Andrea: sto facendo il giro del mondo low budget

A cura di Maricla Pannocchia

Andrea, 35 anni, è uno di quei ragazzi che, come tanti ultimamente, stanco di una situazione lavorativa in Italia che non lo rendeva felice, ha deciso di trasformare il suo sogno in realtà e di fare il giro del mondo.

Dato che il viaggio è low budget “bisogna viaggiare leggeri e mettere in conto dei sacrifici, come dover condividere la stanza d’ostello con degli sconosciuti, ma le stesse persone che di notte non ti fanno dormire perché fanno chiasso o russano, sono quelle che al mattino ti sorridono e sono sempre disponibili”, Andrea ha cominciato con la Thailandia, la Malesia e l’Indonesia, luoghi sicuramente più economici della California o del Giappone, “Paese che mi ha sempre attratto e, adesso che ha riaperto i confini, pianifico di andarci”.

Andrea vive nel presente, spostandosi e viaggiando in maniera umile, sacrificando qualche comodità per ottenere del tempo, introspezione e tanti incontri interessanti. A chi sogna di cambiare vita, Andrea suggerisce prima di lavorare su sé stessi. “Avevo apportato delle modifiche alla mia vita quotidiana prima di partire”, racconta il ragazzo”, L’importante è cominciare un percorso introspettivo che ci permetta di fare ciò che, al giorno d’oggi, in pochi fanno, ovvero ascoltarci davvero”.

Andrea non sa cosa gli riserva il futuro, “in passato, vivevo pensando al domani che, poi, non è mai arrivato come me lo aspettavo” ma va bene così. Il suo viaggio in giro per il mondo continua, e viene raccontato sul suo profilo Instagram “Cacciatore di orizzonti”, nato anche per ispirare altre persone e per condividere con gli italiani le esperienze e le emozioni che Andrea vive giorno dopo giorno. L’Italia è sempre pronta ad accoglierlo ma, al momento, la strada di Andrea è ancora fra i Paesi del mondo.

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Ciao Andrea, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, grazie mille per l’invito e per la possibilità di fare due chiacchere. Sono Andrea, ho 35 anni e vengo dalla Sicilia, precisamente da Messina, la città dello stretto (a noi messinesi piace chiamarla così). Mi ritengo un ragazzo molto semplice, come tanti, a cui piace stare con gli amici, fare sport e anche un po’ sognare.

Sei da poco partito per un giro del mondo. Quali sono le tue impressioni a fresco?

In questo momento rispondo sulla scia della felicità quindi spero di essere obiettivo. È una continua scoperta, ovviamente. Trovo emozionanti anche le cose semplici come le strade, gli odori, i continui sorrisi delle persone.Alle volte tutto va tutto veloce, altre volte invece molto lento. Diciamo che, dal punto di vista emozionale, mi sento come su una giostra ma, devo dire, molto a mio agio.

Quali Paesi hai intenzione di visitare e stai lasciando anche del margine per l’improvvisazione?

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L’idea originaria era quella di partire da Bali e risalire tutto il Sud-est Asiatico fino a Katmandu, in Nepal, parlo al passato perché ormai mi sono abituato agli stravolgimenti in corso d’opera. Giusto i primi di ottobre il Giappone ha riaperto al turismo ed è una meta che conto di fare, mi ha sempre affascinato la cultura giapponese e sono felice di poter aggiungere questa nuova tappa al mio itinerario. Per il resto vedremo pian piano.

Che consigli pratici daresti a chi, come te, sogna di organizzare un giro del mondo?

Sicuramente di stare leggeri, può sembrare banale ma è una cosa che in molti ignorano. Laddove è possibile direi di partire con un solo bagaglio e mettere nello zaino lo stretto necessario, se qualcosa serve si può comprare un po’ ovunque. Essere pratici per me è la parola d’ordine.

Cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia?

