Vi racconto il mondo mentre aiuto i più bisognosi

A cura di Maricla Pannocchia

Ha l’aria simpatica e un sorriso irriverente Maurizio detto Mizio, creatore di canali social molto seguiti ma, prima di tutto, figura paterna e di supporto per tanti bambini thailandesi che vivono in difficoltà. Sin da ragazzo, Mizio sentiva di dover lasciare l’Italia per vivere in prima persona le altre culture. “Mi sono sempre chiesto come e perché altri popoli vivano in maniera diversa dalla mia e così ho iniziato a mettere a confronto vari modi di vivere la quotidianità e a scavare dentro di me per cercare quelle differenze capaci di farmi provare qualcosa, che fosse un’emozione o una spinta alla riflessione”, racconta Mizio che, dopo vari viaggi, ha trovato la sua casa in Thailandia. Ma non solo. È qui che, grazie a tanti italiani dal cuore generoso, egli porta avanti dei progetti di sostegno per i bambini poveri di Phuket…

Ciao Maurizio, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Il mio nome è Maurizio ma tutti mi chiamano Mizio da quando ero piccolo. Sono nato nel 1970 in una famiglia benestante composta da papà milanese e mamma romana. Sono cresciuto nella capitale, che ha fatto da sfondo a un quadro famigliare praticamente idilliaco visto che i miei genitori mi hanno sempre coccolato e protetto. Ho trascorso l’infanzia come avvolto in un batuffolo di ovatta. Come c’impone la società, ho fatto tutto il percorso scolastico richiesto per arrivare ad avere, una volta adulto, delle referenze da mostrare alla società stessa. Durante l’adolescenza ho intrapreso un percorso di crescita in solitaria, fatto di salite e discese, che mi ha fatto crescere molto come persona, arrivando a farmi essere quello che sono oggi. Nonostante questo, non penso certo di essere arrivato, anzi, credo di avere ancora molto da comprendere e imparare, sempre con umiltà.

Maurizio Thailandia MIZIO

Sei una persona che ama conoscere le altre culture. Come mai pensi che ciò sia importante e che consigli daresti alle persone per vivere più esperienze che possano metterle in contatto con altre realtà?

Conoscere le altre culture è certamente positivo perché ci permette di confrontarci con altre persone e con altri stili di vita. In questo modo, entriamo in contatto con varie realtà che possono essere ben distanti dalla nostra vita quotidiana. Mi sono sempre chiesto come e perché altri popoli vivano in maniera diversa dalla mia e così ho iniziato a mettere a confronto vari modi di vivere la quotidianità e a scavare dentro di me per cercare quelle differenze capaci di farmi provare qualcosa, che fosse un’emozione o una spinta alla riflessione.

Il mio consiglio è quello di viaggiare e di non rimanere per forza ancorato al modo di vivere della società in cui ti trovi. Scegli il modo di vivere più in linea con chi sei veramente. Quando viaggi, immergeti completamente nella vita del Paese in cui ti trovi… sii curioso, gioca, libera la mente e sii te stesso.

Cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia?

Sin da quando ero un ragazzo poco più che maggiorenne ho sempre sentito quella voglia, quel bisogno di allontanarmi dal mio Paese d’origine. Ho sempre voluto scoprire le altre realtà e viverle in prima persona piuttosto che limitarmi a leggerle. È logico che, quando leggiamo un testo scritto da un’altra persona, non possiamo davvero capire se quella realtà può fare al caso nostro o meno.

Nella mia vita lavorativa ho sempre avuto degli impieghi soddisfacenti, anche dal punto di vista economico, tuttavia avevo una costante sensazione, difficile da spiegare, come se mi mancasse qualcosa. La mia vita era meccanica, una ripetizione continua delle stesse azioni, e così un giorno mi sono messo a cercare su Internet un biglietto aereo per un Paese sul mare. Desideravo fare una vacanza al caldo mentre in Italia c’erano 10 gradi… così ho scoperto Koh Samui, in Thailandia.

Come ti sei sentito quando hai deciso di fare il “grande passo”?

Direi che sono stato travolto da diverse emozioni. Quando ho deciso di vivere per molto tempo fuori dall’Italia mi sono sentito leggero ma anche un po’ incosciente. In generale, però, stavo bene, e quella era la cosa veramente importante. A un certo punto avrei anche dovuto occuparmi di come avviare un’attività che mi permettesse di mantenermi all’estero allo scopo di guadagnare per vivere e non, come avevo fatto fino a quel momento, di vivere per guadagnare.

Non nego di aver dovuto affrontare molti problemi ma penso che con la giusta predisposizione mentale, lo spirito d’iniziativa e la buona volontà tutti possiamo scalare anche la più alta delle montagne per raggiungere il nostro scopo. Nel mio caso, l’obiettivo era vivere una vita serena.

Maurizio Thailandia

Quali Paesi hai visitato?

Quando ho avuto il passaporto mi sono messo a consultare prima l’atlante geografico, poi il mappamondo e, infine, Google. Ho visitato gli Stati Uniti (precisamente, la Florida), l’Egitto, Santo Domingo, la Polonia, la Germania, il Belgio, la Spagna, la Francia, la Turchia, la Cambogia e il Laos ma, fra i posti che ho visitato, quelli che mi hanno toccato davvero l’anima sono Mombasa, in Africa, e la Thailandia.

