Rimettersi in gioco dopo i 40 anni: Manuel Chiacchiararelli

Lasciare il posto fisso dopo i 40 anni per rimettersi in gioco, per ritrovare la strada al di fuori di quella già tracciata. Mollare tutto per ritrovare se stessi e per dimostrare che i sogni si possono realizzare anche seguendo strade diverse. E’ quel che ha fatto Manuel Chiacchiararelli con Wandering Italia, un progetto che riunisce avventura, fotografia, natura, cultura, storia e alpinismo. Manuel, infatti, affronterà un viaggio in solitaria di 3.500 km, attraversando parte dell’Appennino e l’intero arco Alpino raggiungendo le montagne, i parchi e le riserve naturali più importanti della penisola, attraverso il Sentiero Italia e non solo.

A cura di Nicole Cascione

Manuel come e quando nasce il progetto WANDERING ITALIA?

Il tutto nasce da un sogno che avevo da ragazzo, quello di attraversare le Alpi e gli Appennini, ma che non ho mai voluto – o potuto – realizzare perché troppo legato al vivere “normalmente”, ossia a quel tipo di vita che non lascia troppo spazio né ai sogni né tantomeno a simili avventure. La possibilità di rivalutare quest’idea e di tirarla fuori dal cassetto, è arrivata solo molti anni dopo, ovvero quando ho deciso di “mollare tutto” e cambiare radicalmente vita: non potevo andare avanti con quel modo di vivere normale, stavo affondando nella depressione più buia e totale, ero stanco, nervoso e stressato; e in quelle condizioni mi sono reso conto che non avevo niente da dare alla mia famiglia e a mia figlia piccola (adesso ha 21 mesi). Volevo veramente pensare solo a darle una sicurezza economica anche se poi questa mi portava ad essere infelice, insoddisfatto, depresso e quindi a “rovinare” non solo la mia, ma anche la vita della mia compagna e di mia figlia? E allora a 42 anni ho lasciato il lavoro, il posto fisso, e ho deciso di rimettermi in gioco e di trovare la mia strada al di fuori di quella già tracciata per noi. E da qui ho rispolverato quel mio vecchio sogno, che poi è diventato WANDERING ITALIA, per ritrovare me stesso, la mia felicità, e per dimostrare a mia figlia che i sogni si possono realizzare e che c’è una strada diversa.

Manuel Chiacchiararelli con Wandering Italia

Il 14 maggio è prevista la partenza. Con quale animo stai affrontando questi ultimi giorni?

Nel caos mentale più totale…

Ci sono talmente tante cose da fare, tante importanti ma anche tanti piccoli dettagli, per cui sto lavorando incessantemente per arrivare ad essere il più pronto possibile. Ma ho anche capito che pronto del tutto non lo sarei mai, ci sono sempre cose da controllare, ottimizzare, cambiare… e allora cerco di fare il possibile senza togliere tempo prezioso ai miei affetti, cosa importantissima per me e per loro visto che saremo distanti per così tanto tempo. E questo essere sempre attivo, sempre al lavoro diciamo, mi porta inesorabilmente a non pensare troppo a quello che sto per fare, a non realizzare ancora che il giorno della partenza sta per arrivare. A parte brevi momenti, spesso prima di dormire, sento un misto di eccitazione, ansia, paura crescere dentro e le mille domande che tutto questo comporta, ma non penso che abbia ancora metabolizzato del tutto la cosa e la maggior parte del tempo mi concentro sulle tante piccole cose da fare ancora.

Come ti sei preparato logisticamente a questo lungo viaggio?

La preparazione è stata un tragitto lungo e difficile, per tanti motivi.

Prima di tutto perché non avevo (e non ho forse ancora) la più pallida idea di come ci si prepari ad una simile spedizione, o almeno, di come ci si possa preparare al meglio. Poi perché un cammino di questo tipo necessita di essere preparati al meglio su molte cose, su diversi fronti, tutti importanti alla stessa maniera: parlo dello studio del percorso, la scelta dell’equipaggiamento tecnico, la preparazione fisica, la sicurezza mia e quella della mia famiglia. E il problema maggiore è forse stato proprio il dare le giuste priorità alle cose da fare e portare avanti il tutto senza però andare a intaccare gli obblighi di padre e compagno, quindi

