Gianni: lavorare da remoto e viaggiare è possibile

A cura di Maricla Pannocchia

Gianni, 27enne da sempre appassionato di viaggi e della scoperta di nuove culture, dopo un periodo difficile durante i 3 anni della pandemia da Covid-19, ha ripreso la sua scoperta del mondo visitando Paesi come la Thailandia, l’Indonesia, il Giappone e la Corea del Sud.

“Gli anni della pandemia sono stati difficili perché ero abituato a vivere all’estero ma sono dovuto tornare in Italia” racconta Gianni, “E, per via dei lockdown, non sapevo come altro impiegare il tempo, se non lavorando. La mia azienda, in realtà, non richiedeva tutto quel lavoro da parte mia ma, in mancanza di alternative, quella è stato la mia valvola di sfogo.”

Dopo un burn-out e tre anni di “costrizione” in Italia per via del Covid-19, l’uomo è ripartito alla scoperta del mondo. A chi vorrebbe lavorare come dipendente, ma da remoto, Gianni consiglia di parlarne apertamente con il manager e di scegliere un’azienda che sia predisposta a questa modalità di lavoro, “anche se io, ad esempio, ho ricevuto una proposta unica, quella di lavorare da remoto, appunto, che mi ha confermato il valore che apporto all’azienda.”

Per il futuro, Gianni non ha ancora intenzione di fermarsi da qualche parte e, per ora, vede il mondo intero come il suo terreno di gioco.

gianni milani

Ciao Gianni, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Sono un uomo di 27 anni, con la passione per il viaggio, la scoperta e con indole curiosa. Mi piace mettermi alla prova e vivere nuove sfide, sia personali sia professionali. Ho sempre vissuto in provincia di Pavia, con esperienze di studio in Svezia e in Francia.

Quando e perché hai sentito il bisogno di lasciare l’Italia?

Ho sempre sognato di riuscire a coniugare la mia attività professionale con il viaggio e la scoperta. A inizio 2020 mi trovavo in Francia per studio, quando la pandemia mi ha costretto a tornare in Italia. Il mio desiderio di proseguire con una carriera all’estero è stato interrotto. Durante la pandemia, considerando che, nell’ultimo periodo, ero stato all’estero, ho avuto difficoltà a riprendere una vita sociale attiva. I lockdown hanno amplificato il mio disagio e mi sono concentrato eccessivamente sul lavoro, anche se non era richiesto dalla mia azienda, ma non sapevo cos’altro fare. Dopo quasi 3 anni, al termine della pandemia, ho deciso che era ora di ricominciare da dove ero stato interrotto.

Durante la pandemia, per ovvi motivi, sei dovuto rimanere a Milano. In quel periodo, hai lavorato così tanto da andare in burn-out. Ti va di parlarci meglio dell’accaduto?

Durante il periodo della pandemia, mi sono trovato a Milano, dove le restrizioni e la limitata vita sociale mi hanno spinto a dedicare gran parte delle mie giornate al lavoro. In assenza di altre attività, il lavoro è diventato il mio unico sfogo. Per quasi due anni, non ho pienamente realizzato l’impatto che questo stile di vita stava avendo su di me. È stato solo nell’estate del 2022, con la fine della pandemia, che ho raggiunto un momento di chiara consapevolezza. Ho capito che era arrivato il momento di un cambiamento significativo, un momento che rifletteva il fenomeno globale della ‘Great Resignation’. Questa consapevolezza mi ha portato a prendere decisioni importanti riguardo alla mia carriera e al mio stile di vita.

Quali effetti pensi che abbia avuto quest’esperienza su di te e, di conseguenza, sulla tua vita?

Questo periodo di lavoro intensivo e isolamento durante la pandemia mi ha portato a un momento cruciale di consapevolezza e introspezione personale. Ho realizzato che lo stile di vita che stavo conducendo stava danneggiando non solo la mia sfera personale, ma anche la mia capacità di gestire situazioni di stress e conflitto sul lavoro. Questa presa di coscienza ha avuto un impatto significativo sulle mie prestazioni lavorative. Mi sono reso conto che, per essere efficace e soddisfatto professionalmente, avevo bisogno di un equilibrio migliore tra lavoro e vita personale e che questo equilibrio era essenziale per la mia salute mentale e fisica.

Finita la pandemia, hai ripreso da dove avevi lasciato, ovvero hai ricominciato a viaggiare e lavorare. Com’è stato questo passaggio, dopo essere stato in Italia per 3 anni di seguito?

