Pietro: ho trovato la mia casa a Malta

A cura di Maricla Pannocchia

La casa non è necessariamente un edificio fisico ma quella sensazione di sentirsi parte di qualcosa e, spesso, la troviamo dall’altra parte del mondo. Pietro, invece, nato in Sicilia ma cresciuto a Udine, l’ha trovata all’estero, sì, ma a un tiro di schioppo dall’Italia. Dopo aver vissuto per diversi anni a Londra e a Bruxelles, il destino l’ha portato a Malta.

Pietro è innamorato del mare e ogni giorno gli dedica un po’ di tempo, che sia con una passeggiata o con un pic-nic sulla spiaggia, e vivere su un’isola è, per lui, come un sogno. “Tuttavia, a chi vorrebbe trasferirsi qui consiglio di venire per qualche giorno e vedere con i propri occhi” dice Pietro, “Malta è un luogo che si ama o si odia e bastano solo 24 ore per capire a quale fazione si appartiene”.

Pietro ha un lavoro che gli piace (“trovare lavoro a Malta è facile anche per gli stranieri, ma trovarne uno remunerativo è un’altra storia”) e la sua vita è scandita dagli impegni durante la settimana e dall’esplorazione dei vari luoghi nel fine-settimana. Fra i piani per il futuro ci sono imparare il maltese, studio che Pietro ha già intrapreso, ed esplorare le acque di Malta anche da sotto, quindi sì al brevetto diving!

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Ciao Pietro, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

La mia è una storia un po’ particolare: mi auto-definisco un “emigrato di ritorno”. Tutta la mia famiglia è siciliana e anche io sono nato in Sicilia, a Siracusa per l’esattezza, ma all’epoca i miei genitori si erano già trasferiti “al Nord” e quindi – a parte le orgogliose radici sicule – io di fatto non ho mai vissuto nei luoghi natii.

Sono cresciuto a Udine, spesso con il magone per il fatto che vivevo in una regione piovosa e circondata dalle montagne anziché sul mare e baciato dal sole.

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Mi sono laureato in giurisprudenza, ma già all’università avevo capito che non mi sarei mai appassionato di tribunali e carte bollate. Ho sempre cercato di orientare la mia carriera verso gli affari in un contesto internazionale. Alla prima occasione mi sono quindi trasferito all’estero, finendo per vivere 6 anni tra Bruxelles e Londra. Sono poi rientrato in Italia, volendo dare al mio Paese una “seconda chance” pur restando in contatto con il resto del mondo grazie a un lavoro – presso un’importante multinazionale nel settore dell’acciaio –che mi consentiva di viaggiare praticamente da un continente all’altro ogni settimana.

Dopo 10 anni di vita un po’ raminga e constatando che l’Italia non sarebbe mai cambiata, ho preso la decisione di andarmene, stavolta senza appello. E, siccome ero anche reduce da un difficile momento a livello personale, ho pensato che fosse l’occasione di fare davvero qualcosa che mi rendesse felice. Quindi, benché non avessi bene in mente dove andare, il criterio guida era uno solo e molto semplice: avrei dovuto abitare in un luogo con il mare a pochi passi.

Chi l’avrebbe mai detto che sarei finito a 150km da dove sono nato, ma più a Sud? E che oggi, quando vado a trovare i miei parenti in Sicilia, posso dichiarare con fierezza che io sono il “più meridionale” di tutti nonché, appunto, un emigrato di ritorno? 

Cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia?

L’Italia è un Paese che non dà spazio al merito e dove, se non hai “agganci” e “rendite acquisite”, la vita risulta tremendamente più faticosa che altrove. In un’epoca in cui, per fortuna, ci sono grandissime opportunità ovunque, io ho fatto la mia scelta.

Come sei finito proprio a Malta?

