Maria Antonietta Muggianu si racconta

Di Gloria Vanni

Nome: Maria Antonietta

Cognome: Muggianu

Nata a: Meana Sardo (Nuoro)

Professione prima di venire a Minorca: avvocato.

Professione a Minorca: consulente legale, interprete, cantante

Piccola e minuta. Con una tenacia, una determinazione e quella cocciutaggine sarda che tanti vorrebbero avere. Perché è una sorta di innata resilienza all’imprevisto. E non è poco: non è da tutti, infatti, sapersela cavare davanti al non-programmato. Questa è la prima qualità, la più evidente di Maria Antonietta che fin da bambina gioca con il canto antico: a Meana Sardo il gregoriano è di casa.

Maria Antonietta Muggianu: a Minorca

Una volta studentessa a Cagliari, fa master e corsi di musica rinascimentale e con due amici forma l’ensemble vocale Laeti Cantores. Gruppo che vince importanti premi e si avvale della collaborazione del maestro Mario Fulgoni. Maria Antonietta studia, canta, lavora e non pensa all’amore.

Fino a quando nel 2009 a Cagliari arriva Alexander Hopkins, giovane e affermato liutaio innamorato del mare di cui puoi leggere una intervista su voglio viverecosi.com.

«Alexander conosce Siro, matematico che suona tiorba, chitarra barocca e liuto. Un amico che ritorna a suonare al Festival di Musica Antica di Mahon La Galatea», racconta Maria Antonietta mentre le se illuminano gli occhi. Perché questo festival è una sua creatura. Con Alexander sono diventati i punti di riferimento del canto antico a Minorca, terra ricca di cultura musicale e teatrale.

La freccia di Cupido in questo caso è la musica. Maria Antonietta conosce Alexander e… «Mi si apre un mondo! Lui viene da una famiglia internazionale, fa un lavoro che gli ha consentito di viaggiare, vive in barca e non riuscivo a immaginarmi un “noi”», aggiunge.

Poi, lui decide di riprendere il mare e arriva a Minorca. Lei lo raggiunge a luglio, essere innamorati è la sola cosa che conta e a settembre 2012 Maria Antonietta molla tutto, amici e Sardegna, lavoro e famiglia e si trasferisce a vivere con Alexander in una barca a vela di 11 metri che si chiama Galatea.

«Addio scarpe con i tacchi e borsette! I miei libri sono entrati nella biblioteca dei miei genitori. Sono arrivata con una valigia di abitini e basta. Richard, nostro figlio, è nato il 23 maggio 2014 e abbiamo vissuto in barca, nel porto di Mahon, fino a ottobre», dice Maria Antonietta.

Il 2015 è l’anno degli imprevisti che ti fanno crescere in 24 ore. A pochi giorni di distanza, Richard e Alexander hanno avuto dei gravi problemi di salute che fortunatamente si sono risolti benissimo grazie all’ottimo funzionamento del sistema sanitario delle Isole Baleari.

Maria Antonietta si prende cura dei suoi uomini e intanto pensa e ripensa a cosa può fare: non è mai stata con le mani in mano.

«Mi sono rimessa in gioco. Parlo spagnolo, capisco minorchino e catalano, ho fondato un’agenzia di mediazione turistica (Mediana) e metto in contatto le persone con i professionisti locali. Sono un referente per gli italiani che cercano casa qui. Nel frattempo ho iniziato a lavorare nell’ufficio relazioni pubbliche della Clinica Juaneda, un lavoro che mi tiene imoegnata da maggio a ottobre. E mi sono reinventata come cantante, passando dal vocale a voce solista», precisa.

Quando avete deciso di lasciare la barca per andare a vivere in una casa?

«Alexander aveva già il suo laboratorio a Mahon. Il bimbo cresceva e abbiamo cercato una casa grande che andasse bene per tutti. L’abbiamo trovata vicino al teatro e nel 2015, in agosto, ci siamo sposati nella chiesa di Santa Maria».

Cosa ami di Minorca?

«La qualità della vita, la luce, la gente, la storia di quest’isola».

Cosa consigli a chi vorrebbe trasferirsi a Minorca?

«Prima di tutto di non pensare che Minorca sia un posto di selvaggi, una terra da conquistare perché non è così. L’isola è autosufficiente. Bisogna venire con grande umiltà, senza la smania di arricchirsi e con la capacità di adeguarsi ai tempi, alla calma. Qui non è tutto e subito. Se non si hanno queste qualità o la predisposizione ad acquisirle, be’ secondo me è meglio fare rotta verso altri lidi».

Termina qui la nostra chiacchierata, anche se di cose da dire ce ne sarebbero altre. Intuisco la sua dolcezza dietro al suo sorriso, la sua forza dietro al suo sguardo diretto. La sua disponibilità all’aiuto l’ho toccata con mano. Posso dire che mi sento… più ricca? Sì, mi sento soprattutto fortunata perché ho incontrato una donna che mi saluta con: «Il lavoro è per vivere, non è il contrario. Se c’è da chiudere in agosto, si chiude. Non si vive per il lavoro!». E mi regala un ultimo sorriso mentre scappa via perché, come me, appartiene alla specie di chi non sa stare fermo a lungo.

Dove puoi trovare Maria Antonietta?

Su Facebook:

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