Una famiglia italiana in Florida

Cristina Pellicciotti

Oggi vi vogliamo raccontare la singolare storia di Roberta e Riccardo e della loro “grande famiglia” (6 figli ed un altro presto in arrivo) recentemente trasferitasi in Florida dalle Canarie. Procediamo con ordine.

Lei padovana mentre lui catanese, Roberta e Riccardo si conoscono nella bella Verona nel 2002, dove risiedono per nove anni lavorando rispettivamente in un’azienda farmaceutica e come responsabile di un ristorante. Tante ore di lavoro, stipendi arretrati e molte, forse troppe responsabilità da sostenere, in loro cresce poco a poco la voglia di cambiare stile di vita e di poter offrire un futuro degno ai loro figli. Sí perchè -come ci svela Roberta- sin dai loro primi incontri, è presente in entrambi un sentimento poco conosciuto al giorno d’oggi, quello di formare una famiglia numerosa: inizialmente in mente hanno un numero ben preciso, sei figli. Ed effettivamente con il tempo il loro progetto prende forma: oggi infatti sono genitori di 6 splendidi bambini di 11, 10, 9, 4, 2, 1 anno ed un altro è già in cammino.

La loro prima meta dopo Verona sono le isole Canarie, Tenerife per la precisione: un’isola ben attrezzata e adatta alla famiglie, con la possibilità di vivere all’aria aperta gran parte dell’anno, nonchè molto tranquilla. Roberta però mal si adatta alla vita isolana che le va un po’ stretta e, osservando la gioventù locale, si domanda se in quel luogo remoto i suoi figli più avanti potranno studiare ed avere opportunità lavorative.

Una famiglia italiana in Florida

Così, un po’ per gioco un po’ seriamente, Roberta e Riccardo si iscrivono alla famosa lotteria delle Green Card americane, e nel marzo del 2017 ricevono la comunicazione che sono stati “ripescati”, ossia inseriti in una lista speciale a cui si attinge nel caso qualche prescelto rifiuti l’opportunità o non abbia i requisiti adatti. Si mettono subito in contatto con l’ambasciata per prepararare tutta la documentazione e poi sì, finalmente qualcuno rinuncia! Riccardo impacchetta tutte le sue cose e nel settembre dello scorso anno si trasferisce per primo in Florida dove ha già qualche contatto. Dopo qualche mese anche Roberta con i sei figli e la bellezza di diciassette valigie al seguito lo raggiunge a Fort Myers.

Roberta ci racconta la loro storia sempre con un grande sorriso stampato in viso, ci sembra senza dubbio una persona molto tranquilla e serena, di quelle che non si fanno prendere facilmente dall’ansia. “La vita con sei figli” -ammette- “è naturalmente abbastanza movimentata, ma dal secondo in poi nell’organizzazione domestica non ci sono poi così tante differenze”.

Le chiediamo quali differenze ha notato tra la Spagna e gli Stati Uniti, quali i pro ed i contro nel vivere in questi Paesi. “In Spagna” -ci dice- “ci sono numerose agevolazioni per le famiglie numerose, il costo della vita è basso e con un buon stipendio che entra mensilmente a casa la situazione economica è senza dubbio vantaggiosa. Tenerife e le Canarie in generale però, sono un “mito” da sfatare agli italiani: in realtà le oppourtunità lavorative non sono moltissime e si vive grazie a strutture familiari complesse composte da varie generazioni che si aiutano fra di loro e condividono le risorse economiche”.

“Negli USA invece” –prosegue Roberta- “ gli aiuti economici non dipendono dalla grandezza del nucleo famigliare, bensí dal reddito totale che entra in casa (non si tengono in conto eventuali rendite italiane). In generale è tutto molto grande e costoso e, a causa delle grandi distanze, servono per forza due macchine. Però per una famiglia numerosa come la nostra ci sono maggiori possibilità di crescita perchè nel mondo lavorativo viene valutato il grado di adattamento e di crescita professionale delle persone ed in questa maniera è possibile far carriera in poco tempo. Un aspetto negativo che abbiamo riscontrato è la burocrazia americana. “A noi ci è sembrato tutto molto complicato: oserei dire che in Spagna sono molto meglio organizzati”.

Roberta poi ci racconta la sua esperienza con la popolazione locale: “Trovo gli americani molto individualisti: è difficile legare e fare amicizia con loro. Durante il recente uragano che ha devastato la zona, ad esempio, i vicini al momento sono stati tutti molto disponibili poi però, finita la catastrofe, ho notato che non ti guardano più in faccia”.

Chiediamo poi come vi sono trovati come famiglia a livello scolastico: Roberta ci spiega che fino ai 4 anni è molto costoso mandare un bambino all’asilo: “dai 95 ai 125 dollari per settimana, e non sono previsti sconti per i fratelli. Dai 4 anni in poi, almeno in Florida perchè poi la siutazione cambia da Stato a Stato, nella scuola pubblica è tutto gratuito e oltre all’iscrizione vengono offerti anche libri, un laptop, il pulmino e la mensa interna che offre colazione, merenda e pranzo. C’è solo qualche spesa per il materiale scolastico. Un aspetto molto positivo che abbiamo riscontrato nell’organizzazione scolastica locale è la presenza di maestre d’appoggio per i bambini che non parlano inglese, anche se i miei figli più grandi conoscendo già lo spagnolo hanno avuto facilità nel comunicare coi loro compagni, la maggioranza dei quali di origine sudamericana”.

Le chiediamo infine se tornerebbero in Italia. “Certo, in vacanza!” sorride Roberta. “La mia impressione è che nel nostro Paese tutti si lamentino ma nessuno cerchi veramente di cambiare le cose. La mia esperienza all’estero mi ha dimostrato che ovunque ci sono problemi e difficoltà da affrontare, ma è l’atteggiamento delle persone a cambiare la realtà”.

Da questa chiacchierata con Roberta ci salutiamo come alleggeriti e rasserenati: storie di cambiamento ce ne sono tante, ma avere la forza e la tranquillità di realizzarlo insieme ad una famiglia numerosa non è da tutti.