Federica ricomincia da Londra
A cura di Maricla Pannocchia
Federica è una sognatrice, una di quelle che, nel suo paesino toscano, si è sempre sentita come un pesce fuor d’acqua. Ed ecco che, appena un paio di giorni prima dell’entrata in vigore della Brexit nel Regno Unito, le si è presentata un’occasione di lavoro a Londra. Federica ha raccolto il coraggio a due mani ed è partita.
Adesso chiama “casa” questa città così adrenalinica, multiculturale ma anche complessa. L’intero Paese, dall’avvio della Brexit a oggi, non è più il luogo da raggiungere con un semplice volo low cost dall’Italia per provare a vivere la vita dei propri sogni. Tuttavia, Federica, che abita in Inghilterra da 2 anni e ha già il pre settled status, dà dei consigli ad altri italiani che sognano di ricominciare, come lei, da Londra.
Ciao Federica. Raccontaci qualcosa di te: chi sei, da dove vieni…
Mi chiamo Federica, ho 34 anni e sono nata in un paesino toscano con pochi sbocchi, abitato da persone con le vedute ristrette. Ho una sorella maggiore con la quale sono in piena sintonia ma crescendo mi sono resa conto di essere molto diversa dalla massa. Non ho mai rispettato le classiche tappe della vita (lavoro fisso, matrimonio, figli…). Ho numerose passioni come scrivere, viaggiare, i bambini… cerco sempre di evolvere e di conoscermi meglio, nonostante non sia una delle cose più facili da fare.
Cosa ti ha spinta a lasciare l’Italia per vivere a Londra?
La voglia di stare con me stessa, di vivere in un Paese nuovo e di migliorare l’inglese. Quando ho preso questa decisione eravamo tutti nel pieno della pandemia da Covid-19, quindi non era il periodo migliore per trasferirsi. Quando ho deciso di partire era dicembre 2020, che corrispondeva all’avvio della Brexit nel Regno Unito. Mi sono ritrovata davanti al compiere una scelta importante: trasferirmi nonostante i vari lockdown e tentare di raggiungere Londra prima che la Brexit diventasse una realtà o rimanere in Italia sapendo di dover dire addio per sempre a una vita a Londra. Il bisogno di cambiare, di crescere, di esplorare è stato più forte di tutto. Sono sempre stata una persona in movimento, con tante idee e tanti progetti e volevo aprire la mente staccandomi dalle persone del mio paesino d’origine. Avevo già vissuto a Londra per un anno quando avevo poco più di 20 anni e in più conosco molto bene l’inglese quindi ho deciso di buttarmi a capofitto in quella che si prospettava come un’avventura. Sono partita convinta che sarei rimasta a Londra per un paio di mesi al massimo. Adesso sono passati 2 anni e sono ancora qui!
Un tempo non molto lontano tanti italiani “in cerca di fortuna” potevano semplicemente salire su un aereo e cercare di ricostruirsi una vita nella capitale inglese. Adesso le cose non sono più così semplici. Vivendo a Londra da 2 anni e avendoci già vissuto per 1 anno circa un decennio fa, noti delle differenze nel numero d’italiani che ci sono nella capitale inglese e nel loro stile di vita?
✔ Come si vive e quanto costa vivere a Londra? Ve lo raccontiamo nella nostra guida! ✔
In questi 2 anni ho conosciuto molti italiani un po’ ovunque qui a Londra però molti di loro poi hanno deciso di tornare indietro. Chi è rimasto, invece, spesso deve rimboccarsi le maniche. Gli italiani che conosco qua a Londra in generale hanno una mentalità diversa da quella della maggior parte delle persone che risiede in Italia. Penso che tutti noi italiani emigrati a Londra portiamo nel cuore la nostra nazione ma questa città è una giostra che ti cattura e che non ti lascia più andare. È come essere risucchiati da un vortice di emozioni, esperienze, lavoro e possibilità. Ecco che, vivendo qua, cambiamo e diventiamo persone diverse rispetto a quelle che eravamo in Italia. Recentemente sono dovuta tornare in Italia per qualche giorno ed è stato come ricevere un pugno in faccia. L’Italia è ancora ferma sotto molti aspetti. La sento ancora “mia” e provo la necessità di tornarci di tanto in tanto per rivedere i miei cari e anche, perché no?, per mangiare del buon cibo italiano ma penso che non tornerò mai a viverci in pianta stabile. Una volta in cui ti trasferisci a Londra ti rendi conto che sei in una città straordinaria (anche se non perfetta) e, personalmente, non riuscirei a lasciarla e a tornare, in un certo senso, indietro.
