Vivere a Fuerteventura

Di Nicole Cascione

Ho deciso di trasferirmi a Fuerteventura nel 2014, dopo una vacanza di 20 giorni insieme a mio marito. Cercavo un posto non troppo lontano, economico, con un buon clima e selvaggio, proprio come quest’isola. In quei giorni ho respirato un’aria di pace e tranquillità che mi mancava, ma soprattutto ho avvertito la sensazione di sentirmi a casa.

I mesi successivi al rientro, mi sembravano ancora più pesanti e sentivo scalpitare dentro la voglia di tornare su quella piccola isola vuota, senza flora e fauna, ma con una natura in grado di riempire l’anima.

Premetto che adoro l’Italia, non ci manca niente, regioni stupende, storia, arte, istruzione, ottimo cibo, design, business, moda, valori umani. Quel che manca è la qualità e la quantità di tempo da vivere. Io ho due figlie, Sophia di 9 anni e Ingrid di 14.

Avevano tutto, amiche, scuola, sport, vacanze, vestiti. Una sola cosa mancava: il buon tempo da dedicare a noi e la semplicità di poter stare insieme sereni, pensando e vivendo quel preciso momento: il presente!

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vivere a fuerteventura

Quello che sono riuscita a vivere qui, senza dover sprecare tutto il mio tempo, le mie energie e le mie forze solo nel lavorare 12 ore al giorno per pagare il mutuo, la macchina e tutte le altre cose materiali. Ci siamo liberati di tutto il superfluo e senza pensarci troppo ci siamo trasferiti. Le mie ragazze l’hanno presa da subito benissimo, credo che il modo in cui fai passare le cose sia il punto di partenza più importante: “Ragazze siete pronte a vivere su un’isola dove è sempre estate e dove il giardino diventa la playa e l’oceano è azzurrissimo?” Per loro è stato facile e leggero dire sì e salutare tutti, amici e famiglia.

All’arrivo sull’isola ho respirato energia pura, sentivo la mente libera e finalmente sapevo di potermi godere il momento, la quotidianità, senza pensare al passato o al futuro, ma solo al presente. Ci siamo trasferiti durante le vacanze di Natale e le ragazze hanno iniziato l’anno scolastico a gennaio. La piccola ha iniziato la prima elementare, quindi sono stata sin da subito abbastanza tranquilla perchè avrebbe imparato da zero la lingua.

Un pensiero in più andava alla maggiore, convinti insieme al nuovo professore che non avrebbe di sicuro passato l’anno, visto che nessuno di noi parlava lo spagnolo. Invece si sono inserite benissimo, scuola, amiche, in pochi mesi non hanno solo imparato lo spagnolo, ma addirittura il canario. Si sono appassionate agli sport che quest’isola offre, come puddle e surf. Io invece lavoro in un bel bar gestito da ragazzi di Bologna qui a Corralejo.

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Cosa non mi manca dell’Italia? Lo stress e lavorare 12 ore al giorno per comprare e pagare cose che sembravano indispensabili, ma che fondamentalmente erano futili.

Qui si respira principalmente questo: il relax. Il tempo sembra quasi che si fermi, ci sono momenti in cui non sai più che giorno è o che ore sono. Tutto è superfluo e prendi la vita con più calma e leggerezza.

Questa però a volte si rivela un’arma a doppio taglio, perchè arrivi a fermarti e a rilassarti fin troppo.

È questo il principale motivo che ci ha spinto a volerci spostare dopo 3 anni di permanenza sull’isola. Credo che questo sia il posto perfetto per crescere figli o per chi ha già dato nella vita e vuole solo star sereno e spensierato.

Possiamo paragonarla alla nostra Italia degli anni ’80: niente criminalità, i ragazzi vanno in giro tranquillamente da soli, ci si conosce tutti e non ci sono grossi pericoli.

Ma per una donna come me di trent’anni, con ancora tanta voglia di scoprire e di mettersi in gioco, ad un certo punto l’isola arriva a diventare stretta.

Non ha una cultura, non ha una storia, non ci sono corsi che offrono la possibilità di conseguire qualifiche aggiuntive tanto che, chi sceglie di continuare gli studi è costretto a spostarsi in penisola. I majhoreri poi (la gente di Fuerteventura) sono molto menefreghisti e di pochi valori, aspettano solo le mille feste di vergini (almeno una al mese), per bere e far festa fino al mattino.

L’italiano qui ha portato nuove possibilità di lavoro e ha rimodernato il posto e il business.

Peccato che non si è accontentato della giusta svolta ed evoluzione, ma ha voluto eccedere come sempre, ha subaffittato tutte le case portando gli affitti alle stelle.

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La compravendita dei locali ha avuto un rincaro del 1000% nel giro di due anni (Ad es. 20.000€ tre anni fa, ora 180.000€), e molte sono le truffe a danno dei propri compaesani. Ormai, quindi, la mia permanenza sull’isola sta volgendo al termine.

Non rinnego in assoluto la mia esperienza qui, anzi l’isola mi ha offerto tanto a livello emotivo, umano e personale. È stato un ottimo trampolino di lancio nel staccare il “cordone ombelicale” con la mia terra, l’Italia.

I connazionali, la poca differenza nello stile di vita, lo spagnolo che si avvicina all’italiano, la distanza non eccessiva dall’Italia, contribuiscono a rendere il trasferimento abbastanza semplice e non troppo impegnativo per chi, come me, non si era mai spostato tranne che per vacanza.

Vivere qui mi ha dato il tempo di lavorare su me stessa e capire cosa voglio e come voglio vivere la mia vita, al di fuori dei soliti schemi classici.

Ho scoperto l’emozione del risparmio per poter viaggiare ed arricchire l’anima.

Tutto quello che ammiravo in altre persone ora voglio farlo mio, vivendo non da semplice spettatrice.

Per questo, ho scelto workaway in Portogallo e Azzorre, la mia prossima meta a giugno dopo la fine delle scuole.

Un’esperienza di inserimento tramite volontariato.

Vorrei trovare l’aria semplice di un’isola come Fuerteventura, ma più ricca di verde, storia, laghi, natura e posti da esplorare.

Mail di Alessandra: alleman@live.it