Come ho spiegato a molti in realtà non c’è solo un motivo, ci tengo a precisare che la mia non è stata una molla scattata dal lunedì alla domenica, ma bensì una decisione ponderata nel tempo. il lavoro sicuramente, sono figlio dei contrati a progetto, i vari co.co.co. e co.co.pro. Quelli che non ti danno un vero avvenire, quelli che a stento ti fanno pagare le spese necessarie, che non ti danno ferie o malattia e non ti fanno accedere a un mutuo in banca. La routine, anch’essa ha avuto un ruolo importante. Il mio ultimo impiego era molto statico, classico o quasi lavoro da ufficio, dove alle volte stai seduto 8 ore alla scrivania e ti scordi di doverti alzareanche solo per affacciarti alla finestra e capire se fuori è sera o mattina. L’idea di fare sempre la stesa cosa fino alla pensione mi faceva star male. Non per ultima,la voglia di vedere altro, di rimettermi in gioco. Prima di intraprendere quest’ avventura avevo già fatto dei piccoli viaggi, anche se per pochi mesi, e ho avuto la fortuna di capire,in quel lasso di tempo, che quello era l’Andrea che volevo essere.

Per ora hai visitato la Malesia, l’Indonesia e la Thailandia, cosa puoi raccontarci di queste tre realtà?

Sono fantastiche e molto diverse tra loro. In Indonesia ho soggiornato poco più di tre settimane a Bali, sono partito da Ubud, che viene definita la parte spirituale dell’isola, ed è certamente così ma è anche la città più turistica e alle volte la magia del luogo viene meno. Ho percorso tutta l’isola dall’alto verso il basso fino ad arrivare a Kuta, una città più a Sud, ma prima ho trascorso qualche giorno alle Isole Gili e a Nusa Penida, gli isolotti a Est di Bali. Nusa è quella che mi ha affascinato di più, una piccola isola dal carattere selvaggio e piena di verde. La consiglio vivamente agli appassionati dei luoghi incontaminati. In Malesia invece ho soggiornato a Kuala Lampur, il mio ostello era in centro e sono riuscito a muovermi tranquillamente a piedi in lungo ed in largo per tutta la città. Con Kuala però non c’è stato un buon feeling. Una città bella, sì, ma anche molto caotica, mi ricordava il city center di Los Angeles. Non adatta a me in questo momento, forse perché, come dicevo, provenivo dalle spiagge tranquille di Bali e dai luoghi incontaminati di Nusa. Sicuramente questo ha inciso molto sulla mia obiettività. In ogni caso ho preferito Lasciare Kuala dopo meno di una settimana e, come prima tappa thailandese, sono giunto a Krabi, ottimo snodo per raggiungere le varie isole, quelle che siamo abituati a vedere nei blockbuster americani. Qui però la fortuna non è stata dalla mia. A Krabi era in corso un tifone, nonostante la stagione delle piogge fosse terminata. Non ricordo dieci minuti di cielo sereno. Quindi, ho deciso di rimandare la mia visita alle isole e di andare più su, fino a Bangkok che non mi ha deluso neanche per un istante. Una città fantastica capacedi amalgamare in sé una parte nuova e funzionale, fatta di trasporti veloci, grattacieli e centri commerciali all’avanguardia, e una parte vecchia, piena di templi e luoghi di culto. Una continua scoperta. Adesso sto rispondendo alle domande da Chiang Mai. Sono giunto qui con un treno notturno da Bangkok, una vera scoperta, di sicuro un mezzo di trasporto che ti lascia qualcosa da raccontare. Come sta andando a Chiang Mai, beh, conto di farvelo sapere presto.

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Quali sono le difficoltà di questo stile di vita e quali, invece, gli aspetti positivi?