Com’è la tua vita quotidiana a Londra?
Lavoro qua come nanny, ovvero come tata, quindi ogni giornata è diversa. Sin da quando mi sveglio al mattino ho numerose attività programmate per i bambini di cui mi occupo. Nonostante segua diversi bambini, mi occupo principalmente di uno di circa 2 anni e abito in casa con lui e i genitori (madre italiana, padre inglese). Mi piace moltissimo questo lavoro perché mi permette d’immergermi nella vita inglese attraverso le attività con i più piccoli. Mi è capitato, per esempio, di andare a visitare un museo con delle famiglie inglesi, di parlare con altre tate e di dover risolvere in fretta dei problemi contando solo su me stessa. Ho anche dei momenti da dedicare a me stessa, generalmente dopo pranzo, quando il bambino di cui mi occupo primariamente dorme. E poi ricomincio con le attività! Nel week-end però non lavoro e quindi posso fare quello che preferisco. A volte scelgo di rimanere a casa e rilassarmi mentre altre volte vedo degli amici, programmo qualche viaggio fuori città o vado a visitare qualche luogo turistico.
Come sei stata accolta dagli inglesi?
Molto bene. Sono entrata in contatto con vari inglesi grazie al papà del bambino di cui mi occupo, che è nato e cresciuto in Inghilterra, e subito tutti quelli che ho conosciuto mi hanno accolta a braccia aperte. Anche quando accompagno i bambini che seguo alle varie attività incontro sempre persone gentili, che mi fanno sentire benvoluta. Penso che il fatto che rompiamo il ghiaccio parlando dei bambini possa esserci d’aiuto per socializzare anche fra noi. Adoro conoscere persone nuove e saperne di più sulle altre culture. Londra è notoriamente una città multiculturale e questo mi piace molto. Frequento anche persone italiane e questo mi piace perché ci ritroviamo davanti a un piatto di pasta a ridere e parlare!
Quali sono le esperienze più belle che hai vissuto finora?
Più che parlare di esperienze, dovrei raccontare degli stati d’animo che provo da quando sono arrivata. Come ho accennato prima, qui tutti mi hanno fatto sentire benvoluta sin da subito e quindi mi sento bene. Tra i miei hobbies ci sono la recitazione e la danza e quindi ho frequentato qualche corso di queste discipline e posso dire che quei momenti sono stati fra i più belli qua a Londra! Del resto, non per niente la capitale inglese è una delle città più importanti al mondo quando si tratta di arti performative.
Londra è una città che ti dà la sensazione di avere il mondo sull’uscio della porta di casa. Ogni tanto mi piace soffermarmi a guardare verso l’orizzonte, sapendo di poter andare a cena in un ristorante giapponese, coreano o cinese, di poter fare amicizia con persone provenienti da tutto il mondo e di vivere esperienze che mi faranno evolvere come persona. Fra queste, ricordo con piacere un progetto che mi ha permesso di entrare in contatto con una rifugiata siriana che ora vive a Londra ma, allo stesso modo, ricordo con gioia le uscite di notte con un gruppo misto d’italiani e d’inglesi. Ci siamo divertiti molto, non c’erano barriere ed è stato bellissimo! Ormai non mi sento più una turista e, anche se ogni tanto provo ancora quel brivido di adrenalina e anticipazione che avevo regolarmente durante i primi giorni della mia vita qui, in generale mi sento come un’inglese.
E quali, invece, le difficoltà che hai dovuto affrontare? Come le hai superate?
Come capita a tutti quelli che vivono all’estero per molto tempo, anche a me è successo che la nostalgia di casa ogni tanto si sia fatta sentire. Questo è accaduto soprattutto nel primo periodo dopo il trasferimento perché, se è vero che da un lato tutto è nuovo ed entusiasmante, dall’altro lato, nel mio caso, non ho potuto godermi del tutto queste emozioni positive perché sono arrivata qui quando c’era ancora il lockdown per via della pandemia da Covid-19. Ecco che mi sono ritrovata in un Paese straniero, con persone che non conoscevo, senza i miei comforts e nel bel mezzo di un lockdown! Nonostante le difficoltà non tornerei mai indietro perché penso che uscire dalla propria zona di comfort sia molto importante. I momenti più difficili ormai sono passati, anche se ogni tanto mi capita ancora di avere delle “giornate no”. Quando succede mi concentro su me stessa e su ciò che mi piace fare usando anche la tecnologia per rimanere in contatto con le persone che amo e che vivono lontano da Londra.
