Trasferirsi a vivere e lavorare in Svizzera

A cura di Nicole Cascione

A Paolo restava ancora da sostenere un esame e la discussione della tesi, quando decise di svolgere un colloquio di lavoro con un’azienda in Svizzera. L’esito fu positivo e dopo un paio di giorni ricevette l’offerta di lavoro. Conosceva già le condizioni lavorative dell’azienda, poiché alcuni amici conosciuti durante un master in Inghilterra, ci lavoravano già da qualche mese, così senza pensarci due volte, decise di accettare. Sono passati ormai otto anni da quel giorno ed ora Paolo vive felicemente a Baden, un comune svizzero vicino Zurigo.

una nuova vita in svizzera - paolo

Paolo, ti consideri un cervello in fuga?

Assolutamente no. Mi hanno definito spesso un gran cervellone, ma in realtà ho solo fatto quello che dovevo al meglio delle mie capacità. Questo mi ha permesso di finire l’università nei tempi giusti e col massimo dei voti. Poi non posso negare di aver avuto una bella dose di fortuna. Tra l’altro ho avuto l’occasione di fare un master a Cranfield, in Inghilterra. Nonostante a parer mio tecnicamente non fosse un granché, quell’università era ed è abbastanza rinomata per le turbomacchine. E quindi quel nome sul curriculum è stato un grosso aiuto. E sempre per il discorso della fortuna, solo pochi mesi dopo la mia assunzione, la crisi del 2008 ha cominciato a farsi sentire e il mercato ha cominciato lentamente a calare e i nuovi assunti sono stati sempre meno.

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Di cosa ti occupi all’interno dell’azienda per cui lavori?

Mi occupo di calcoli strutturali su componenti (rotori e casse in particolare) di turbine a vapore. In poche parole verifico che determinati componenti resistano a tutti i carichi termici e meccanici a cui devono essere sottoposti durante il funzionamento. Se qualcosa non dovesse funzionare propongo modifiche e miglioramenti che devono essere implementati ed eventualmente verificati nuovamente. In caso di mal funzionamento o, peggio, rottura si rischiano, in casi molto estremi, incidenti mortali per chi lavora in impianto.

Quali sono state le difficoltà che hai dovuto affrontare durante il tuo trasferimento?

Trovare casa, comprare tutti i mobili e arredarla sono state le difficoltà maggiori. Per fortuna l’azienda ha pagato una buona parte di tutte le spese di trasferimento e poi i miei genitori mi hanno dato una mano nel trasloco. Anche lasciare la famiglia e tutti gli amici non è stato facile. Per fortuna un paio di amici dell’università hanno cominciato contemporaneamente a lavorare in Svizzera per la stessa azienda. Poi non ci vuole molto ad abituarsi. Ed ora, dopo appena più di otto anni, considero casa il posto in cui vivo.

Quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi del luogo in cui vivi?

Cominciamo prima con la “notizia cattiva”. Anche se, a dire il vero, di aspetti negativi non ne ho trovati molti. Si dice che gli svizzeri, così come i tedeschi, siano un po’ più chiusi di noi ed in media forse è anche vero. Ma le persone che ho conosciuto, al lavoro e fuori, non lo sono per nulla. Il cibo potrebbe essere considerato un lato negativo. Nel senso che qui cose come le mozzarelle, come le conosciamo al Sud, non si trovano. Ma in fondo quelle non si trovano nemmeno a Milano. Poi le cime di rape, le fave e le cicorie non si trovano molto facilmente. Ma questo non è un vero lato negativo; il vero problema è che sono stato abituato troppo bene quando ero a Bari! Altro lato negativo del posto in cui vivo è che d’inverno si forma spesso la cosiddetta “nebbia alta”. Ovvero nebbia tra 500-600m e 1000-1200m. Quindi da casa mia e dall’ufficio il cielo sembra spesso plumbeo e ad essere sincero il tutto è un po’ deprimente. Ma al di sopra della nebbia alta per il fenomeno dell’inversione termica, la temperatura è leggermente più alta e il cielo è blu senza l’ombra di una nube. Per cui basta andare in montagna per godere di un panorama spettacolare con tutte le cime che emergono da questo lago di nubi. E comunque non tutte le zone della Svizzera soffrono di questo problema. Come vedi questi non sono lati negativi “seri”, ma dei piccoli difetti. Altri italiani che conosco e che vivono qui ti direbbero che un lato negativo è che fa freddo. Ma a me il freddo piace.

