Lisa: da Francoforte a un paesino di 3.000 abitanti nel cuore della foresta Odenwald

A cura di Maricla Pannocchia

Lisa è sempre stata innamorata della Germania sin da quando, da piccola, incontrò due ciclisti tedeschi o aveva modo di vedere i bambini tedeschi al mare. Non c’è da stupirsi, quindi, che la donna abbia lasciato l’Italia per trasferirsi proprio in Germania. “Qui non è tutto rose e fiori, ma amo moltissimo questo Paese” racconta Lisa che, dopo aver vissuto per tanti anni a Francoforte, adesso abita in un paesino. “Per vivere qui è fondamentale avere l’auto e da poco ho comprato una bicicletta elettrica.

La vita qui è più calma e la zona non offre tante opportunità come Francoforte ma non ci sono nemmeno il traffico costante e la difficoltà nel trovare un alloggio”. Lisa, lesbica dichiarata, è contenta di essersi lasciata alle spalle le battutine sui gay, ma anche quelle sulle donne. “Qui in Germania c’è molto più rispetto”, racconta la donna, “Basta pensare a come, nel traffico, ci sia sempre un occhio di riguardo per le categorie più deboli”. Fra i piani futuri? Prendere la cittadinanza tedesca (“ma solo perché potrò tenere anche quella italiana!”) e forse vivere per un po’ in Austria, altro Paese che ama molto.

Lisa Francescutto Germania

Ciao Lisa, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Sono nata e cresciuta in provincia di Pordenone, in Friuli-Venezia Giulia. Una regione bellissima, anche se generalmente poco conosciuta. In meno di un’ora potevo essere al mare o in montagna, a poco più di un chilometro da dove abitavo scorre il fiume Tagliamento. Insomma, sono sempre cresciuta in mezzo alla natura e questa varietà di paesaggi, oltre alla cucina italiana e friulana, sono le cose che più mi mancano. Per il resto ho molti interessi (musica, cinema d’essai, diritti civili e attualità) e mi piace sempre conoscere a fondo la storia, le tradizioni e la cultura dei luoghi in cui vivo. La passione per la storia, in particolare per la Prima Guerra Mondiale, deriva anche dal fatto di essere cresciuta in Friuli, da sempre terra di confine e incontro tra culture diverse.

Da quasi otto anni vivo in Germania. Ho trascorso cinque anni a Francoforte, ora abito 100 km più a Sud, in un paesino di 3.000 abitanti nel cuore della foresta Odenwald, nel Baden-Württemberg. Mi sono trasferita per motivi di lavoro, ma Francoforte resta nel mio cuore. È una bellissima città e oltretutto ho ancora molti amici lì. Ci torno abbastanza spesso.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Ho studiato all’Università di Udine e ho lavorato per un paio di anni in una piccola start up della zona, prima di trasferirmi in Germania. La Germania e la cultura tedesca hanno sempre avuto un fascino speciale per me, anche se non saprei spiegarne le motivazioni. Insomma, mi hanno sempre affascinata il rigore e la perfezione tedesca. La lingua, alle orecchie italiane, suona in maniera così spigolosa e dura, ma non mi ha mai fatto paura, anzi. Non saprei dire però da dove abbia avuto origine tutta quest’ammirazione. La mia famiglia ha radici friulane e gli unici contatti con persone tedesche durante la mia infanzia avvenivano solo in estate quando andavo al mare a Bibione o a Lignano. In ogni caso non erano contatti diretti, semplicemente i tedeschi, da Pentecoste in poi, riempivano le nostre spiagge con i loro bambini, che al contrario di noi potevano correre in acqua subito dopo aver mangiato, senza aspettare le famose tre ore dopo i pasti e senza per questo avere una congestione, come hanno sempre paventato le nostre mamme. I grandi misteri della mia infanzia…

Mi ricordo che durante una manifestazione sportiva nella mia cittadina la mia famiglia aveva ospitato per un paio di giorni due ciclisti tedeschi, avranno avuto tra i venti e i trent’anni, io forse quattro o cinque. Mi ricordo benissimo il mio orgoglio quando, prima di partire, mi regalarono un gagliardetto tedesco, bianco con i colori della bandiera tedesca sul bordo. Un regalo per me fantastico, ma tutt’oggi non saprei spiegare come mai già allora la Germania esercitasse in me tutto questo fascino. Mi piacerebbe incontrare di nuovo quei due ciclisti, chissà se ci riuscirò. Oggi, vivendo qui da quasi otto anni, diciamo che mi sono resa conto che non è tutto oro quello che luccica… ma l’affetto per la Germania rimane enorme e per ora non ho piani di rientro in Italia.

