Samuel: vi racconto la mia storia

A cura di Maricla Pannocchia

Come pugile professionista di Muay Thai, non c’è da stupirsi che Samuel, originario di un paesino poco distante dal lago di Como, sia finito proprio in Thailandia. “Prima di stabilirmi definitivamente qui ho fatto la spola tra Italia e Thailandia per tanti anni”, racconta Samuel, “Ricordo che, i primi tempi, nel 2013, ero come stordito perché qui tutto è più intenso.”

Spostandosi spesso, sia per gli incontri sia per le vacanze, Samuel ha potuto esplorare anche le parti incontaminate del Paese, entrando in contatto con la cultura locale. “Se potessi tornare indietro, partirei prima, non necessariamente per la Thailandia (nel mio caso sì, per via del Muay Thai), ma partirei prima in generale. Non c’è niente che ci aiuta ad ampliare le vedute come il viaggiare.”

samuel toscano

Ciao Samuel, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, mi chiamo Samuel Toscano, ho 34 anni e vengo da Inverigo, un paesino poco distante dalle sponde del bellissimo lago di Como.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Ho deciso di lasciare l’Italia circa 3 anni fa, anche se l’idea mi balenava per la testa già da molto tempo prima.

Adesso vivi in Thailandia, dove precisamente?

Adesso vivo a Pai, un villaggio tra le risaie nel Nord della Thailandia, sulle montagne al confine con il Myanmar, a metà strada tra Mae Hong Son e la celebre Chiang Mai.

Come sei finito proprio lì?

Il mio lavoro mi ha portato qui. Sono un pugile professionista e la palestra per cui combatto (Sitjemam Gym) è situata a Pai. Di conseguenza, eccomi qui!

Sei uno sportivo e pratichi Muay Thai a livello professionale. Cosa puoi raccontarci al riguardo?

Ho approcciato la Muay Thai nel 2010, dopo svariati anni nel Kung Fu e nel motocross, ed è stato amore a prima vista. Nel 2013 ho vissuto la mia prima esperienza thailandese e da lì è stato un vortice di emozioni che mi ha portato dove sono adesso.

Quali sono i passi da fare per diventare degli atleti professionisti?

Bella domanda! Partiamo dal presupposto che in Italia (e in buona parte dei Paesi occidentali), anche chi combatte a livello professionistico non lo fa di professione, è praticamente impossibile vivere combattendo. Al contrario, qui in Thailandia (e nel Sud-Est asiatico in generale), i bambini che si approcciano al combattimento vengono generalmente da famiglie molto povere. Iniziano a combattere per il sostentamento del proprio nucleo famigliare, nella speranza di avere l’occasione che gli cambierà la vita.

Detto questo, a mio avviso non esistono segreti. La celebre citazione “Obsession beats talent” rappresenta al meglio questa mia visione della Muay Thai. Devi esserne ossessionato, visualizzare il tuo obiettivo e dare tutto quello che hai. Nessun segreto, nessuna scorciatoia. Solo tanta voglia di fare!

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Come ti sei organizzato prima della partenza?

In realtà non mi sono organizzato molto diversamente da quando parto per una semplice vacanza (anche perché qui è abbastanza semplice ed economico reperire tutto). L’unico impegno pre -partenza, a livello organizzativo, ha riguardato la mia cagnolina e tutti i suoi documenti, vaccini, permessi ecc. per farla entrare nel Regno con noi.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

I miei genitori all’inizio erano un po’ preoccupati, ma hanno capito presto che si trattava della scelta migliore per me e, seppur con un po’ di magone, mi hanno sostenuto.

Gli amici hanno fatto altrettanto, tranne qualcuno un po’ preoccupato e legato a una visione della vita tipicamente italiana (ero un dipendente statale, insegnante delle scuole superiori, avete presente “il posto fisso non si tocca!” di Checco Zalone? Ecco, penso di aver reso l’idea). Molti amici erano preoccupati dalle tante incognite che mi si ponevano davanti (la casa, il lavoro, la sanità, ecc.), ma è una visione ristretta tipica del nostro Paese, una volta fuori ci si rende conto di quanto in realtà sia tutto molto più semplice di quello che si pensa in Italia.

Avevi qualche dubbio o paura, prima di partire? Se sì, si sono rivelati fondati?

No, se non quelli legati alla mia piccola a quattro zampe. In oltre 10 anni di Thailandia non ho mai né organizzato né prenotato nulla, se non il volo di andata, mentre questa volta abbiamo avuto la necessità di organizzarci bene con un transfer privato dall’aeroporto a Pai visto che gli animali non sono ammessi sui mezzi pubblici, l’affitto a lungo termine di un appartamento con largo anticipo per lo stesso motivo (che puntualmente è stato annullato la notte prima che arrivassimo, ma questa è un’altra storia…).

Ricordi i primi giorni di vita in Thailandia? Cos’hai provato?

In realtà, nonostante mi sia trasferito recentemente, sono oltre 10 anni che faccio la spola tra Italia e Thailandia, quindi rispondo riferendomi al 2013.

È stato sconvolgente, nel senso positivo del termine. Era la mia prima volta fuori dall’Europa e qui tutto è amplificato: gli odori, il traffico, i grattacieli e la natura incontaminata che si fondono travolgendoti e lasciandoti quasi attonito.

Come sei stato accolto dalla gente del posto?

