La Storia di Vito Montesano, Nomade Digitale

A cura di Maricla Pannocchia

Sempre più giovani, e non solo, lasciano il lavoro tradizionale per lavorare da remoto, fattore che permette loro di viaggiare in giro per il mondo. Vito, originario di un paesino in provincia di Matera, ha lavorato per anni in diverse aziende, vivendo anche all’estero, e adesso si dedica alla scrittura, alla creazione di contenuti e ai viaggi.

“Faccio esperienze di nomadismo digitale, anche in Italia, dalla durata minima di 1 mese e massima di qualche mese”, racconta l’uomo, “So che non sono un nomade digitale esperto ma, a chi vorrebbe tentare questa strada, dico di buttarsi, magari facendo una prova di qualche settimana.”

Vito ricorda quanto sia importante formarsi perché i nomadi digitali svolgono delle professioni, e quindi, come accade in qualsiasi altro ambito, è necessario lavorare sulle proprie competenze, “Per questo motivo, ovvero perché in quanto nomade digitale lavoro per gran parte della settimana, penso di dover rimanere nel nuovo posto per almeno un mese, dato che posso contare sulle pause pranzo e i week-ends per esplorare la nuova realtà.”

Nonostante tante belle esperienze, di cui alcune anche all’estero, Vito sta pianificando di fermarsi nella sua bellissima Italia, “un Paese non certo perfetto, ma che io amo e dove mi sento me stesso”. Anche in quel caso, però, non smetterebbe di viaggiare!

vito-montesano-nomade-digitale

Ciao Vito, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Eccomi qui! Mi chiamo Vito Montesano e, se dovessi descrivermi in due parole, direi che sono un creativo appassionato di viaggi. Sono originario di un piccolo paese nella provincia di Matera. Orgoglioso delle mie origini lucane, ho iniziato il mio primo “nomadismo” in Italia per studio e lavoro. Prima Bari, poi Bergamo, Monza e una tappa lunga e importante a Siena (che sento come una seconda casa).

Sei un nomade digitale. Puoi spiegarci meglio di che cosa ti occupi?

Per circa 9 anni ho seguito il “percorso lavorativo classico” in alcune grandi aziende in un ruolo commerciale. Poi il Covid, lo smart working forzato…e in breve qualcosa è cambiato! Ho iniziato a intravedere i vantaggi di lavorare fuori dall’ufficio, una nuova libertà a portata di mano, e così mi sono buttato nelle prime esperienze da nomade (ed è stato subito amore). Dopo circa 1 anno, ho dato un taglio alla “vecchia vita” e mi sono messo a studiare per imparare le competenze che più m’interessavano nel campo del Digital Marketing. La mia creatività si è così trasformata nel mio attuale lavoro: mi occupo principalmente di copywriting, ma anche di social media management e creazione di contenuti.

Come da definizione, un nomade digitale è un professionista che lavora da remoto, scegliendo da dove svolgere il suo lavoro, senza alcun vincolo. Tu hai scelto di rimanere in Italia, con dei periodi di massimo 3 mesi all’estero, in Europa. Come mai questa scelta?

Esatto, il mio nomadismo è part-time. Secondo me, il periodo minimo per me per iniziare ad assaporare un’esperienza di questo genere è di 1 mese, mentre con 3 mesi si raggiungerebbe una durata massima soddisfacente. Ogni viaggio, ogni luogo nuovo mi ha regalato sempre qualcosa di bello e che non conoscevo. Può trattarsi di paesaggi, degli incontri, degli insegnamenti nuovi, o anche solo un po’ di spensieratezza, in ogni caso, ogni esperienza mi ha arricchito ma, a un certo punto, il cerchio si chiude, l’esperienza termina. Dopo alcuni mesi, percepisco di aver preso quanto di buono c’era in quel viaggio e, a meno che non senta che quel luogo è quello giusto per la vita, allora arriva il tempo di ritornare. Tornare a casa per ricaricare le batterie, mettere a posto e continuare con i progetti in corso e, con calma, prepararsi al prossimo viaggio. Per me il nomadismo non è una corsa per visitare quanti più Paesi possibile, ma è più decidere di partire solo quando sento che è giusto per i miei tempi e per le mie esigenze.

Dove sei stato finora?

