Lavorare come ingegnere all’estero

Sono ormai cinque anni che Alessandro ha lasciato l’Italia per trasferirsi e lavorare all’estero. Russia, Repubblica Ceca, Canada e Olanda, dove risiede stabilmente dal 2016, sono i Paesi in cui ha vissuto.

Il suo lavoro di ingegnere petrolifero, infatti, gli ha offerto il privilegio di vivere in posti molto diversi tra loro e gli permette di lavorare con persone provenienti da ogni parte del mondo: “L’aver vissuto in diversi Paesi è sicuramente un grande dono che la vita mi ha fatto, una grande opportunità di crescita sia personale che professionale nonchè un’intensa e continua emozione.

Ogni Paese ti presenta nuove sfide che ti mettono sempre alla prova e questo ti rende sempre piú consapevole del fatto che tutto dipende da te”.

Alessandro, vivi ormai da 5 anni all’estero, come e in cosa sei cambiato in tutto questo periodo?

Ovviamente vivere all’estero ti cambia sensibilmente in tantissimi aspetti, il primo e forse il più importante è che impari a conoscere te stesso. Per quanto possa sembrare strano, una persona non sa realmente chi è fino a quando non si trova al di fuori della propria “Comfort Zone”. Vivere in un Paese straniero ti mette di fronte a sfide e ostacoli che non hai mai affrontato prima e per superarli non puoi contare su nient’altro se non sulle tue sole forze.

Ho lasciato l’Italia ad aprile del 2012 trasferendomi a Mosca, il primo periodo è stato sicuramente il più duro per moltissime ragioni (lingua, clima, burocrazia, mentalità, ecc.).

Arriva per tutti un momento in cui non ce la si fa piú, le sfide sembrano soffocare e gli ostacoli da affrontare sembrano insormontabili, a quel punto ci si ritrova di fronte ad una scelta: arrendersi oppure andare avanti. Io ho scelto di andare avanti ed é stato esattamente dopo quella decisione che tutto è cambiato, ho trovato la forza e la costanza per risolvere i vari problemi e ne ha beneficiato anche la crescita personale e professionale.

E’ stata un’incredibile esperienza che giorno dopo giorno mi ha arricchito come persona.

Ogni Paese ti presenta nuove sfide che ti mettono sempre alla prova e questo ti rende sempre piú consapevole del fatto che tutto dipende da te. O

gni persona è artefice del proprio “destino” e del proprio “futuro”. Le persone che siamo oggi sono il risultato delle scelte che abbiamo preso in passato, per analogia le persone che saremo in futuro non saranno altro che il risultato di ció che noi sceglieremo di fare oggi; la condizione di avere sempre sfide ad attenderti “dietro l’angolo” ti dà la consapevolezza che tutto sia possibile e che non bisogna avere paura di prendere decisioni coraggiose.

Il tuo lavoro di ingegnere petrolifero ti porta a viaggiare spesso. Questo per te è un limite o un vantaggio?

Lo considero sicuramente un vantaggio, almeno per il momento. Ho iniziato a lavorare all’estero subito dopo essermi laureato e, non avendo moglie e figli, sono molto flessibile negli spostamenti, l’unica persona a cui devo rendere conto sono io. Ovviamente frequenti spostamenti risultano piú gravosi quando si ha una famiglia.

L’aver vissuto in diversi Paesi è sicuramente un grande dono che la vita mi ha fatto, una grande opportunità di crescita sia personale che professionale nonchè un’intensa e continua emozione.

Qual è l’aspetto più bello del tuo lavoro? E quello che ti piace meno?

L’aspetto che mi piace di più è sicuramente la possibilità di lavorare con persone provenienti da ogni parte del mondo e il privilegio di avere tante trasferte (in genere ben retribuite) in posti molto diversi tra loro nei quali altrimenti, molto probabilmente, non avrei l’opportunità di vivere.

L’aspetto che mi piace di meno, molto specifico del settore petrolifero, è che le aziende che lavorano in questo settore sono quasi sempre molto conservatrici, poco aperte a nuove idee ed innovazioni.