Riprendere i miei viaggi dopo tre anni di soggiorno forzato in Italia è stata una vera e propria liberazione. Negli ultimi sei mesi, ho viaggiato più di quanto non avessi fatto in tutta la mia vita fino a quel momento. Ho esplorato Paesi incredibili come l’Indonesia, la Thailandia, il Giappone, la Corea, la Malesia, l’Australia e il Qatar. Queste esperienze mi hanno permesso di ritrovare la mia passione per il viaggio e la scoperta, rinforzando la mia convinzione che il mondo è pieno di possibilità infinite. I miei piani non si fermano qui: nei prossimi sei mesi ho in programma di visitare le Filippine, il Vietnam, la Cina, e poi chi lo sa dove mi porterà il vento. Questo ritorno ai viaggi è stato non solo rigenerante ma anche un potente promemoria del valore dell’esplorazione e dell’apprendimento continuo.

Cosa ne pensano amici, parenti e conoscenti del tuo stile di vita?

I miei amici, parenti e conoscenti sono felici per me perché sanno che sto vivendo la vita che ho sempre desiderato. Sono consapevoli della mia passione per il viaggio e del mio desiderio di esplorare il mondo, e supportano questa mia scelta. Naturalmente, la distanza si fa sentire, ma la bellezza della nostra era digitale è che posso rimanere in contatto con loro, nonostante le migliaia di chilometri che ci separano. Inoltre, c’è sempre la possibilità di tornare a casa per una visita, o magari d’incontrarci in qualche parte del mondo per un’avventura insieme. Il sostegno e la comprensione da parte delle persone a me vicine aggiungono un valore immenso alla mia esperienza di vita.

Di cosa ti occupi?

Lavoro come consulente aziendale, specializzandomi in ambito tecnologico. La mia professione mi permette di collaborare con diverse aziende, aiutandole a navigare nel complesso mondo della tecnologia e a implementare soluzioni innovative che migliorano le loro operazioni e strategie. Questo lavoro richiede non solo competenze tecniche, ma anche una forte capacità di analisi, di problem solving e di comunicazione, competenze che ho potuto affinare nel corso dei miei viaggi e delle mie esperienze all’estero. La natura del mio lavoro è tale che posso esercitarlo da qualsiasi parte del mondo, purché disponga di una connessione Internet affidabile, il che si adatta perfettamente al mio stile di vita nomade.

Come organizzi le tue giornate per bilanciare il lavoro e la vita personale?

Gestire le mie giornate in modo da bilanciare il lavoro e la vita personale richiede, innanzitutto, una buona dose di organizzazione. Seguo un approccio di ‘viaggio lento’, che mi permette d’immergermi nelle culture locali senza fretta e di dedicare il tempo necessario al mio lavoro. La chiave del mio successo in questo equilibrio è la flessibilità che mi viene concessa dalla mia azienda, S2E. Lavorando per obiettivi piuttosto che per orari fissi, posso gestire il mio tempo in modo efficiente. Questo mi permette di dedicare momenti adeguati al lavoro, garantendo allo stesso tempo spazi per il relax, l’esplorazione e le attività personali. In sostanza, è una questione di trovare il giusto equilibrio tra le esigenze professionali e il desiderio di vivere esperienze significative durante i miei viaggi.

La tua azienda ti permette di lavorare da remoto. Che consigli daresti a chi vorrebbe chiedere al proprio boss di poter lavorare da remoto?

Quando si tratta di negoziare la possibilità di lavorare da remoto, non esistono formule magiche. È fondamentale che l’azienda abbia una cultura aperta al lavoro flessibile e che il proprio manager sia ricettivo a tali modalità di lavoro. Nel mio caso, la situazione è stata unica: ero sul punto di lasciare l’azienda quando, sorprendentemente, mi è stata fatta un’offerta atipica di lavoro da remoto. Questo è avvenuto grazie alla visione e alla comprensione del mio valore da parte del mio manager e dell’azienda. Questa proposta, che mi ha colto di sorpresa, è stata un riconoscimento significativo del mio contributo all’azienda e della loro fiducia nelle mie capacità. Pertanto, il mio consiglio per chi desidera lavorare da remoto è di valutare attentamente la cultura aziendale e di avere una conversazione aperta e onesta con il proprio manager, evidenziando come tale modalità di lavoro possa essere vantaggiosa sia per l’individuo sia per l’organizzazione.

Per ora sei stato in Giappone, Corea del Sud, Indonesia e Thailandia. Quale Paese hai trovato più vicino alle tue corde e perché?