Sicuramente vivere con la valigia sempre pronta non è cosa facile, bisogna adattarsi a tutto e alle volte è più difficile a dirsi che a farsi. Dormire negli ostelli, ad esempio, inizialmente per me è stato un trauma, dividere la camera con altre sette o otto persone sconosciute è stato davvero difficile, io che ero abituato a un letto extra large nella tranquillità della mia stanza. C’è chi rientra tardi la notte svegliando tutti, chi russa in maniera esagerata, chi punta la sveglia alle cinque del mattino o chi fa un gran chiasso per qualsiasi motivo. Poi però ti rendi conto che quelle persone così rumorose sono le stesseche ti accolgono alla mattina con un gran sorriso, sono sempre disponibili a darti informazioni e consigli utili sui posti da visitare. L’ultima notte passata in ostello ho conosciuto un ragazzo di Atene che a tutti i costi doveva prepararmi un caffe espresso, mi disse: Non te ne vai da qui se non assaggi il mio caffe. Mi raccontò che la sua mamma era italiana e lui andava in giro per il mondo con dentro lo zaino con una piccola caffettiera. Mi preparò davvero un caffe buonissimo.

Come hanno reagito amici e famigliari davanti alla tua scelta?

Ci sono stati due passaggi molto diversi in un lasso di tempo ben preciso. Inizialmente i miei erano entusiasti. Mia madre in principio mi aiutava a stilare una sorta d’itinerario, faceva domandee si teneva aggiornata sui posti che avrei voluto visitare. Poi, con il passare del tempo, pian piano che il sogno cominciava a diventare un progetto le cose sono un po’ cambiate, sono iniziati i primi timori e le paure del caso. In qualche occasione ha tentato di persuadermi, la capisco, avrei fatto anche io così. Il tutto, però, è durato fino a quando non ho comprato il biglietto, allora la reazione è stata del tipo “cavolo, lo fa davvero”. In ogni caso ci sentiamo molto spesso, con la tecnologia di oggi le distanze si accorciano e tento di rassicurare tutti in ogni momento che ho disponibile.

Hai scritto su Internet che pensi che, anche se è ancora presto per fare bilanci, questa sia la strada giusta per te. Come si fa a capire quando siamo sulla strada giusta?

Per me in realtà è stato molto semplice. Come dicevo prima, quando viaggio sono felice, esce fuori un Andrea che nel quotidiano difficilmente riesco ad esprime. Ovviamente non per tutti è cosi, ognuno di noi ha una chiave di lettura diversa, quindi il mio consiglio per chi sta cercando la propria strada è quello di fermarsi, di concedersi del tempo, di staccare la spina e di fare la cosa più semplice che spesso ci scordiamo di fare, semplicemente ascoltarsi.

Hai aperto un profilo Instagram, che si chiama “Cacciatore di orizzonti”, incoraggiato dai tuoi amici. Perché questo nome e cosa speri di ottenere da quel profilo?

Quello di aprire un profilo IG e di raccontarmi è stata ed è una sfida nella sfida, sono una persona molto introversa e timida, difficilmente riesco ad attaccare bottone con le persone e, prima di adesso, non mi ero mai immaginato di raccontare i miei fatti a un pubblico social. I miei amici mi hanno consigliato di fare ciò per aprirmi e tentare di riuscire a raccontare quello vedo e che sento in questa avventura. Ricordo perfettamente il mio primo video, ero in Indonesia, precisamente a Bali. Mi tremavano le mani e la voce, come se avessi bevuto dieci caffe. Adesso non è ancora ottimale ma pian piano le cose migliorano, inoltre, quello di riuscire a far vivere agli altri quello che sto facendo è diventato un piccolo obiettivo quotidiano che mi aiuta in qualche modo a restare vicino all’ Italia. Il nome si basa su di un mix di fattori, in origine era “horizons chaser” per renderlo un po’ più “internazionale”, ma successivamente ho deciso di non tradurlo. Cacciatore di orizzonti lo sento più attinente alla mia persona. Cosa può esserci di più bello che cacciare un orizzonte?

Come fai a mantenerti mentre sei in viaggio?

