Per riuscire a capire quanto è avvenuto questa notte, è necessario fare un passo indietro.

Da circa 14 anni, a governare la Repubblica di Turchia è l’AKP (Partito della Giustizia e dello Sviluppo), che per i media internazionali e quelli turchi significa essenzialmente un nome, quello di Recep Tayyip Erdoğan. Quest’ultimo, primo ministro dal 2004 al 2014, è stato successivamente eletto Presidente della Repubblica con regolari elezioni, ed è tutt’ora in carica. Fino al 2013, tra i principali alleati, Erdogan poteva contare sull’appoggio di Fetullah Gulen, imam e figura politica la cui popolarità nel corso degli anni è andata crescendo anche grazie all’apertura di scuole – con lo scopo di diffondere la conoscenza del turco e della turcologia – in tutto il mondo.

Tra il 17 ed il 25 Dicembre 2013, periodo in cui si concretizzano le indagini sullo scandalo corruzione in Turchia, le carte in tavola cambiano. Gulen si rivela un abile personaggio, in grado di costruire quella fitta trama grazie alla quale sta cercando di costruirsi uno Stato parallelo in Turchia. Da questo momento in poi, perde il supporto di Erdogan e dei suoi. Non ha più l’appoggio per l’apertura di nuove scuole, anche queste ormai dimostratesi funzionali alla costituzione di quello Stato parallelo di cui dicevamo. Allo stesso tempo il governo Erdogan proibisce l’apertura delle scuole private di Gulen, determinando così la perdita di 15 miliardi di dollari di introiti.

Una spaccatura che si fa sempre più evidente. In breve tempo si arriva alla guerra aperta al governo, che ha portato a colpi di scena da una parte e dall’altra. Attualmente, il nome di Gulen è presente nella lista dei terroristi più ricercati in Turchia. Esiste un mandato di arresto per questo personaggio chiamato hoca (maestro) dai suoi sostenitori, che però si è rifugiato negli Stati Uniti, dove gode della protezione dei servizi segreti americani. Nonostante la Turchia ne abbia richiesto più volte l’estradizione, la richiesta non è mai stata accolta dagli Stati Uniti. Ogni giorno in Turchia, ci sono diverse operazioni atte a smantellare la sua organizzazione terroristica.

Tuttavia, i turchi non potevano certo aspettarsi che questo signore arrivasse a tentare il colpo di stato come è invece successo ieri sera intorno alle 22:30, quando i corpi militari di questa organizzazione hanno architettato un golpe coinvolgendo vari settori delle forze armate turche, in modo da assumere il controllo totale del Paese. Tuttavia avevano però sottovalutato la forza e l’unità del popolo turco che, raccogliendo l’invito del presidente Erdogan a scendere in piazza e a lottare per il proprio Paese, ha collaborato con la polizia turca consegnandole i militari golpisti. Non solo, il popolo turco si è rivelato decisivo anche nel liberare l’accesso all’aeroporto Ataturk e ai due ponti sul Bosforo, saltando anche sui tank se necessario.

Il colpo di Stato è così fallito. Purtroppo però, questo esame non voluto di democrazia, è costato al Paese diverse vittime: oltre 160 caduti, 1440 feriti ed altre conseguenze che si scopriranno solo in queste ore. Ancora una volta, il popolo turco si è dimostrato unito nelle situazioni in cui è utile esserlo, al di là delle classi sociali, delle logiche di partito. Certamente una lezione da cui tanti Paesi europei e non solo dovrebbero imparare.

Denise Görgülü Özer

Ester Cristaldi