Tra i Paesi che ho visitato, l’Indonesia e la Thailandia hanno avuto un impatto particolarmente significativo su di me. Entrambi questi Paesi offrono un mix irresistibile di accoglienza calorosa, cultura aperta, cucina deliziosa e paesaggi naturali straordinari. L’accoglienza della popolazione locale in entrambi i Paesi mi ha fatto sentire immediatamente a mio agio, permettendomi di esplorare e immergermi nelle loro ricche culture con un senso di appartenenza. Il cibo, con i suoi sapori intensi e vari, è stato una costante delizia per il palato ma sono stati i paesaggi mozzafiato, dalle spiagge immacolate alle giungle lussureggianti, a lasciare un’impressione indelebile. Queste esperienze hanno arricchito sia la mia vita personale sia quella professionale, offrendomi una fonte inesauribile d’ispirazione e di apprendimento.

Quale Paese, invece, non ti risuona?

Rispetto alla domanda su quale Paese non mi risuona, preferisco non esprimermi in termini negativi. Credo fermamente che ogni luogo che ho avuto la fortuna di visitare mi abbia offerto qualcosa di unico e prezioso. Ogni destinazione ha la sua bellezza intrinseca e le sue lezioni da insegnare. Che si tratti di una cultura diversa, di un paesaggio naturale straordinario o semplicemente di un modo di vita differente, ogni esperienza ha arricchito la mia comprensione del mondo. Pertanto, piuttosto che focalizzarmi su ciò che potrebbe non risuonare con me, preferisco concentrarmi sull’apprendimento e sulla crescita che ogni nuova destinazione mi offre.

Lavorare online e viaggiare non è così semplice come può sembrare. Come ti organizzi per gestire il tutto?

Per gestire efficacemente il lavoro online mentre si viaggia, è cruciale avere una buona organizzazione e trovare spazi adeguati per lavorare. Anche se l’idea di lavorare da luoghi esotici come la spiaggia può sembrare affascinante, nella pratica può rivelarsi scomodo e impraticabile. Per questo, spesso prenoto spazi di coworking, che offrono l’ambiente ideale per lavorare in modo produttivo e al contempo offrono l’opportunità d’incontrare altri professionisti con interessi simili. Inoltre, una gestione efficace del tempo è fondamentale. Sapere quando concentrarsi sul lavoro e quando prendersi del tempo per esplorare e rilassarsi è una competenza chiave. Infine, una connessione Internet affidabile è essenziale. Questa combinazione di organizzazione, scelta degli spazi di lavoro e buon time management mi consente di equilibrare con successo la mia vita lavorativa e il mio desiderio di viaggiare.

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Com’è una tua giornata tipo quando sei in viaggio?

La mia giornata tipo in viaggio è strutturata in modo da ottimizzare sia il lavoro sia l’esplorazione. Di solito, dedico la mattina agli spostamenti e alle attività di viaggio. Questo può includere il trasferimento da una località all’altra o semplicemente l’esplorazione dell’area in cui mi trovo. Durante questo tempo, cerco anche di portare avanti le mie attività lavorative, sfruttando la flessibilità del mio lavoro. Nel pomeriggio, mi concentro maggiormente sulle comunicazioni lavorative, come le call con colleghi, clienti e partner. La mia agenda può variare a seconda degli impegni e delle esigenze del giorno, quindi non c’è una regola fissa. Questa flessibilità mi permette di adattare la mia giornata alle circostanze e di bilanciare efficacemente lavoro e piacere.

Come sei stato accolto dalle varie persone locali dei Paesi che hai visitato?

L’accoglienza che ho ricevuto dalle persone locali nei vari Paesi che ho visitato è stata straordinaria. Viaggiare è una palestra eccezionale per imparare a relazionarsi con persone di diverse culture, lingue e tradizioni. Nonostante le differenze, ho sempre trovato persone aperte e disponibili ad aiutare. Questi incontri hanno sottolineato l’importanza di rispettare la cultura locale in ogni situazione. Avere una mente aperta e mostrare rispetto per le usanze e i modi di vita degli altri mi ha aiutato a stabilire connessioni significative e a godere di esperienze autentiche. Questi scambi culturali hanno arricchito non solo i miei viaggi, ma anche la mia visione del mondo e la mia comprensione delle diverse società.

C’è una caratteristica di un determinato popolo che ti è rimasta particolarmente impressa?