Tornando alla domanda, nel 2015 ho deciso di lasciare l’Italia sopraffatta da un mondo del lavoro sessista e sostanzialmente immobile, privo di prospettive. In aggiunta, essendo una lesbica dichiarata (nel senso che non nascondo il mio orientamento sessuale né in contesti lavorativi né privati), non vedevo l’ora di vivere in una società più aperta, inclusiva. Sul posto di lavoro la mia omosessualità non è mai stata un problema in sé, ma nella vita privata è difficile a volte avere a che fare con persone che si nascondono e hanno paura di rivelare il loro orientamento sessuale. La colpa è principalmente della società, ma queste persone vivono veramente male e le loro angosce influenzano inevitabilmente i rapporti sociali, soprattutto se l’interesse talvolta va anche oltre la normale amicizia… Di questo potremmo parlare davvero a lungo.

Fatto sta che, pur senza avere un lavoro, ho deciso di partire. Avevo qualche risparmio da parte per poter rimanere in Germania almeno sei mesi senza aiuti, cercando di capire quanto il mio profilo potesse essere interessante per il mercato del lavoro tedesco. Le risorse erano comunque limitate e quindi mi sono presa un mese prima della partenza per organizzare al meglio il viaggio e il primo periodo di permanenza. Ho stipulato un’assicurazione sanitaria privata per 12 mesi (perché, al contrario di quanto si crede, non è vero che la tessera sanitaria italiana copre le spese all’estero come fa in Italia) e ho trovato il primo alloggio. Si trattava di una stanza in casa di un’artista che sarebbe stata in Brasile per qualche settimana per un’esposizione. Nell’appartamento c’era già una stanza in subaffitto e così ho incontrato la mia prima amica tedesca, Wofa, che è stata di grande aiuto anche per la stesura e la correzione delle mie Bewerbungen (candidature per posti di lavoro) e con cui sono ancora in contatto. Il giorno dopo il mio arrivo ho cominciato a seguire un corso intensivo di tedesco. Durante il primo mese mi sono concentrata solo sul perfezionamento della lingua (avevo un tedesco di livello scolastico, avendo studiato inglese e tedesco per 5 anni alle superiori, ma non è sufficiente a trovare un buon posto di lavoro) e sulla scoperta della città. Dal secondo mese ho cominciato a cercare lavoro. Dal terzo mese ho cominciato a lavorare in una gelateria, continuando a frequentare la scuola di lingue. Questo mi ha permesso di coprire le mie spese.

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Lisa Francescutto Germania

Quando ti sei trasferita in Germania sei andata a Francoforte, come mai hai scelto proprio quella città?

Dato che all’inizio non avevo un lavoro e nemmeno idea di dove o quando avrei potuto trovarlo, ho scelto Francoforte principalmente per tre motivi: 1) vicinanza di un aeroporto ben collegato con Venezia e Ronchi dei Legionari, in modo da poter battere in ritirata in qualsiasi momento in caso di necessità 2) Francoforte ha una posizione centrale in Germania, quindi avrei potuto comodamente spostarmi verso Sud, Nord, Est oppure Ovest per eventuali colloqui di lavoro 3) pensavo (erroneamente) che Francoforte fosse una città prettamente finanziaria, con popolazione straniera sì, ma limitata a certi settori. All’inizio volevo massimizzare i contatti con persone tedesche per integrarmi il prima possibile e credevo che Francoforte offrisse migliori possibilità essendo “limitatamente” multiculturale. In realtà sul multiculturalismo mi sbagliavo di grosso, avendo poi scoperto che Francoforte è considerata da alcuni addirittura più multiculturale di Berlino. In ogni caso ciò non mi ha impedito di mantenere il mio proposito per i primi sei mesi e di sforzarmi per migliorare al massimo la lingua. A quel punto, ho allargato il mio cerchio di amicizie senza limiti di nazionalità.

Ricordi i primi giorni di vita lì?

