Sebastiano: la mia vita da Nomade Digitale
A cura di Maricla Pannocchia
Sebastiano al momento si trova in Cambogia con la sua ragazza ma, prima di arrivare in quel Paese del sud-est asiatico, ne ha visti di posti. Dopo essere partito, nel novembre del 2017, per un’esperienza di volontariato in Myanmar, il ragazzo ha capito che la sua vita sarebbe stata in giro per le strade del mondo. Sebastiano ha vissuto 2 anni in Colombia, 1 in Messico e 6 mesi in Thailandia ma sono molti altri i Paesi che ha visto e vissuto.
Diventato ormai un nomade digitale, Sebastiano spiega che chiunque può cambiare vita e lavorare viaggiando per il mondo, tuttavia, questo stile di vita non è per tutti e passare dal sogno alla realtà può non essere semplice.
Mentre continua a camminare sui sentieri che lo portano ai 4 angoli del pianeta, Sebastiano lavora anche sulla sua crescita personale e spera, un giorno non troppo lontano, che il suo amato Myanmar trovi la pace e la serenità.
Ciao Sebastiano, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…
Mi chiamo Sebastiano e sono cresciuto nella provincia veneta, nel punto in cui la pianura incontra la montagna. Viaggio non stop da fine 2017, non ho né immobili né auto di proprietà.
Lavoro da remoto nel marketing digitale e la mia professione consiste nell’aiutare aziende e professionisti a promuoversi nel mondo online con il pay-per-click (Google Ads e Facebook Ads principalmente).
Diciamo che fin da piccolo non ho mai avuto le idee chiare su che cosa volessi fare e anche dopo essermi laureato non ho mai trovato la mia dimensione reale … non avevo idea di cosa avrei voluto veramente fare.
Sono sempre rimasto in una sorta di limbo, non avevo ancora trovato uno stile di vita che mi soddisfacesse.
Ho studiato chimica industriale all’Universitá e, alla fine degli studi, non ho cercato una professione legata a questo percorso. Non sopportavo il fatto di dover restare chiuso nello stereotipo del topo da laboratorio. Credo che la mia parte estroversa ne stesse risentendo molto durante quei periodi. Dentro di me avevo sempre sperato di poter fare una vita fuori dalla routine e fuori dagli schemi tradizionali.
Verso la metá del 2017 ho scaricato la nota app Tinder e ho cercato di capire se sarei riuscito a conoscere gente nuova. All’inizio non è andata molto bene, perchè nella mia provincia quasi nessuno conosceva o usava Tinder e gli spostamenti richiesti erano spesso eccessivi. Un giorno ho iniziato a chattare con una ragazza olandese finita casualmente nelle mie zone e, parlando del più e del meno, mi ha raccontato di essere una “nomade digitale”.
Quando me lo ha detto mi è venuto in mente una carovana di gitani piena di luci a led colorati intermittenti: non sapevo proprio cosa fosse!
Lei mi ha spiegato, con pazienza, che cosa vuol dire in realtà essere un nomade digitale e mi raccontato che c’è gente che viaggia col PC e lavora da dove vuole, e subito dentro di me ho pensato: “Wow, che figo… devo farlo anch’io!”
Ovviamente, non avevo la minima idea da dove iniziare…
In questo momento mi trovo nel sud-est asiatico assieme alla mia ragazza, conosciuta durante il mio girovagare, che da marzo 2020 mi segue in questo cammino ed é divenuta anche lei nomade digitale.
Il complimento più bello che ti è stato fatto mentre eri in viaggio?
Non so se sia un complimento ma quello che mi fa sentire come se lo fosse sono i sorrisi ricevuti da persone sconosciute, in giro per il mondo. La sensazione di ricevere un sorriso sincero e spontaneo ti fa sentire vivo e ti dá un’energia impagabile. Ovviamente si ricambia.
Cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia?