La mia prima vera esperienza da nomade digitale è stata a Tenerife… ed è stato bellissimo! Un sogno. Una vita parallela che si è creata lì, in quel preciso momento nel tempo e nello spazio e forse è anche questo che ha reso questa esperienza unica. Dopo un paio di mesi lì, mi sono spostato per periodi più brevi a Fuerteventura (nella classica Corralejo) e poi qualche giorno finale a Lanzarote. Ho lavorato per circa 4 mesi da Amburgo, in Germania, e ho passato un bellissimo mese è mezzo sull’isola di Rodi. Attualmente sto scrivendo questo articolo da Alicante, mi fermerò qui per circa 10 giorni per poi chiudere il viaggio più a Sud, nella riserva Naturale di Cabo de Gata, in un piccolo paese di nome Agua Amarga (siamo nella zona dei deserti, dove hanno girato i films in stile“spaghetti western all’italiana”).

Sono tornato altre 2 volte a Tenerife (sempre lavorando da remoto) e ho avuto modo di vivere da nomade anche a Gran canaria (girovagando dal Nord al Sud dell’isola). Anche Barcellona e Budapest sono sulla mia lista dei luoghi in cui ho lavorato per più di una settimana.

Se penso all’Italia, anche qui mi sono lanciato in alcune esperienze nomadi. Infatti, secondo me, essere nomade digitale non vuol dire necessariamente andare all’estero. È più uno spostarsi dal solito luogo per immergersi n una nuova realtà. Lavorare da un ufficio a Milano sarà sicuramente diverso rispetto a farlo dalle isole Tremiti!

Ho Passato circa 1 mese e mezzo tra i paesi bianchi della valle d’Itria in Puglia, un paio di settimana a Follonica (in Toscana) e ho fatto anche un break dai colori fantastici nel nord della Sardegna.

Se poi consideriamo nomadismo anche l’aver lavorato un paio di giorni da un posto estero, la lista si allunga con Basilea, Berlino, Tarifa, Londra e probabilmente diversi altre città che ora non ricordo 😊

vito-montesano-nomade-digitale

Qual è, secondo te, la meta, fra quelle che hai visitato, più idonea per i nomadi digitali?

Bella domanda. Ovviamente la mia risposta fa riferimento alla metà più giusta per quelli che sono i miei bisogni e desideri. Secondo me Tenerife e Rodi sono due isole perfette per i nomadi digitali. Tra le caratteristiche positive che hanno in comune ci sono il bel mare tutto intorno, la possibilità di vivere una vita tranquilla senza rinunciare a città più grandi con tutti i servizi necessari per un nomade. Inoltre, sono collegate da voli low cost ed è possibile accedervi a prezzi inferiori in bassa stagione (quando c’è comunque un clima piacevole).

Tenerife è sicuramente l’isola più sorprendente, dove puoi sentire tutta l’energia del vulcano (il Teide) e, nel dopo lavoro, puoi facilmente esplorare luoghi che sembrano usciti dal set di Jurassic Park mentre Rodi ha più il fascino della storia antica, con templi, castelli e viste mozzafiato tutt’intorno all’isola.

Sicuramente Tenerife è una meta dove il nomadismo digitale ha preso piede da più anni. Qui è possibile trovare maggiori servizi dedicati, una community più grande, oltre a diverse attività che possono incontrare i gusti di molti viaggiatori (ad esempio classi di yoga sulla spiaggia, giornate di trekking in compagnia, surf class a volontà e diversi bar / co-working a disposizione).

Invece, l’isola dell’Egeo si è aperta maggiormente ai nomadi digitali solo negli ultimi anni. Quindi, da un lato i servizi, anche se sono presenti in città, non sono ancora perfettamente ritagliati sulle specifiche esigenze del nomade, ma dall’altro lato è anche molto affascinate essere tra i pionieri che stanno scoprendo l’isola e stanno contribuendo ad aprire una nuova meta per i nomadi di domani.

A questo proposito, ci tengo a nominare anche una tra le prime persone che hanno scoperto l’isola sotto il profilo del nomadismo digitale, si tratta di Arianna Magnani (tra l’altro è già presente una sua intervista su questo magazine). Una ragazza che continua a condividere la sua esperienza in territorio greco e che sta contribuendo attivamente ad attirare nuovi nomadi sull’isola (incluso me, che ho visto per caso un suo post su un gruppo Facebook dedicato, son partito e poi, una volta arrivato sull’isola, sono diventato amico di Arianna).

