Simona Rodano in scena a New York con il suo spettacolo green

A cura di Enza Petruzziello

Dai palcoscenici italiani a quelli della Carnegie Hall. Simona Rodano, originaria di Torino, è un’attrice teatrale e cinematografica, protagonista di numerosi musical e programmi televisivi, cantautrice e sceneggiatrice, regista e donna d’affari.

Proveniente da una famiglia di musicisti, ha iniziato a cantare all’età di 6 anni e a lavorare professionalmente nel mondo dello spettacolo da quando aveva 15 anni. Per oltre dieci anni ha lavorato in RAI nel popolare spettacolo di varietà “Ci vediamo in TV” condotto da Paolo Limiti. A teatro ha interpretato il ruolo di Grace Farrel nell’adattamento italiano di “Annie” e Elsa Shroeder in “Il suono della musica” diretto da Saverio Marconi.

Tra un ruolo e l’altro, Simona ha collaborato anche con la famosa band italiana I Pooh nella produzione di prima classe “Pinocchio, Il Grande Musical” nel ruolo di Angela. Vincitrice di numerosi premi, è oggi cittadina onoraria di Little Rock in Arkansas, negli USA.

Proprio negli Stati Uniti, più precisamente a New York, ha iniziato la seconda parte della sua carriera professionale diventando la fondatrice di Incanto Productions, una società con sede nel Queens specializzata in spettacoli teatrali e televisivi bilingui (italiano-inglese) per ragazzi e famiglie. È la creatrice de La Fata Italiana un programma di edutainment specializzato per bambini che imparano l’italiano attraverso la musica.

Da biologa a cantante di successo: Simona Rodano

L’artista è attualmente in veste di attrice, autrice, regista e produttrice di “Semperverde“, edumusical bilingue in tournée negli Stati Uniti e in Canada. L’abbiamo incontrata tra uno spettacolo e l’altro.

Simona a leggere il tuo CV si rimane a bocca aperta. Da quando hai iniziato nel mondo dello spettacolo hai fatto numerose esperienze e ricoperto ruoli molto importanti, dai musical diretti da Saverio Marconi alla collaborazione con Paolo Limiti e i Pooh. Quando ti sei accorta che il palcoscenico era la strada giusta per te?

«Ti ringrazio! Fin da bambina amavo cantare e recitare. Dalle prime feste di paese quando avevo sei anni, alle prime serate di pianobar nei locali di Torino verso i miei quattordici anni, poi le prime recite teatrali con la scuola e all’Oratorio negli anni delle scuole superiori, le prime pop-rock bands  e i gruppi vocali, i primi contratti con le agenzie musicali e i turni negli studi di registrazione. L’arrivo in TV e poi in teatro. La “gavetta” é stata tanta e mi sento fortunata a poter vivere di musica».

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Di tutte le esperienze professionali fatte, ne hai una in particolare che porti ancora oggi nel cuore? E se sì, perché?   

«Difficile scegliere una sola esperienza professionale perché sono state tante le opportunità che ho colto e che mi hanno davvero cambiato la vita. Per me é valso il detto: capitare al momento giusto nel posto giusto. L’esperienza che più ho nel cuore e che mi ha fatto crescere molto professionalmente credo sia stata quella di aver cantato per quasi dieci anni alla RAI nella trasmissione televisiva di Paolo Limiti. Ha davvero cambiato la mia vita dandomi la possibilità di vivere facendo il mestiere della cantante e imparando molto ogni giorno sia sul lato professionale che umano».

Dopo aver lavorato tanto in Italia, sei partita per gli Stati Uniti inseguendo il sogno americano. Come mai questa scelta di lasciare il nostro Paese e trasferirti? Che cosa cercavi?