Perché, fra tutti questi Paesi, ti sei innamorato proprio della Thailandia?

Posso dire di essere innamorato sia della Thailandia sia di Mombasa, in Africa. In entrambi i posti mi sono sentito me stesso. Tuttavia, ho scelto di mettere radici a Koh Samui, in Thailandia, anche per via dell’attività sportiva che praticavo, il Muay Thai, lo sport principale del Paese. In Thailandia mi sono sentito subito come a casa, anche per via di uno stile di vita semplice e rilassato che mi ha sempre attratto. Sono sempre stato un uomo molto preciso, rispettoso degli orari, che portava giacca e cravatta, dal sorriso accomodante, falso all’occasione (specialmente nel business), stritolato in una routine che, pian piano, mi stava uccidendo dentro. Mi sono reso conto di tutto ciò solo quando ho accolto quelle nuove emozioni, che non avevo mai provato prima, e che mi hanno travolto in Thailandia.

Come sei stato accolto dai thailandesi?

Sono stato accolto molto bene. Non ho mai avuto problemi né durante il mio primo periodo nel Paese né oggi. Nel 2010 in pochi locali parlavano l’inglese e anche oggi esso non è molto diffuso. Io stesso non lo parlo a ottimi livelli però, nonostante tutto questo, sono sempre riuscito a farmi capire e a comprendere gli altri. Basta sorridere, arrangiarsi con carta e penna, con i gesti ed ecco che si avvia una comunicazione. L’importante, secondo me, è essere sempre gentili e un modo per comunicare si trova.

Com’è lo stile di vita thailandese? In cosa, secondo te, differisce da quello italiano e ci sono anche delle somiglianze fra i due stili di vita?

Lo stile di vita thailandese è completamente diverso da quello italiano tanto che, personalmente, non trovo neanche un punto in comune. La prima differenza è come, in Thailandia, le persone siano molto più rilassate rispetto agli italiani. In Italia, tutti sembrano correre sempre da qualche parte mentre qui la vita è molto più rilassata. La puntualità non è il loro punto forte però è qualcosa a cui ci si abitua. Le attività turistiche aprono e chiudono tardi. I thailandesi amano mangiare, sorridono sempre e sono un popolo pacato. Penso che questa calma sia data anche dall’ampia diffusione del buddismo. Qui si mangia spesso, circa ogni 3 ore, un po’ come se tutti fossero bambini piccoli! Non è difficile vedere autisti di tuc tuc che, in attesa di un cliente, si godono una ciotola di riso.

Nella cultura thailandese, inoltre, non si parla ad alta voce, non si gesticola ma si deve sempre portare rispetto. Per loro è importante tenere a mente che, in un Paese non tuo, sei sempre un ospite. Gli stranieri di pelle bianca sono chiamati, da sempre, con il termine spesso dispregiativo di “Farang”. Al giorno d’oggi questa parola viene usata semplicemente per indicare qualcuno che non è thailandese e quindi, secondo me, sentirsi chiamare “Farang” non è un’offesa. I thailandesi sono molto nazionalisti, amano la loro Regina, la bandiera, l’inno nazionale (viene trasmesso dagli altoparlanti 2 volte il giorno). I thailandesi, inoltre, guidano “a modo loro”, ma sicuramente la sicurezza per strada non è il massimo.

Due parole a parte vanno spese per le donne. Molte sono spigliate e spingono lo straniero ad avere un’immagine illusoria della Thailandia. È un po’ come se, all’inizio, lo straniero vivesse ciò che ha sempre sognato per poi capire che il rapporto in realtà è complicato per via di stili d vita diversi ma anche di due mentalità differenti. Le delusioni in campo sentimentale, quindi, non sono poi così rare.

Che consigli daresti a chi vuole vivere il Paese come un locale e non come un turista?

La prima cosa da fare, per chi desidera vivere la Thailandia come un locale, è quella di osservare, capire come funzionano le cose, come vivono le persone. Come ho già accennato, bisogna essere rispettosi e gentili verso tutti, sorridere il più possibile, dialogare con calma, dimostrarsi una brava persona… a quel punto, non sarà difficile essere inclusi nel loro mondo.

Quali sono state le esperienze più belle che hai vissuto in Thailandia?

Ce ne sono tante! Ricordo con piacere il viaggio nel treno di legno da Bangkok al Nord del Paese oppure i pomeriggi trascorsi in compagnie delle “donne giraffa” (donne della tribù Karen che portano gli anelli al collo, dando l’illusione che i loro colli siano allungati). Con loro ho comunicato tramite semplici gesti e sorrisi. Rammento, poi, cene su una zattera di legno che scorreva su un fiume piatto, il tutto sotto un cielo stellato. Il tramonto, in Thailandia, è meraviglioso e ci sono tanti luoghi da cui poterlo ammirare. Ricordo con grande emozione anche il sostegno ai meno fortunati durante la pandemia da Covid-19. Ho usato i social per raccontare di queste persone e spronare gli occidentali che potevano a dare una mano. Grazie al supporto di tanta gente, la mia raccolta fondi è andata a buon fine e ciò mi ha anche permesso di conoscere tanti italiani dal cuore grande.

