Giulia Spagni: la mia nuova vita in Canada

Di Enza Petruzziello

Da Firenze a Vancouver, per vivere un’esperienza di vita e di lavoro oltreoceano. Lei è Giulia Spagni, 32enne fiorentina, che dal gennaio 2017 vive in Canada.

Laureata in Scienze della Comunicazione, e in Italia producer per un’azienda di produzione di spot pubblicitari, Vancouver per lei rappresentava una buona soluzione. Qui, dopo un paio di mesi dal suo arrivo, trova lavoro in un settore affine al suo. Nei tre anni trascorsi in Canada capisce che le possibilità di realizzare i propri progetti sono molto più tangibili che in Italia, e questo la stimola ogni giorno a continuare a inseguire i suoi sogni.

Come molti altri expat italiani a Vancouver apprezza la vita in Canada, anche se a volte la distanza da casa si fa sentire. Ecco che cosa ci ha raccontato.

Giulia Spagni: la mia nuova vita in Canada

Giulia che cosa ti ha spinto 3 anni fa a lasciare l’Italia insieme al tuo compagno? Che cosa esattamente non ti soddisfaceva più della tua vita a Firenze?

«Tre anni fa, quando ho deciso di lasciare l’Italia, ero alla ricerca di un’esperienza di vita diversa. Avevo già vissuto a Londra 3 anni e volevo tentare la carta oltreoceano».

Nel 2017 inizia la tua svolta, il tuo cambio vita. Fai le valigie e parti per il Canada, destinazione Vancouver. Come mai la scelta è ricaduta su questa città? Già conoscevi il Canada o sei partita all’avventura?

«Quando ho deciso di partire, lavoravo ancora in un’agenzia pubblicitaria a Firenze. Avevo alcuni clienti americani con cui sono tutt’ora in contatto, a cui chiesi un consiglio lavorativo prima di partire, essendo la destinazione più vicina alle loro conoscenze in ambito professionale che alle mie. Mi consigliarono Vancouver dicendomi che la film/media industry era molto in fermento nella West Coast, e il clima decisamente migliore rispetto alla East Coast, impraticabile diciamo per almeno 5 mesi l’anno, per noi Europei che la neve la vediamo se ci va bene una volta l’anno».

Come sono stati gli inizi qui? Penso all’accoglienza della popolazione, alla ricerca di una casa, alla parte burocratica e pratica del tuo trasferimento.

«Non nego che partire in due sia stato più semplice rispetto ad affrontare tutto da sola. Ma rimane il fatto che le prime volte che ti approcci ad un ambiente nuovo sei comunque sempre solo anche se sei in “compagnia”. Le sfide lavorative e di comprensione di un modo di vivere diverso sono innegabili esperienze che rimangono impresse e aiutano incredibilmente ad affrontare con un altro spirito altre sfide.

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A Vancouver sono molto accoglienti devo dire, anche se scopri con il tempo che questa accoglienza assume un carattere di falsità, ma senza alcuna cattiveria. È semplicemente un loro modo di essere, che dopo 3 anni inizi a capire. All’inizio può risultare difficile da accettare per noi europei. Burocraticamente i procedimenti sono più snelli rispetto all’Italia, anche se non mancano contraddizioni di forma, alcune “grey areas” che loro stessi ammettono di possedere all’interno delle loro procedure. La ricerca di una casa? L’impresa più difficile in cui mi sia mai imbattuta. Ho trovato decine di lavori prima di trovare una casa decente. Il rapporto qualità/prezzo purtroppo lascia a desiderare».

Giulia Spagni: la mia nuova vita in Canada

Per i visti e i permessi di soggiorno in Canada vigono leggi piuttosto severe. Quali sono i passaggi da seguire per trasferirsi? A te come è andata?

«Da questo punto di vista sono organizzati in maniera molto severa e diciamo che il sistema funziona. Io sono emigrata il primo anno con un visto chiamato IEC (International Experience Canada), all’epoca, 2017, comprendeva 6 mesi di visto lavorativo e 6 mesi di visto turistico. Adesso credo se non erro, che attraverso l’accordo economico e commerciale CETA che lega Canada ed Unione Europea, oltre ad agevolazioni economiche su importazione/esportazione ed altre tematiche, il visto per gli italiani sia stato allungato alla durata totale di 1 anno lavorativo».

Vancouver è sempre in cima alle classifiche dei posti dove si vive meglio al mondo. Come è vivere qui da residente?