«La verità é che in Italia lavoravo molto e bene tra la TV e il teatro. Non pensavo di trasferirmi a New York. La prima volta a NYC fu nel 1998. Non come cantante ma come ricercatrice biologa. Decisi di abbandonare la carriera scientifica per quella artistica dopo pochi mesi rientrando in Italia per cantare nella trasmissione di Paolo Limiti alla RAI. Sono arrivata nella Grande Mela per la seconda volta nel 2006. Per vacanza. Ho rivisto cari amici e colleghi che mi hanno consigliato di richiedere il visto artistico che, una volta preso, mi avrebbe dato la possibilità di lavorare come cantante anche negli Stati Uniti. Così ho fatto e dopo pochi mesi ho ottenuto il visto degli artisti. Ho sempre creduto che nella vita non si debbano avere rimpianti bensì ricordi (possibilmente belli!). Decidere di vivere tra l’Italia e New York non é stato facile perché se da un lato c’era la gioia di poter fare un’esperienza artistica unica dall’altra parte dell’oceano, dall’altra ero consapevole che sarei dovuta ripartire un po’ da capo e trovare la mia nuova strada. Una sola cosa era certa: volevo cantare e continuare a vivere di musica. Dopo poche settimane dal mio arrivo mi ritrovai a cantare alla Carnegie Hall. Un vero sogno realizzato!».

Da biologa a cantante di successo: Simona Rodano

A New York hai fondato la Incanto Productions, specializzata in prodotti di edu-tainment multilingue per l’insegnamento. Come è nata l’idea di creare spettacoli bilingue?

«Ho iniziato a scrivere canzoni in italiano per bambini per una scuola privata di New York. Da lì é nato tutto. Vedere i bambini di New York, e quindi di tutte le etnie e culture, imparare l’italiano attraverso le mie canzoni ha aperto un nuovo mondo artistico dove l’esperienza professionale fatta in televisione e in teatro hanno trovato terreno fertile per continuare a crescere creando un programma educativo e di intrattenimento a doc per i piccoli, le scuole e le famiglie».

Dal 2011 ad oggi oltre 70 mila persone, tra cui bambini e le loro famiglie, hanno partecipato ai tuoi edu-musicals. Secondo te qual è il segreto di questo grande successo e perché il teatro è un modo efficace per insegnare l’italiano?

«Credo che il segreto stia nel riuscire ad abbinare innovazione e  identità creando un format che nasce e si sviluppa in loco avvicinandosi alle vere esigenze di chi studia una lingua straniera. Imparare una lingua straniera attraverso la musica e il teatro genera divertimento ed entusiasmo. L’aspetto ludico é fondamentale nell’apprendimento di qualsiasi materia».

Sei autrice, regista e produttrice di “Sempreverde: Evergreen”, considerato il primo go–green edu-musical bilingue. Di che cosa parla lo spettacolo?

«“Sempreverde: Evergreen” é un musical interamente ecologico, dedicato al rispetto della natura e dell’ecosistema e che invita tutti a riciclare e a tutelare l’ambiente. É una favola moderna. I personaggi rivestono tratti simbolici che rappresentano pulsioni e desideri dell’umanità intera. Sempreverde, cerca di persuadere l’antagonista, Spreco  a moderare gli “sprechi” e a riciclare. E lo fa usando la musica. Sempreverde è la personificazione della rigogliosa, sovrabbondante, ma semplice bellezza e armonia della natura; Spreco è l’emblema dell’incuria degli uomini e della loro smodata smania di irresponsabile sfruttamento delle risorse naturali, incurante della bellezza e esclusivamente interessato a fare soldi e a godersi la vita. Dubita che sarà la musica di Sempreverde a fargli cambiare idea. Il contrasto è fortissimo. Sempreverde sfida Spreco aiutata da due altri personaggi altrettanto forti: lo Strillone e Fiore  protagonisti di momenti di esilarante umorismo. Strillone, uno strampalato venditore ambulante di giornali con la sindrome di Archimede Pitagorico, lancia notizie catastrofiche da alcune delle più belle piazze d’Italia (non necessariamente le più famose) mentre si dedica ad improbabili invenzioni destinate al riciclaggio. Fiore, amica d’infanzia di Sempreverde, è la classica aiutante dell’eroina, una figlia dei fiori un po’ svampita, ma che, nella sua sincera naturalità, si rivela generosa, intrepida e capace di geniali trovate per contrapporsi a Spreco. La battaglia continua nella speranza che Spreco cambi idea…».