Il destino mi ha fatto questo regalo incredibile. Malta non era assolutamente nel “radar” quando decisi di andarmene dall’Italia, c’ero stato solo una volta in vacanza per qualche giorno e mai avrei pensato che con le mie competenze avrei potuto trovare lavoro lì. Fatto sta che quando degli investitori inglesi si misero in contatto con me – tramite un cacciatore di teste – dicendo che avrebbero avuto bisogno di un manager con esperienza “anglosassone” ma adatto allo stile di vita mediterraneo per gestire una società basata a Malta…. ho capito che i miei pianeti si stavano allineando. E, soprattutto, che, su un’isola di appena 350kmq, avrei dovuto davvero impegnarmi per non vedere il mare ogni giorno…

Quali erano le paure principali che avevi prima del trasferimento e hai riscontrato che sono reali oppure le hai trovate “esagerate”?

Rispetto alla vita sull’isola non avevo nessuna paura, anzi, ero gasatissimo e non vedevo l’ora di scoprire tutto quello che Malta mi avrebbe riservato. Questo entusiasmo credo che abbia un po’ bilanciato il vero spauracchio della scelta da me compiuta, ovvero l’idea di “ricominciare da capo” a quarant’anni suonati, sia sul piano delle amicizie sia a livello di attività professionale. Da questo punto di vista, anche se so che è facile parlare “a posteriori”, devo dire che la paura era esagerata e che Malta è una destinazione quanto mai vantaggiosa per il cambiamento in quanto offre molto a livello sociale e di contatti.

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Che consigli daresti, soprattutto dal punto di vista pratico, a chi sogna di trasferirsi a Malta?

Il consiglio più semplice e più pratico di tutti è: prendetevi qualche giorno e venite qui in esplorazione. Malta è “dietro l’angolo” rispetto all’Italia e con i voli low cost trascorrere una settimana in bassa stagione costa meno di un weekend in qualche capitale europea. Ma, soprattutto, Malta ha una caratteristica quasi unica, a mio avviso, e cioè che è un luogo senza mezze misure: “you either love it or hate it”. E vi posso assicurare che, già dopo 24 ore, si possono cogliere i segnali di quale sarà il vostro sentimento dominante.

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Di cosa ti occupi?

Sono il general manager di una “insurtechfirm”, ci occupiamo di assicurazioni e finanza tramite una piattaforma informatica basata su Blockchain e intelligenza artificiale.

Com’è la tua vita quotidiana?

A Malta ogni giorno è una sorpresa 🙂 Sì, la verità è che non ho una routine ben precisa, ovviamente nei giorni lavorativi sono spesso in ufficio con i miei colleghi e collaboratori ma poi a seconda della stagione e del meteo durante il giorno cerco sempre di fare qualcosa legato al mare, che sia una semplice passeggiata sulla promenade tra Spinola e Balluta Bayo oppure un picnic sulle scogliere della costa Ovest durante l’inverno o, ancora, un tuffo dalle rocce di Pembroke a fine giornata in estate, un giro in barca verso Comino o Gozo in primavera. Mentre la sera mi godo ciò che Malta offre a livello culturale e di nightlife (uno spettacolo teatrale a Valletta, un winetasting in un palazzo d’epoca nei villaggi dell’entroterra o l’apertura di un nuovo ristorante fusion a Sliema).

Come sei stato accolto dalla gente del posto?

Premesso che a Malta ci sono tantissimi stranieri e quindi nel bene e nel male le dinamiche tra “locals” ed “expats” sono piuttosto consolidate, nel mio piccolo io posso dire di aver vissuto solo la parte migliore dell’accoglienza maltese ovvero ho sempre trovato persone disposte ad aiutarmi e a favorire il mio inserimento nella comunità e nella vita reale del posto.

Alcuni miei amici sostengono che io abbia una visione distorta o che sia stato fortunato, ma la mia replica è molto semplice: anzitutto Malta non è solo la zona turistica dove per forza di cose è tutto più “imbastardito” (brutta parola ma non saprei come altro descrivere il degrado e la perdita di genuinità che talvolta si riscontrano in città come St Julians e Sliema). In secondo luogo, anche se l’Italia è molto vicina e per tanti aspetti il nostro Paese ha avuto una notevole influenza sulla cultura locale, bisogna sempre considerare che Malta ha una sua identità, molto forte tra l’altro, e che la stessa va rispettata o meglio ancora accolta… Basti pensare alla lingua: io sto studiando il maltese perché, oltre a essere un idioma affascinante e unico (il solo di matrice semitica che si scrive in caratteri latini), consente di calarsi meglio nelle dinamiche locali.Non serve a nulla all’infuori di Malta? A parte che tale affermazione è opinabile perché comunque molte parole sono uguali o simili all’arabo, il punto è che per me imparare il maltese è una piccola sfida d’integrazione da affrontare con il sorriso. E questo forse fa tutta la differenza del mondo quando ci si rapporta con le persone del posto.