Nel mio mese e mezzo a Rodi, ho avuto modo di partecipare a un incontro richiesto dal vicesindaco della città proprio per ascoltare le esigenze dei nomadi digitali sull’isola. L’intento è quello di diventare più attrattivi per questa nuova categoria di viaggiatori/lavoratori (non chiamiamoli turisti!) e offrire loro maggiori servizi, così da creare un maggiore flusso, soprattutto nel periodo di bassa stagione. Sono convinto che, nei prossimi anni, Rodi diventerà sempre più popolare fra i nomadi digitali.

Quali sono, secondo te, i pro e i contro dell’essere un nomade digitale con base in Italia?

Vorrei partire con una premessa. Ho viaggiato molto negli ultimi anni e, sempre di più, ho cercato di vivere questi nuovi posti come se fossero (almeno per un po’) veramente la mia realtà. Durante queste esperienze mi chiedevo come mi sarei sentito se fossi rimasto a vivere più a lungo in quel luogo.

Guardavo un posto e mi chiedevo, “Potrebbe diventare la mia nuova casa?”

Per quanto ogni viaggio, ogni città, ogni isola mi abbia trasmesso nuovi insegnamenti, emozioni e gioia relativi alla scoperta, arrivava comunque il momento in cui sentivo la voglia di tornare nel mio posto, l’Italia, un Paese che, con tutte le sue bellezze e tutti i suoi difetti, è il luogo dove mi sento maggiormente me stesso.

Qui continuo a visitare posti, ma so che non basterà una vita intera per scoprire quanto di bello abbiamo. Ogni regione ha qualcosa di nuovo e unico da offrire. I sapori e gli odori nelle strade sono autentici, le persone spesso hanno quella voglia di stare insieme più genuina rispetto ad altri popoli.

Insomma, sono un po’ innamorato dell’Italia, anche se sono consapevole che tutti i lati positivi citati sopra non sono (purtroppo) sempre presenti. Quindi sì, il più grande pro di essere un nomade con base italiana è proprio quello di poter tornare in un luogo che sento mio e dove immagino la mia vita anche in un futuro più distante, sempre senza rinunciare ai miei viaggi (vicini e lontani).

Forse il contro più grande per me è la mancanza di una community internazionale diffusa. Sicuramente nelle città più grandi sono presenti molti più nomadi digitali, ma in tante altre realtà mi manca uscire e potermi confrontare anche con nomadi che arrivano da più parti del mondo e che magari hanno una visione della vita più vicina alla mia.

➤ Scopri come fare per lavorare da casa: i vantaggi e svantaggi, che lavori svolgere e molto altro ➤➤➤

Ecco, forse questo è un altro aspetto da considerare, ovvero che con alcuni dei miei coetanei in Italia mi sembra di parlare una lingua diversa (bel paradosso eh 😊).

Ma qui, mentre rispondo a questa domanda, mi viene in mente una riflessione. Se effettivamente c’è una bella comunità di nomadi digitali italiani in giro per il mondo (che molto probabilmente farà, a tratti, ritorno in Italia), ma quanto sarebbe bello se c’incontrassimo sempre di più in giro per il nostro Paese?

Attualmente ci sono diverse iniziative d’incontro di questo genere, la scintilla c’è, ma sento che questo fuoco ancora non è partito. Magari sta proprio a me (e a chiunque abbia lo stesso desiderio) essere il catalizzatore di questa community nel luogo in cui ci si trova… che sia una grande o una piccola città!

Quali sono le gioie e quali le difficoltà del vivere all’estero per un periodo di tempo relativamente breve?

Parto con il confermare che sono molte di più le gioie (altrimenti che si partirebbe a fare😊?!). Come detto sopra, per me il periodo minimo ideale di permanenza è di un mese. Quando si è nomadi digitali, ricordiamolo, c’è comunque da lavorare durante la settimana, quindi, per immergersi in quella nuova realtà, bisogna poi sfruttare la pausa pranzo, il post lavoro ed i fine settimana. Ecco perché servono almeno 4 settimane per poter assaporare quella nuova avventura.

Il primo vantaggio di partire per un periodo relativamente breve (circa 1 mese, appunto) è che puoi esplorare e vivere la nuova destinazione senza dover spendere enormi capitali (specialmente se paghi anche un affitto altrove). Viaggiare per 1 mese costa X. Viaggiare per sei mesi costa X, moltiplicato per 6.