Il settore petrolifero esiste da tantissimo tempo, perciò i processi e le procedure sono ormai standardizzati e quindi la mentalità manageriale è molto statica e poco propensa al cambiamento.

Da febbraio del 2016 lavori stabilmente in Olanda. Cosa puoi raccontarci del sistema lavorativo olandese?

É un discorso in continua evoluzione e che riguarda diversi argomenti. In generale posso dire che l’Olanda è un ottimo Paese per quanto riguarda l’equilibrio lavoro-vita privata, tante aziende hanno orari flessibili, nella mia azienda per esempio si può entrare tra le 7.00 e le 9.00 e si può uscire tra le 15.30 e le 20.00 purché siano state svolte 8 ore lavorative, inoltre il tempo lavorato oltre le 8 ore contrattuali puó essere accantonato e usato in futuro nel caso ci sia la necessità di uscire prima.

Questo sistema è molto comune in Olanda e permette parecchia flessibilità. Inoltre qui è piuttosto comune lavorare part-time: per esigenze familiari infatti i dipendenti possono passare ad un contratto part-time in modo da avere piú tempo da dedicare alla cura della famiglia e dei figli.

Infine per gli stranieri ad alta qualifica personale esiste quello che si chiama “30% ruling”, che si traduce nell’esenzione del 30% dello stipendio lordo dalle tasse; questo si ottiene quando l’azienda dimostra di averti assunto da un altro Paese e certifica che le tue competenze sono difficilmente reperibili in Olanda. Il “30% Ruling” è la ragione principale per cui tanti stranieri lavorano qui.

Entrando più nello specifico del lavoro posso dire che il modo di lavorare qui si discosta notevolemente dal modo di lavorare italiano, gli olandesi sono molto rigidi sulle procedure e sulle responsabilità e pertanto sono molto scettici nel fare qualcosa che non sia esattamente contemplato nelle procedure oppure che non sia loro diretta responsabilità, ciò li rende estremamente poco flessibili.

Un aspetto estremamente importante riguarda la meritocrazia e la qualità del lavoro, in Italia abbiamo l’idea che i Paesi del nord siano estremamente meritocratici e che si lavori in modo molto efficiente. Io personalmente non credo che sia così.

Ho avuto modo di parlare spesso con altri italiani che vivono qui e lavorano in settori anche molto diversi tra loro e tutti noi non abbiamo avuto assolutamente la sensazione che l’Olanda sia più meritocratica e/o efficente dell’Italia.

La differenza è sostanzialmente nel fatto che gli italiani si lamentano molto della non-meritocrazia e inefficienza, mentre gli olandesi accettano questo problema e sanno conviverci senza lamentarsi troppo.

In generale ho la sensazione che gli olandesi siano un popolo molto più accomodante e passivo alle regole imposte dal governo o alle situazioni non gradevoli che possono accadere, mentre gli italiani sono molto più ribelli e lamentosi.

Dell’Olanda in generale cosa ci racconti? Quali sono i pro e i contro del viverci?

Su questo argomento si potrebbe scrivere un libro intero, l’Olanda, come tutti i Paesi, ha molti pro e contro.

Pro: lavorare (almeno nelle grandi città) in ambienti molto internazionali con persone provenienti da ogni angolo del pianeta; tanti processi possono essere gestiti in maniera elettronica (registrazione, mutuo, tasse, parcheggi, ecc.); i mutui (per chi fosse interessato a comprare casa) sono molto accessibili e ben organizzati e le banche offrono mutui sul 102% del valore degli immobili; infine aggiungo anche il potersi muovere in bicicletta molto agevolmente, praticamente ovunque si voglia.

Contro: sicuramente il clima che non è certamente dei migliori (pioggia e vento tutto l’anno); il cibo; la burocrazia; la quasi totale mancanza di spontaneità da parte degli olandesi, i quali sono in genere abituati a organizzare la loro vita con alcune settimane di anticipo e quindi sono molto restii a fare qualcosa solo per il piacere di farla; infine la difficoltà nel creare rapporti di amicizia con gli olandesi.

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A tal proposito, com’è il rapporto con i colleghi dell’azienda?

