“Sono il tipico prodotto della famiglia italiana – dice- del secondo post-guerra: nonno contadino, padre commerciante ed io all’Università. Ho fatto il giornalista, persino il responsabile dell’ufficio stampa della Regione Toscana. Poi ho lasciato tutto. L’Italia? “IL  Belpaese- replica- forse è poco saggio, ha le idee confuse, ma se fossi nato in altri luoghi, sarebbe potuta andarmi peggio. Ora sto bene a Tarragona, che  ho desiderato con immensa passione. E nel Mediterraneo, quello autentico cantato da Serrat o dai Nomadi. Qui produco vino.  Non sono un vero imprenditore vitivinicolo. E in genere chi fa vini nella nostra dimensione ha bisogno di credere nella forza di un sogno, che possa regalare illusioni. Ho trovato serenità in una regione unica della Spagna: il Priorat. Il resto lo hanno fatto la fantasia, i molti sacrifici e la fortuna di affiancare persone molto più capaci di me in questo settore, da cui si può apprendere giorno dopo giorno. Alludo al nostro enologo Jordi Vidal”.

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Zone viticole spagnole

Ma che spazio, quali mercati, ci sono in Spagna per un produttore italiano  di vini? “Qui- dice- sono l’ITALIÄ del ví del Priorat (in Catalano). Per me non vale il discorso dello straniero che investe e lavora in un altro Paese. Mi sento  sono l’ingranaggio di un meccanismo, che crede nelle straordinarie potenzialità di questo territorio unico, come unici hanno il dovere di essere i nostri vini”.

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Sebastiano Alba produce un Bianco, Les Brugueres, e tre fantastici rossi. Ognuno ha il suo carattere  e la sua forza. La Conreria, un vino giovane, Iugiter, un riserva ed il Iugiter Selecció, in una edizione estremamente limitata. Esporta fra il 40 ed 45%, in tutto il mondo, Italia inclusa. Usa i canali di distribuzione classici, ma anche le nuove tecnologie. “Puntiamo- aggiunge- alla vendita diretta, marcando così prezzi e territorio”. Eh, sì, perché la forza del suo vino è proprio il terroir. E le bottiglie che vende esportano pezzi di Mediterraneo, “culla di una Humanitas – dice- che possiamo ancora coltivare per poter proporre pace e prosperità e quindi ricchezza vera. Il Mediterraneo ci ha resi particolarmente felici solo che a volte lo dimentichiamo, tanto siamo presi dai nostri infarti e dalle nostre invidie”.

Priorat, Tarragona Spagna

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Ma com’è Tarragona? “Mi sento sempre più vicino alla Sicilia di tutta una vita- risponde l’ex giornalista- senza la granita alla mandorla, almeno per il momento. Il Priorat é una terra difficile, fatta di ardesia, con un clima molto secco. Puoi viverci solo se hai le idee chiare. Ma è una terra bella, calda, dove senti la scia della Storia Millenaria e della forza di Scipione l’Africano, che qui concluse i suoi giorni, lasciando la Tarraco di oggi”.

Piatti tipici della Catalogna, con cui accompagnare i suoi vini? “Di sicuro- dice- non una paella. E magari l’occasione buona sarebbe la più bella delle feste celebrate qui: SANT JORDI”

Tra i suoi progetti a media e lunga scadenza, la costruzione della nuova cantina, il completamento dell’hotel tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012. Dopodiché, vorrebbe tornare a scrivere per raccontare o ancora meglio narrare.

A cura di Cinzia Ficco

cinzia.ficco@virgilio.it