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Comunque, anche se ci fossero altri lati negativi, più pesanti e seri di quelli citati, tutto sarebbe compensato dal più grande lato positivo della Svizzera, almeno per me. Le montagne. Adoro le montagne. In tutte le stagioni e a seconda del tempo è quasi sempre possibile fare qualcosa: sci, arrampicata su ghiaccio, arrampicata su roccia, alpinismo, corsa in montagna o anche una semplice passeggiata in collina. Alcuni mi definiscono ossessionato, ma ritengo di aver trovato una passione, e di questo ne sono felicissimo. Forse ne sono complici i miei genitori che fin da piccolo mi hanno portato a fare passeggiate in montagna. O forse i 13 anni di scout e i vari campi mobili.

Ultima cosa: il 99% degli italiani in Svizzera ti direbbe che un grosso lato negativo è la mancanza del mare. Per fortuna, a me il mare non piace.

Vista dall’estero, l’Italia come appare?

Esattamente come appare vista dall’Italia. La differenza è che quando vivi all’estero perdi l’abitudine a certe cose, tipo l’arroganza o la sensazione che tutti vogliano “fregarti” alla prima occasione. In Svizzera posso lasciare il navigatore sempre attaccato al parabrezza senza paura che qualcuno rompa il finestrino per prenderlo. Quando sono sul treno, posso allontanarmi dal mio posto lasciando il mio zaino con portafogli e chiavi di casa senza la paura che nessuno tocchi nulla. Posso andare in montagna e lasciare le chiavi della macchina dietro le ruote (in modo che il primo che torni le possa prendere). In Italia non ci penserei nemmeno.

Un paio di anni fa sono andato a trovare un paio di amici a Milano. Ricordo che quando sono sceso dal treno mi sono quasi sentito “in pericolo”, come se mi volessero rubare il portafogli o chissà che altro. In realtà era solo la mia abitudine a girare per le strade di Zurigo, dove non ho mai provato la stessa cosa, anche nei quartieri un po’ meno raccomandabili.

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E non ti nascondo che ora, quando torno a Bari, mi sembra quasi un paese del “secondo” mondo. Non vorrei sembrare snob, ma la Svizzera è uno dei Paesi con la qualità della vita più alta al mondo. Ma provate voi a vivere per otto anni qui.

In base alla tua esperienza, quali consigli daresti ai giovani italiani?

Domanda difficile. Secondo me la scelta deve essere personale. Ho provato a cercare lavoro in Italia, ma sono stato quasi subito assunto in Svizzera e quindi non ci ho pensato due volte. In base a quello che ho sentito di amici e colleghi che hanno lavorato in Italia posso dire che qui o in generale all’estero le condizioni di lavoro sono migliori. Per cui da un punto di vista lavorativo dovrei consigliare ai giovani di cercare lavoro all’estero. Ma in realtà questo sarebbe sbagliato. Non che sia sbagliato andarsene, ritengo che sia sbagliato affermare con sicurezza che in Italia non ci siano sbocchi e andarsene all’estero senza provare. Io sono andato via subito perché ho avuto subito la possibilità, ma se non lo avessi fatto, molto probabilmente avrei cominciato a lavorare nell’azienda dove ho preparato la tesi.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Pensi di rientrare in Italia in futuro?

Il mio progetto più a lungo termine è quello di scalare tutte le sei classiche pareti nord delle Alpi e riuscire a completare una di quella gare di corsa in montagna da oltre 100Km. Per il momento non vedo il lavoro come una fonte di soddisfazione personale, ma principalmente come uno strumento. Per cui i miei progetti futuri, almeno per il momento, non coinvolgono il lavoro.

Assolutamente no, non penso minimamente di tornare il Italia. Ovvio per forze di causa maggiore lo farei, ma per scelta personale non penso proprio. Qui vivo troppo bene.

Per scrivere a Paolo:

pcapo84@gmail.com