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Com’è il sistema sanitario nazionale inglese per gli italiani che vivono nel Paese?
Purtroppo non ho avuto una bella esperienza con il sistema sanitario nazionale inglese. Qualche tempo fa ho notato di avere una macchia sulla pelle che ho reputato “anomala” e allora mi sono messa a cercare un dermatologo per prenotare una visita. Ecco che ho scoperto che qua nel Regno Unito, per avere accesso a un professionista, devi essere quasi in punto di morte! Forse sono drammatica però la trafila per risolvere un problema comunque non complesso è stata molto lunga e ci sono ancora dentro. Tutto è cominciato con il dover fare una telefonata al medico di famiglia (mi sono registrata e adesso ne ho uno inglese) che mi ha parlato però non mi ha visitata ma mi ha chiesto di mandargli delle foto della macchia sospetta. Io l’ho fatto ma i tempi per ricevere una risposta sono estremamente lunghi tanto che, anche se non navigo certo nell’oro, mi sono dovuta rivolgere a una clinica a pagamento. Il costo della visita era tutt’altro che economico però ho fatto bene ad andare perché mi è stato detto che quella macchia è un tumore alla pelle (per fortuna non invasivo) e che c’è necessità di rimuoverlo. A quel punto, il personale della clinica mi ha spiegato che il medico di famiglia mi avrebbe indirizzata da un dermatologo. Ho fatto la richiesta, come mi hanno detto e, dopo diverse settimane di attesa, sono stata visitata dal dermatologo che ha dichiarato che la macchia non è un cancro della pelle benigno ma una lesione infiammata. A quel punto, non sapendo a chi dei due credere, sono tornata in Italia per qualche giorno e ne ho approfittato per farmi visitare da un dermatologo italiano che ha confermato la diagnosi di cancro alla pelle benigno. Tornata a Londra ho dovuto chiamare nuovamente il medico di base e spiegargli il tutto. L’attesa, però, non era ancora finita. Ho dovuto aspettare qualche altra settimana per essere indirizzata da un altro dermatologo inglese che ha confermato la diagnosi e adesso sono in attesa di fare la biopsia per poi rimuovere il tumore benigno interessato. Ho raccontato tutto questo perché magari altre persone non avrebbero insistito così tanto e, se fosse stato un cancro maligno, tutte queste perdite di tempo avrebbero potuto compromettere il successo delle terapie. Questo dimostra anche come non esista il Paese “perfetto”, tuttavia cerco di fare il possibile per godere al massimo degli aspetti positivi di questa nazione.
Hai avuto modo di visitare anche altri luoghi del Regno Unito?
Sì! Sono stata varie volte a Watford e più recentemente a Oxford e a Edimburgo. Consiglio a chiunque di visitare queste due città. Oxford è perfetta per una gita giornaliera fuori Londra, anche se chi ha qualche giorno in più può pernottare lì e godersela al massimo. La città in sé non è molto grande ma a me è piaciuta. Ci sono tanti posti da vedere e visitare come le università, il centro storico, i giardini, il museo Ashmoleano…
Consiglio di visitare anche Edimburgo. Io ci sono stata per 4 giorni e, oltre a visitare la città, ho colto l’occasione di provare ad avvistare Nessie durante un tour che includeva Loch Ness e le Highlands, dei posti che mi hanno lasciata senza fiato! A breve andrò a Dublino e conto di visitare presto anche Bath, Cambridge e diverse città del Galles.
Che consigli daresti a chi vuole visitare Londra?
Il mio consiglio è quello di alloggiare in centro o, comunque, molto vicino. È vero che i prezzi possono essere piuttosto alti ma prenotando con un certo anticipo è possibile trovare alloggi a un costo accettabile. Il lato positivo è che, così facendo, sarà possibile risparmiare sui mezzi pubblici. In molti qui usiamo la Oyster Card ma è possibile anche pagare direttamente sul mezzo usando la carta di credito. Un altro suggerimento che mi sento di dare è quello di pianificare un itinerario ma di non seguirlo alla lettera e di lasciare del tempo per girare “a caso”, perché perdersi a Londra può rivelarsi un’esperienza davvero elettrizzante!