Il rapporto con i colleghi è in generale molto buono. Alcuni dei miei amici più stretti sono miei colleghi e quindi li vedo spesso anche dopo il lavoro. In generale posso comunque dire che l’ambiente lavorativo in Olanda è molto rilassato e per nulla stressante, anche per questo motivo non è difficile avere un buon rapporto con le persone con le quali lavoro.

Nella mia azienda, ci sono inoltre circa una ventina di italiani con i quali ho in generale un ottimo rapporto. In realtà i connazionali che lavorano nella mia azienda sono per la maggioranza molto più grandi di me e quindi già con famiglia, per cui solo con pochi di loro mi capita di uscire dopo il lavoro.

Per completare il discorso lavorativo che abbiamo affrontato prima, ritieni che in Olanda ci siano maggori opportunità di lavoro rispetto all’Italia?

Direi proprio di sì, almeno per quanto riguarda il personale ad alta qualifica. Qui la disoccupazione è significativamente più bassa rispetto all’Italia e l’Olanda non forma personale qualificato a sufficienza per occupare tutte le posizioni aperte ed è per questo che hanno introdotto il “30% Ruling”, di cui ho parlato prima, in questo modo possono attrarre personale specializzato proveniente da altri Paesi.

Oltre all’occupazione, anche gli stipendi sono sensibilmente più alti rispetto all’Italia, ma va detto che anche il costo della vita è nettamente piú alto.

Quindi, Olanda per tutti o per pochi? In questo caso a chi la consiglieresti?

Diciamo che un’esperienza in Olanda la consiglio sicuramente a tutti come opportunità di crescita personale e professionale, mentre se parliamo di un trasferimento a lungo termine (decine di anni o addirittura tutta la vita), l’Olanda secondo me non è per tutti.

A quelli che decidono di intraprendere una scelta di questo tipo, consiglio di essere preparati ad un Paese che non è assulatemente come ci si aspetta, dove bisogna impegnarsi a fondo per poter ottenere risultati lavorativi e dove, anche impegnandosi, non c’è nessuna garanzia di ottenerli e, ovviamente, di essere preparati al vento e alla pioggia.

Un altro consiglio che mi sento di dare è di non confrontare semplicemente uno stipendio italiano con uno stipendio olandese per giudicare quale dei due Paesi sia migliore. Come dicevo prima, il costo della vita in Olanda è molto più alto e, in aggiunta a questo, tantissimi costi sono “nascosti” e difficilmente individuabili per persone che non hanno familiarità con il sistema olandese.

Un ultimo consiglio che mi sento di dare è quello di imparare la lingua, non è strettamente necessario conoscerla per lavorare o per sopravvivere, ma offre sicuramente notevoli vantaggi sia a livello lavorativo che di vita sociale.

Per concludere, tra tutti i Paesi stranieri nei quali hai vissuto qual è stato quello che ti é piaciuto di piú? Puoi stilare una classifica personale?

Questa é una domanda molto interessante, se avessi dovuto rispondere a questa domanda quando ancora vivevo in Italia probabilmente la mia classifica sarebbe stata:

  1. Canada
  2. Olanda
  3. Russia
  4. Repubblica Ceca

Invece dovendo rispondere ora, la mia opinione è quasi diametralmente opposta, infatti la mia classifica attuale é la seguente:

  1. Russia
  2. Repubblica Ceca
  3. Canada
  4. Olanda

Questo mi ha fatto capire quante poche cose conosciamo sui Paesi stranieri e quanto sia sbagliato giudicare prima di “toccare con mano”.

La Russia è di gran lunga il Paese che mi è piaciuto di più e nel quale ho imparato di più.

In Europa occidentale sappiamo davvero poco sulla Russia, un Paese con una grande storia, tradizioni antichissime, una lingua ricchissima, un territorio sterminato e ricchissimo di risorse e paesaggi incantevoli, una vastissima letteratura che varia da grandi opere a fiabe per bambini, tantissimi film, cartoni animati e persone che, al contrario di quanto molti pensino, hanno una mentalità molto simile a quella italiana; di tutto ciò noi conosciamo soltanto una piccolissima parte ed è sicuramente un grosso peccato.

ale.sissinio@gmail.com

A cura di Nicole Cascione