Prima di rispondere vorrei spiegare che tipo di viaggio sto affrontando, come nella vita anche nelle esperienze di questo tipo bisogna scendere a compromessi. Di sicuro non alloggio in hotel a cinque stelle ma prediligo gli ostelli dove si riesce a dormire con veramente poco, alle volte anche tre euro a notte. Quando è possibile scelgo affitta camere o b&b, che comunque non mi facciano sforare un certo budget. Non vado in ristoranti lussuosi e do la priorità ai piccoli localini frequentati dalla gente del posto, mangio spesso streetfood, e lo preferisco davvero ai ristoranti stellati. Vuoi mettere il gusto di un Pad thai mangiato in riva al mare su un’isola thailandese? In pratica rinuncio a qualcosa per beneficiare di altro, nel mio caso il tempo. Come dicevo, bisogna scendere a compromessi. È possibile spendere cinque mila euro in una settimana in un resort di lusso alle Maldive, o usare quei soldi per stare in viaggio sei mesi, forse anche più. In termini puramente pratici bisogna calcolare ogni uscita e far rientrare il tutto in un budget, sia giornaliero sia mensile. Ho lavorato tanto e risparmiato ogni centesimo per questa avventura. Inoltre, quando è possibile faccio piccoli lavoretti sul posto e conto quanto prima di usare le piattaforme come Workaway, ovvero persone che forniscono vitto e alloggio in cambio di piccoli lavoretti.

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Che consigli daresti a chi magari ha pochi soldi da parte ma vorrebbe partire?

Come primo punto bisogna decidere accuratamente la destinazione, ci sono realtà dove si riesce a vivere dignitosamente con pochi euro, ad esempio la Thailandia, dove mi trovo io adesso, il Vietnam, la Cambogia, il Laos, e tanti altri posti, Paesi stupendi che hanno tantissimo da offrire e dove il cambio con la nostra moneta può garantirti un buon tenore di vita per pochi euro al giorno, basta superare lo scoglio del biglietto aereo, che magari anche lì con un po’ di astuzia e un minimo di pianificazione si riesce sempre a risparmiare qualcosa. Ovviamente le cose cambiano se il desiderio è quello di fare un’esperienza, ad esempio, in Giappone o in California. Quelle sono realtà molto più dispendiose. In questo caso punterei a uno scambio Interculturale, un’esperienza che purtroppo non ho avuto l’opportunità di fare. È possibile anche chiedere il visa entry per L’ Australia, ad esempio, che credo recentemente sia stato prolungato fino ai 35 anni di età. È quindi possibile vivere nella terra dei canguri con un permesso che fa sì che tu possa lavorare e godere del posto. A mio avviso c’è una soluzione a tutto, basta capire ciò che si vuole.

Spesso ti sei sentito incompreso. Cosa consiglieresti a chi, magari, si sente come un pesce fuor d’acqua proprio in questo momento?

Non ho un vero consiglio da dare. Semplicemente bisogna accettare il fatto che non tutti la pensano al nostro stesso modo. Non tutte le persone sono uguali, quindi anche i pensieri di ognuno di noi cambiano. Quando ero in Italia e raccontavo della mia voglia di andar via nessuno mi prendeva sul serio, tutti la vedevano come una “cosa momentanea”, i discorsi finivano inevitabilmente su frasi come, “trovati un buon lavoro” o “quando hai intenzione di metter su famiglia?“. Capivo benissimo, dall’espressione di chi mi ascoltava, che l’interesse per quello che stavo descrivendo scemava in pochi istanti. Invece, quando sono giunto in Indonesia e raccontavo del mio viaggio, le cose sono cambiate radicalmente, chi avevo davanti sembrava stesse viaggiando con me a ogni parola.

Pensi di poter vivere una vita da nomade o credi che, un domani, tornerai in pianta stabile in Italia?

Questo ancora non lo so, nulla m’impedisce di tornare in Italia tra un giorno, un anno o un mese. In passato ho sempre pensato al futuro, futuro che non è mai arrivato, adesso credo sia arrivata l’ora di vivere il presente.

L’incontro umano più interessante fatto finora.