senza rubare troppo tempo alla mia famiglia.Comunque ho deciso di cercare di dormire in tenda il più possibile, per avere un maggiore contatto con la natura, ma mi appoggerò anche a strutture ricettive per potermi lavare e per poter ricaricare tutto il materiale elettronico che mi porterò dietro.Tutto questo mi ha portato a studiare il percorso per ben tre volte cercando sempre di raccogliere maggiori informazioni possibili per quanto riguarda le scorte di acqua, cibo e dove dormire o ripararsi. Dormire in tenda e affrontare comunque tre stagioni (primavera, estate e inizio autunno) attraversando così tante differenze territoriali e quindi climatiche, mi ha portato poi allo studio e alla scelta capillare dell’equipaggiamento tecnico che spero sia sufficiente per poter affrontare ogni situazione senza mettermi mai in pericolo. Mentre portavo avanti questi studi (e ti parlo di ore e ore al computer) dovevo trovare anche il tempo per camminare, ossia allenarmi. E poi c’è stato il discorso sicurezza personale, ossia come essere rintracciabile in ogni momento e come poter comunicare una eventuale situazione di emergenza anche senza copertura telefonica, e come far passare al meglio questi 4 mesi a Patty (la mia compagna) e Lara (nostra figlia) visto che, da sole, sarà dura anche per loro. Insomma, non è stato facile: se ho fatto tutto giusto o tutto il necessario non lo so ancora, lo scoprirò solo quando sarò in cammino, ma almeno ho cercato di fare del mio meglio.

Cosa ti porterai dietro? E cosa invece ti lascerai volutamente alle spalle?

Diciamo che nel preparare lo zaino sono andato controcorrente, ossia contro la regola basilare di chi fa questo tipo di camminate: alleggerire il più possibile il peso totale.Io invece ho volutamente deciso di farmi carico di un peso maggiore, e non indifferente, portandomi dietro anche la mia attrezzatura fotografica: la reflex, due lenti, cavalletto, batterie, filtri e così via…Molti mi hanno dato del pazzo e so che i 20 e passa chili che dovrò caricarmi sulle spalle sono e saranno troppi, soprattutto i primi giorni; ma sono un fotografo e non avrei mai potuto rinunciare alla possibilità di immortalare tutto quello che questa esperienza saprà donarmi. Vedi, sto per attraversare e scoprire le montagne più belle della nostra penisola, i parchi, i paesi, la gente, e so che non mi ricapiterà più questa occasione; e anche se dovessi rifarlo non avrei mai la stessa luce, la stessa alba o tramonto, la stessa situazione, lo stesso incontro con la fauna selvatica, lo stesso essere al momento giusto al posto giusto. E so che se non avessi la possibilità di poter “cogliere l’attimo” ne sarei profondamente deluso e amareggiato. Anzi, sono sicuro che se riuscirò a scattare ogni giorno delle fotografie speciali e importanti, il peso finale finirà con l’essere più leggero. Quindi porterò con me tutto l’occorrente per poter godere in tranquillità lo stretto contatto con la natura, poi la mia attrezzatura fotografica, il gps e localizzatore gps, un powerbank per ricaricare il tutto e, alla fine, ho deciso di non portare, almeno all’inizio, un fornelletto e il cibo liofilizzato.

Poi andando avanti vedremo.

Affrontare un viaggio di 3.500 kilometri in solitaria non è cosa da poco. Timori, dubbi, incertezze?

Sicuramente non posso dire di essere tranquillo, ossia mi faccio ancora spesso tante domande a cui non so dare risposta. Ce la farò? Ho preso abbastanza precauzioni? Saprò affrontare ogni situazione, anche di pericolo, che incontrerò durante il cammino? Non lo so e non posso saperlo adesso, e a dire il vero non voglio neanche pensarci troppo. So solo che devo entrare nell’ottica di vivere il momento, vivere giorno per giorno e affrontare i problemi solo quando questi si presenteranno. Ho preso le mie precauzioni, ho fatto del mio meglio per prepararmi il più possibile a questa avventura: adesso voglio finalmente partire e godermi il cammino e, perché no, la solitudine che questo porterà e che ho deciso di andare a trovare.

Qual è l’obiettivo che intendi raggiungere?

L’obiettivo vero e proprio di WANDERING ITALIA è certamente quello di raggiungere la destinazione finale, ossia Trieste, ma a delle condizioni: non voglio raggiungerlo a tutti i costi se questo significa mettermi in pericolo; e non voglio raggiungerlo il più in fretta possibile se questo mi porterebbe a non godere del cammino. Certo, non ho tutto il tempo a disposizione, ma io parto per stare con me stesso, per mettermi alla prova, per scoprire le bellezze delle nostre montagne e per godere di ogni attimo di questo viaggio. Non vado di corsa, non voglio battere alcun record: voglio anzi rallentare, scoprire, meravigliarmi ancora, se possibile, con gli occhi di un bambino che vive la sua più grande avventura.

Cosa è per te Wandering Italia?

WANDERING ITALIA è un passo sul cammino della mia esistenza, la naturale conclusione di un viaggio iniziato molto prima e l’inizio di uno nuovo.

È la realizzazione di un sogno, comunque vada.

È motivo di orgoglio perché mi ricorderà sempre che ho avuto coraggio, non quello di affrontare quest’avventura ma quello più grande di liberarmi dalle catene che mi legavano alla “normalità”, a quella vita normale che mi uccideva lentamente.

È il mio regalo a mia figlia Lara per insegnarle che nella vita tutto è possibile e che la ricerca della propria felicità e la realizzazione dei propri sogni deve essere messa davanti a tutto il resto.

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