Me li ricordo benissimo. Il primo pomeriggio ho fatto una passeggiata nella zona Galluswarte, dove si trovava il mio alloggio, ed ero felicissima di sentir parlare solo tedesco ovunque. Ancora non ero in grado di capire tutto, ma mi elettrizzava realizzare di essere finalmente nel posto dove avevo tanto desiderato essere. Sono andata in un negozio per acquistare una scheda SIM tedesca e sono rimasta scioccata da quanti pochi Giga mi venissero offerti rispetto a una SIM italiana allo stesso prezzo. Ancora oggi ci sono grandi differenze nelle offerte degli operatori telefonici dei due Paesi, ma la situazione è decisamente migliorata, soprattutto negli ultimi 2-3 anni. Il giorno dopo sono andata al mercatino dell’usato per acquistare una bicicletta in modo da muovermi liberamente senza dover per forza fare un abbonamento per i mezzi pubblici. Poi al supermercato mi sono resa conto di quanto l’offerta di prodotti sia così diversa… Gli assorbenti igienici femminili e i deodoranti sono diversi e non ho trovato marche familiari a cui potessi fare riferimento. Soprattutto per questi prodotti è un grattacapo in più trovare di nuovo il prodotto che fa al caso nostro … e niente enormi scafali di biscotti, torte o merendine qui! Ogni volta che torno in Italia, ancora oggi, una delle prime cose che faccio è un bel giro a guardare gli scafali del supermercato per rifarmi gli occhi… 

I primi giorni nel paesino dove vivo ora sono stati totalmente diversi: la pandemia non era ancora finita e poco dopo il mio arrivo c’è stato un lunghissimo lockdown durato mesi… Insomma, non la situazione ideale per stringere amicizie e conoscere il posto, ma poi ho recuperato alla grande😊

Di cosa ti occupi?

Da quando abito in Germania ho fatto diversi lavori: barista, project manager, savings & innovation manager. Da ottobre 2020 lavoro come ingegnere di processo in uno stabilimento dove vengono prodotti rasoi elettrici ed epilatori. Mi occupo di progetti relativi all’ottimizzazione dei processi produttivi, in particolare delle parti metalliche.

Come descriveresti la tua vita quotidiana?

Piuttosto piena… Lavoro a tempo pieno e per fortuna abito molto vicino al luogo di lavoro, quindi non ho problemi legati al pendolarismo. Nel tempo libero durante la settimana mi piace imparare sempre qualcosa di nuovo. Ora che ho più spazio rispetto alla stanza che avevo a Francoforte ho ripreso a suonare, il che richiede già da sé un impegno costante. Mi piace anche andare in piscina, in palestra e a fare “Wanderungen” (escursioni) con i miei amici. Nel weekend mi muovo anche verso la zona di Francoforte/Darmstadt. Il mese scorso ho acquistato un’e-bike. A Francoforte ero sempre in giro in bici, ma da quando abito qui l’avevo usata pochissimo e l’anno scorso l’ho ceduta. Dove abito ora è molto collinare e oltretutto per molte cose bisogna spostarsi di diversi chilometri, quindi di solito un po’ per pigrizia, un po’ per scarsità di tempo, prendo l’auto, ma ora che ho una bicicletta elettrica non appena il tempo sarà più clemente e le temperature più miti approfitterò dei fantastici percorsi ciclabili che ci sono qui intorno. Per il resto, m’informo da quotidiani e programmi italiani e tedeschi. È molto interessante vedere quali sono i temi sul tavolo in un Paese e nell’altro…

Sei stata supportata oppure osteggiata dalle persone vicine a te?

Decisamente supportata. I miei amici in Italia non sono stati per nulla sorpresi quando ho annunciato che mi sarei trasferita in Germania (ormai per loro era chiaro da tempo che prima o poi sarebbe successo… erano stufi da un pezzo di sentir parlare di Germania! 😊). Il primo periodo, nonostante il mio entusiasmo irrazionale, non è stato sempre semplice: cercare di fare amicizia non riuscendo a capire bene la lingua non è una passeggiata e oltretutto mette a dura prova la motivazione, ma dall’Italia ho sempre potuto contare sull’inestimabile supporto dei miei amici, anche a distanza.

A casa nessun problema, mia madre mi disse: “Ah sì, vai, hai visto tuo cugino che vive a Londra da 15 anni che contento che è!”. Effettivamente…

Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?

