Daniele, la realtà della vita in Thailandia

A cura di Maricla Pannocchia

Ad appena 31 anni, Daniele gestisce la sua azienda e vive in Thailandia. Dopo un’esperienza nel Paese come Intern (“fantastica!”), egli si è dato dafare per offrire le stesse possibilità ad altre persone. Nonostante le difficoltà affrontate, come lo shock culturale o la barriera linguistica, o ancora vedere la propria azienda costretta a rallentare i ritmi per via del Covid, Daniele non si è mai perso d’animo e, dopo aver viaggiato per il sud-est asiatico in lungo e in largo, ora si sta impegnando per superare sé stesso e i suoi successi, con la mente sempre proiettata al futuro. In un altro Paese, certo, ma senza lasciare la sua amata Asia.

Ciao Daniele, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, mi chiamo Daniele, ho 31 anni e sono nato a Bologna. A 25 anni, dopo aver vissuto e lavorato in un’azienda in India per 6 mesi, mi sono trasferito in Thailandia per lavoro.

Fin da piccolo, grazie alle storie che mi raccontava mio nonno, avevo il sogno di viaggiare e vivere il mondo. Negli anni il mio interesse per il viaggiare ha continuato a crescere fino a quando, a 25 anni, ho deciso che era arrivato il momento di esplorare il mondo e di uscire dall’Italia, non solo per una vacanza di qualche settimana, ma per fare una esperienza di vita all’estero vera e propria.

daniele-cosentino

Ti definisci “innamorato dell’Asia”. Da dove nasce questo tuo amore?

Decisamente. Come ho scritto prima, la mia voglia di viaggiare viene dalle storie che mi raccontava mio nonno e molte di esse erano riguardo all’Asia e, in particolare, il Giappone, Paese di cui era innamorato. Da quando ero piccolo desideravo vedere questo posto magico delle storie di mio nonno e che vedevo negli anime e leggevo nei manga. Ricordo quando i primi ristoranti giapponesi aprirono a Bologna, praticamente non mangiavo altro e quando finalmente ebbi l’opportunità di viaggiare in quella parte del mondo, non mi sono fatto fermare da niente.

▶ Approfondimento consigliato: le isole più belle della Thailandia

Quali Paesi asiatici hai visitato?

Ho visitato la Thailandia, il Vietnam, Singapore, la Malesia, la Birmania, il Laos, l’India, il Qatar, gli Emirati, il Giappone, la Corea, Taiwan, Hong Kong e la Cina.

Com’è stata la tua vita da Intern in Thailandia?

La mia vita da Intern in Thailandia è stata fantastica, come peraltro credo lo sia per molti dei miei clienti. Tutto costa molto poco, il che ti aiuta con il magro stipendio che hai da intern. Allo stesso tempo, però, hai tantissime cose da fare sempre e comunque. Vengo da Bologna, una città famosa per la vita notturna e per quella universitaria ma tutto ciò non è niente in confronto a quello che si può vivere nel sud-est asiatico a 25 anni. Hai la possibilità di portare avanti la tua carriera professionale mentre ti trovi a 1 ora da alcune delle migliori spiagge del mondo, circondato da eventi di ogni genere che siano esposizioni, boat party, serate in un beer garden o in qualche hotpot o barbecue in downtown. E’ un tipo di vita che penso difficilmente dispiaccia, soprattutto quando si è giovani e in cerca di avventure. Avventure che Bangkok sicuramente procura.

Che consigli daresti a chi vuole vivere un’esperienza simile alla tua?

Il mio consiglio è semplice: buttatevi. Il trucco è quello, lanciarsi nell’ignoto dell’andare dall’altro lato del mondo e potenzialmente lasciarsi tutto dietro. È difficile e non è per tutti ma ne vale la pena. Ed è altresì importante ricordarsi che passare un anno all’estero non significa necessariamente perdere tutti gli amici o la vita in Italia. Può essere anche solo una “fuga” temporanea o un “reset” necessario a volte per passare attraverso momenti complicati della vita. Questo tipo di esperienza prende connotazioni diverse in base alla persona che la vive. L’importante è buttarsi e provare, mal che vada si tornerà indietro con una storia da raccontare.

Come sei stato accolto dai locali?

