Stefano, sei una persona in continuo movimento…al momento dove ti trovi?
Attualmente vivo a Barcellona.
Quali Paesi hai visitato e quale ti ha colpito maggiormente?
Ho visitato una sessantina di Paesi, ognuno dei quali, chi più, chi meno, mi ha donato delle belle emozioni. Quelli che più conservo nel cuore sono il Tibet, la Namibia, l’Argentina e la Cambogia.
Hai un magnifico blog in cui racconti le tue esperienze di viaggio affrontate con lo spirito da backpacker. Ma quali sono i pro e i contro del viaggiare da backpacker?
Viaggiare con lo zaino in spalla e in modo indipendente, ti permette di risparmiare denaro e soprattutto di entrare più direttamente in contatto con la cultura e la gente del posto che si sta visitando. Questo a patto di non rinchiudersi in ostello con altri viaggiatori occidentali a vedere la tv o frequentare solo bar all’occidentale ovunque si vada. Comportamento purtroppo tenuto da molti backpackers. Per contro, bisognerebbe rinunciare a qualche comodità quando si è lontani da casa, per esserne poi pienamente appagati dalla bellezza intrinseca del viaggio.
Qual è il modo giusto per affrontare un viaggio come il tuo?
Bisognerebbe soprattutto non avere preconcetti nei confronti delle innumerevoli culture diverse dalla tua, essere umili, di visioni aperte, senza mai dimenticarsi che quando si visita un Paese che non è il tuo, sei ospite e non padrone.
Solitamente per quanto tempo rimani in un posto?
Dipende dalle destinazioni: qualche giorno per una città europea, fino a 3 e più settimane per le destinazioni più lontane.
Oltre al viaggio hai anche un’altra passione: la fotografia. Cosa ti piace fotografare e cosa vorresti trasmettere attraverso le immagini?
Adoro fotografare i paesaggi e le città di sera. A volte sono ancora trattenuto da riprendere primi piani delle persone nei paesi extraeuropei. Ho la sensazione di essere invadente o di sembrare il solito turista maleducato. Meglio chiedere sempre il permesso con un sorriso prima di fare click. Attraverso i miei scatti cerco di rivivere l’emozione, i colori e i sapori del viaggio, una volta tornato a casa. Se poi qualcuno mi dice che visiterà quel dato Paese dopo aver visto le mie fotografie, beh, ne sono felice!
Qual è il “tuo porto sicuro” in cui tornare e fermarti?
Barcellona.
Come ti sostieni economicamente?
Creo siti web per clienti di tutto il mondo, vendo le mie foto ad agenzie fotografiche internazionali e sto organizzando tour fotografici per turisti, in visita a Barcellona.
Cosa provi quando arrivi in un posto nuovo e quali sono le prime cose che fai?
Mi sento spaesato e stanco se ho alle spalle un volo intercontinentale e come prima cosa cerco subito di costruirmi un senso dell’orientamento per ambientarmi.
Durante i tuoi viaggi ti sei mai trovato a vivere una situazione di pericolo o di estrema difficoltà?
Grazie alla proverbiale disorganizzazione dell’aeroporto di Fiumicino, ho dovuto girare l’Uzbekistan con i soli vestiti addosso, perché il mio zaino era rimasto bloccato in aeroporto. In Patagonia invece, sono rimasto senza carta di credito, perché bloccata a seguito di un furto di dati a livello europeo. Per il resto, febbre a parte, non ho mai riscontrato brutti momenti nel mio viaggiare.
Sei stato a contatto con tante culture e tanti popoli, quale realtà ti ha colpito maggiormente e perché?
La cultura serafica del sudest asiatico con la gente sempre pronta ad elargire un sorriso e quella mediorientale con tanta gente davvero ospitale, specie in Iran, Siria e Libano.
Puoi raccontarci qualche aneddoto curioso che ti è capitato durante questi anni?
Vorrei raccontare un aneddoto in particolare, perché mi è successo in Iran, un Paese di cui in occidente si parla spesso ingiustamente male. Nel mio primo giorno a Teheran presi la metropolitana e in stazione cercai di capire, da un cartello scritto in farsi, l’importo dovuto per il biglietto. Una giovane coppia vedendomi intento nella lettura, senza dirmi nulla, mi comprò un biglietto e me ne fece dono senza voler denaro. Poi, non contenti del gesto gentile, i due chiamarono al cellulare una loro amica che parlava inglese e me la passarono. L’amica si offrì di farmi conoscere Teheran se lo avessi desiderato e mi invitò a rivolgermi a lei per qualsiasi necessità o aiuto. Quello fu solo il primo di una serie di piacevoli situazioni che ho vissuto viaggiando in Iran, a testimonianza del gran senso di ospitalità dei persiani.
Come affronti la quotidianità durante i tuoi viaggi?
Scatto foto, cerco di conoscere il luogo che visito, percorrendo anche le strade meno battute, osservo la gente e se capita scambio due chiacchiere.
Ti è mai capitato di stare male durante qualche viaggio? Come sei riuscito ad affrontare la cosa?
Sì, sono stato a letto con una febbre da cavallo a Bariloche, in Argentina, passatami fortunatamente con un provvidenziale antibiotico.
Che peso ha, nel tuo continuo viaggiare, la lontananza dagli affetti?
Prima dell’era di internet aveva un grande peso, la sentivi eccome. Oggi, con tutti gli strumenti di comunicazione a disposizione, gli affetti sono sempre con te, volente o nolente!
Hai anche scritto un libro, ce ne parli?
Certamente! Si intitola “Il mondo nello zaino” e raccoglie gran parte dei miei viaggi, sotto forma di emozioni, aneddoti, incontri e sensazioni. Ho fatto in modo che non fosse l’ennesimo libro che riassume il filmino delle vacanze.
Ad ogni viaggio cosa porti sempre con te nel tuo zaino?
La mia macchina fotografica, un paio di libri e l’iPod.
E cosa invece volutamente ti lasci dietro?
I problemi e le incertezze di ogni giorno, ma quelli riescono spesso ad entrare nello zaino all’ultimo momento, prima di partire!
Come e dove ti vedi in un futuro?
Mi vedo molto in là con gli anni su una spiaggia polinesiana di sabbia bianca e di palme che sventolano, anche se so già che trascorsi 10 minuti mi romperei le scatole e sarei nuovamente preso dalla tremenda voglia di partire!
www.backpacker.it e www.barcelonaphotowalk.com
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A cura di Nicole Cascione