«Ho ricevuto da poco, lo scorso agosto, la residenza canadese, e devo dire che ciò che viene detto “ti cambia la vita”, è decisamente vero. Io ho un buon lavoro nella film industry, e la qualità della vita è alta. Si vive bene. I trasporti non brillano ad essere onesti, ma la città è bella perché è possibile immergersi nella natura a meno di 30 minuti di macchina. Da laghi, mare, montagne, parchi. Ce ne è per tutti gusti. Per quanto riguarda i divertimenti, Vancouver non è paragonabile a una città europea. La night life è abbastanza blanda, ma chi decide di rimanere a vivere a Vancouver lo fa decisamente per altri motivi. Se Londra è un cratere sempre in eruzione di eventi sociali, vernissage, live music, mercati e molto altro, Vancouver delizia principalmente in estate quando sbocciano festival e gatherings delle più svariate nature in diversi quartieri della città. Vancouver è una gemma da scoprire con il tempo direi».

Hai notato differenze con l’Italia e in particolare con Firenze?

«Cibo, vita mondana, piazze!!!! Mi mancano le piazza e i baretti (con una r sola in toscano), quelli da aperitivo sì. Tutti noi italiani all’estero sogniamo le stesse cose alla fine».

Di che cosa ti occupi a Vancouver?

«Lavoro nella film industry, in una azienda che si occupa di organizzare backstage con attori e grandi produzioni cinematrografiche».

Giulia Spagni vancouver canada

Dal punto di vista lavorativo, penso a quanti come te vogliano trasferirsi in cerca di opportunità occupazionali, come è la situazione attuale a Vancouver e in generale in Canada?

«Prima del Covid, la situazione lavorativa qui a Vancouver era molto buona. Il Canada rappresentava un po’ il paese delle meraviglie da questo punto di vista. Se hai voglia qui lo spazio c’è per farti strada in tanti campi, e tirare su anche idee imprenditoriali. Il terreno, almeno prima del Covid purtroppo, era fertile. Io sono sempre ottimista, e vedo che anche adesso c’è una spinta nuova, forse uno stimolo finalmente a fare meglio di come stavamo facendo».

Inevitabile una domanda sulla terribile pandemia dovuta al Covid-19 che ha colpito tutto il mondo, determinando il blocco delle frontiere. Com’è la situazione attuale in Canada e tu come hai vissuto gli ultimi mesi?

«I miei ultimi mesi sono stati decisamente insoliti. A marzo sono tornata in Italia, perché ovviamente la pandemia aveva interrotto tutto l’ingranaggio e onestamente non sapevo cosa aspettarmi. Ho deciso che in un momento storico così particolare avrei voluto essere vicino alla mia famiglia in Italia, e non ci ho pensato un attimo, letteralmente ho impiegato 6 giorni tra trasloco e saltare su un volo direzione Roma. Ho vissuto la pandemia nella mia casa in campagna in Toscana, vicino alla mia famiglia, la decisione più bella che abbia mai preso in così poco tempo, certe cose non hanno tempo per indugi. Ho riscoperto un modo di vivere slow e consapevole, qualcosa a cui la frenesia non ci abitua e altresì ci sottrae, nella natura, ho tirato su un orto, e ho scoperto me stessa».

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Torniamo al Canada, da sempre è una meta per gli expat italiani. In tutto il paese se ne contano ben 140mila. Di questi 14mila a Vancouver, dove c’è anche la famosa zona di Little Italy. Come sono (se ci sono) i legami con gli altri expat italiani?

«Ironia della sorte mi sono trasferita da poco nel rinomato quartiere della Little Italy. I legami in questa città purtroppo si fa un po’ fatica a stringerli, però gli italiani sono sempre italiani, soprattutto all’estero. Quelli che ho incontrato sono sempre piacevoli compagnie da contattare, alcuni di loro rappresentano la mia cerchia di amici più stretta».

A chi consiglieresti Vancouver per un trasferimento e un cambio di vita?

«A chi ha belle idee ma ha paura di crederci».

In che modo è cambiata la tua vita da quando hai lasciato l’Italia?

«Beh, da quando ho lasciato l’Italia ho preso delle decisioni che mi hanno resa adulta. È difficile lasciare la comfort zone nonostante si sia mossi da impulsi esplorativi e avventurieri. Quando lo fai devi essere disposto ad abbracciare tutto quello che può arrivare. La paura assume dei toni diversi, non è più ciò che ti frena ma ti allena a stare al passo con quello che succede. Riesci a gestirla bilanciandone gli alti e bassi. Ci vuole tanto lavoro per arrivarci, ma è un processo che inevitabilmente ti segna e ti aiuta a crescere».

Hai dei sogni nel cassetto e progetti per il futuro?

«Sì, però sono scaramantica, non li dico mai ad alta voce. Uno posso rivelarvelo: sogno di fare un viaggio Coast to Coast con il mio futuro cane, Ziggy. Per il resto sono diventata abbastanza abile nel realizzare i miei progetti e sogni, quindi se fate un salto sui miei social e mi seguite magari ne scoprite un altro paio in più!».

Per contattare Giulia ecco i suoi recapiti:

Mail: giulia.spagni@gmail.com

Instagram: applejul & giulia.spagni

Sito web: https://cambiamente.wordpress.com/.