Da biologa a cantante di successo: Simona Rodano

I temi principali dello spettacolo Sempreverde sono il bilinguismo e il rispetto dell’ambiente. La questione ambientalista è oggi più che mai attuale. Quali possono essere i benefici di questa iniziativa didattica?

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«Credo fermamente che l’arte sia un veicolo molto potente per l’essere umano al fine di far comprendere che non siamo padroni della Terra, bensì ospiti. Credo che offrire uno spettacolo multilingue e multiculturale contribuisca all’unione dei popoli e alla pace nel mondo. É uno dei miei “credo” più forti».

Lo spettacolo ha fatto tappa nel Queens, girando gli Stati Uniti e arrivando anche in Canada. Come è stata l’accoglienza del pubblico?

«Sempre speciale. Eccezionale. Calorosa. Vedere arrivare a teatro migliaia di bambini, ragazzi, insegnanti, genitori e intere famiglie in questi dieci anni é  una grande gioia che motiva ad andare avanti. Gli artisti hanno il privilegio di poter raggiungere il cuore delle persone, ma anche la fortuna di ricevere altrettanto affetto, supporto ed  emozioni dal pubblico in sala».

Quali sono secondo te i vantaggi del bilinguismo? Quelli dell’inglese sono ovvi, ma perché i ragazzi dovrebbero imparare l’italiano?

«Perché  imparare un’altra lingua significa aprirsi al mondo, farne parte in modo più profondo, eliminare ogni barriera, costruire la pace, accettare ed apprezzare la diversità e le altre culture. Io sono italiana e come tale porto avanti l’amore per le mie radici, per la terra dove sono nata valorizzandone le bellezze culturali e artistiche. Vedere tanti altri artisti  provenienti da altri paesi fare altrettanto qui a New York mi rende felice e mi da speranza per un mondo migliore».

A proposito dell’Italia, uno spettacolo così potrebbe essere portato in scena anche nei nostri teatri o nelle scuole?

«Certamente. Siamo stati al teatro Ariston di Gaeta portando uno spettacolo bilingue per bambini che ha accolto oltre duemila spettatori in una sola settimana di spettacoli. “Sempreverde: Evergreen” é disegnato per poter viaggiare ed essere rappresentato ovunque nel mondo, adattandolo in ogni lingua».

EVERGREEN

Come è cambiata la tua vita da quando sei negli USA? Torneresti in Italia?

«Sicuramente la mia carriera ha ricevuto una spinta non indifferente da quando vivo negli Stati Uniti. Nel mio caso e credo anche per molti altri colleghi artisti, posso dire che  l’America sia ancora la terra delle opportunità. In particolare, New York. I sacrifici e le tante notti insonni a lavorare senza fermarsi fanno parte del percorso di un artista. Il fatto di essere lontana da casa mi spinge  a non dare nulla per scontato, a non sedermi mai, a cercare instancabilmente di cogliere ed apprezzare ogni opportunità, ad inventarmi e ri-inventarmi per dare il massimo di me stessa. In Italia ritorno per vedere la famiglia e gli amici e anche per continuare alcune preziose collaborazioni artistiche come quella con Punto Rec Studios di Torino e Mondo Musica di Milano iniziate molti anni fa».

I tuoi prossimi progetti? 

«Ne ho talmente tanti che non saprei da dove cominciare! Sicuramente un mio nuovo CD con canzoni italiane abbinato ad una serie di concerti. Poi la nuova serie di video animati della Fata Italiana per bambini. E forse anche un altro nuovo edu-musical per il 2021».