L’Italia secondo me è un ottimo Paese da visitare, ogni zona è bellissima, il cibo è fantastico però credo che ci sia molta molta tensione nei rapporti sociali e in quelli lavorativi. Trovo che vivere in Italia sia stressante. Mi ha sorpreso molto vedere una ricerca di qualche anno fa sui migliori posti in cui vivere all’estero, secondo un sondaggio effettuato sugli expat (emigranti) nel mondo, in cui l’Italia risultava essere agli ultimi posti. Un posto cosí bello ma che purtroppo non accoglie facilmente le diversitá dove, quindi, non é facile vivere sereni.
Inoltre, credo che il vivere sempre la stessa realtà e il frequentare sempre le stesse persone mi facesse sentire annoiato. A quel tempo non avevo relazioni stabili e non avevo un lavoro fisso, quindi è stato relativamente facile (o meno difficile) darsi la possibilitá di provare qualcosa di nuovo all’estero.
In cosa pensi di essere cambiato da quando hai lasciato il tuo Paese natale?
Dopo aver lasciato l’Italia credo di aver ampliato di molto la mia apertura mentale e credo anche di avere una diversa capacità di leggere le situazioni e le persone. Inoltre, sento di aver stabilito molte connessioni con persone in diverse parti del mondo e questo mi sta dando una coscienza più globale. Riesco a sentirmi più vicino alle persone di altri Paesi e di altri luoghi che prima non conoscevo. Ad esempio, se c’è una protesta in un paese dell’America Latina oppure se ci sono difficoltà in un Paese del sud-est asiatico dove ho amici o conoscenti, mi sento connesso con loro e, se capita qualcosa di negativo, mi sento realmente vicino alle persone che ho conosciuto, alle loro realtá
Quali Paesi hai visitato e quali ti hanno lasciato qualcosa di particolare?
Dalla fine 2017 ad oggi, che sono un nomade digitale, ho vissuto in 22 Paesi in totale tra sud-ast asiatico, America latina ed Europa (tornando anche in Italia a far visita ad amici e parenti). Contando anche tutti i viaggi fatti in precedenza, sono stato in circa 55 Paesi.
In quali Paesi, invece, hai vissuto?
I Paesi in cui ho vissuto maggiormente sono la Colombia, in cui ho passato circa 2 anni, il Messico (1 anno) e la Thailandia (6 mesi).
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Se ti dico “casa”, cosa ti viene in mente?
Se penso a casa il primo pensiero istintivo va a quella dei miei genitori, dove sono cresciuto, anche se dentro di me so che “casa” è dove mi sento bene. Essa può essere anche dentro la mia valigia, dove ho tutto ciò che mi serve.
Molte persone pensano che la vita di un viaggiatore perenne sia sempre fantastica. Ci sono state delle situazioni in cui ti sei reso conto che non sempre la realtà rispecchia l’immaginazione?
A volte viaggiare, soprattutto da soli è molto complicato. Ci sono momenti in cui è facile sentirsi soli e, se si sta male o si hanno delle necessità particolari, è più difficile trovare qualcuno che ci aiuti.
Inoltre, non è sempre facile svegliarsi ed essere determinati ed efficienti nel lavorare davanti al computer. Bisogna riuscire ad avere una certa forza di volontà e di’indipendenza.
Che consigli daresti a chi vuole cambiare vita?
Se una persona vuole cambiare vita credo che debba prendersi del tempo per sé. Secondo me, se una persona sta lavorando a tempo pieno e magari ha una famiglia, è molto difficile che riesca ad avere il tempo da dedicare a sé stesso. Mi sentirei di consigliare di prepararsi sia economicamente sia logisticamente a un periodo sabbatico per sentirsi più leggera e sgravata dalle responsabilità. Credo che, nel momento in cui riusciamo a vivere slegati dalla routine e alleggeriti dalla pressione delle responsabilitá quotidiane, diamo la possibilitá a noi stessi di capire meglio chi siamo e che cosa vogliamo, ci diamo la possibilitá di ri-scoprirci.
E quali, invece, a chi vorrebbe lavorare da remoto?