Quando ero all’università era comune pensare che in piccole realtà imprenditoriali fosse possibile “farsi le ossa”. Nelle diverse tappe della mia carriera ho dovuto faticare duramente, adattarmi e scendere a compromessi. Ho fatto cose diverse, il che era una delle cose di cui sapevo sarei andata fiera. Se avessi avuto una carriera lineare, entrando subito in una grande azienda e facendo carriera sempre nello stesso posto, so che poi avrei avuto il rimorso di non avere provato qualche brivido uscendo dalla mia comfort zone. Ora però, vedendo quanta carriera hanno fatto persone della mia età (e quanta pecunia in più hanno guadagnato) iniziando subito in una grande società, certe volte ammetto che mi fermo a riflettere… Ma è solo un momento. È andata così e va bene così. Poco prima della laurea avevo partecipato a delle selezioni per un’altra grande multinazionale. Dopo due giorni di test e colloqui gli altri candidati erano stati scartati ed eravamo rimasti in tre. Si trattava di un posto per una bellissima posizione a Monaco e la selezione finale era basata sulla conoscenza della lingua tedesca, che allora, appunto, per me era solo di livello scolastico. Vinse una ragazza, mi sembra abruzzese, che sapeva il tedesco di gran lunga meglio di me. Quando penso a “come sarebbe potuta andare la mia vita se…” penso a quella selezione e mi dico che così com’è andata è semplicemente la maniera in cui sarebbe dovuta andare.

Come sei stata accolta dalla gente del posto?

Sia a Francoforte sia qui nel paesino non ho avuto problemi a stringere amicizie (lock-down pandemico a parte). A Francoforte non avevo nessun tipo di aggancio o conoscenza. Per i primi mesi in Germania ho evitato di avere contatti con altri italiani, in modo da sforzarmi al massimo per migliorare il mio tedesco. Per stringere amicizie ho frequentato degli “Stammtisch” ossia gruppi di persone che s’incontrano regolarmente in base a interessi comuni. In Germania c’è una app per lesbiche (“Lesarion”) tramite la quale ho trovato un paio di Stammtisch per donne organizzati a Francoforte. Inoltre ci sono altri portali o app, come Meetup, che offrono un sacco di opportunità in base a ogni tipo di interesse. Qui nel paesino dove vivo ora ci sono meno “Stammtisch”, ma un sacco di associazioni sportive e ricreative, tutte molto attive. Nel mio caso comunque sono stati addirittura i vicini di casa a presentarsi per primi.

Durante il lock-down, un giorno stavo passeggiando in un vialetto dietro casa e una signora da lontano si è presentata e mi ha chiesto se ero la nuova inquilina della tal casa. Ho risposto di sì e lei mi ha subito detto che abita nella casa accanto e che le dispiace che io sia arrivata in un periodo del genere, perché di solito nel vicinato si organizzano molte cose e che in ogni caso avrei potuto rivolgermi a lei senza problemi per qualsiasi cosa. Finito il lock-down siamo diventati sempre più amiche e ho stretto legami anche con il resto del vicinato. La cognata di questa prima vicina in questo periodo mi sta aiutando a preparare un esame di lingua tedesca, correggendo i miei testi e gli errori che faccio parlando.

C’è una comunità d’italiani? Ne fai parte?

Qui nel paesino ci sono un paio di persone di origine italiana con cui ho fatto amicizia, ma non siamo abbastanza per creare una vera e propria comunità. Non ne sentiamo nemmeno il bisogno, sinceramente. A Francoforte invece ci sono diversi gruppi di italiani. Per un paio di anni sono anche stata vicepresidente di un’associazione culturale italiana a Francoforte, un’esperienza molto interessante. Tramite l’associazione ho conosciuto anche la figlia di Bonvi, il creatore delle Sturmtruppen (inutile dire che da sempre si tratta di uno dei miei fumetti preferiti…) e sono anche andata a trovarla in Italia. Lei è venuta da me in Friuli perché Bonvi, come ho scoperto da lei, ha fatto il militare vicino a Palmanova. Insieme siamo andate a vedere i resti della caserma dove ha prestato servizio suo padre.

Consiglia dei quartieri della città per vivere bene spendendo il giusto…

Francoforte è piuttosto costosa… io ho abitato nel quartiere Ginnheim, ma sinceramente all’epoca ho avuto molta fortuna perché tramite un’amica tedesca di Francoforte sono riuscita a trovare una stanza con un prezzo decisamente fuori mercato, che chiaramente mi sono tenuta stretta finché non mi sono trasferita qui dove sono ora.

Prezzi abbordabili si possono trovare in quartieri periferici o in paesini vicini come Neu-Isenburg, Hanau, Dreiech, Kelsterbach,Mühlheim. Questi posti sono tutti ben collegati con la City. Di base consiglierei di scegliere in relazione al proprio posto di lavoro (posizione e orari). Fare i pendolari può essere davvero pesante in certi momenti della giornata.

Lisa Francescutto Germania

Come valuteresti servizi quali la sanità, la burocrazia e i mezzi pubblici?

