Stefano e il suo strano lavoro alla Nintendo di Francoforte

Francoforte, città al centro della Germania, luogo in cui risiedono i maggiori poteri economici e finanziari d’Europa, una metropoli a misura d’uomo: attiva, funzionale, dinamica e capace di ritagliare in se stessa zone di verde e di relax. Stefano Negro, ci vive ormai da tre anni, da quando, rispondendo ad un annuncio di lavoro sul sito dell’Eures, è riuscito ad ottenere un posto a tempo indeterminato presso la Nintendo. Alla domanda “ di cosa ti occupi” lui risponde:“ Per farla breve, dico a tutti che mi pagano per giocare ai videogiochi, ma è un po’ più complicato di così.”

Stefano Negro francoforte

Stefano dove vivevi prima di trasferirti a Francoforte?

Vivevo a Carmagnola in provincia di Torino, città famosa per la nebbia, il conte di Manzoni, la Sagra del Peperone e un canto popolare della rivoluzione francese (non necessariamente in questo ordine).

Quando hai deciso di trasferirti in Germania?

Quando mi è stato offerto un lavoro a tempo indeterminato in un ambito che mi interessava e un buono stipendio. Non ci ho pensato su due volte e ho colto l’occasione al volo. Non avevo mai preso in considerazione la Germania, ma ho fatto domanda per un posto di lavoro che mi sembrava interessante qui a Francoforte e dato che avevo studiato tedesco al liceo e all’università, ho pensato che mi sarei trovato meglio di molti altri che come me, partivano all’avventura (e in effetti così è stato). Comunque, sarei andato ovunque, anche in Paesi di cui non conoscevo la lingua.

Che attività svolgi?

Lavoro presso la sede europea di Nintendo, come tester nel settore della localizzazione e controllo qualità. Principalmente controlliamo i testi localizzati in italiano dei videogiochi Nintendo e individuiamo eventuali bug di sistema, in modo che possano venire corretti in tempo per l’uscita del gioco. Per farla breve, dico a tutti che mi pagano per giocare ai videogiochi, ma è un po’ più complicato di così.

Come sei riuscito a trovare questa occupazione?

Ho trovato l’annuncio di lavoro sul sito dell’Eures, il portale per trovare lavoro in Europa. Inizialmente ho mandato una mail di presentazione e il mio curriculum in inglese. Mi hanno mandato un testo italiano da correggere e superata la prima selezione, mi hanno chiamato a Francoforte. Alla sede della Nintendo, ho fatto un’altra prova scritta e un colloquio in italiano e in inglese (la lingua di lavoro alla Nintendo). Mi hanno fatto sapere quasi subito che mi avevano preso, così sistemate alcune cose in sospeso in Italia, sono partito.

Stefano Negro, Francoforte

Sei felice di aver avuto la possibilità di allontanarti dall’Italia?

Nonostante tutti i difetti che ha, penso che nessuno lasci volentieri il proprio Paese. Certo gli italiani sono sempre stati un popolo di migratori. Se ci pensate, c’è un ristorante italiano in ogni posto (per fortuna), i McDonald sono arrivati molto dopo. Mio nonno, da un piccolo paesino in provincia di Salerno, lavorava stagionalmente in Svizzera e alla fine si è trasferito con tutta la sua famiglia al nord per lavoro. Nell’era di Internet il mondo è più piccolo e io ho fatto solo qualche passo più di lui.

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Di cosa ti occupavi in Italia?

Lavoravo saltuariamente come docente di inglese e informatica per l’Unitre, per enti pubblici e agenzie di lavoro interinale. Mi occupavo anche di traduzioni da inglese e tedesco (ho ancora un sito www.negrotraduzioni.com). Purtroppo, la poca affidabilità nei pagamenti di molti clienti italiani e le tasse, una volta finito il periodo agevolato, mi hanno un po’ demoralizzato e ora faccio traduzioni solo saltuariamente e solo nel settore che preferisco (quello ludico).

Mi descriveresti la tua “giornata tipo” a Francoforte?