Benissimo. La mia prima permanenza in Thailandia è stata a Chom Bueng (Ratchaburi), presso la Mubang Chombueng Rajabhat University, Università degli Studi di Muay Thai e Medicina Tradizionale Thailandese. Ero in un villaggio immerso nella giungla e lontanissimo da qualsiasi circuito turistico. Qui ho potuto assaporare la genuinità e l’autenticità dell’accoglienza e della cultura thailandese.

Come funziona, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare lì?

È molto complicato. Se si hanno meno di 50 anni e non si ha coniuge thai, bisogna continuamente rinnovare un visto turistico (uscendo e ri-entrando, in base alla durata del visto), ma non è chiaramente una soluzione ideale né ben vista per chi conta di stare a lungo termine. Esistono in realtà diversi escamotage, come “Education visa” iscrivendosi a scuola, “finte” company per avere un visto legato al business, ecc. ma, come dicevo poco fa, sono delle scappatoie.

Discorso diverso per chi invece lavora regolarmente (agli stranieri sono permessi solo lavori di alta specializzazione), che può permanere con un “Working Visa” nel Regno.

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi in Thailandia?

Di farsi prima una bella vacanza, o meglio ancora un viaggio, di qualche mese (o più), per capire come funziona.

Ritmi, abitudini, stile di vita e cultura sono completamente diversi da quelli europei. O li ami, o li odi.

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E quali a chi, invece, vorrebbe avere una carriera sportiva simile alla tua?

Se ne hanno la possibilità, trasferirsi qui quanto prima.

È facile trovare un alloggio in Thailandia? Quali sono i costi medi?

Se parliamo di vacanze, oscillano da cifre molto basse la (settimana scorsa, di passaggio da Chiang Mai, ho dormito con 78 baht, meno di 2 €) a diverse migliaia di euro a notte per i resorts super esclusivi.

Per un alloggio a lungo termine, qui a Pai si può trovare una casa/appartamento a partire da 3.000 baht (meno di 80 €) al mese, fino ad arrivare a 30.000 (poco meno di 800€) per case molto grandi e che rispecchino canoni più “occidentali”.

Chiaramente dipende tanto dalla zona, le località turistiche hanno prezzi relativamente alti rispetto alle aree rurali o meno “battute” della Thailandia.

Come valuteresti servizi come la sanità, la burocrazia e i mezzi pubblici?

Per il discorso sanità, è importante avere un’assicurazione. Ci sono ottimi ospedali privati e piccole cliniche pubbliche (che hanno comunque un costo, ma estremamente ridotto). Le mie esperienze (per quanto avrei preferito non viverle), sono positive. Scordiamoci le attese bibliche italiane, spesso necessarie per una visita specialistica. Mi sono sempre recato all’ospedale e nel giro di poche ore sono stato visitato dai vari specialisti. Allo stesso modo ho subìto anche un piccolo intervento, senza nemmeno un appuntamento.

Il turismo medico è in forte crescita e il governo, con il programma “Health for Wealth”, lo sta promuovendo intensamente.

La burocrazia, per quello che ho avuto modo di vedere, è abbastanza snella e rapida (ma penso che un Italiano avrebbe questa percezione un po’ ovunque!).

I trasporti sono semplicemente eccezionali. Almeno una volta al mese attraverso mezza Thailandia per un match, oltre ai tanti viaggi visitati e alle numerose vacanze fatte, e posso confermarti che muoversi qui è semplicissimo. In 10 anni non ho mai prenotato un mezzo che non fosse un aereo, e non ho mai avuto difficoltà a spostarmi.

Quali sono, secondo te, i pro e i contro del vivere lì?

Ci sono diversi pro, alcuni soggettivi, altri oggettivi. Per quanto mi riguarda, i pro sono più o meno tutto ciò che non elencherò nei contro.

I contro a mio avviso sono il dual price (prezzo diverso per gli stranieri per accedere a musei, parchi nazionali, stadi…), che arrivano a costare fino a 15-20 volte quello che paga un locale, e una pessima gestione dei rifiuti (non è raro trovare, a poche centinaia di metri da una spiaggia paradisiaca o da un parco naturale nella foresta, montagne di rifiuti, in buona parte plastica, che vengono periodicamente bruciati).

Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?

Partirei prima. Magari non necessariamente per la Thailandia (nel mio caso sì, ma per la Muay Thai), ma lascerei prima l’Italia per ampliare i miei orizzonti e arricchirmi culturalmente e umanamente. Penso che nulla ti arricchisca come viaggiare ed entrare in contatto con realtà così distanti dalla nostra.

Potresti consigliare ai nostri lettori qualche luogo del Paese poco conosciuto dai turisti, ma che merita una visita?

Tutta l’area a nord di Chiang Mai (bellissimo il loop Chiang Mai- Pai –Mae Hong Son, centinaia di tornanti da percorrere a bordo di una motocicletta), la zona di Kanchanaburi (in realtà abbastanza turistica, ma non conosco molti italiani che l’hanno visitata) e tutta l’area rurale dell’Isaan (la Thailandia del Nord-Est), per trovare ancora un Paese autentico e lontano da qualsiasi influenza turistica.

Cos’hai imparato, finora, vivendo in Thailandia?

La cosa più importante che ho imparato qui è a vivere il presente. Qui le persone vivono giorno per giorno, godendosi la giornata e ciò che hanno, poco o tanto che sia, liberi dalle tante preoccupazioni legate al passato o al futuro che caratterizzano il modo di vivere in Occidente.

Progetti futuri?

Ho risposto qui sopra!  Scherzi a parte, non ho progetti a lungo termine. Mia moglie sta per laurearsi, una volta finito il suo percorso di studi, potremo iniziare a pensarci.

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