Lavorare da remoto non é facile, soprattutto per via dei diversi fusi orari, e non é per tutti. A me sta dando la possibilitá di muovermi liberamente e mi trovo benissimo. Altre persone potrebbero avere la necessitá di lavorare a contatto con altra gente e/o di farlo da un luogo fisico.Se una persona ha intenzione di intraprendere un lavoro da remoto bisognerá capire in che situazione si trova. Se ha un lavoro che puó trasformare già da subito in uno remoto oppure se si deve reinventare. Il primo caso é sicuramente più facile mentre nel secondo caso consiglierei di focalizzarsi su una cosa sola, dedicargli tempo e approfondirla, un passo alla volta.Il mio caso personale corrisponde sicuramente al secondo tipo.
C’è un libro che ti ha stimolato a viaggiare, o che comunque ti ha dato degli insegnamenti a tema viaggio?
Sinceramente, non ho libri da consigliare. Mi é sempre piaciuto prendere le cose in maniera diretta e spontanea piú che rivivere ció che hanno fatto altri in precedenza. L’inizio della mia avventura da nomade digitale combacia con il momento in cui ho conosciuto le prime persone che già vivevano così, in cui ho parlato con loro e mi hanno raccontato veramente chi erano.
Sei molto legato alla Birmania, che al momento sta affrontando una situazione complessa. Cosa puoi dirci al riguardo? E cosa ti ha conquistato di quel Paese?
Era il novembre 2017 quando ho comprato il mio primo biglietto di sola andata intercontinentale per il Myanmar e ho iniziato la mia esperienza come volontario nel centro buddista Thabarwa nella cittá di Tanlyin, poco distante dalla ex capitale Yangon. Lì mi sono ritrovato in una realtà fantastica che era composta da circa 3500 persone, di cui 800 monaci, e che aiutava circa un migliaio di persone ad avere accesso alle cure mediche di base e, in chiave spirituale, diffondeva la meditazione come strumento di aiuto personale e collettivo. Il centro è gestito da monaci buddisti con una buona comunità di volontari internazionali che contava tra le 20 e le 40 unità quando ero presente. Il centro ci dà la possibilità di gestirci il nostro tempo e prendere parte ai programmi secondo la nostra volontà. In quei giorni ho cercato di aiutare i pazienti a svolgere esercizi di riabilitazione, qualche volta li lavavo assieme ai volontari e li portavamo in giro o semplicemente gli offrivamo un sigaro di fattura locale.
Nel tempo libero ne approfittavo per studiarmi per bene le basi del marketing digitale che seguivo tramite un tablet; anche solo mezz’ora o un’ora al giorno, ma intanto mi facevo un’idea più approfondita. In Myanmar (o Birmania, secondo il vecchio nome) le persone sono sorridenti, amichevoli e di un’umiltá disarmante. In questi ultimi anni stanno vivendo un colpo di Stato sanguinario e ho molti amici e conoscenti che hanno sofferto questa situazione e che hanno anche rischiato la vita. Spero che questo Paese unico possa cambiare in meglio in futuro e possa trovare la sua meritata serenitá.Sono rimasto due mesi in Myanmar, Paese che ha lasciato un marchio indelebile dentro di me e ha sancito l’inizio del mio girovagare.
Qual è la tua prossima meta?
Ora mi ritrovo in Cambogia, sto scrivendo al PC mentre sono nel van che mi porterá dalla capitale Phnom Penhae Siem Reap. Il prossimo Paese sará la Tailandia e poi sicuramente un altro nel sud-est asiatico.
Pensi che tornerai mai a vivere in pianta stabile in Italia?15- No, o, almeno, non per ora. Devo aggiungere che, al momento, non ho ancora trovato un Paese o una situazion che preferisco piú di altre. Credo che continueró con il mio vagabondare.
Cos’è, per te, viaggiare?
Viaggiare é scoperta.
Progetti per il futuro?Credo che uno dei punti piú importanti per il futuro sará quello di capire maggiormente me stesso e focalizzarmi sulla mia crescita personale e di coppia.
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