Beh, non penso sia diversa da quella di molta altra gente che vive in altre città. Sveglia, doccia, vestiti, odissea di mezzi di trasporto pubblici per arrivare al lavoro (l’ufficio si è trasferito, da qualche tempo, dalla parte opposta rispetto a dove vivo), otto ore di lavoro, ritorno a casa, cena, un po’ di cazzeggio serale tra film e facebook e poi a letto. A volte usciamo dopo il lavoro per incontrarci con gli amici, andare al cinema o altro. Nel weekend sistemiamo casa, facciamo la spesa e andiamo da qualche parte se c’è qualcosa di interessante da fare o qualcuno propone qualcosa. Insomma, non ci scriverei un libro o forse sì se il protagonista avesse almeno dei superpoteri o lavorasse in incognito come agente segreto…

Come impieghi il tuo tempo libero?

Durante il campionato, seguo la squadra di hockey su ghiaccio dei Frankfurt Loewen. Ero un appassionato di hockey anche in Italia, seguivo il Valpellice, ma qui rispetto all’Italia c’è molto più interesse per questo sport, nonostante anche il calcio sia molto popolare. A volte vado al cinema o a teatro (ci sono molti spettacoli in inglese) o esco con gli amici in qualche locale italiano tipico, tedesco o multietnico. Nei ritagli di tempo faccio traduzioni, scrivo in un blog di giochi da tavolo, invento giochi da tavolo o scrivo. Se mi ricordo (e ne ho voglia) pulisco un po’ casa, altrimenti la mia fidanzata si arrabbia… Vorrei fare dello sport, ma nonostante tutta la vasta scelta di sport praticabili qui a Francoforte, non ho ancora trovato qualcosa che mi riesca. Ah, ovviamente gioco ai videogiochi…pensavo di stufarmi lavorandoci su otto ore al giorno e invece no.

Stefano Negro, Francoforte

Hai avuto occasione di incontrare molti italiani?

Sì, in Germania la comunità italiana è la seconda comunità straniera dopo quella turca. Capita spesso di sentire in giro uno strano mix di dialetti italiani e tedesco da morire dal ridere. Alla Nintendo poi, ho ovviamente altri colleghi italiani che frequento.

Ti trovi bene in Germania?

Benissimo. Non è il Paese che si immaginano tutti, ma si vive comunque bene.

Quali sono gli aspetti che cambieresti?

Il cibo un po’ tutto uguale che non sai mai cosa mangiare, il tempo sempre diverso che non sai mai cosa metterti, i pendolari sul treno che si fermano in mezzo alla porta appena saliti, che non sai mai come passare… E poi, mi piacerebbe riuscire ad integrarmi di più con amici tedeschi.

Quali sono le maggiori differenze tra l’Italia e la Germania? E cosa apprezzi di una realtà e dell’altra?

In Germania è pieno di italiani tutto l’anno, in Italia è pieno di tedeschi soprattutto in estate (e ormai purtroppo sempre meno). Ci sarà un motivo. Dell’Italia mi piace la calda accoglienza, la buona cucina, l’arte di improvvisare. Della Germania sicuramente l’ottimismo (basti pensare al fatto che hanno inciso la canzone “Vinceremo i mondiali di calcio” ancora prima di scendere in campo), la consapevolezza di una società multietnica e il loro atteggiamento stoico nell’affrontare ogni cosa, senza batter ciglio. Ovviamente si tratta di stereotipi e vanno presi come tali. In Italia, come in Germania, esiste già la realtà perfetta.

Al tuo arrivo, com’è stato l’impatto con la nuova cultura e con la nuova realtà?

Nel mio caso conoscevo abbastanza la cultura tedesca (o almeno quella che mi avevano fatto studiare sui libri). Come in tutte le cose, teoria e pratica sono un po’ diverse, ma mi sto pian piano adattando. Per la lingua, devo ringraziare tutti i miei insegnanti e il mio cervello, che tira fuori cose prese chissà dove, anche se io credevo di non fare mai molta attenzione a lezione… Sicuramente Francoforte è una città multiculturale. Sulla metropolitana puoi trovare spesso gente che chiacchiera in lingue diversissime (turco, italiano, indiano, cinese, polacco, russo…) tutti emigrati di prima, seconda o ennesima generazione. In generale, mi pare che ci sia una mentalità più aperta nei confronti delle minoranze di tutti i generi.

Giunto a Francoforte, quali sono stati i primi problemi che ti sei trovato ad affrontare?

Sicuramente trovare casa. Mail, telefonate, visite e party dei candidati affittuari, con tanto di foto ricordo e intervista tipo “the Club” (è successo veramente): stavo impazzendo. Tra docce in camera da letto, cucine infilate nei sottoscala, bagni senza finestre e mille peripezie, è proprio il caso di dire: “ho visto case che voi umani non potreste immaginarvi”. Fortunatamente conoscere un po’ il tedesco ha aiutato.