Mezzi pubblici top, soprattutto in città. Per i treni della Deutsche Bahnsento sempre molte lamentele per i ritardi. Io non ho molta esperienza personale in questo senso, sicuramente però lo stato dei treni regionali tedeschi è decisamente migliore di quelli italiani. Finché ho abitato a Francoforte non ho mai avuto una macchina perché non ne avevo proprio bisogno. Qui nel paesino invece sarebbe quasi impossibile vivere senza.

Per la sanità 10 a 0 secco per l’Italia, non solo per il livello dei servizi e di quanto coperto dal Servizio Sanitario Nazionale, ma anche per l’empatia dei medici e il rapporto medico-paziente. Qui la Germania ha tutto da imparare dall’Italia. Trovo iniquo e troppo aziendalistico il sistema delle Krankenkassen (istituti per le assicurazioni sanitarie) in Germania.

Per la burocrazia che dire… alcune cose funzionano molto meglio e più efficientemente che in Italia. Fare la dichiarazione dei redditi è relativamente semplice con un sistema online accessibile a tutti. In generale però il livello della digitalizzazione, sia nel settore pubblico sia in quello privato, come pure il livello di alfabetizzazione digitale della popolazione in generale, lascia molto a desiderare e questo è uno dei grandi shock per chiunque sia abituato a considerare la Germania un Paese efficiente ed avanzato. Per fare un esempio, qui non esiste una “pec”. Anni fa ci fu un tentativo d’introdurre un servizio in questo senso, tentativo clamorosamente naufragato nell’indifferenza generale. Un vero peccato, ma anche un indice significativo dell’attenzione posta su questi temi. Bisogna assolutamente fare di più in questo senso.

Anche se pensiamo alla riluttanza da parte di ancora troppi tedeschi verso i pagamenti elettronici c’è da mettersi le mani nei capelli. L’uso ostinato del contante, la prassi di pagare il Trinkgeld (dare la mancia) e il totale disinteresse per l’emissione degli scontrini sono tra le cause principali dei miei mal di pancia qui in Germania. Non è un caso che la Germania sia uno dei Paesi principe per il riciclaggio di denaro, sarebbe bene fare più informazione tra la popolazione tedesca in questo senso e prendere i provvedimenti legislativi necessari per arginare questo cancro.

È facile, per un italiano, trovare lavoro o avviare un’impresa a Francoforte?

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C’è molta sete di manodopera e per chi volesse fare un percorso simile al mio (ossia migliorare la lingua facendo parallelamente un lavoro, ad esempio nella gastronomia) ci sarebbero ancora le stesse opportunità rispetto a otto anni fa. Meccanici, elettricisti, tecnici specializzati sono ricercatissimi e ben pagati. È necessario però fare molta attenzione perché molti imprenditori sono purtroppo disonesti e gli italiani alla ventura sono tra le loro prede predilette. Siate sempre consapevoli dei vostri diritti. Lavorare in Germania non è come lavorare in Italia (questo sì è decisamente un punto a favore per la Germania) e i lavoratori sono sempre molto tutelati. Diffidate quindi da chi promette mari e monti senza uno straccio di contratto. Non accettate condizioni di sfruttamento. Munitevi da subito di un contratto Rechtschutzversicherung (assicurazione legale), almeno per i temi lavorativi (Arbeit). È un piccolo investimento che può fare davvero la differenza in caso di situazioni spiacevoli. In Germania le Rechtschutzversicherungen sono molto importanti, come altri tipi di assicurazione che quasi tutti hanno. È bene informarsi attentamente e valutare di sottoscrivere almeno le assicurazioni principali (responsabilità conto terzi, spese legali, infortuni, spese dentistiche).

Avviare un’attività è molto più semplice che in Italia, oltretutto si può contare sul supporto della ITKAM (Italienische Handelskammer für Deutschland – Camera di Commercio Italiana per la Germania). In città importanti come Francoforte è possibile cavarsela anche solo con la lingua inglese, soprattutto in certi settori.

Com’è, invece, la situazione affitti? È facile trovare alloggio e quali sono i prezzi medi?

