Felice Infante
Di Nicole Cascione
Felice Infante: 70 anni e non sentirli. Nato a Foggia, Felice ha dedicato la maggior parte della sua vita allo sport. Come atleta ha partecipato ad oltre 1600 gare tra cui 117°maratone e diverse gare di mezzofondo. Le sue specialità sono la maratona sulla classica distanza di km 42,195 mt e le gare sulla distanza dei 10.000 mt. Tanti i riconoscimenti ed i premi internazionali e locali ricevuti. Il suo segreto? Aver capito sin da subito che con la corsa avrebbe potuto vivere uno stile di vita ricco di salute.
Felice, quando ha avuto inizio la sua passione per la corsa?
Agli inizi degli anni ’70 nella mia regione (Puglia) non c’era una cultura della corsa. Veder correre gente sembrava veder correre dei marziani. Così, insieme ad alcuni amici di Bari e Lecce, abbiamo creato i presupposti.
Qual è il momento più bello che ha vissuto negli ultimi 50 anni? E quale invece quello che preferirebbe dimenticare?
I momenti belli sono stati molteplici per poterne raccontare uno in particolare. Ne menziono un paio. Quando sono stato nominato Ambasciatore dal ministro dello sport di Israele, in occasione della partecipazione alla maratona di Gerusalemme. E quando ad un galà di beneficenza, organizzato al Palazzo di Vetro, ho fatto parte della delegazione italiana che ha consegnato all’Ambasciatore Unicef permanente all’Onu, la somma di 60 mila dollari per i progetti scolastici della Nuova Guinea Bissau. Ho vissuto un’emozione indescrivibile. Da dimenticare non ho nulla, perché la mia vita è stata un susseguirsi di cose belle, tutte realizzate.
Ha corso in ogni angolo del pianeta ed ha incontrato le comunità italiane all’estero. Qual è l’incontro più bello che ha fatto?
La cosa che più mi piaceva fare quando andavo all’estero, era prendere contatti con i nostri connazionali residenti sul posto, per constatare la loro integrazione e per sentire il loro calore. Ne ho incontrati tanti in giro per il mondo. Molti pugliesi a Madrid, a New York, a Bristol e in particolare a Toronto, dove risiedono quasi 18 mila persone.
70 anni ed ancora in campo. Ci svela il suo segreto?
Il mio segreto è quello di aver capito sin da subito che con la corsa avrei potuto vivere uno stile di vita ricco di salute. Incontri persone di ogni cultura. Scopri cose belle, sconosciute di cui il mondo è pieno. Una biblioteca itinerante, che appena puoi, cerchi di trasmettere ad altri, nelle scuole, nelle associazioni e in tanti altri posti.
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Il 9 dicembre sarà presente ai nastri di partenza della maratona di Malaga. Come si sta preparando a quest’altra avventura podistica?
Amo il mondo e tutti quelli che ci vivono. Però il Paese che più amo, oltre l’Italia, è la Spagna. Ha molti punti in comune con noi. La popolazione poi è molto disponibile e cordiale. E’ stato così quando sono stato a Barcellona, a Madrid, a Valencia, a Siviglia, a Majorca e spero che lo sarà anche a Malaga, dove il prossimo 9 dicembre parteciperò alla 9° maratona.
Che consiglio si sente di dare a coloro che intendono avvicinarsi a questa disciplina sportiva?
Il consiglio che posso dare è quello di avvicinarsi alla corsa e di divertirsi. Molte persone non la prendono così e non sanno quello che si perdono. Ci sono delle persone, di una certa età, che svolgono anche lavori duri, e quando la sera vogliono fare una corsetta per scaricare un po’ la tensione, sbagliano perchè si cimentano in prestazioni troppo faticose. Risultato: si stressano, si fanno male, non vanno il mattino dopo al lavoro e arrecano disagi alle famiglie.
Quali sono i suoi progetti futuri?
I miei progetti futuri, di una persona diversamente giovane, sono quelli di voler continuare a vivere così, fino a quando sarà possibile.
Mi piacerebbe aggiungere che ho iniziato come atleta di élite e ho cambiato in corso d’opera, il mio desiderio era quello di trasmettere ad altri, questo modo di vivere. L’ho trasmesso in ogni luogo (scuole, campi sportivi, palestre, associazioni, ecc), questo è avvenuto anche fuori dalla mia regione. Grazie allo sport sono andato all’Onu. In occasione della maratona di Gerusalemme, sono andato in Palestina dove c’è un ospedale per bambini, il Baby Caritas Hospital gestito da suore italiane. Anche in quella occasione abbiamo donato qualcosa. Poco tempo fa due ragazze che ho allenato, sono state promosse a poliziotte, una gioia grande per loro, per le loro famiglie e per me. Ovviamente in questi anni sono stato aiutato dalle istituzioni e dai tanti sponsor, che erano sempre disponibili. Ma soprattutto, la mia famiglia è stata fondamentale per la realizzazione di tutti i miei sogni. Un’ultima cosa, ho un figlio anche egli maratoneta, ed una nipote sciatrice. Concludo dicendo che tutto quello che ho fatto nella mia vita, non l’ho mai fatto a scopo di lucro, ma per dare gioia.
Donare un sogno e un sorriso a tanta gente mi ha reso una persona milionaria.