E per quanto riguarda le questioni burocratiche riguardanti il trasferimento della tua residenza in Germania, è stato complicato risolverle?

No, una visita al Burgeramt ed è fatta in dieci minuti. L’Associazione Italiani Residenti all’Estero (AIRE) può risolvere ogni dubbio.

Come si vive in Germania?

Ora come ora, meglio che in Italia (almeno per me), anche se sono sicuro che in Italia c’è gente che sta benissimo (e beato lui/lei). Qui ho trovato cari i trasporti ma, per il resto, i prezzi non sono molto diversi da quelli di Torino; ovviamente i prodotti tipici italiani costano di più che da noi. Per quanto riguarda gli stipendi, sono mediamente più alti che in Italia, soprattutto in questo periodo. Alcuni lavori guadagnano molto bene, ma questo spero succeda anche in Italia.

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Stefano Negro, vivere a Francoforte

Come è la gente tedesca?

L’italiano ha questa visione mitica del tedesco freddo e calcolatore. Un guerriero nordico tipo Thor, ma con la pancia da birra e che d’estate porta i sandali con i calzini. Ci sono anche quelli in effetti e spesso tra vestiti e acconciature, può sembrare di essere tornati agli anni 80-90, ma sto divagando. Io li ho trovati tutti molto disponibili anche se, nel loro seguire sempre tutto alla lettera, si trovano spesso in difficoltà ad improvvisare per superare un inconveniente, non contemplato dalle istruzioni ricevute, cosa in cui invece noi italiani siamo maestri.

Ovviamente, da quel che si deduce, affronteranno la quotidianità in modo differente dal nostro, no?

Decisamente sì. Io, in settimana, mi sento sempre in ritardo e faccio cadere i santi dalle chiese. Il tedesco medio non fa una piega, indipendentemente da quello che gli succede attorno. Probabilmente parte quelle due-tre ore in anticipo per ogni evenienza. Molti supermercati sono aperti anche fino a mezzanotte e la gente ne approfitta (giustamente) per spese notturne. Alla domenica tutti i negozi sono chiusi, quindi niente cazzeggio al centro commerciale, ma i tedeschi qualcosa da fare per godersi la giornata (in piena Gemütlichkeit come dicono loro), lo trovano sempre.

Francoforte è una bella città in cui vivere? La consiglieresti?

La chiamano Mainhattan ma non è New York. La consiglierei sì, ma di sicuro non a chi si aspetta chissà quale movida… A me piace molto, ma parlo da uno abituato alla Sagra del Peperone, con concerto dei Ricchi e Poveri come evento mondano clou dell’anno. Conosco gente a cui non piace (alcuni tedeschi vanno via durante il week-end). Alla fine ci sono eventi durante tutto l’anno, tra fiere e spettacoli e i mezzi pubblici ti portano ovunque, a qualsiasi ora… al massimo con qualche lieve ritardo. Io la trovo interessante per la multiculturalità che si respira ovunque e sono soddisfatto di esserci venuto.

Ti manca l’Italia? E cosa ti manca della tua città natale?

Mi manca, certo, ma non quanto credevo. Forse perché mi ha raggiunto qui dall’Italia anche la mia ragazza. Ovviamente mi manca la mia famiglia, ma con tutta la tecnologia che abbiamo a disposizione, le distanze si accorciano e non sembra quasi di essere partiti, non è più come per gli emigranti di cinquant’anni fa. Certo, alcuni piatti di mamma me li sogno la notte, anche se, con un po’ di impegno, si può trovare/preparare della buona cucina italiana anche qui, se si va nei posti giusti.

Quando sei partito, hai “messo in valigia” anche dei progetti?

Sinceramente non ho mai fatto progetti a lungo termine, forse sono troppo pigro oppure diciamo che prendo la vita come viene. Comunque volevo raggiungere l’indipendenza economica prima dei trent’anni e mi sono reso conto che avrei potuto farlo solo trasferendomi all’estero per sfruttare i miei studi. Sono contento che la mia fidanzata abbia deciso di seguirmi.Sei riuscito a realizzare i tuoi sogni?

Tutti, ma ho barato con piccoli sogni facili da realizzare.Per chi volesse scrivere a Stefano:

stefano@negrotraduzioni.com

A cura di Nicole Cascione