Quali sono i tratti che preferisci della popolazione locale?

La cordialità e la genuinità, come forse eravamo noi italiani 40 anni fa.

Ci sono, invece, abitudini che fatichi a comprendere?

Più che di abitudini, si tratta del fatto che, per un Paese dal territorio così piccolo, faccio fatica ad accettare che i maltesi non stiano facendo di tutto per preservare l’isola dall’incuria, dall’edificazione selvaggia e dal traffico.

È vero che negli anni, grazie soprattutto agli stranieri che vivono a Malta, il tema della sostenibilità si sta sviluppando, ma ricordiamoci che solo i cittadini maltesi votano alle elezioni politiche e quindi hanno voce in capitolo sulle politiche strategiche del Paese.

Quali sono i settori lavorativi in cui, per gli italiani, è più facile trovare un impiego?

Sicuramente l’hospitality e il gaming, che sono poi tra i comparti trainanti dell’economia maltese. Attenzione, però: al giorno d’oggi trovare un impiego a Malta può essere molto facile, ma altra cosa è trovare un impiego che sia adeguatamente remunerativo. Il costo della vita sull’isola si è allineato al resto dell’Europa occidentale, quindi, a differenza di una decina d’anni fa, solo chi possiede delle skills pregiate o è disposto a mettersi seriamente in gioco può trovare uno sbocco lavorativo soddisfacente.

Quali consigli pratici daresti a chi vuole lavorare a Malta?

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Non spaventarsi se il proprio livello d’inglese di partenza è prettamente scolastico, perché a Malta non siamo a Oxford e quindi c’è maggiore tolleranza al riguardo. Al tempo stesso, se possibile, consiglio di scegliere un lavoro all’interno di contesti “misti” e il più possibile internazionali, sia per perfezionare la lingua sia per avere più chances d’imparare e crescere professionalmente. Le realtà lavorative composte principalmente da maltesi o italiani sono forse più facili da approcciare, ma alla lunga possono risultare ingessate e non troppo diverse da ciò che si è lasciato in Italia.

Quali sono i luoghi che consiglieresti a tutti, da quelli famosi a quelli meno conosciuti?

Rischiamo che l’intervista non finisca più… i miei amici dicono che dovrei farmi nominare “ministro della propaganda di Malta” per quanto ne glorifico le sue bellezze. Mentre lascio ai vostri lettori la libertà di contattarmi per qualche consiglio personalizzato in base alle rispettive preferenze (natura, cultura, storia, lifestyle, sport ecc.) vi allego delle foto di alcune “chicche” fra le mie preferite.

Che cos’hai imparato vivendo a Malta?

Ho imparato che, se vuoi spiccare il volo, devi alleggerirti di ciò che ti appesantisce. Non per niente c’è un cartello, in uno dei miei “luoghi del cuore” qui a Malta, che dice proprio così.

Pensi di rimanere a vivere lì “per sempre”?

Malta è il primo luogo che, dopo tanto girovagare, considero davvero “casa”. È una sensazione stupenda. Al tempo stesso la vita mi ha insegnato che nulla è scritto per sempre, quindi magari tra un anno sarò a Dubai o in una delle Orcadi scozzesi. Purché ci sia il mare 🙂

Posso però rispondere in un altro modo: se starò a Malta sufficientemente a lungo e avrò imparato adeguatamente la lingua locale, sarò fiero di prendere la cittadinanza maltese.

Progetti per il futuro?

Molti ma sono scaramantico e quindi preferisco non fare spoiler. Però ve ne posso svelare uno che è strettamente collegato a Malta: dopo aver esplorato la superficie dell’isola nonché il mare circostante in lungo e in largo, è tempo di andare underwater. Brevetto diving per la primavera 2023 e via!

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