Una delle caratteristiche culturali che mi ha colpito profondamente è quella del popolo balinese. La loro visione della vita sembra permeata da un senso di positività, dove nulla viene visto come intrinsecamente negativo. Bali si è rivelata un vero tempio di apertura mentale, gentilezza e cura dell’anima. La loro filosofia e il loro modo di vivere enfatizzano l’armonia, la tranquillità e la spiritualità, creando un ambiente incredibilmente accogliente e sereno. Questa prospettiva balinese sulla vita e le interazioni umane hanno lasciato un’impressione duratura su di me, insegnandomi l’importanza di guardare oltre le superficialità e di valutare la vita con un approccio più olistico e positivo.

Pensi che il viaggiare ti renda un lavoratore migliore?

Credo fermamente che viaggiare mi renda un lavoratore migliore. L’interazione costante con diverse culture, stili di vita e modi di pensare è un’esperienza che arricchisce profondamente. Questa esposizione alla diversità mi ha aiutato a sviluppare una maggiore empatia, flessibilità e capacità di adattamento. Inoltre, mi ha fornito una prospettiva più ampia e globale, che è estremamente preziosa nel mio campo di lavoro come consulente aziendale. Affrontare e comprendere le differenze mi ha reso più aperto a nuove idee, più innovativo nel risolvere problemi e più efficace nella comunicazione con persone di varie nazionalità. In breve, viaggiare ha arricchito il mio set di competenze professionali, rendendomi un professionista più completo e versatile.

Quali sono state le sfide più difficili da affrontare?

Una delle sfide più significative del viaggiare da solo è stata affrontare la solitudine e i numerosi addii dolorosi. Viaggiare da solo implica inevitabilmente periodi d’isolamento, specialmente quando si è in movimento tra una destinazione e l’altra o quando si arriva in un luogo nuovo e non familiare. Inoltre, nel corso dei miei viaggi, ho incontrato molte persone straordinarie, creando legami profondi e significativi. Tuttavia, la natura del viaggio implica anche che questi incontri sono spesso temporanei, portando a numerosi addii. Ogni addio è stato un ricordo della transitorietà di queste esperienze e delle relazioni in viaggio. Tuttavia, queste sfide hanno anche portato con sé importanti lezioni di resilienza, indipendenza e la capacità di apprezzare pienamente i momenti e le connessioni, per quanto brevi possano essere.

Ti è mai capitato di dover superare momenti di solitudine?

Sì, nel corso dei miei viaggi, ho dovuto affrontare e superare momenti di solitudine. Viaggiare da solo, specialmente in Paesi stranieri dove la lingua e la cultura possono essere molto diverse da quelle a cui sono abituato, a volte può essere isolante. Questi momenti di solitudine mi hanno però insegnato molto su me stesso. Ho imparato a essere a mio agio con la mia compagnia e a trovare modi creativi per connettermi con gli altri, nonostante le barriere linguistiche o culturali. Queste esperienze mi hanno reso più forte, più flessibile e mi hanno dato una maggiore consapevolezza di me stesso e delle mie capacità di adattamento. Anche se non sempre è facile, ho trovato che affrontare e superare la solitudine è un aspetto fondamentale del viaggio che contribuisce alla mia crescita personale.

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Ti sei mai sentito in pericolo?

Fortunatamente, non mi sono mai sentito in pericolo durante i miei viaggi. Tuttavia, sono consapevole che viaggiare in Paesi diversi può portare rischi, specialmente a causa della mancanza di familiarità con l’ambiente locale e le sue norme di sicurezza. La consapevolezza di queste differenze è cruciale. Per questo, m’impegno sempre a essere responsabile e cauto, soprattutto viaggiando da solo. Questo significa informarmi in anticipo sulle destinazioni, rispettare le norme locali, evitare situazioni potenzialmente pericolose e ascoltare i consigli dei locali e di altri viaggiatori. Questo approccio mi ha permesso di navigare in sicurezza attraverso diverse culture e Paesi, riducendo al minimo il rischio e massimizzando l’esperienza positiva dei miei viaggi.

Quali sono stati, invece, i momenti di gioia e soddisfazione?

I momenti di maggiore gioia e soddisfazione nei miei viaggi sono numerosi e variegati. Uno dei più gratificanti è stato l’incontro con persone di culture diverse, che mi hanno aperto la mente a nuove prospettive e modi di vivere. La soddisfazione di superare le barriere linguistiche e culturali, di creare legami significativi anche senza una lingua comune, è stata immensamente gratificante. Inoltre, la scoperta di paesaggi mozzafiato, la degustazione di piatti locali deliziosi e l’immersione in tradizioni diverse hanno costantemente arricchito il mio viaggio, rendendolo un’esperienza di vita veramente completa. Ogni nuova destinazione mi ha regalato momenti unici di gioia, che si tratti di ammirare un tramonto in un luogo remoto, di partecipare a una festa locale o semplicemente di camminare per strade animate da una cultura completamente diversa dalla mia.