E quali suggerimenti hai, invece, per gli italiani che vorrebbero vivere per un po’, o trasferirsi in pianta stabile, lì?
Questo è un argomento che negli ultimi anni è diventato molto complicato. Io sono riuscita ad arrivare a Londra il 27 gennaio 2020, 4 giorni prima dell’inizio della Brexit. Questo significa che sono riuscita a ottenere il presettled status e, fra 5 anni, potrò richiedere il settled status ma solo a condizione che non lasci il Regno Unito per più di 6 mesi in un anno. La vita qui è molto scandita dalla Brexit. Personalmente colleziono scontrini, ricevute, lettere… tutto quanto possa dimostrare la mia presenza fisica nel Regno Unito così che, al momento della mia richiesta di settled status, essa possa essere accettata senza problemi. Per chi desidera trasferirsi qui in maniera definitiva o lavorare per un datore di lavoro britannico le cose non sono affatto semplici come un tempo. I controlli sono ferrei. Le persone possono lavorare nel Regno Unito solo se hanno uno sponsor qua, altrimenti è diventato illegale. È però ancora possibile venire nel Regno Unito come turisti, per un periodo limitato, senza poter lavorare e con la raccomandazione di avere già il biglietto di rientro per non rischiare di non essere ammessi nel Paese. Se si è sposati da un arco di tempo e uno dei due ha il settled status allora è possibile fare domanda per ricongiungimento familiare e lo stesso se vogliamo portare a Londra i nostri genitori (dimostrando che dipendono da noi dal punto di vista economico). Sfortunatamente però non possiamo far vivere e lavorare qui fratelli o sorelle maggiorenni o altri membri della famiglia.
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È vero che il Regno Unito potrebbe introdurre un sistema simile all’ESTA in vigore negli Stati Uniti, per controllare ancora di più le persone che vorranno entrarvi, anche solo per turismo?
Sì, è vero. Non è ancora deciso ma se ne parla molto e pare che il governo stia pensando d’introdurre l’ETA (electronic travel authorization) per le persone che, al momento, non hanno bisogno del visto per entrare nel Regno Unito. I viaggiatori provenienti dall’Italia, quindi, potranno comunque venire in vacanza nel Regno Unito ma solo per un arco di tempo limitato. Il governo, tuttavia, terrà gli occhi puntati su ogni persona che vorrà entrare. Nel caso in cui ci sia qualcosa di sospetto nella storia di una persona, per esempio continui viaggi per brevi periodi nel Regno Unito, magari per cercare lavoro mentre si è lì, è possibile che a quest’individuo venga negato l’ingresso nel Paese. Questo è quello che io so al momento, poi dovremo aspettare e vedere come evolveranno le cose.
Londra ti ha insegnato…
A mettermi in gioco e a fare esperienze che mai avevo fatto in Italia. Vivere all’estero significa dover crescere, dover contare prevalentemente su noi stessi, prendere scelte ogni giorno sapendo di non avere la famiglia a due passi. Londra mi ha insegnato ancora di più a celebrare l’individualità di ognuno. Le cose che mi colpiscono di più qui a Londra sono quelle apparentemente banali come accendere la TV e vedere un presentatore di colore o una presentatrice in carne, cosa che in Italia non succede (quantomeno non con questa scioltezza).
Viaggiare per te è…
Crescere, conoscere meglio me stessa e ampliare la mente. Il mio sogno è di visitare l’India e sto pianificando un itinerario che mi permetta di esplorare il Paese secondo le mie corde. Sento che l’India mi chiama da anni, anche se non saprei dirne il motivo, ma so che non posso più ignorare questa sensazione.
La tua filosofia di vita…
È, semplicemente, vivere. Penso che non bisogna avere paura di sbagliare e che dobbiamo ricordarci che, anche se cadiamo, possiamo rialzarci. Penso che ognuno di noi sia in costante evoluzione e, personalmente, proprio in questo periodo mi trovo davanti a un cambiamento interno che sicuramente mi porterà a imboccare altre strade, senza fermarmi mai e ricordandomi che la vita è un dono. Concludo con questa frase molto conosciuta che però, secondo me, racchiude delle verità: “Ieri è storia, domani è un mistero, oggi è un dono di Dio, per questo si chiama presente” (rende meglio, per il gioco di parole, in inglese, quindi ve la scrivo anche così: “Yesterday is history, tomorrow is a mystery, today is a gift of God, which is why we call it the present.”)