Domanda difficile. Dunque, la maggior parte della gente che vive in Tailandia solitamente tesse le lodi su quanto i locali siano carini e gentili ma voglio fare il bastian contrario su questo. Partiamo con il fatto che gli asiatici sono di base solitamente molto chiusi nei confronti degli stranieri (anche tra asiatici) e inevitabilmente presto o tardi questa è una realtà che si deve affrontare. Nello specifico in Thailandia, una grande parte della popolazione vede gli stranieri (che chiamano con il termine denigratorio “farang”) con sospetto e spesso con odio, vuoi per ragioni storiche o per la brutta impressione lasciata da certi turisti o per semplice ignoranza. In realtà una grande parte della popolazione nutre una sorta di odio non sempre celato verso gli stranieri. Questo è facile da confermare se si capisce un minimo di Thai e si è in grado di sentire cosa viene detto dietro le spalle del farang. Detto questo, in linea di massima grazie alla tradizione di ospitalità thai e del sud est asiatico in generale ci si trova sicuramente bene comunque e, come in qualsiasi Paese, ci sono persone meravigliose. Tuttavia, soprattutto negli ultimi anni la storia della terra del sorriso è vera solo quando si va nella campagna dove i farang sono considerati dei mezzi signorotti feudali che vanno rispettati poiché portano soldi. Nelle città solitamente i sorrisi vanno via molto velocemente e lasciano piede invece ad arroganza e sospetto. Un’altra cosa che spesso non viene detta è come i thailandesi manchino spesso di senso comune e logica, molti lo giustificano a causa dello stile di vita “sabai sabai” che si può tradurre come uno stile di vita del “vivi e lascia vivere” senza troppo stress e accontentandoti. Ma la realtà è ben diversa, a causa di un sistema di educazione volutamente datato e spesso corrotto, i thailandesi non imparano a pensare, gli viene insegnato fin da piccoli ad essere dei bravi soldati e a seguire gli ordini. Questo è molto triste, soprattutto nel mondo del lavoro. Chiedi a qualsiasi inprenditore a Bangkok e chiunque ti dirà la stessa cosa. I thailandesi sono uno dei piu’ complicati pool di talenti al mondo, ci sono gemme ovviamente ma la maggior parte manca di motivazione, voglia di fare e volonta’ mettersi in gioco, postare due foto sui social media è più importante che impegnarsi per il proprio futuro o per un obiettivo.

Hai avuto delle difficoltà? Come le hai superate?

Difficoltà ne ho avute e ne ho tante, dalla barriera linguistica – che grazie alla mia italianità riesco ad abbattere usando gesti e traduttori – al fatto che niente in Thailandia funziona come dovrebbe, sia a livello legale sia quando si ordina un piatto al ristorante. Qualcosa va sempre storto o non è come dovrebbe essere. Vivere in Thailandia on nel sudest asiatico significa essere sempre pronti a risolvere problemi, questo crea stress e frustrazione però’ crea anche molte opportunità e un sistema “fluido” come la Thailandia è il posto perfetto per imprenditori in cerca di fortuna e, alla fine dei conti, bilancia i problemi.

daniele-cosentino

Cosa puoi raccontarci sulla tua azienda?

Per quanto riguarda la mia azienda, ho un business che si occupa di trovare stage all’estero per studenti di tutto il mondo. Lavoriamo con agenzie, università e direttamente con gli studenti e organizziamo più di 400 stage all’anno. Il bello di questo business è che mi dà la possibilità sia di lavorare a stretto contatto con giovani talenti di tutto il mondo sia l’avere la possibilità di viaggiare in tutta l’Asia e conoscere realtà lavorative a 360 gradi in tutto il continente. Inoltre, essendo fondamentalmente un’agenzia di recruiting, è un tipo di business che funziona sia in persona sia da remoto o anche in ibrido, permettendo sia a me sia ai miei impiegati di lavorare in modo dinamico da diverse parti del mondo.

Che consigli daresti a chi sogna di lavorare nel tuo stesso settore?

Il mio consiglio è di prepararvi ad anni e anni di “gavetta”. Purtroppo lavorare nel settore dell’educazione non è facile, bisogna avere a che fare con sistemi e individui spesso “datati” e, soprattutto per giovani imprenditori, questo può risultare “eccessivo” ma allo stesso tempo e’ un business che dà molte soddisfazioni sia a livello pecuniario sia su quello umano. Niente dà soddisfazione come quando uno dei tuoi ex clienti ti scrive per ringraziarti per aver dato inizio alla sua carriera, carriera che ora magari gli permette di mantenere una famiglia o di aiutare i genitori. Riguardo a questo, un grande consiglio per chiunque voglia lavorare in questo mondo è di ricordarsi qual è il centro del business. È facile cadere nella trappola del guardare solo ai soldi, ma in questo business più che in altri è fondamentale concentrarsi sul cliente e sulla sua esperienza all’estero. Una delle ragioni per cui, in un mercato che era più o meno saturato di agenzie nel 2015, siamo riusciti a emergere è stato per via del fatto che non vendiamo internship, vendiamo esperienze all’estero. Il punto focale dei nostri prodotti è che il cliente possa vivere non solo una fantastica esperienza lavorativa, ma anche un’esperienza all’estero meravigliosa. Questo, dopo i primi 2 anni di duro lavoro, ha portato graditissimi risultati.