Hai mai riscontrato delle difficoltà?

Sì, mi è successo. Ho riscontrato diverse difficoltà, soprattutto in ambito lavorativo. La Thailandia ha regole molto rigide in merito e lo straniero può avere qualche problema gestionale prima di riuscire a essere in regola. Alcuni si affidano a persone del posto, incluse mogli o fidanzate, e questo semplifica il processo burocratico.

Quando hai vissuto per 1 anno a Phuket ti sei occupato di sostenere un villaggio con oltre 300 bambini, inclusi degli orfani, creando un gruppo Facebook e collaborando con altri per creare delle iniziative in favore di questi piccoli. Puoi raccontarci di più al riguardo?

Ho creato un gruppo Facebook ( (2) i bambini del villaggio dei pescatori di Rawai, Phuket, Thailandia | Facebook ) e una pagina di raccolta fondi internazionale ( https://gogetfunding.com/rawaichild/). Per me è stato qualcosa di spontaneo, di semplice. Ho pensato che potesse essere un buon modo per avere maggiore visibilità e coinvolgere, quindi, più persone. Mostravo loro quello che facevo, proponevo idee che avrei potuto concretizzare solo con dei fondi…

A Phuket ho conosciuto una persona che, ogni Natale, passava del tempo con questi bambini travestendosi da Babbo Natale e portando loro regali e giochi. Faceva tutto da solo, pensava a ogni cosa, sempre con fatica e contando solo sulle proprie disponibilità economiche. Gli dissi che mi sarebbe piaciuto fare qualcosa insieme e così siamo andati al villaggio. Lì rimasi molto colpito dalle condizioni in cui vivevano le persone ma soprattutto dai bambini che chiamavano per nome questa persona, Carmelo, con l’appellativo di “papà”. Fu allora che capii che avrei dovuto mettermi in moto per trovare persone che sapessero di tutto quello e ci sostenessero. Abbiamo censito le famiglie che vivevano nel campo e donato 300 materassini colorati con le immagini dei super-eroi della Disney, per far dormire tutti i bambini. Abbiamo anche costruito un campo da calcio, fornito maglie e pantaloni per le divise sportive e poi vestiti, pantofole, libri scolastici, materiale per disegnare… ogni domenica organizzavamo delle feste che comprendevano lotterie con premi in giocattoli, bibite, dolci e cibo. Sono stati mesi pieni, importanti e siamo ancora attivi. Chi volesse farlo, quindi, può supportarci.

Usi i tuoi canali social per raccontare una realtà spesso distante da quella della maggior parte degli italiani, perché senti questo bisogno di condivisione?

Ho aperto quei canali quasi per gioco, per divertimento, spinto dal desiderio di mostrare quelle realtà così lontane per la maggior parte degli italiani. Volevo far capire alla gente che la realtà va ben oltre il giardino di casa. C’è tanto, tantissimo altro e viaggiando è possibile scoprire tutti questi “mondi paralleli”. Ho un canale Youtube che si chiama “Mizio Channel” dove pubblico video di realtà vissute, storie poco raccontate ed esperienze dirette. Cerco sempre di essere imparziale e di non occultare la verità. Non tutti possono vivere le mie stesse esperienze e allora, tramite i miei occhi, cerco di far vedere loro un po’ di mondo.

Spesso la tendenza degli occidentali è quella di voler “mettere mano” nelle altre culture, tradizioni e anche nei modi di pensare degli altri popoli. Secondo la tua esperienza, come si fa a scendere dal nostro piedistallo e mescolarsi ai locali in Thailandia senza volerli cambiare?

È vero, spesso noi occidentali abbiamo la tendenza a entrare prepotentemente in una realtà culturale che non conosciamo, cercando di modificarla come meglio crediamo. Questo è, ovviamente, un gravissimo errore. Dobbiamo rispettare e conoscere le altre culture così come sono. Quello è l’unico modo per viverle veramente. Andare in Thailandia e credersi migliore dei thailandesi non ti permetterà di vivere davvero il Paese. Rispetta sempre la libertà altrui. Se un Paese non ti piace, lo lasci e torni a casa. Io ho sempre rispettato ogni usanza, anche quelle strane o illogiche, che magari mi portano a sorridere, ma le ho sempre accolte con umiltà e rispetto.

Quali progetti hai per il futuro?

Mi piacerebbe semplicemente continuare con il mio percorso di serenità e appagamento dell’anima. Cerco anche di mettermi a disposizione degli altri, in particolare in Thailandia.

Viaggiare per te è…

Respirare la vita.

La tua filosofia di vita…

È una filosofia che ho forgiato grazie ad anni di esperienze. Vivi la tua vita con gentilezza, sorridi sempre alla vita perché essa è come uno specchio. Se la guardi sorridendo, essa ti sorriderà indietro. Questa filosofia parte da una frase di Jim Morrison, che ho fatto mia.

Per seguire Mizio:

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