La situazione affitti a Francoforte è terribile. È difficile trovare alloggio anche perché Francoforte, tra le altre cose, è città universitaria. Il prezzo medio a metro quadro è di 18 €/m2, che aumenta per i monolocali intorno ai 25 €/m2. Un appartamento più ampio potrebbe far lievitare significativamente i costi accessori e di riscaldamento, soprattutto in edifici molto vecchi e con soffitti molto alti. Una sistemazione fuori città potrebbe essere la giusta alternativa. Come dicevo, tutto dipende anche dagli orari di lavoro e dal luogo dove si lavora. In paesi piccoli come quello dove sono ora la situazione non è decisamente paragonabile, sia in termini di prezzi sia di disponibilità di sistemazioni. Vivere qui, però, non è come vivere in una grande città, dove si ha tutto più o meno a portata di mano.

Cosa si fa a Francoforte per divertirsi e cosa, invece, in ambito artistico e culturale? E nei piccoli paesi come quello dove vivi ora?

A Francoforte ci sono locali notturni e ogni sorta di musei e associazioni culturali. È facile trovare altre persone della propria nazionalità, qualunque essa sia. C’è anche molto verde, con parchi e percorsi anche intorno alla città. Il Meno è il fiume che attraversa Francoforte e sulle sue rive si svolgono diverse manifestazioni durante il corso dell’anno ed è possibile passeggiare e fare sport. Qui nella Odenwald c’è molto associazionismo, soprattutto in ambito sportivo. L’offerta culturale è più carente, ma le persone sono molto amichevoli. Un grande ostacolo resta il dialetto locale, veramente difficile da imparare, anche perché non esistono corsi ad hoc in questo senso…

Ci sono degli aspetti della vita in città o in campagna che non sei ancora riuscita ad abbracciare del tutto?

In città si hanno molte più offerte in ambito culturale e formativo. Qui in Germania esistono l’equivalente delle “Università della Terza Età” italiane. Si chiamano Volkshochschule e offrono opportunità di formazione a prezzi popolari per tutti gli ambiti e tutte le fasce d’età. Chiaramente l’offerta formativa in città come Francoforte non è minimamente paragonabile a quella di zone come quella dove vivo ora… nonostante questo, qui in Odenwald ho frequentato un corso di francese e uno di caricatura. Per contro, nelle grandi città è più difficile allacciare rapporti con i vicini, si è più anonimi e paradossalmente più “isolati”. In una grande città poi non c’è quasi pace, con traffico più o meno a tutte le ore. Qui nel paesino ogni tanto passa un trattore, ogni tanto ragliano gli asini… per il resto è tutto molto tranquillo, tranne in occasioni particolari come il Carnevale (Fastnacht), San Silvestro o Halloween. Insomma, potrebbe essere difficile in futuro tornare a riuscire a dormire in una grande città! 😊

Cosa pensi di aver imparato finora vivendo lì?

Certamente che essere una grande potenza economica non significa necessariamente essere i primi della classe in tutti i campi… In positivo ho imparato che un ambiente di lavoro dove le donne sono veramente alla pari rispetto agli uomini è davvero possibile. Mi riferisco in particolare alla brutta abitudine italiana di fare continuamente battutine sulle donne, anche in presenza delle stesse. Le battutine sui gay sono anch’esse un brutto ricordo del passato, da quando vivo in Germania. In Italia a volte la mancanza di rispetto di base è veramente anacronistica. E basta! Questa cosa del rispetto si nota anche sulle strade: qui non vige la regola del più prepotente, c’è più attenzione e sensibilità per le categorie più deboli, che siano pedoni, ciclisti o altro. Indipendentemente dalla cilindrata del proprio mezzo.

Progetti futuri?

Quest’anno chiederò la cittadinanza tedesca, senza però rinunciare a quella italiana. Non mi è strettamente necessaria per vivere qui, ma mi sembra il giusto completamento per il mio processo d’integrazione. Oltretutto lo vedo anche come un segno di riconoscenza. In fondo la Germania mi ha dato da mangiare molto più dell’Italia, per usare un eufemismo. L’Italia resta comunque parte della mia identità e continuerò a dispiacermi per tutte le cose che lì non funzionano e che dovrebbero andare diversamente, cercando nel mio piccolo e da lontano di fare il possibile per migliorarle. Se avessi dovuto rinunciare alla cittadinanza italiana probabilmente non avrei pensato di acquisire quella tedesca, ma potendo mantenere entrambe si tratta per me di un passo quasi doveroso.

Non so se vivrò per sempre in Germania, mi piacerebbe magari fare un periodo anche in Austria, altro Paese che amo molto. Magari in Carinzia. Nell’azienda dove lavoro sarebbe possibile chiedere di essere assegnati a progetti in altri Paesi. Oppure ci sarà qualche colpo di scena nella mia vita privata e tra qualche anno mi troverete in qualche angolo del mondo, chissà … 😊

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