Quali sono, secondo te, le differenze e quali, invece, i punti in comune fra lo stile di vita thailandese e quello italiano?

Vivere in una grande città asiatica è completamente diverso dall’abitare a Bologna. Tutto è differente, dallo stile alla qualità della vita. Una volta superato lo “shock culturale” del vivere in una grande città avrete la possibilità di avere tutto a portata di mano. Qualsiasi cosa cercherete, la troverete. Probabilmente vivrete in un condominio dotato di piscina e palestra, con magari un 7/11 e qualche ristorante sotto casa. Basta uscire di casa e si è circondati da attività di ogni genere e si e’ continuamente circondati da persone, voci, pubblicità e traffico. Ovviamente non tutto è positivo, anzi, ci sono cose negative come le code ovunque, il traffico che non ha senso o lo smog che a volte ti obbliga a usare la mascherina per evitare di prendere allergie (com’è capitato a me). Similitudini personalmente ne trovo poche, anche andare al ristorante italiano non è un’esperienza che metterei nelle similitudini. Quello che posso dire, però, è che il modo di fare italiano alla fine piace sempre e l’unica similitudine che mi viene in mente è il modo in cui mi relaziono con i miei amici di qua che non si discosta molto dal tipo d’interazione che ho con i miei amici in Italia.

►► Leggi la nostra Guida con tutte le info utili e i consigli per vivere in Giappone ◄◄

Se ti dico “casa”, cosa ti viene in mente?

Se mi dici “casa” penso a dove ho l’affitto al momento. Per quanto mi senta italiano e orgoglioso di esserlo, il concetto di casa per me è molto fluido. Mi trovo facilmente a mio agio ovunque, mi basta avere la mia area privata. Un esempio è quando l’anno scorso, durante una delle quarantene, mi sono trasferito su una delle isole (koh phangan) a vivere per 2 mesi. Una volta tornato a Bangkok mi sembrava quasi di essere emigrato per anni, poiché la mia quotidianità sulle isole era diventa la mia “casa”. Poi sono andato per 3 mesi in Italia e, di nuovo, mi sentivo a “casa”. Tornato a Bangkok, una volta passato il trauma del non mangiare cucina bolognese ogni giorno, mi sentivo di nuovo a “casa” nel mio appartamento in Thong lo. Come dicevo “casa” è dove ho un luogo sicuro e privato dove dormire e fare le mie cose. Probabilmente la mia prossima “casa” sarà il Giappone o la Corea.

Qual è la persona più interessante che hai avuto modo d’incontrare in Thailandia?

Onestamente non saprei dire chi sia la persona più interessante che ho conosciuto qui. Solitamente quando si vive e lavora in un mondo internazionale tutte le persone che s’incontrano tendono a essere molto interessanti. Tutti abbiamo delle storie molto particolari e ho trascorso serate interminabili a condividere esperienze con altri espatriati. Potrei fare l’esempio dei miei amici, per la maggior parte imprenditori in una miriade di settori diversi. Potrei portare come esempio la mia ragazza, una manager giapponese che lavora nel settore automobilistico e che ha avuto una grande serie di esperienze prima di arrivare in Thailandia. Potrei fare l’esempio delle persone che ho conosciuto nelle innumerevoli serate di networking, ognuna con storie e background diversi che siano giornalisti per qualche enorme media o politici locali. Potrei parlare dei vari hippie che ho conosciuto a Koh Phangan e che vivono lì tra yoga, good vibes e rituali con pietre magiche o, perché no?, potrei dirvi dei crypto millionaries che, dopo l’ultima bullrun di crypto, ora girano in Lamborghini verdi smeraldo. Veramente, mi è impossibile identificare una persona sola, e credo sia un bene, perché una delle cose che apprezzo di più del vivere all’estero è il fatto di conoscere continuamente persone interessanti.

