E’ la storia di Linda Blue, www.lindablue.it, nata a Verona nel ’61, che per tanti anni ha lavorato con la Casa Editrice Demetra, assorbita da Giunti Editore, poi, ha imposto una magica virata alla sua vita.
“Oltre che redattrice- racconta l’artista veneta- avevo uno studio fotografico. Mi venivano assegnati dei titoli dalla casa editrice ed io, dopo aver curato la stesura, scattato le foto e aver diretto l’opera di tutti i disegnatori, componevo il libro fino a portarlo alle stampe. Ho quindi pubblicato come autore anche parecchi libri, alcuni dei quali sono ancora in ristampa, col nome di Linda Perina”.
Un giorno ha deciso di mollare tutto.
“Ho smesso- dice- perché questo tipo di lavoro, pur piacendomi e avendomi dato delle grandi soddisfazioni, non mi permetteva un contatto diretto con il mio pubblico, i lettori, e mi costringeva a stare per molte ore a studiare, e davanti al computer per definire l’opera. Mi mancava il contatto umano, oltre che il movimento fisico”.
Linda ha studiato per diventare una prestigiatrice professionista.
Ma i suoi genitori come hanno preso la decisione di diventare un clown? “Mio padre rimase subito basito – confessa Linda- quando abbandonai definitivamente il lavoro culturale per fare il pagliaccio, come mi definiva lui. Ma da buon ‘indaco’, tipo creativo, quale sono, niente e nessuno poteva farmi desistere dalla mia scelta”. E pensare che a spingerla verso la magia è stata proprio la casa editrice!
“Tutto è cominciato – racconta- quando mi commissionarono un libro sui giochi di prestigio. Nella vita, evidentemente, nulla avviene per caso. Cercai degli agganci presso il CMI (Club Magico Italiano) per avere informazioni e notizie. Fui attaccata inesorabilmente dal Bacillus Magicus e nessuna cura valse a togliermelo dalla testa e dalle mani. Così, dopo molti anni di studi ed allenamento sono diventata una prestigiatrice”. Il precedente lavoro in parte l’aveva preparata alla nuova professione. I tanti libri di manualità, grande creatività e facilità nel linguaggio che aveva letto, le avevano offerto basi per creare incantesimi e scrivere presentazioni avvincenti per i suoi effetti scenici.
“Questo lavoro- dice- mi dà immense soddisfazioni, mi permette di diffondere messaggi di speranza e amore, stupire e far sorridere grandi e piccini, anche in momenti difficili come sono quelli attuali. Sento che il pubblico mi stima e mi ama, come del resto cerco di fare sempre anch’io”.
Ma fare l’illusionista richiede tanto impegno e ed energia. E qualche aspetto negativo ce l’ha. “Per eseguire bene questo lavoro- fa sapere – devo essere sempre in disciplina assoluta. La mia mente deve essere sempre pronta e mai stanca, il mio fisico al top. Curo il sonno e l’alimentazione. Non posso permettermi di sbagliare o di non avere la giusta verve quando sono davanti al pubblico. Altrimenti, sarebbe una catastrofe. Devo spesso centellinare l’energia, perché sono sottoposta a tour de force notevoli, lavorando ogni giorno in città diverse, con pubblico diverso, in condizioni diverse. Montare e smontare lo spettacolo, a cui si aggiungono tante ore di viaggio. E’ tutta una fatica! Per fortuna ho sempre con me il mio assistente, grande spalla”.
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Linda ha lavorato anche per bambini malati e per giuste cause, tipo raccolta di fondi per eventi particolari. L’aspetto che più la “frena- sono le sue parole- è la tremenda burocrazia, alla quale bisogna sottoporsi, nonostante si faccia del volontariato”.
Intanto, l’ex redattrice veronese è diventata famosa anche fuori dai confini nazionali. Avendo vinto dei concorsi internazionali, è stata convocata come artista nei gala in varie località d’Europa. “Ora, però- aggiunge- ho deciso di non uscire troppo dall’Italia, perché sia mio figlio che mio padre infermo hanno bisogno ancora di me. Credo che nella vita ci siano delle priorità. Più avanti vedremo”.
Quali doti occorrono per fare l’illusionista? Linda non ha dubbi: tanta pazienza e tenacia. “In passato – dichiara- prima che mi riuscisse un effetto, ho lavorato per mesi senza scoraggiarmi. Succede anche ora. Poi, improvvisamente, per magia, tutto arriva. Bisogna essere eclettici, saper spaziare in tutte le branche della magia, quella da scena, manipolazione, magia comica, micromagia ai tavoli, così da poter soddisfare ogni richiesta dei clienti. Importante è anche conoscere tante lingue”. Lei, per esempio, fa spettacoli in inglese e tedesco. “Ho imparato- aggiunge- anche tutte le arti di complemento: fare palloncini, face-painting, ventriloquismo, creare e giocare con bolle giganti, fare baby dance”. Lo dice in modo chiaro: “Non è un percorso facile, come potrebbe pensare chi in questo mestiere improvvisa e, fa letteralmente pena. La professionalità si acquisisce con tanta umiltà e tanto sacrificio. Dopo tanti anni di studio e dopo aver seminato tanto vivo in modo decoroso con questo lavoro e non rimpiango l’altro. È un’attività che mi fa sentire apprezzata. Se poi mi sento troppo stanca, mi fermo e mi ricarico”.
Linda spiega che per arrivare ai suoi livelli ha studiato, appoggiandosi all’Accademia di Silvan, alla scuola professionale di Binarelli, frequentando tutte le conferenze e i congressi del settore in Italia e all’Estero.
Infine, dopo aver studiato su più di cinquecento libri in varie lingue, si è affidata agli anziani del mondo magico, che le hanno trasmesso cosa significhi essere davvero un’artista. “Non è ciò che stai girando fra le dita- dichiara- che ti farà fare il salto, ma è ciò che hai dentro, la centratura, la sicurezza, la gioia e l’entusiasmo che trasmetti quando sei davanti al pubblico. Solo così si crea quell’empatia che ti riempie il cuore”.
Ma se dovesse spiegare cosa l’ha davvero spinta a cambiare vita, cosa direbbe? “La mia voce interiore- confessa- che, come un angelo custode, mi indica sempre la strada da percorrere. Io ho sempre creduto in lei e ho sempre avuto il coraggio di chiudere delle porte e aprirne delle altre senza paura. La vita è un bel viaggio che va vissuto anche rischiando e, talvolta, tirando la cinghia. L’importante è avere sempre ben chiaro l’obiettivo da raggiungere e superare qualsiasi ostacolo si presenti”.
Ah, ma perché il nome d’arte Linda Blue? “Perché blue- replica- è il colore del mare e del cielo infinito, dei dolcissimi occhi di mia nonna che ogni sera mi raccontava le fiabe del giardino fiorito con un principe senza corona che viveva tra parole senza sillabe. Mia nonna è morta quando io ero ancora bambina, ma mi rimangono impresse la sua dolcezza e la sua calma. Ha allevato undici figli con il sorriso, nonostante le grandi difficoltà. Non si è mai arresa, se non alla morte, purtroppo arrivata precoce. Credo, tuttavia, avesse già completato il suo compito in questa dimensione”.
A cura di Cinzia Ficco