C’è qualcosa, durante queste tue esperienze, che non ti aspettavi e ti ha colpito in positivo?

Durante i miei viaggi, due aspetti in particolare mi hanno colpito positivamente e inaspettatamente. Il primo è la cucina thailandese. La varietà, l’intensità dei sapori e la freschezza degli ingredienti hanno superato ogni mia aspettativa. Ogni piatto thailandese che ho provato era un’avventura per il palato, una combinazione perfetta di dolce, salato, acido e piccante. Il secondo aspetto sorprendente è stata la bellezza del Giappone. Dalle moderne metropoli alle tranquille zone rurali, ogni angolo del Giappone ha una sua unica e inconfondibile bellezza. Che si tratti della calma dei templi, della vivacità delle città, o della maestosità della natura, il Giappone offre una combinazione di tradizione e modernità che è semplicemente affascinante.

Che consigli daresti ad altre persone che vorrebbero iniziare uno stile di vita basato sul lavorare e viaggiare allo stesso tempo?

Il consiglio principale che darei a chi desidera iniziare uno stile di vita basato sul lavorare e viaggiare è di acquisire competenze di valore che rendano questo sogno realizzabile. È importante sviluppare abilità professionali che siano richieste e che possano essere esercitate in remoto. In un mondo sempre più connesso, ci sono molte opportunità per lavorare da remoto, ma è fondamentale avere competenze specifiche che siano richieste nel mercato del lavoro globale. Inoltre, è cruciale essere consapevoli che viaggiare comporta dei costi e richiede un’attenta pianificazione finanziaria. Lavorare mentre si viaggia non è solo un modo per sostenere il proprio stile di vita nomade, ma anche per farlo in modo responsabile e sostenibile. Pertanto, combinare lo sviluppo di competenze professionali con una solida pianificazione finanziaria è la chiave per realizzare un equilibrio tra lavoro e viaggio.

Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?

Riflettendo sul mio percorso, se avessi la possibilità di tornare indietro, farei maggiormente uso di spazi di coliving e coworking. Questi ambienti sono ideali per costruire un network ampio e variegato, composto da professionisti e viaggiatori provenienti da tutto il mondo. La collaborazione e la convivenza in questi spazi offrono opportunità uniche di apprendimento, condivisione di idee e creazione di legami professionali e personali. Sfruttando più attivamente queste opportunità, avrei potuto arricchire ulteriormente la mia esperienza di vita e di lavoro, ampliando il mio network e aprendo le porte a nuove collaborazioni e opportunità professionali.

Cosa hai imparato, per ora, da queste tue esperienze?

Dalle mie esperienze di viaggio e lavoro, ho imparato una lezione fondamentale: dedicare tempo alle proprie passioni non solo non limita la mia capacità lavorativa ma, in realtà, l’arricchisce. Attraverso i viaggi, ho potuto esplorare nuove culture, imparare da diverse prospettive e sviluppare una comprensione più profonda del mondo. Questo ha avuto un impatto diretto sul mio lavoro, apportando maggiore creatività, innovazione e un approccio più globale ai problemi e alle soluzioni. Inoltre, seguendo le mie passioni, ho mantenuto un alto livello di motivazione e soddisfazione, che si traduce in una maggiore produttività ed efficienza nel mio lavoro. Quindi, piuttosto che vedere il lavoro e le passioni come elementi in competizione, ho imparato a vederli come complementari, che possono arricchirsi a vicenda.

Hai mai pensato di trasferirti definitivamente all’estero?

La domanda sul trasferimento definitivo all’estero è, in effetti, uno spoiler nella mia avventura. La verità è che la mia vita è stata una serie di viaggi e scoperte, e fissare una meta definitiva sembra quasi contro la mia natura di esploratore. Per ora, preferisco mantenere il mistero e godermi ogni tappa del mio viaggio, lasciando aperte tutte le possibilità. Chi può dire cosa riserverà il futuro? Forse un giorno troverò un luogo che chiamerò “casa” ma, per ora, il mondo è il mio terreno di gioco, e ogni nuova destinazione è una nuova avventura.

Saluta i nostri lettori con un consiglio che ti ha dato qualcuno e di cui fai tesoro…

끝에낙이온다– alla fine delle difficoltà arriva la felicità (coreano).

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