Icara: le Canarie mi hanno salvata

A cura di Maricla Pannocchia

Impelagata in una vita in Italia in cui si sentiva parte di un sistema che non le piaceva, dopo vari accadimenti Icara si ritrova alle Canarie con il padre di suo figlio. La storia è destinata a finire presto e, sembra, anche l’amore di Icara per quelle terre. Del resto, i primi posti in cui ha vissuto erano, per lei che ama la natura, “bruttissimi”.

Finita la relazione con il padre di suo figlio, sola con un bambino, Icara si è data un anno di tempo per “provarci e vedere come vanno le cose”. Dopo aver gestito e poi affidato ad altri due hostals, Icara è diventata insegnante di yoga, “ma non volevo limitarmi a insegnare in un centro, volevo avere un posto in cui le persone potessero sentirsi libere di essere sé stesse e parte di una comunità”.

Questo posto si chiama Acoranfamily ed è una vera e propria realtà di condivisione. Icara, intanto, ha abbracciato il minimalismo e una filosofia di vita completamente diversa da quella che aveva in Italia. “Non saprei dire chi sarei, se non avessi avuto l’occasione d’incontrare le Canarie e di venirci a vivere”, dice la donna, “Qui ho anche imparato a comunicare come si deve, con il cuore, e il mio iper-tiroidismo è sparito. Non per niente, Gran Canaria è collegata al chakra della gola, della comunicazione”.

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Ciao Icara, cosa ti ha spinta a lasciare l’Italia?

Dell’Italia ero stanchissima perché non riuscivo a trovare una strada, ero stata una responsabile marketing di buon livello, ero passata al cooperativismo (Coop rosse, uno schifo!) e, poi, al sociale, ancora peggio. Ma anche io ero peggiore. Mi sentivo dentro fino al collo in quello schifo. Ho cercato altro. L’ho trovato. Oggi mi sento diversa e migliore. Fuori dall’ingranaggio. Leale con me stessa. Senza le Canarie non saprei neanche chi sono. C’è uno studio, in inglese, secondo il quale ogni isola è legata a un chakra. Gran Canaria è collegata al chakra della gola ovvero della comunicazione. Sono arrivata qui con un iper-tiroidismo per il quale, dicevano, avrei dovuto prendere una medicina a vita. Io non l’ho mai presa. Qui i valori sono tornati normali, e anche la mia capacità di comunicare.

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Raccontaci qualcosa del tuo anno sabbatico…

Quando è morto mio padre mi sono presa un anno sabbatico perché la mia storia famigliare non è stata semplice. Sono andata in Argentina, dopo qualche mese sono rimasta incinta di mio figlio e ho deciso rimanere lì, anche perché, come madre di un argentino, avevo diritto alla residenza. Tuttavia, dopo la nascita di mio figlio e dopo essere rimasta coinvolta in una rapina a mano armata, mi sono resa conto di quanto il Paese fosse pericoloso. A quel punto ho fatto la cosa più logica: sono tornata in Italia.

Tuttavia, in Italia non ti sei trovata bene…

Mi sentivo come una disadattata, non mi trovato più bene, non mi piaceva il sistema, non mi piaceva Berlusconi, non mi piaceva neanche più lo stile di vita. La mia famiglia ignorava mio figlio e, ovviamente, non mi piaceva neanche questo aspetto. Siamo rimasti per un anno e mezzo, cercando soluzioni. A un certo punto il padre di mio figlio ed io stavamo per andare in Australia, anche se non ne eravamo troppo convinti, quando lui ha ricevuto un’offerta di lavoro da dei suoi ex colleghi argentini, a Gran Canaria. Per me le Canarie erano un posto di turismo rivolto principalmente agli anziani ma, siccome non volevo allontanare il bambino dal padre, ho deciso di provarci. Sono finita a Playa del Cura, vicino a Puerto Rico, due posti che, per me che amo la natura, erano bruttissimi.

Come hai trascorso il primo periodo lì?

Credo di aver passato i primi mesi disperata poi, un giorno, ho visto Las Palmas e ho detto al padre di mio figlio, “o proviamo lì, o lascio l’isola”. Non vedevo proprio possibile crescere mio figlio lì così, dopo 9 mesi al Sud, ci siamo trasferiti nella capitale. Lui ha rilevato una piccola pasticceria a Las Canteras ed io lo aiutavo, però sono iniziati i problemi fra di noi e, dopo un anno, ci siamo separati. Ero sola con un bambino, mi sono detta: “ci provo per un anno e vedo come va”. Ho iniziato a frequentare un altro tipo di gente, a fare corsi di permacultura, a diplomarmi in naturopatia, a praticare Chi qung e, per mantenermi, ho aperto una guest house nelle montagne .Il contatto con la natura, questi ambienti incontaminati, l’energia dell’isola… mi hanno trasformata. Sono diventata sempre più minimalista e indifferente a tutto un mondo di consumo al quale ero abituata.

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Poi sei tornata a Las Palmas…

Sì, dopo tre anni sono tornata a Las Palmas e ho gestito, guadagnando anche lì molto bene, un hostal di mia proprietà. Mi sono avvicinata allo yoga. Nel 2018 avevo due hostal, ho dato ambedue in gestione e ho iniziato a formarmi in yoga, sia alle Canarie sia nell’ashram di Kashish a Goa, la mia seconda famiglia. Con il Covid sono arrivata a 1500 ore di formazione e, dopo la pandemia, per formarmi, ho iniziato a tenere classi gratuite nel mio quartiere la Isleta ed è stato, oltre che un successo, una bellissima esperienza. Nel mentre praticavo come alunna e continuavo a formarmi.

Cosa ti ha spinta ad aprire il centro a Las Palmas?

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Quando mi sono sentita pronta e spalleggiata dai miei alunni, ho pensato di aprire un centro a Las Palmas ma volevo qualcosa di più che essere un’insegnante di yoga da centro. Volevo aprire un posto dove ci si potesse formare, crescere anche e soprattutto attraverso la convivenza, dove le persone potessero rigenerarsi e sanarsi attraverso la condivisione di questa meravigliosa pratica. Ho trovato un posto da sogno e l’ho preso, in un paese, Firgas, che ha tutto. Esso si trova vicino a Las Palmas ma fuori dal mondo e così è nata Acoranfamily.

Cosa puoi raccontarci al riguardo?

Dopo mesi e mesi di lavori infiniti a cui ho dato veramente anima e corpo, ho scelto un nome aborigeno canario. Acoran era per i guanche il Dio degli elementi da cui tutto è nato. Nelle stanze ho dipinto pintaderas canarias con i simboli trovati nelle cuevas. Niente lusso, anzi, è tutto spartano ma curato nei minimi dettagli, con molto amore.

Che consigli daresti a chi vorrebbe alloggiare da te?

A chi viene consiglio di cambiare prospettiva, di non venire rigido. Le Canarie offrono tantissimo, ma devi capirle, e, soprattutto, non devi cercare di ricreare l’Italia qui. I canari sono incredibili, gente affettuosa, gentile, che ti apre la porta e il cuore, tanto che l’unica persona al mondo che so mi aprirebbe sempre la porta, non è mia madre e non è neanche mia sorella, ma una mia amica canaria. Devi saper parlare un altro linguaggio, che parte dal cuore, per farti accogliere. Non tornerei mai indietro e ringrazierò sempre il destino che mi ha fatto arrivare in questo meraviglioso arcipelago.

Per contattare e seguire Icara:

@acoranfamily_grancanaria

@icara_yoga

icarabaccino@gmail.com