Anoressia: la storia di Angelica

Un giorno mi sono guardata allo specchio ed ho visto un mostro. Non mi sono mai reputata bella. Credo di essere una ragazza normale, carina, come tante altre. E vedermi magrissima, sciupata, con le occhiaie, mi ha fatto saltare per aria.

Nei miei confronti non ho usato mai l’aggettivo anoressica. Ma mi ero trasformata in un fantasma e avevo perso la voglia di vivere. Mi ero ammalata di anoressia, ma non volevo crederci”.

A parlare è Angelica, catanese, 24 anni, che di professione fa la creatrice di gioielli e che alla Redazione di Voglio Vivere Così ha deciso di raccontare la sua storia, “perché -dice- voglio che l’epilogo della mia malattia serva ad altre donne.

Da alcuni morbi che devastano la psiche, si può guarire. Le cicatrici rimangono, ma servono a farti guardare la vita e il mondo con occhi diversi. Ti danno una forza che non credevi di avere”

“Tutto è cominciato con la morte di mia nonna. Un evento che mi ha sconvolta. Io sono cresciuta con lei. Viveva a casa mia e mi accudiva, mentre mia madre era fuori per lavoro.

Era lei che da piccola mi aiutava a fare i compiti, cucinava per me. Insomma, era lei che si preoccupava di non farmi mancare niente. Poi, da grande mi è stata ancora più “amica”. Mi dava consigli sui ragazzi, lo studio, il modo di relazionare con gli altri. Era praticamente il mio punto di riferimento. Sì, c’era anche mia madre, con cui ho un rapporto molto bello. Anche ora che sono grande lei si sacrifica tanto per me, vuole sempre che sia felice.

Ma torniamo al decesso di mia nonna. Quell’evento ha sconvolto il mio equilibrio. Non avevo più voglia di andare avanti,  vivere, nutrirmi, sperare, progettare.  Due anni di inferno, in cui la mia vita si è interrotta.

Ero in stand by. Anche perché avevo rotto con il mio ragazzo. Mi sentivo disperata. Gli amici? Alcuni si sono allontanati, perché opportunisti. Io, in quello stato vegetativo, non servivo. Altri li ho allontanati io, perché volevo stare sola. Le loro parole di conforto sembravano  fredde.

Non ho mai consultato uno psicologo, perché ho sempre creduto che da alcune malattie, quelle che invadono la psiche, si possa guarire, tirando fuori la forza che si ha dentro. Ma che quando si è fragili, non si vede.

E mi ripetevo: io non ho bisogno di aiuto. Ci sono persone che stanno molto peggio di me. Combattevo con un nemico invisibile, che dilaniava la mia anima, ma che non riuscivo a toccare. Cos’era? Non sapevo dirlo. So solo che ero arrivata a pesare 33 chili. Non sono mai stata robusta. Però, togliendo 6 chili dai 40 soliti, ti accorgi che qualcosa non va.

Pensavo, però, che fosse la giusta reazione del mio corpo agli eventi tragici che mi erano capitati. Mi crogiolavo nel mio dolore. Mi sentivo fuori posto. Volevo stare sola con la mia disperazione. Non volevo che gli altri si accorgessero della mia sofferenza.  Un giorno mi sono vista allo specchio e mi sono trovata orribile, terrificante. Mi sono aggrappata alla mie forze. E ho detto a me stessa: “BASTA, DEVO SMETTERLA”.

Mi sono detta che dovevo riprendere la vita in mano e ce l’ho fatta. Ho ripreso a lavorare. A creare. I miei gioielli mi hanno aiutata a scaricare la mia angoscia.

 Ora che sto meglio, mi aggrappo anche alla luna e al mare. Sì, proprio così. Il mare e la luna sono le cose più belle al mondo per me. Quando c’è la luna piena io sto bene. Starei anche tutta la notte sveglia a fissarla, senza stancarmi mai.

Mi sento bene. Rinasco ogni volta che la vedo. E’ affascinante. Il mare, altra meraviglia. Adoro quel senso di infinito e speranza che ti trasmette, quando lo guardi. Il mio amico mare! E la luna? Estasiante. Quando si incontrano, creano uno spettacolo inspiegabile. Magico. Tornando alla malattia,  volevo aggiungere che non sono guarita in poche settimane. C’è voluto del tempo e le cose sono venute pian piano.

Ho cominciato di nuovo ad uscire, ho conosciuto persone nuove, ho ripreso i contatti con alcune mie amiche che non avevo più sentito, ho conosciuto il mio attuale ragazzo, ho fatto un corso per imparare a ricostruire le unghie, ho fatto la maestra, avendo la maturità al Liceo di Scienze Sociali. Ed insegnare è quello che continuerò a fare. Il prossimo autunno dovrei cominciare a fare volontariato per un’associazione che si prende cura dei bambini in ospedale.

Non abbandonerò i miei bijoux, che mi permettono di conoscere tante storie nuove e di incrociare la mia sofferenza con quella di altre  persone.  Ho deciso di raccontare il mio dramma, ma non mi ergo a maestra di vita.

Posso dire, però, che a capo di ogni malattia psico-fisica ci sono semopre  un malessere, un disagio, un senso di inadeguatezza, che accompagnano in ogni momento della giornata la persona che sta male. Se si sta male per troppo tempo, si deve  cominciare a prenderne atto. Qualcosa che non va, a quel punto, c’è. E non bisogna mentire a se stessi.  Non so se io sia la persona più adatta a dare consigli. Però, ci provo. E non mi rivolgo solo alle persone affette da anoressia, ma a tutti coloro che stanno male nell’anima.

Lo ripeterò all’infinito: la forza cercatela dentro di voi. Tutti ce l’abbiamo. Riprendete in mano la vostra vita. Affrontate il problema, anche se all’inizio sarà dura, col tempo vedrete i miglioramenti. E’, semplicemente, una ripida salita. Ma ricordatevi che in cima ad ogni salita c’è sempre un panorama meraviglioso”.

A cura della Redazione di Voglio Vivere Così