio di vita vissuta.

Uno sicuramente è quello di non richiederci di adeguarci al mondo del lavoro e alle sue richieste, ma di partire dal nostro sentire, dalla nostra essenza per offrire al mondo professionale il meglio di noi.

L’altro, sicuramente altrettanto importante, è quello di trovare il tempo per riflettere e ascoltarci: normalmente noi inseguiamo il tempo, tutti proiettati verso quello che succederà, negli obbiettivi che raggiungeremo, nei progetti che realizzeremo, trascurando drammaticamente la dimensione del presente, la nostra vita “qui ed ora”.

Ritornare a questa dimensione ci permette di aumentare la consapevolezza di noi e della dimensione presente per ricostruire la nostra identità lavorativa.

Un’altra mia cliente ha dovuto ad un certo punto della sua vita fermarsi, respirare e ascoltarsi VERAMENTE su quello che voleva fare con la sua vita e con il suo lavoro.

Aveva conseguito a pieni voti la maturità classica e si era laureata a pieni voti in archeologia, sentendosi in DOVERE, subito dopo la laurea, di seguire la tradizione femminile di famiglia: l’insegnamento delle belle lettere in un prestigioso liceo.

E’ stata salvata dalla vita, che e ‘ spesso intelligente per chi la sa ascoltare: non ha passato il concorso! Si e’rimboccata le maniche e con la precipitazione tipica dei 26 anni si e’inserita in azienda, non ascoltandosi nemmeno per un minuto se quello che stava facendo faceva al caso suo….DOVEVA trovare un lavoro e quello era quanto. Lascio a lei raccontarsi.

Quando da piccola mi chiedevano cosa volessi fare da grande, rispondevo “la trapezista!” che non è esattamente un lavoro adatto a chi non ha la mamma e il papà che lavorano al Circo…

Comunque, ho fatto quello che andava fatto, secondo i miei, e quindi il liceo classico e mi sono laureata in lettere antiche, con la prospettiva di insegnare, come da tradizione familiare. Ma ad un certo punto di questa strada dritta e segnata, c’è stata una crepa.

Non ho proseguito la carriera universitaria dopo la laurea in archeologia, ho fatto un master in gestione integrata d’impresa, e sono andata a lavorare in un’azienda “vicina” alla mia famiglia, come responsabile marketing e comunicazione. E a questo punto ci sono state altre due crepe.

cambiare vita

La prima è che a differenza delle precedenti scelte familiari, mi sono resa conto che non mi piaceva lavorare in azienda, o meglio, avere un capo sopra la testa. La seconda è che mi hanno bocciata ai concorsi per l’insegnamento.

Quindi, dato che mi sono perfino ammalata da quanto non mi piaceva il lavoro che stavo facendo, o meglio, il capo che avevo, ho dovuto cambiare strada. Mi sono messa in proprio e ho continuato a lavorare nell’advertising, aprendo una società di comunicazione.

Circa un anno e mezzo fa, c’è stata un’altra crepa. Ho perso il mio miglior cliente e il mio socio ha deciso di cambiare attività.

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Così, non sapendo più esattamente come reinventarmi, mi sono messa in cerca del bandolo della matassa e ho provato ad le crepe. Cioé ho messo insieme tutte le mie competenze, le esperienze precedenti, la mia formazione classica, universitaria e post laurea, per trovare una professionalita’ tutta mia.

Solo mia, senza l’influenza di nessuno. Ho iniziato a fare torte. Il che, a pensarci ex post, era in fondo il mio sogno di bambina (oltre la trapezista) perché mi ricordo ancora con nitida e struggente nostalgia la mia prima cucinetta e le mie prime pentoline, di quando avevo circa 2 anni.

Quindi forse ho imparato anche a capire esattamente cosa volevo fare, il che, nel mio caso, era di fondamentale importanza!

Nel mentre, ho pubblicato un libro di racconti di cucina, e sto lavorando ad un progetto che mi piace chiamare food-advertising, associando, cioé il cibo e in particolare le mie torte, ai prodotti delle aziende che contatto e che lavorano nel settore wine&food.”

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Lei adesso lavora, coniugando le Sue tre passioni, i Suoi tre talenti: torte, scrittura (ho letto tra l’altro qualche suo racconto e l’ho trovato molto bello) e advertising.

Ha smesso di vivere secondo i valori imposti da altri ( una carriera in azienda o nell’insegnamento) e ha successo in quello che fa perché quello che fa la esprime e la asseconda (ecco il suo sito: http://sweetannacakes.blogspot.com/).

Non dobbiamo vivere e lavorare assecondando valori di seconda mano solo perché cosi’ accontentiamo gli altri o, peggio, perché cosi’ siamo come tutti gli altri.

E’ il nostro essere unici e irripetibili che siamo chiamati ad esprimere nel lavoro che facciamo. La nostra gioia di vivere dipende anche da noi e dal nostro perseverare nella ricerca di quello che VERAMENTE ci appartiene.

Barbara Pescetto