Non è stato solo uno, potrei parlare all’infinito di tutti i viaggiatori e sognatori che ho incontrato in questo cammino, tutti diversi e con qualcosa da raccontare. Chi fuggiva dal passato, chi tentava di ricostruirsi una vita lontana dal caos delle città, chi scappava dall’amore o chi lo cercava. Credo che questi luoghi possano definirsi magici anche perché abitati da persone straordinarie che li rendono tali.

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La disavventura più simpatica vissuta finora.

È’ successa non appena ho messo piede a Bali. Ero molto stanco e nervoso, il mio viaggio è durato più di 28 ore considerando le due di ritardo accumulate nella tratta Dubai – Bali. A queste, inoltre, bisogna aggiungerne altre due per i controlli all’immigrazione e la richiesta del visto. Avevo prenotato un transfer che mi portasse dall’ aeroporto al mio ostello, ormai, pensai tra me e me, chi ti aspetterebbe con quasi quattro ore di ritardo? Eppure una volta uscito dal terminal noto un driver con il classico cartello bianco in mano con il mio nome e il numero del volo, e mi dico “dai, Andrea, un po’ di fortuna”. Felice della notizia mi rilasso e comincio a scambiare quattro chiacchiere con il tassista, se non fosse che, dopo quasi un ora di auto, il driver mi porta da tutt’altra parte, a cento km dal mio indirizzo. Tentiamo di capire cosa sia andato storto, ma non riusciamo a trovare spiegazione, la mia prenotazione era corretta, il numero del volo ecc. Dopo altri trenta minuti passati a capire dove fosse il problema ci rendiamo conto che sul mio stesso aereo c’era un omonimo! La storia ovviamente non finisce qui perché il tassista deve tornare indietro per recuperare l’altra persona. Cerco di convincerlo nel portarmi al mio indirizzo ma lui mi chiede un ingente somma di denaro “come se l’errore fosse stato il mio”, purtroppo devo accettare le sue condizioni in quanto mi ritrovo in un posto sconosciuto, senza soldi locali, senza Sim, quindi senza internet e impossibilitato a chiamare un altro taxi. Dopo ancora un’altra ora di viaggio raggiungo il mio ostello, pago il tassista e mi rendo conto che dentro all’edificio tutti dormono. Ormai disperato e in preda al panico butto la spugna in balia della stanchezza, d’un tratto, però, inizio a ricordare che qualche giorno prima avevo conosciuto su un forum una ragazza italiana che alloggiava nel mio stesso ostello, la nostra conversazione era terminata con la classica frase “se hai bisogno di aiuto chiama”. La prendo in parola, comincio a bussare alle varie porte dell’edifico sussurrando il suo nome e sperando che qualcuno non esca fuori a picchiarmi, fino a quando, finalmente, non trovo la sua porta. Non ho detto nulla, non sono servite tante parole, “Sei Andrea?” dice lei. Io non rispondo, l’abbraccio e scoppio di gioia. Qualche giorno dopo lei è tornata in Italia ma siamo rimasti in contatto e credo sia nata una bella amicizia.

La vita secondo te è…

Non so realmente cos’è per me la vita, di getto potrei dire un dono, ma sarebbe scontato. So che è qualcosa che con il tempo acquista valore e che va vissuta al meglio dei modi, tentando di rispettare ogni cosa e ogni essere.

Se ti dico “viaggiare”, cosa ti viene in mente?

Sognare.

Cosa consiglieresti a chi sogna di cambiare vita ma non sa come fare?

Credo che non si necessario cambiare continente per cambiare vita. Una cosa che in passato mi ha aiutato molto è stato lavorare su me stesso. Ho apportato delle piccole modifiche al quotidiano che si sono dimostrate funzionanti. Ho iniziato a svegliarmi presto al mattino e a leggere almeno dieci pagine di un libro prima di toccare lo smartphone, faccio almeno un’ora di sport tre o quattro volte a settimana, m’impegno ad ascoltare di più gli altri e a usare meno la parola io. Cerco di essere più presente con le persone che mi vogliono bene. Questo e altri piccoli gesti mi hanno fatto capire che per cambiare vita era prima necessario cambiare me stesso.

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