Naturalmente, esistono mete molto economiche, c’è la possibilità di utilizzare alloggi condivisi, cucinare più spesso a casa ed evitare i posti più turistici sulla spiaggia per fare un aperitivo… E questo è più che giusto per chi ama questo spirito. Per me è un po’ una via di mezzo! Non mi interessa stare in una casa super bella con piscina o mangiare sempre nei migliori ristoranti ma quando faccio una esperienza nomade mi piace anche vivere il posto, noleggiare un’auto per muovermi più velocemente, provare la cucina tipica più volte e, perché no?, se c’è quel locale in stile boho con vista mare, non rinunciare ad un bel cocktail rilassante. Aggiungo anche che, però, le mie esperienze più belle sono state con una pizza e una Coca Cola seduti in spiaggia guardando il tramonto…

Viaggiare per un mese ti permette di conoscere nuova gente e, se sei fortunato nell’incontrare belle persone che restano in quel posto più o meno con le stesse tempistiche, non dovrai affrontare il “trauma” dei continui addii. Sì, perché quando sei in un posto nuovo per più tempo è inevitabile conoscere nuovi amici, affezionarti, costruirti una sorta di realtà che dopo alcune settimane cambia, e ancora così e così con il prolungarsi dell’esperienza.

Restare un mese in un posto nuovo, e non di più, ti dà quella spinta che ti porta a vivere il viaggio con maggiore intensità ma senza la fretta che si prova quando hai solo una settimana di vacanza. Quindi vivi tutta l’esperienza con una voglia più forte di esplorare, di conoscere e d’immergerti in quella nuova realtà.

Infine, diciamolo pure, buttarsi in un viaggio più breve, soprattutto le volte che sei da solo, fa meno paura! Ogni luogo ha qualcosa da offrire e fino ad oggi non c’è mai stata una meta dalla quale son “voluto scappare”. Mentalmente è più facile dire “faccio le valige per 1 mese e vado in Spagna”, rispetto a “mi trasferisco 8 mesi all’estero”. Diventa più facile organizzare il viaggio e non devi mettere completamente in stand-by la tua realtà di partenza. Poi, se hai la flessibilità di restare in giro e il posto ti piace così tanto, puoi sempre decidere di estendere i tuoi piani!

Nella mia prima esperienza a Tenerife sarei dovuto restare proprio un mese sull’isola, ma poi la permanenza è raddoppiata. La storia buffa è che il 100% delle persone che ho conosciuto ha rinunciato al volo di ritorno già prenotato per estendere la permanenza (era impossibile lasciare l’isola in quel periodo😊).

Se penso invece alle difficoltà nel fare un’esperienza nomade per poco tempo, non mi viene in mente niente di lampante. Magari allo scadere della quarta settimana, con volo di rientro già prenotato, appuntamenti vari da rispettare in Italia e altre dinamiche, diventa difficile estendere la permanenza. Allora potresti pensare che forse avresti dovuto programmare meglio il tuo viaggio per restare più a lungo. Ma, a dirla tutta, preferisco andar via da un posto quando c’è ancora quella voglia di restare, quella nostalgia di lasciare quel nuovo pezzo di vita che aveva iniziato a prendere forma, rispetto ad andare via quando la situazione inizia ad annoiarmi.

In poche parole, non vedo grandi controindicazioni in esperienze nomadi di più breve durata!

Che cos’hai imparato, per ora, da questo stile di vita?

Lo stile di vita nomade, anche se non a tempo pieno, mi ha dato tantissimo!

Ho scoperto un mondo che prima potevo solo immaginare, ma che quando lo vivi ti fa capire che esiste davvero un’alternativa più felice rispetto a quella tradizionale!

Non parlo di un’alternativa universale che deve andare bene per tutti, ma di quella che sta funzionando per me!

Ho scoperto che c’è molta, molta più vita fuori dalle quattro mura dell’ufficio, che, anche se è stato molto bello condividere i miei primi 8/9 anni lavorativi insieme a colleghi, che in alcuni casi sono diventati amici, partecipare ad eventi aziendali che mi hanno fatto sentire parte di qualcosa di grande e vivere soddisfazioni derivanti dalla “scalata gerarchica”, poi capisci che la vita fuori è ancora più bella. Il mondo intorno è più colorato e ti senti di vivere più intensamente! Essere padroni di decidere dove vivere, quale aria respirare quando ti svegli al mattino e quale strada percorrere quando hai finito di lavorare, non ha prezzo!