Quali sono le esperienze più belle che hai avuto finora?

Ne ho avute tante di esperienze di viaggio memorabili. Uno dei miei ricordi preferiti è un week-end con uno dei miei migliori amici a Taipei. Durante quel week-end abbiamo visitato templi, musei e provato (almeno 5 volte al giorno) il cibo locale, un’esperienza fantastica resa ancora più speciale dalle persone. Una sera, eravamo nella zona comune del nostro residence e purtroppo fuori pioveva a dirotto. Abbiamo deciso di aspettare che la pioggia smettesse di cadere prima di uscire. Ci siamo ritrovati a giocare a UNO con una ragazza conosciuta lì. Dopo un paio di mani, ci rendiamo conto che è noioso giocare in 3, dunque, da bravo italiano, mi sono alzato, ho preso la scatola di UNO e mi sono girato verso le altre 6/7 persone attorno a noi ognuno sul proprio laptop o cellulare e ho chiesto semplicemente, “qualcuno vuole giocare?” Di colpo, come se avessi premuto un interruttore, tutti i presenti hanno lasciato perdere qualsiasi cosa stessero facendo e sorridendo ci hanno detto che stavano morendo dalla voglia di giocare con noi. Dall’essere in 3 ci siamo ritrovati a giocare a UNO con altre 6 persone, lo staff del residence ci ha chiesto di unirsi e ci ha offerto a tutti birra all’Ananas (provatela e’ buonissima). Una delle serate più divertenti della mia vita, dal giocare a Uno ci siamo ritrovati a condividere le nostre vite tra completi estranei. Alle 5 di mattina, quando lo staff del residence fondamentalmente ci ha pregato di andare a letto, eravamo diventati grandi amici con tutti gli occupanti e il giorno dopo in gruppo siamo andati a Jiu Fen (un villaggio sulle montagne dietro Taiwan, in stile tradizionale, famoso per una della animazioni dello studio Ghibli e per il te’). Lì abbiamo fatto insieme la cerimonia del te’ e 2 delle ragazze della sera prima, che erano taiwanesi, ci hanno fatto da guida. Per quanto l’esperienza in sé non sia magari la più eccitante, strana o da lasciarmi a bocca aperta fra tutte quelle che ho avuto, è stata sicuramente una bellissima esperienza di viaggio che mi ha permesso di trovare nuovi amici, esplorare una città bellissima e vivere nuove esperienze.

✎✎✎ Stai pensando di andare a studiare in Giappone? Scopri i nostri consigli! ✎✎✎

daniele-cosentino thailandia

Viaggiare per te è…

Viaggiare per me è allargare i miei orizzonti… cliché, vero? Tuttavia, credo che chiunque viaggi si renda conto di quanto la propria prospettiva sul mondo cresca enormemente, tanto che a volte è difficile rapportarsi con persone che non hanno avuto questo tipo di esperienze. Viaggiare è, secondo me, l’esperienza formativa più importante nella vita di una persona, più dell’educazione che ci è stata impartita dai nostri genitori o quella che si ottiene a scuola. Viaggiare dà l’opportunità di vedere il mondo che ci circonda e di comprenderlo meglio. Questo è il motivo per cui mi sono lanciato nel mio business, perché voglio aiutare altri a ottenere lo stesso tipo di esperienza e visione che ho accumulato.

Progetti per il futuro?

Risposta breve: non ne ho idea. Risposta lunga, la mia azienda è stata colpita duramente durante la pandemia, siamo riusciti a sopravvivere e ora stiamo riuscendo a ricostruire ma non siamo ancora tornati allo stato pre-Covid. Per il momento, il mio piano è di mettere a posto e far crescere la mia azienda fino a sorpassare i livelli pre-Covid. La mia timeline è di circa 2 anni dopodiché vorrei iniziare qualche nuovo progetto. Nello specifico, vorrei lavorare con l’intelligenza artificiale nel mondo dell’orientamento universitario. L’idea è che, non appena la situazione nella mia azienda si sarà stabilizzata, ridurrò il mio coinvolgimento in essa e mi concentrerò su altri progetti. Inoltre, ho in programma di lasciare la Thailandia e vorrei andare a vivere in Corea o in Giappone per qualche anno. Poi chissà…

Per contattare e seguire Daniele:

Instagram: https://www.instagram.com/internsinasia/

Facebook: https://www.facebook.com/daniele.cosentino.01

Sito web: https://internsinasia.com/