Ho imparato che nella vita non deve essere il lavoro a importi quando puoi vedere o no la tua famiglia e i tuoi affetti. Ho imparato a riflettere di più su quello che mi fa star bene e a cercare di modellare di conseguenza il mondo intorno a me, e non più il contrario!

Con questa mia risposta non voglio in alcun modo demonizzare il lavoro in ufficio, in fabbrica, o qualsiasi altra attività diversa da quella dei nomadi digitali. Probabilmente la vita del nomade digitale sarebbe stressante per molti. Al contrario, un lavoro in ufficio potrebbe assicurare quella serenità che in molti ricercano.

Dunque, penso solo che sarebbe bello se ognuno riflettesse un po’ di più su ciò che lo rende felice e provasse a raggiungerlo.

vito-montesano-nomade-digitale

Dici di essere ancora alla ricerca tuo posto nel mondo. Come dev’essere questo posto?

Questa è una domanda da 1 milione di dollari! Negli anni passati mi sono trasferito più volte per accogliere nuove opportunità lavorative. Ho avuto modo di vivere in diverse città che, in tutti casi, mi hanno lasciato ricordi e affetti importanti, poi sono passato a questa nuova realtà nomade e qui forse il gioco è diventato più complicato, perché adesso la domanda cambia. Non è più: “ho una proposta di lavoro nella città X e devo decidere se trasferirmi o meno” ma diventa: “potrei potenzialmente vivere ovunque… e adesso dove vado???”.

La prospettiva è nettamente diversa, quindi il grattacapo diventa anche più grande!Per questo, ho cominciato una grande riflessione sull’argomento, ma posso dire di aver identificato quantomeno i requisiti fondamentali:

  • come descritto nell’apertura dell’intervista, mi piacerebbe restare in Italia
  • Deve essere sicuramente un posto di mare (con un bel mare!)
  • Una città di medie dimensioni ma abbastanza vicina a una città più grande (odio il traffico e troppi semafori)
  • L’aeroporto deve essere al massimo ad un’ora di distanza
  • Non deve essere un’isola (anche se mi piacciono molto, non mi alletta l’idea di stabilirmi in un luogo dove per qualsiasi spostamento esterno sarei costretto a prendere un aereo)
  • Mi piacerebbe restare abbastanza vicino alla mia famiglia

Così ho messo tutto nel calcolatore, ho visto e rivisto la cartina dell’Italia lungo tutta la costa, ho letto blogs e opinioni su diverse città, ho sperimentato la vita in alcuni di questi luoghi e… rullo di tamburi, una meta papabile è nella bellissima Puglia!

Le valutazioni con la mia ragazza sono ancora in corso. Seguiranno presto nuovi aggiornamenti 😉.

Che consigli daresti a chi sogna di diventare un nomade digitale?

Devo dire che questa domanda mi viene fatta sempre più spesso. Di certo non mi ritengo un nomade digitale “senior” con mille anni di esperienza. Direi che sono in apprendistato. In ogni caso riassumerei la risposta in 3 consigli:

1) inizia ad avvicinarti a questo mondo cercando di capire cosa fanno gli altri (ci sono molti gruppi Facebook sull’argomento, magazines come questo e tanti video su YouTube da cui è possibile capire cosa fanno gli attuali nomadi digitali e come si muovono)

2) Se hai già un lavoro (mi riferisco a quello in ufficio) organizzati e prova a fare 3 settimane da nomade. Un’esperienza diretta, anche se breve, potrebbe aprirti gli occhi. Magari ti accorgi che ami questo stile di vita… o che proprio non fa per te!

3) Utilizza una delle varie piattaforme disponibili, molte a prezzi sicuramente accessibili, per iniziare a fare formazione. Un lavoro da nomade digitale non viene fuori dal nulla, le competenze in ogni caso devono essere sviluppate!

Progetti per il futuro?

Al momento mi piacerebbe continuare ad approfondire questa passione per la scrittura e la creazione di contenuti. Ho in mente la pubblicazione di un libro che possa ispirare altri viaggiatori a lasciare il porto sicuro, almeno per un po’ (mi entusiasma molto l’idea di poter vedere il nome “Vito Montesano” in libreria). Nel frattempo, mi diverto a condividere le mie avventure sul mio profilo Instagram e ad abbozzare mille progetti legati al mondo viaggio – scrittura – business che pian piano realizzerò! 😊

Per seguire e contattare Vito:

Facebook:Vito Montesano

Instagram:wit_ravel

LinkedIn: Vito Montesano

vito-montesano-nomade-digitale